L’educazione catechetica diventa apprendimento trasformativo quando i discepoli a livello personale e la comunità dei discepoli nel loro insieme riconoscono la promozione del Regno di Dio come la prospettiva di significato, Gesù Cristo come lo schema di riferimento, il discepolato come il paradigma, e la diaconia, la koinonia, il martyria e la liturgia come abitudine mentale che arricchiscono la fede sia personale sia comunitaria, divenendo comunità di pratica cristiana attraverso gli stili di risvegliare, purificare, sostenere la fede e costruire continuamente la vita cristiana. Tale processo di scoprire, verificare ed aggiornare costantemente il significato dell’essere autentici discepoli di Gesù Cristo attraverso l’impegno reciproco, l’impresa comune e il repertorio condiviso può essere caratterizzato come un paradigma olistico dell’animazione catechetica, che deriva la sua ispirazione dal catecumenato battesimale.
Questo volume è uno studio approfondito e documentato, che valorizza gli apporti delle ricerche sull’educazione degli adulti provenienti da molteplici prospettive di indagine al fine di proporre orientamenti operativi nell’ambito dell’educazione catechetica. Questa definisce in primo luogo e in maniera puntuale che cosa caratterizza l’apprendimento adulto, per poi sviluppare un impianto di metodologia formativa fondato sulle più recenti acquisizioni nell’ambito delle scienze dell’educazione e teologiche. Il volume si propone l’obiettivo di coprire un settore dell’educazione catechetica ancora poco studiato e ancora meno aperto al dialogo con le più recenti e solide acquisizioni provenienti dalle discipline interessate all’apprendimento adulto.
The main part of this Volume 6 (Chs. 1-5) of the series, Don Bosco: History and Spirit, continues the survey of the Society’s Institutional Expansion begun in the preceding chapter in its twofold aspect, external and internal. The external expansion is set in a different scenario and context—no longer in Europe but in South America. Chapters 1-4 describe the implantation of the Salesian work in South America, and specifically (after a briefs anthropological and historical introduction by way of establishing a context) they tell the story of the Argentine offer and of Don Bosco’s acceptance, out of several option available to him (Ch. 1). It is noted that the original offer was for implanting the Salesian work of behalf on poor children and immigrants in Buenos Aires and La Plata area. Don Bosco, however, out of a new missionary awareness at the same time aimed at committing the Society to missionary apostolate properly so called, among the aboriginal native population, and he eventually obtained Apostolic recognition (Chs. 2-3). Chapter 4 is a collection of appendices relating to the above.
Chapter 5 describes a further internal institutional expansion, the "founding" (organization) of the Salesian Cooperators and connected structures, namely, the Work of Mary Help of Christians and the Salesian Bulletin.
The last two chapters continue the discussion of further stages in the conflict between Don Bosco and Archbishop Gastaldi that had begun in connection with the approval of the Constitutions (1872-1874). The conflict, for a variety of causes, increases in bitterness through 1874-1877 (Ch. 6), and becomes more acrimonious with the appearance of defamatory pamphlets against the Archbishop (Ch. 7, 1877-1882). It is brought to an end only by Pope Leo XIII’s intervention, imposing a document of reconciliation (Concordia).
Nel corso del Commento a Matteo, Origene esprime la sintesi delle parabole e similitudini presenti nel Vangelo parlando del Cristo come Regno-in-sé. Le parabole scelte e pubblicate in questo volume sono cinque: il tesoro e la perla; la rete e lo scriba del regno dei cieli; i due debitori; gli operai nella vigna; gli invitati al banchetto.
In tutto l’arco delle parabole considerate l’Alessandrino nota la parzialità del rapporto che s’istituisce tra la parabola e il significato che essa indica simbolicamente, perché si ha come una duplice linea di inadeguatezza: dalla parte della realtà, sempre eccedente rispetto alla sua raffigurazione in immagine, come dalla parte della similitudine, da assumersi sempre selettivamente nei suoi contenuti rappresentativi; questa asimmetria tra realtà e immagine è un elemento che bene si inserisce nell’orizzonte teologico origeniano, per il quale la comprensione delle realtà divine non solo spinge costantemente la ricerca a nuovi approfondimenti, ma trascende le stesse possibilità espressive della parola umana. Le parabole diventano così diverse declinazioni dello stesso messaggio, ossia di un Dio che continua a farsi debole per potere essere accolto dalla debolezza della creatura. Un Dio che si umilia, facendosi uomo, e che, attraverso lo spiraglio che l’umanità permette, agisce con la sua potenza rigeneratrice, riconducendo l’uomo, nelle nozze escatologiche, alla sua originaria vita divina.
