
La prima edizione di questo testo fu pubblicata nel 1992 in inglese nell'opera intitolata "Derrida. A critical reader". La seconda, in francese, nel 1993 dalle Éditions Galilée assieme ad altri due saggi: "Khôra" e "Sauf le nom". In un foglio volante inserito in ognuno dei tre volumi, intitolato "Prière d'insérer", Jacques Derrida dichiara che «si è giudicato opportuno pubblicare simultaneamente Khôra, Passions e Sauf le nom perché li attraversa il filo di una identica tematica». «Essi formano - continua il filosofo - una sorta di Saggio sul nome, in tre capitoli e in tre tempi. Anche in tre fictions. Sulla scia dei segni che in silenzio i personaggi di tali fictions si indirizzano l'un l'altro, si può sentir risuonare la questione del nome, là dove essa esita sul bordo di un appello, di una domanda o di una promessa, prima o dopo di una risposta». Il nome: che cosa si chiama così? Che cosa si comprende sotto il nome del nome? E che cosa succede quando si dà il nome del nome? Tale questione si articola con le questioni del segreto, del conferimento del senso e dell'eredità. Jaca Book pubblica singolarmente i tre volumi di tale Trilogia, momento centrale del pensiero derridiano, corredandoli del testo originale a fronte e di una Prefazione all'intera tematica.
Mi leggi una storia? Dieci brevi racconti per i più piccoli, con le avventure di Leone il folletto, Oscar il leprotto, l'orso Ferdinando e tanti altri personaggi divertenti e appassionanti. Età di lettura: da 3 anni.
Il libro propone un’analisi del rapporto tra Kazimir Malevic -l’artista che più di ogni altro ha affrontato il problema della visione dell’invisibile- e la dimensione estetico-filosofica dell’icona. Dopo aver ripercorso i fondamenti teologici e spirituali di questa grande tradizione dell’Oriente cristiano, l’Autore prende in esame l’opera del fondatore del Suprematismo a partire dal celeberrimo Quadrato nero -uno dei miti e dei riti istitutivi dell’arte moderno-contemporanea- e di questa vera e propria ultima icona fornisce una lettura che corre in parallelo con il De visione dei (1453), uno straordinario scritto del filosofo e teologo Nicola Cusano, che di quell’opera seminale sembra paradossalmente rappresentare il commento anticipato. Nell’opera di Malevic assume nuova vita il problema artistico e teologico-filosofico dell’icona. Ciò significa che in realtà le avanguardie non operano una tabula rasa (la “parola d’ordine” con la quale sempre si sono autopresentate) della cultura artistico-filosofica precedente, ma che l’intreccio tra appartenenza e modificazione si anima anche in quei casi ove più enigmaticamente evidente ci si offre il tratto dell’azzeramento radicale, della rielaborazione più innovativa.
Che cosa trasmettiamo ai nostri giovani, ai nostri fi gli? E siamo ancora capaci di far passare qualcosa di significativo o abbiamo abdicato, noi adulti, al nostro ruolo? In una società mobile e rarefatta come la nostra, i veri protagonisti della sfida educativa sono quei maestri che hanno saputo farsi anche testimoni. I venti personaggi che l’autore ha intervistato negli ultimi decenni sono figure che si pongono al confine tra poesia e profezia e che esprimono la necessità di un dialogo vitale tra credenti e non credenti, ancor più oggi che tutte le ideologie sono cadute e che i venti del nazionalismo si riaffacciano in maniera inquietante nella nostra Europa. Pensatori come René Girard ed Edgar Morin, Luigi Pareyson e Italo Mancini, Jean Guitton e Nicola Abbagnano, ma anche scrittori come Mario Tobino e Paolo Volponi, fi no a intellettuali propensi all’impegno come Serge Latouche e Salvatore Natoli, sino a due cardinali italiani che hanno fatto della dimensione culturale uno dei motivi del loro essere uomini di Chiesa, Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi , ci aiutano con le loro sollecitazioni a comprendere meglio il mondo contemporaneo. E a capire che senza l’aiuto della cultura difficilmente potremo uscire dalla crisi.
"Quando apparve in prima edizione nell'ormai lontanissimo 1961, questo libro rappresentava una pietra miliare. La critica storiografica sul Sufismo, o mistica islamica, era ancora relativamente poco sviluppata, a parte alcuni grandi autori come Louis Massignon, e soprattutto non godeva della vasta circolazione libraria di cui gode oggi. Ho letto il libro di Gardet e Anawati più volte e ancora oggi costituisce, per alcuni aspetti, un testo di riferimento utile, che dà informazioni meditate, che affronta la materia in modo non superficiale, ma direi quasi teoretico. Un testo che viene qui proposto al lettore italiano in un'edizione riveduta e aggiornata nei riferimenti bibliografici." (Dal testo introduttivo di Massimo Campanini)
Le tecnoscienze dominano la nostra vita. Si parla sempre più di un superamento dell'umano, del mito del superamento delle malattie e persino della morte. Siamo ormai prossimi, è stato scritto, al postumano: al momento in cui uno deciderà come, quando e addirittura se morire. Il libro discute questa mitologia, confrontandola con i territori in cui l'umano si manifesta nella complessità del quotidiano, faccia a faccia con il mondo e con i problemi che investono uomini e donne nella profondità della loro esistenza, nella profondità del loro rapporto con il dolore, con la morte e con una diversa consapevolezza di sé. I libro si chiude nel luogo misterioso dell'infanzia in cui i bambini disegnano la mappa di un altro territorio: il territorio spesso ignorato di un altro umano con cui confrontarci.
Ogni Natale, Mia legge con la sua famiglia la lettera che suo Nonno le scrisse. La lettera è un accorato augurio per un mondo migliore in cui la piccola Mia possa crescere. Il Nonno ricorda con entusiasmo le giornate passate insieme in giardino, piantando semi, cercando rane e lombrichi. E' preoccupato che tutte le cose da loro tanto amate siano in pericolo. Ha bisogno di mia per proteggerle.
Una storia attuale e piena di speranza sul prendersi cura del nostro pianeta e costruire un mondo migliore per le generazioni future. Un augurio di Natale molte speciale.
Benché la Resurrezione non sia stata testimoniata da occhio umano, è stata evocata e celebrata dall'arte cristiana sin dai primi secoli e fino ai nostri giorni. Il libro presenta una selezione di 50 opere di differenti origini geografiche, formati e fattura, la più antica delle quali data al 400 d.C.
e la più recente a pochi anni fa. Riprodotte a grande formato, sono commentate da due riconosciuti esperti internazionali alla luce del loro significato esegetico, per la storia dell'arte e per la teologia.
Su tutte emerge una tensione fertile ed eloquente fra la tendenza dominante nell'arte occidentale fino al xx secolo a rappresentare la Resurrezione di Cristo come un'uscita trionfale dalla sepoltura, seguita rapidamente dall'ascesa al cielo, mentre in quella orientale prevale una lettura del tutto differente, che mette in evidenza l'effetto salvifico per le anime dei trapassati ottenuto dalla discesa agli inferi di Cristo per trarvi i Giusti dell'Antica Alleanza, a partire da Adamo ed Eva.