
L’Autore ha voluto intitolare quest’opera Don Bosco, storia e spirito. “Storia”, perché la vita e l’opera di don Bosco si sono svolte in un contesto di eventi da cui è scaturita una nuova realtà socio-culturale e religiosa, locale e mondiale, che ha influenzato il suo pensiero e le sue scelte. “Spirito”, perché attraverso un processo interiore di docilità agli impulsi della grazia, di discernimento e attiva cooperazione egli ha saputo cogliere la novità emergente e rispondere nel dono incondizionato di sé. L’opera è nata, per così dire, in classe. Il contenuto è il prodotto di letture e di materiali elaborati per le lezioni, ma lo spirito che l’anima è frutto di una riflessione critica scaturita dall’interazione tra insegnante e allievi. Per questa edizione italiana i materiali sono stati completamente rivisitati, allo scopo di una maggiore chiarezza espositiva, e distribuiti in tre volumi:
Vol. 1. Dai Becchi alla Casa dell’Oratorio (1815-1858)
Vol. 2. La Famiglia Salesiana (1859-1876)
Vol. 3. Ampliamento di orizzonti (1875-1888)
Questo primo volume presenta la vita e l’opera di san Giovanni Bosco fino al 1858. Si sofferma sulla sua formazione, sulle prime esperienze pastorali, sulla fondazione e il consolidamento dell’Oratorio, sull’attività editoriale e sugli elementi spirituali e pedagogici del suo modello formativo. Particolare attenzione è stata riservata al contesto storico del secolo XIX e alle fonti archivistiche e letterarie della vita del Santo.
Per educare in famiglia a scuola si richiede intelligenza del cuore, che non sta solo nei manuali, ma nella capacità di aprirsi all'altro dell'educatore, cioè nel suo volere amare l'altro in quanto soggetto e non in quanto oggetto della sua azione educativa. Si pone al servizio di un soggetto dotato di libertà e quindi di un progetto. Rivoluzione copernicana che ogni educatore sa di dover affrontare e senza la quale riceverà solo frustrazioni dal suo ruolo, perché tenderà al controllo, che è il contrario dell'amore: chiude, addestra, invece di aprirsi e servire. Gli oggetti si controllano, i soggetti si amano. La fede cristiana e la visione dell'uomo che essa comporta non esalta un tempo della vita a scapito di un altro, ma vede in ogni stagione la possibilità di essere quell'uomo che è inscritto nella mia carne e di usare quelle potenzialità che sono mie e che sono chiamato a sviluppare in modi divezzi.
Ciò che in quest'opera viene preso in esame, nonostante le difficoltà tematiche dei testi raccolti, costituisce un oggetto unico considerato da punti di vista diversi.
Il presente volume tratta della Sindone nel suo cammino attraverso diversi paesi e città nel corso di venti secoli. Mediante la presentazione di questo itinerario ininterrotto l'autore ha cercato di mostrare anche che la Sindone di Torino è la stessa che fu venerata secoli prima a Costantinopoli o a Edessa, e che proveniva da Gerusalemme. Questa fu la decisa ipotesi sostenuta da Ian Wilson, seguita oggi dalla maggior parte dei sindonologi. A stesura compiuta del libro, l'autore confessa che personalmente si è riconfermato nella convinzione dell'autenticità della Sindone di Torino, l'insigne reliquia venerata da secoli nei luoghi che si descrivono nel libro. I lettori, se seguiranno con attenzione e interesse queste pagine, certamente arriveranno alla stessa conclusione.
“La strada educativa”, pertanto, può essere vista, oggi, come spazio di protagonismo sociale, di cittadinanza attiva, di costruzione e sperimentazione di appartenenza, di reciprocità, di promozione di benessere e di capitale sociale.
La strada, oggi, appare come una grande opportunità che viene valorizzata per una esperienza sociale che riscopre il valore antico dell’appartenenza e della comunità. Non si può, tuttavia, trascurare o dimenticare un altro aspetto, un’altra immagine del vivere sociale odierno che la strada non può nascondere. In molti contesti sociali, quelli che maggiormente esprimono le contraddizioni della società del mercato e del capitalismo odierno, la strada è luogo che rivela il profondo disagio e il rischio di emarginazione. Non è luogo di transito, di passaggio, di incontro, di condivisione, di reciprocità e solidarietà, ma una “casa” senza ponti né protezioni, luogo di sfruttamento e di accumulo di “scarti”. Questa situazione può riguardare soggetti diversi, che hanno estremo bisogno di essere aiutati per un recupero di dignità e di speranza. Gli abitanti di questa strada, priva di ogni vitalità, hanno bisogno di non rimanere fuori di qualunque prospettiva di recupero e di reintegrazione sociale.