Caritas in veritate affronta molteplici aspetti della vita umana in un contesto di globalizzazione e di cultura che sperimenta, con una rapidità impressionante e sconcertante, un permanente stato di fusione e di rifacimento delle tradizioni, dei vincoli, delle istituzioni e degli ethos. Benedetto XVI desidera offrire a questo mondo in subbuglio, un supplemento di riflessività, che riponga al centro del reale processo della globalizzazione la vita delle persone, nella loro qualità di soggetti capaci di vero, di bene e di Dio.
La Caritas in veritate è per la progettualità del Terzo Millennio. A fronte dei problemi complessi che caratterizzano la nostra epoca e dello scoraggiamento che spesso assale anche i più volonterosi, essa addita una progettualità germinale che attinge la sua forza liberatrice e la sua profeticità dal Vangelo, dalla vita di comunione con il Signore Gesù.
Essa si avvale simultaneamente del grande patrimonio sapienziale precedente, di cui intende sviluppare tutte le potenzialità, aggiornando e innovando. Intende così promuovere il Magistero sociale, a cui si allaccia seconda la modalità della continuità-discontinuità.
Proprio per questo, M. Toso articola le sue riflessioni introduttive dapprima illustrando gli «antecedenti» e, successivamente, presentando i contenuti più salienti della nuova enciclica, contestualizzandoli e commentandoli con riferimento alle problematiche della comunità ecclesiale e della società odierna. Egli privilegia la tematica dello sviluppo integrale su cui la stessa enciclica si ripropone di riflettere «nella carità e nella verità».
«La traduzione del Martini, col testo e note, è uno dei più belli studi che si possano fare sulla Bibbia», diceva don Bosco, parlando del testo biblico più in uso al suo tempo.
Don Bosco amava la Bibbia, quale parola di Dio e «fondamento della nostra santa religione». Diceva che il catechismo è la «Bibbia dei giovani». Pubblicando una Storia sacra, dichiarava che la sua intenzione era di «popolarizzare la scienza della Sacra Bibbia». Secondo lui, la predicazione doveva «poggiarsi sulla Sacra Scrittura». E nel programma degli studi ecclesiastici dei suoi salesiani la Bibbia doveva avere il primo posto: «Praecipuum eorum studium totis viribus dirigetur ad Biblia Sacra».
Non sorprende allora il fatto che nell’abbondante letteratura popolare uscita dalla sua penna (opere edite, epistolario, memorie e altri scritti), e nelle sue parole trasmesse dai suoi biografi, si è potuto rilevare circa 6.000 citazioni o allusioni bibliche, di cui 2.000 per l’AT, 2.000 per i Vangeli, e 2.000 per il resto del NT. La Bibbia, infatti, è il «codice divino affidato alla Chiesa».
Percorrendo tutti i libri dell’AT – dalla Genesi al profeta Malachia – con gli occhi e la mente di don Bosco, l’Autore di questo studio apre nuovi orizzonti sulla spiritualità pedagogica del santo Educatore. Ci si rende conto che i libri da lui più citati sono la Genesi (fondamenti della fede), l’Esodo (i dieci comandamenti), i Salmi (preghiera e culto), i libri sapienziali (per la loro impronta educativa), in particolare il Siracide, e il profeta Isaia (annuncio del Messia). Benché la preoccupazione apologetica sia molto presente, ciò non impedisce a don Bosco di offrirci una vera e propria lectio divina salesiana, come dice il sottotitolo del volume. Infatti, la sua lettura è continuamente attenta alle suggestioni spirituali e educative del Testo sacro, alla liturgia e alla preghiera, alla presenza di Maria attraverso figure e simboli, e anche alle prefigurazioni della vita religiosa nell’AT. Don Bosco è convinto che l’AT è fondamentale per l’educazione morale e religiosa della gioventù, e che l’AT è fonte di vita spirituale e appello alla santità.
Ovviamente, essendo figlio del suo tempo, don Bosco non ha avuto tutti i mezzi che abbiamo oggi a nostra disposizione per l’approfondimento delle Scritture. Ma nel momento attuale in cui, sulle tracce del concilio Vaticano II, e dopo il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, tutti sono chiamati a riprendere un contatto vivo e quotidiano con le Sacre Scritture, è bello scoprire che don Bosco fu un «uomo della Bibbia». Quanto a noi, dopo aver fatto i dovuti adattamenti e qualche volta anche le necessarie correzioni, possiamo ancora oggi fruire delle sue lezioni di vita.
