Di fronte ai grandi soggetti economici che sempre più governano il mondo, l'appello ai diritti individuali e collettivi è la via da seguire per impedire che tutto sia soggetto alla legge "naturale" del mercato. Nel 2000 l'Unione Europea si è data una Carta dei diritti fondamentali, la prima del nuovo millennio. Ma non bisogna fermarsi soltanto alle dichiarazioni formali. I fatti ci dicono altro: le donne e gli uomini dei paesi dell'Africa mediterranea e del Vicino Oriente si mobilitano attraverso le reti sociali, occupano le piazze, si rivoltano in nome di libertà e diritti, scardinano regimi politici oppressivi; lo studente iraniano e il monaco birmano, con il loro telefono cellulare, lanciano nell'universo di internet le immagini della repressione di libere manifestazioni, anche rischiando feroci punizioni; i dissidenti cinesi chiedono l'anonimato in rete come garanzia della libertà politica; le donne africane sfidano le frustate in nome del diritto di decidere liberamente come vestirsi; i lavoratori asiatici rifiutano la logica patriarcale e gerarchica dell'organizzazione dell'impresa e scioperano; gli abitanti del pianeta Facebook si rivoltano quando si pretende di espropriarli del diritto di gestire i loro dati personali. L'elenco potrebbe continuare a lungo perché la "rivoluzione dell'eguaglianza", mai davvero compiuta, è oggi accompagnata dalla "rivoluzione della dignità" e sta dando vita a una nuova antropologia, che mette al centro l'autodeterminazione delle persone...
In questo libro troverete storie di criminali invisibili, di scialuppe di salvataggio che rischiano di capovolgersi se non si sacrifica uno dei passeggeri, di macchine che procurano piacere di cui nessuno ha voglia di servirsi, di tram folli che bisogna fermare con ogni mezzo, anche gettando un uomo in mezzo ai binari. Leggerete racconti di esperienze che dimostrano come ci voglia assai poco per comportarsi come un mostro, e di altre che provano come ci voglia ancora meno per comportarsi quasi come un santo: una moneta trovata sulla strada per caso, il buon odore di cornetti caldi che si respira passando. Ma soprattutto sarete messi a confronto con dei rompicapi morali. È coerente dire: "la mia vita è degna di essere vissuta, ma avrei preferito non essere nato"? È accettabile lasciar morire una persona per espiantare i suoi organi in cinque malati che ne hanno un bisogno vitale? Vale di più vivere la vita breve e mediocre di un pollo di allevamento industriale o non vivere del tutto? Questo libro ha un'ambizione: mettere a disposizione una sorta di scatola di attrezzi intellettuali per affrontare il dibattito morale senza lasciarsi intimidire dalle grandi parole (dignità, virtù, dovere, ecc.) e dalle grandi dichiarazioni di principio.
Lingue, calendari, sistemi politici: è incredibile quanto ancora oggi continuiamo a vivere all'ombra del mondo classico e quanto ancora adottiamo schemi di riferimento creati dalle antiche culture mediterranee. Lo stesso accadeva anche agli abitanti di quelle civiltà: i loro miti, la loro storia, i loro edifici erano il frutto di un raffinato confronto con un passato già antico e riverito, fatto di grandi personaggi, scrittori, migrazioni e guerre. Anzi, la nostra conoscenza così precisa dell'antichità è dovuta in gran parte proprio all'importanza ossessiva che tante generazioni di Greci e Romani attribuirono alla loro storia, interpretando e reinterpretando continuamente i propri miti e leggende. "I Greci non consideravano i propri miti 'mitologici', ossia alla stregua di storie fiabesche, ma come racconti di un passato remoto che si potevano ricollegare a luoghi e oggetti realmente esistiti". Per loro e per i Romani, la guerra di Troia e gli eventi immediatamente successivi costituirono il limite più antico della consapevolezza del passato umano e divennero le fondamenta dell'identità europea. Questo libro è un racconto di lungo respiro che spazia dalla Scozia alla valle del Nilo, dalla costa atlantica del Portogallo alle montagne dell'Armenia, con due popolazioni protagoniste su tutte e un'era, dalla civiltà minoica al tardo impero romano, che da alcuni punti di vista è molto remota, ma da altri è sorprendentemente vicina.