Per tutto questo, la presente opera di Andrea Zampetti potrà offrire stimoli, orizzonti e supporto efficace a quanti scommettono ancora sull’educazione come risorsa e “utopia necessaria” per una qualità di vita umana rispettosa della dignità da riconoscere e far godere a tutti.
Dalla Prefazione di Vito Orlando
La prospettiva privilegiata del Dizionario indoeuropeo della lingua latina è quella didattica. L’autore si è proposto di ripercorrere le tappe della sua formazione glottologica, per indicare agli studenti che lo avrebbero seguito l’itinerario graduale da esplorare, la metodologia da mettere in atto lungo il cammino, e gli strumenti necessari per portarla a termine.
Per raggiungere questi obiettivi, l’opera si apre con una sintetica, ma puntuale panoramica sul protoindoeuropeo, presentandone le principali diramazioni. Prosegue quindi con una grammatica storica delineata attraverso lucidissimi quadri comparativi. Dopo di essa è fornita una bibliografia aggiornata, suddivisa per argomenti, in modo da permettere un approfondimento immediato tanto all’interno dei singoli raggruppamenti, quanto per offrire materiale utile allo sviluppo di svariati argomenti fonetici, morfologici o lessicali (1. Linguistica generale; 2.1. Grammatica; 2.1.B. Questioni particolari; 2.2. Dizionari; 2.3. Altri studi; 2.4. Dizionari etimologici di lingue e/o gruppi linguistici indoeuropei; 2.4.A. Anatolico; 2.4.B. Indiano; 2.4.C. Iranico; 2.4.D. Greco; 2.4.E. Italico; 2.4.F. Celtico; 2.4.G. Germanico…).
Il dizionario è strutturato a partire dalle radici protoindoeuropee. Seguono tra parentesi quadre le testimonianze colte dai gruppi di lingue imparentate con questo ordine: anatolico, ario (indo-iranico), greco, italico, celtico, germanico, armeno, albanese, baltico, slavo, tocario. All’interno di ogni lemma, scandito alfabeticamente sulla base della radice, i termini latini appaiono ripartiti a seconda dei loro gradi apofonici e, o, ø (= zero). L’indice latino, collocato al termine, contiene tutte le parole analizzate nel dizionario, allo scopo di facilitarne la ricerca a coloro che non abbiano ancora familiarizzato con le laringali.
Problemi come la violenza, la dipendenza da sostanze e lo stress sono spesso presi in considerazione dai programmi di prevenzione, ma, senza forti basi teoriche ed empiriche, questi interventi bene intenzionati spesso falliscono. Per aiutare gli specialisti a sviluppare e implementare programmi più efficaci, Romano illumina pienamente la scienza e la pratica della prevenzione. Egli offre una guida pratica per sviluppare, implementare e valutare gli interventi di prevenzione basati sulle prove in strutture come l’educazione, l’assistenza sanitaria e la comunità. Romano enfatizza le teorie del cambio di comportamento che guidano i programmi di prevenzione come anche i rischi specifici e i fattori di protezione da prendere in considerazione. Egli esplora anche le implicazioni più ampie della scienza della prevenzione, comprese le politiche che sostengono la salute e il benessere di tutta la popolazione, come anche l’educazione della prima infanzia, i programmi di prevenzione dalla droga e dall’alcol basati sulla scuola e il sostegno legale delle popolazioni prive di diritti.
Questo libro, ricco di risorse utili, come per esempio le “Linee guida per la prevenzione in psicologia” dell’APA, costituisce una introduzione completa per i professionisti di molte discipline, comprese le scienze della salute, l’assistenza sociale, l’educazione e la consulenza clinica e psicologica.