Il libro presenta per la prima volta in modo organico l’approccio dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva (ATSC) elaborato da Pio Scilligo e dai suoi collaboratori, particolarmente dal gruppo di ricerca LARSI (Laboratorio di Ricerca su Sé e sull’Identità).
Decenni di lavoro svolto in questa direzione hanno portato all’elaborazione dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva intesa come una rifondazione dell’Analisi Transazionale tradizionale sulla base dei modelli della mente e delle relazioni interpersonali che contribuiscono a costruirla, in linea con i dati della ricerca scientifica contemporanea.
Alla base del modello presentato in questo libro ci sono alcune opzioni teoriche fondamentali; una è la visione della personalità come basata su processi mediazionali consci e inconsci tali che le loro interazioni si manifestano in configurazioni prevedibili nella relazione tra comportamento e situazione senza sfociare né in una rigida teoria dei tratti né nel relativismo situazionale, salvaguardando nel contempo una visione dell’uomo come libero, responsabile, e co-costruttore di sé stesso e della sua situazione interpersonale. L’altra scelta teorica fondante è quella di dare rilievo centrale al concetto di Stato dell’Io, nodale per l’intero impianto teorico dell’Analisi Transazionale tradizionale e che proprio per questo ha rischiato di trasformarsi nel suo tallone d’Achille. Con questa affermazione si intende sottolineare come la mancata ridefinizione degli Stati dell’Io sulla base della ricerca contemporanea abbia influenzato negativamente la stimabilità scientifica dell’Analisi Transazionale che mancava da parte sua di un concreto impegno di validazione dei propri costrutti. Ciò si è tradotto in una chiusura del dialogo con la comunità scientifica internazionale, mentre il patrimonio di efficacia, ricchezza e saggezza clinica dell’Analisi Transazionale rischiava di rimanere all’interno della comunità analitico transazionale e di non arricchire i teorici, i ricercatori e gli psicoterapeuti di altri approcci.
Il libro è strutturato in modo tale da chiarire in modo accurato le basi teoriche contemporanee sulle quali è stato fondato il concetto di Stato dell’Io dell’ATSC e di mostrarne in modo ampio le rilevanti conseguenze in termini di ricerca scientifica; molti capitoli sono dedicati alle ricerche condotte sulla base del modello e ai ricchi risvolti nell’applicazione clinica che esso consente.
Grammatica Latina Romano sermone conscripta perraro invenitur, ideoque plurimi ipsa est facienda eo potissimum quod, cum linguae docendae vivum usum proponat, eundem sermonem vivum reddit, qui vulgo mortuus putatur, atque recentiori rationi viaeque linguas docendi sese accommodat.
Hac in grammatica ponitur accentus in omnibus verbis quae duas excedunt syllabas: hoc modo facilius textus légitur et intellégitur.
Volumen eandem perséquitur rationem quam translaticiae Latinae grammaticae. Per typorum distinctiones, schémata, litterarum intervalla et tabulas, facilius discitur, matéries memoriae mandatur, volumen consulitur. Régulae perspicue enuntiantur et cum opus est in memoriam revocantur.
Innumera exercitia ex probatis antiquae aetatis christianique aevi scriptoribus sunt deprompta: diverbiorum, dialogi et salutationis sunt senténtiae, pariterque provérbia, effáta, sermonis ecclesiastici et biblici proprietates, collectanea, litterarum formae. Suum locum habent étiam nuntii telegraphici, Romanum Calendarium, litterae compendiariae, nec non brevis tractatus de re métrica, de mensuris deque Romanorum nummis.
Opus concludit parvum Léxicon novorum verborum in Latinum sermonem conversorum, addito rerum maioris momenti indice (A. Salvi).
Il libro affronta il tema della ricerca scientifica applicata allo studio della persona umana evidenziando la necessità di integrare il metodo scientifico tradizionale, che con la sua visione naturalistica studia prevalentemente ciò che si vede o che comunque si può "analizzare", giungendo a conclusioni generalizzabili, con l’arte dell’"ermeneutica" che permette di considerare e studiare l’esperienza del singolo soggetto nella sua complessità, con la sua volontà, libertà ed intenzionalità, cogliendone l’unicità e l’individualità.