Ogni giorno in Italia vengono effettuate più di 4 milioni di transazioni attraverso forme di pagamento elettronico (carta di credito o bancomat). In un'area metropolitana come quella di Milano, ogni giorno le telecamere registrano il passaggio di più di 130.000 veicoli. Una parte sempre maggiore dei medicinali prescritti dal milione e mezzo di ricette mediche emesse quotidianamente viene acquistato attraverso l'associazione a un codice fiscale o alla tessera sanitaria. Le tessere del tifoso distribuite sono più di mezzo milione. A queste informazioni vanno aggiunte dichiarazioni dei redditi, presenze scolastiche, ricoveri in ospedale, presenza nelle strutture alberghiere e i dati incamerati da provider e social network: Google, per attivare le caselle di posta elettronica G-mail o per accedere al social network Google+, richiede ai propri utenti il numero di cellulare e Facebook ha recentemente introdotto il sistema attraverso il quale è possibile riconoscere i volti delle persone. Come è possibile tutelare la propria privacy in un contesto del genere? La questione non è di facile risoluzione e attorno a essa si intrecciano aspetti di natura regolamentare ed economica, aspetti di diritto internazionale e aspetti tecnici. È possibile però, oltre che doveroso, mettere delle regole, sostiene Bernabè, e per farlo è necessario uno sforzo comune da parte di tutti i soggetti coinvolti: operatori, attori del mondo internet, autorità preposte alla tutela della privacy...
Quest'opera, allo stesso tempo lezione di storia e corso di cucina, è il frutto di ricerche in biblioteca e di sperimentazione ai fornelli: 150 delle migliori ricette trovate nei manoscritti dal XIV e XV secolo sono qui tradotte e commentate, con tutte le indicazioni per la loro realizzazione pratica. Il lettore viene guidato con scrupolo nella scelta degli ingredienti necessari e nella preparazione, precisando quantità e tempi di cottura, senza disdegnare anche l'uso di quanto (per esempio, freezer e frullatore) la tecnica mette oggi a disposizione. Al tempo stesso, ogni ricetta è anche l'occasione per entrare nella vita quotidiana medievale, conoscendone le abitudini, i riti, i colori e i sapori.
Questo libro parla del ventesimo secolo che "comincia con una guerra mondiale catastrofica e finisce con il crollo della maggior parte dei sistemi di credenze dell'epoca: non può certo attendersi un trattamento affettuoso a posteriori. Dai massacri degli armeni alla Bosnia, dall'ascesa di Stalin alla caduta di Hitler, dal fronte occidentale alla Corea, il ventesimo secolo è un incessante susseguirsi di sventure umane e sofferenze collettive dalle quali siamo emersi più tristi, ma più saggi". Questa è una storia delle idee politiche moderne in Europa e negli Stati Uniti, di parole come potere e giustizia, così come sono state intese dalla fine del diciannovesimo secolo all'inizio del ventunesimo. È una riflessione sui limiti (e sulla capacità di rinnovamento) delle idee politiche, e sulle carenze (e sugli obblighi) morali degli intellettuali. È anche il racconto del secolo che ha incrociato la vita e il percorso intellettuale di Tom Judt, un suo narratore.
"Giulia fu una donna spiritosa, brillante, estroversa, sicuramente affascinante, conscia del suo ruolo e del suo peso sociale, che aspirava a conquistarsi sempre e comunque un proprio spazio nel quale, civettando, primeggiare: dalla frequentazione dei cenacoli letterari a quella dei circoli politici, dai salotti della ribellione generazionale a quelli, più insidiosi, della sotterranea opposizione al regime e al sistema. Tutto le era permesso, e dovunque si muovesse la seguiva un folto stuolo di corteggiatori che ne stimolava l'orgoglio e ne suscitava la vanità. Contestatrice del padre e del suo ipocrita mondo di valori, non si accorse in tempo del baratro in cui sprofondava, giorno dopo giorno, spostandosi da posizioni di fronda a quelle di aperta congiura. Molla ne fu sempre il suo spirito provocatorio e l'impulso al ruolo di prima donna": dal primo accordo di matrimonio stipulato dal padre quando la bimba aveva due anni alla morte, forse casualmente, anche del padre nello stesso anno, il volume ricostruisce l'affascinante vita di una donna discussa e criticata dai suoi contemporanei e forse musa ispiratrice di poeti e bizzarre situazioni dentro la sua corte. È lei Corinna, la donna cantata da Ovidio negli "Amores"? Perché era così affascinata dall'Egitto? Gusto dell'esotico o fatale attrazione verso forme ellenistiche di potere e dispotismo? Quale la natura del rapporto antagonistico tra lei e Livia, la terza moglie di Augusto?