L’uomo contemporaneo, forse più che in altri tempi, è attanagliato da una crisi profonda. Un travaglio epocale che investe ogni sfera dell’esistenza. Sia a livello di vita associata, sia sul piano individuale l’uomo d’oggi rischia di perdere la propria identità e, con essa, la propria anima. Al fine di ritrovare se stesso l’uomo ha bisogno di operare uno sforzo colossale. Tenendo in mano la lanterna di Diogene necessita di riandare alla scoperta della sua essenza, riconoscendosi nella sua dimensione di frammento atipico dell’universo. Ha bisogno di percepirsi nella sua grandezza e miseria, nei suoi aneliti di salvezza e nelle sue paure inespresse. Ha bisogno soprattutto di cogliere l’insufficienza della pretesa di farsi redentore di sé. In un mondo senza Dio la lanterna di Diogene si è trasformata nella lampada del folle del villaggio che grida la propria certezza che l’Assoluto è morto. Morto perché l’uomo l’ha ucciso. Morto, perché l’umanità ha espulso il divino dal proprio mondo e si è data a mercanteggiare le parvenze di una libertà senza limiti a prezzo della svendita della propria interiorità. Nelle tenebre del nichilismo come nella caligine di un’esistenza appiattita la lanterna del folle deve trasformarsi in nuova sorgente di luce: la fiaccola di chi ha capito che, per redimersi, l’uomo ha bisogno di decentrarsi, poiché solo aprendosi al totalmente Altro può ritrovare le proprie origini più vere e, nel ritrovamento della propria identità, rinvenire la propria salvezza. È la fiaccola dell’«homo viator», pellegrino dell’Assoluto: fiaccola che è, in pari tempo, frutto di grazia e conquista dell’umana intelligenza che, postasi sui sentieri dell’uomo, si ritrova alla fine sui sentieri di Dio. L’itinerarium hominis in hominem si conclude dunque nell’itinerarium hominis in Deum: un percorso arduo ed esaltante da intraprendere con slancio e costanza; un sentiero che costituisce l’unica via lungo la quale l’uomo può connaturalmente dirigersi verso l’Assoluto o, meglio, attraverso la quale l’Assoluto lo attira a sé. Adriano Alessi, salesiano, è professore ordinario emerito di filosofia teoretica presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Salesiana di Roma. È autore di diversi saggi tra cui L’ateismo di Feuerbach. Fondamenti metafisici (LAS, Roma 1975); Ludovico Feuerbach. Filosofia e cristianesimo. L’essenza della fede secondo Lutero (LAS, Roma 1981); Sui sentieri della verità. Introduzione alla filosofia della conoscenza (LAS, Roma 2003, 2a ed.); Sui sentieri dell’essere. Introduzione alla metafisica (LAS, Roma 2004, 2a ed.); Sui sentieri dell’uomo. Introduzione all’antropologia filosofica (LAS, Roma 2006); Sui sentieri della materia. Introduzione alla cosmologia filosofica (LAS, Roma 2014); Sui sentieri del sacro. Introduzione alla filosofia della religione (LAS, Roma 2016, 3a ed.).
Il volume si pone in continuità con il testo di P. Braido, Storia della catechesi, vol. 3: Dal «tempo delle riforme» all’età degli imperialismi, Roma, LAS 2015, pubblicato in questa stessa collana, venendo a costituire il quarto contributo ad una storia che intende presentare i principali momenti della catechesi e dei catechismi dalle origini fino al Concilio Vaticano II. In effetti, le pagine del presente testo prendono le mosse là dove si è fermato lo studio del Braido, e cioè agli anni del Vaticano I, per proseguire l’analisi della vicenda catechistica fino al Vaticano II.
Più specificamente e più modestamente, però, il volume non affronta tutta la storia della catechesi tra i due Concili: si limita a trattare del movimento catechistico che, analogamente a quanto si registra nella Chiesa per altri moti di rinnovamento coevi, prende a svilupparsi lentamente nelle ultime decadi dell’Ottocento per diffondersi sempre di più, fino a trovare la sua approvazione e il suo rilancio “ufficiale” con il Vaticano II.
Tale movimento si impegna a migliorare una plurisecolare proposta catechistica che in genere ruota intorno al catechismo, inteso come cura dell’apprendimento mnemonico di verità espresse teologicamente sotto forma di domande e risposte in un libretto che è di “dottrina”. Il primo passo del rinnovamento conduce, nel rispetto delle leggi della psico-pedagogia, ad un miglioramento del metodo dell’insegnamento catechistico; il che permette di passare dalla semplice conoscenza della dottrina alla sua comprensione e valorizzazione in funzione dell’educazione cristiana. Sopitasi con gli anni Trenta del Novecento la preoccupazione metodologica, il movimento in esame compie un secondo e decisivo passo, rinnovando in chiave biblica e liturgica il contenuto del catechismo. Questa scelta troverà la sua massima condivisione proprio alla vigilia del Vaticano II quando, però, già si manifesteranno i primi segni anticipatori di quell’ulteriore passo che segnerà in termini nettissimi la catechesi postconciliare: la spiccata attenzione all’uomo e alla sua esperienza, origine della ben nota catechesi “esperienziale”.
Il testo tenta una ricostruzione di questa vicenda avendo cura di tratteggiarne le cause e i diversi contesti e condizionamenti, intra ed extra-ecclesiali, la cui conoscenza è indispensabile per una migliore comprensione degli eventi.
Il principale criterio seguito, tra i tanti possibili, è quello geografico, a partire necessariamente dall’Europa e da quelle Chiese che, quivi, hanno svolto un ruolo pionieristico e maggiormente influente a livello ecclesiale. Lo studio, però, osa spingersi anche fuori Europa e ricercare tracce del movimento esaminato anche nel resto della Chiesa: ovviamente, è fin troppo evidente che a questo punto l’indagine si esaurisce in un semplicissimo sondaggio, ugualmente tentato ad incoraggiamento di quanti intendessero approfondire la ricerca a livello delle diverse Chiese locali.