Il punto di partenza del libro è proprio la distinzione tra due diversi approcci allo studio dell’uomo: quello nomotetico e quello idiografico. Il primo studia gruppi di persone per coglierne tratti comuni; tale approccio, in ambito psicologico, dà origine alla classificazione delle persone in categorie specifiche sulla base di indici chiaramente identificabili, come è per il DSM- IV che individua tipi di disturbi attraverso l’analisi di caratteristiche distintive. L’approccio idiografico si occupa invece della persona singola, esplorandone l’unicità e cercando il senso dei suoi comportamenti e delle sue difficoltà mediante un processo ermeneutico che conduce a comprenderla nelle sue peculiarità, nei suoi valori e nei suoi intenti.
La distinzione presentata nel testo tra metodo ed epistemologia permette di integrare il nomotetico e l’idiografico, contemplando la possibilità di un approccio misto – per esempio, idiografico nell’epistemologia e nomotetico nel metodo – per attingere alla ricchezza di ciascuno.
Il libro nel suo insieme sostiene la necessità e la ricchezza del dialogo costante tra ricerca, teoria e clinica affinché possano supportarsi ed integrarsi vicendevolmente; ad esempio, l’efficacia della psicoterapia può essere potenziata grazie ai risultati della ricerca e spiegata alla luce della teoria e allo stesso tempo nuove ricerche possono essere stimolate dalle osservazioni fenomenologiche emerse nella situazione clinica e creare presupposti per nuove teorizzazioni.
Nello studio della persona umana, insomma, è essenziale una danza costante tra oggettivo e soggettivo, dimensione quantitativa e qualitativa della ricerca, analisi ed ermeneutica.
Proseguendo le ricerche di filosofia morale, iniziate con il volume Quale impostazione per la filosofia morale? (Roma 1996), l’Autore intende ora investigare quale sia l’oggetto e quali i compiti ed i procedimenti della filosofia morale, in modo coerente con l’impostazione già proposta. A tale scopo studia approfonditamente il rapporto tra la filosofia morale e l’esperienza morale prefilosofica.
Discute dapprima varie difficoltà che si frappongono all’intento di costruire la filosofia morale a partire dall’esperienza morale. Poi apre una via nuova per reperire un’esperienza morale universale. Procedendo ad un confronto dialettico fra alcune esperienze morali particolari (quella pagana greco-romana, quella cristiana cattolica e quella moderna), difende la convenienza di partire dall’esperienza morale cristiana cattolica; più precisamente cerca di stabilire quale sia l’esperienza morale naturale, universale, integra, che la Rivelazione cristiana suppone ed opera nei suoi destinatari. L’Autore spiega a questo punto come vada articolata la filosofia morale affinché risulti adeguata all’esperienza morale integra e risulti anche coerente con l’impostazione che aveva già proposto.
Poiché la determinazione dell’oggetto, dei compiti e dei procedimenti della filosofia morale dipende dalla risposta alla questione se si dia o no la conoscenza morale, che cosa essa conosca ed a quali condizioni essa sia vera o falsa, l’Autore procede ad un confronto dialettico con le posizioni di epistemologia morale dell’ultimo secolo, per rivendicare la conoscenza morale, il suo oggetto e la sua verità quali appaiono nell’esperienza morale integra.
L’Autore può allora spiegare la costituzione epistemica della filosofia morale. Le assegna come oggetto l’atto virtuoso da praticare, atto reso virtuoso dal fatto di essere ordinato secondo l’ordo rationis stabilito dalla ragione pratica. Della conoscenza morale esercitata nell’atto virtuoso dall’attore umano la filosofia morale, in quanto è filosofia pratica, ha il compito di reperire i princìpi noetici ed operativi e di sviluppare la loro applicazione all’operabile umano particolare. Inoltre l’Autore dà ragione delle connessioni che la filosofia morale ha con la Rivelazione cristiana e con la teologia (spiegando in qual modo la filosofia morale possa essere cristiana), con le altre discipline filosofiche e con le scienze umane.
Nello spiegare la costituzione epistemica della filosofia morale l’Autore s’avvale del pensiero di san Tommaso d’Aquino, argomentando a favore della pertinenza di recepirlo e di svilupparlo nel confronto con le filosofie morali moderne. Ne risulta una nuova giustificazione della principalità delle virtù nella filosofia morale.