"Non appena in Occidente si sparse la voce della prossima uscita della flotta turca, papa Pio V decise che quella era l'occasione buona per realizzare un progetto che sognava da tempo: l'unione delle potenze cristiane per affrontare gli infedeli in mare con forze schiaccianti, e mettere fine una volta per tutte alla minaccia che gravava sulla Cristianità. Quando divenne sempre più evidente che la tempesta era destinata a scaricarsi su Cipro, il vecchio inquisitore divenuto pontefice, persecutore accanito di ebrei ed eretici, volle affrettare i tempi." È la primavera del 1570. Un anno e mezzo dopo, il 7 ottobre 1571, l'Europa cristiana infligge ai turchi una sconfitta catastrofica. Ma la vera vittoria cattolica non si celebra sul campo di battaglia né si misura in terre conquistate. L'importanza di Lepanto è nel suo enorme impatto emotivo quando, in un profluvio di instant books, relazioni, memorie, orazioni, poesie e incisioni, la sua fama travolge ogni angolo d'Europa. Questo libro non è l'ennesima storia di quella giornata. È un arazzo dell'anno e mezzo che la precedette. La sua trama è fatta degli umori, gli intrecci diplomatici, le canzoni cantate dagli eserciti, i pregiudizi che alimentavano entrambi i fronti, la tecnologia della guerra, di cosa pensavano i turchi dei cristiani e viceversa.
Le storie dell’antico Israele si assomigliano tutte perché tutte assomigliano alla storia contenuta nel testo biblico, ne assumono la linea narrativa, ne fanno propria la trama.
Quest’opera riporta la vicenda della nascita d’Israele alla sua realtà storica, prende atto dei risultati della critica testuale e letteraria, dell’apporto dell’archeologia e dell’epigrafia ed è concepita secondo i criteri della moderna metodologia storiografica.
Partendo dalla constatazione che il racconto biblico è frutto di una elaborazione molto tardiva, Liverani riporta i materiali testuali all’epoca della loro redazione, ricostruisce l’evoluzione delle ideologie politiche e religiose in progressione di tempo, inserisce saldamente la storia d’Israele nel suo contesto antico-orientale. Emergono così la ‘storia normale’ dei due piccoli regni di Giuda e d’Israele, analoga a quella di tanti altri piccoli regni locali, e la ‘storia inventata’, che gli esuli giudei costruirono durante e dopo l’esilio in Babilonia, proiettando indietro sulla loro storia i problemi e le speranze del loro tempo. Un libro importante che parla a tutti.
«Un libro dotto ma che si legge di slancio, proprio come una storia avvincente.»
Elena Loewenthal, “Tuttolibri”
«Gerico non è crollata al suono delle trombe di Giosuè, la conquista della Terra Promessa non è mai avvenuta così come narrato, Salomone non aveva un grande regno e forse il Dio del Sinai un tempo aveva anche una compagna. Il libro di Mario Liverani, sintesi affascinante di lavori in corso da anni tra gli archeologi israeliani e non, è fatto per provocare una scossa a quanti si sono nutriti per decenni di quel filone che nel dopoguerra fu trionfalmente inaugurato da testi come La Bibbia aveva ragione di Werner Keller.»
Marco Politi, “la Repubblica”
"Fece fessi tutti": la frase, niente affatto elegante ma volgarmente efficace, fu usata nel 1949 da Cesare Rossi, uno dei più stretti collaboratori di Benito Mussolini nei primi anni del fascismo, per descrivere l'abilità con la quale il giovane duce, alla vigilia della "marcia su Roma", mise nel sacco tutti i maggiorenti della classe dirigente liberale, che avrebbero potuto impedirgli di diventare il capo di un nuovo governo. Giolitti, Nitti, Orlando, Salandra e Facta caddero nella trappola delle trattative che Mussolini condusse separatamente con ciascuno di loro, fra settembre e ottobre del 1922, lasciando credere a ognuno che l'avrebbe preferito come presidente del Consiglio in un ministero di coalizione con la partecipazione dei fascisti. E mentre il duce trattava, il partito fascista mobilitava la sua organizzazione armata per la conquista del potere. Con l'inganno, dunque, Mussolini "fece fessi tutti", ma le negoziazioni non sarebbero neppure iniziate senza il dispiegamento della forza del partito fascista che, usando la violenza, dominava incontrastato in gran parte dell'Italia settentrionale e centrale e sfidava apertamente lo Stato con la sua milizia armata. In effetti, non furono le trattative con i vecchi governanti ad aprire al partito fascista la via al potere, ma fu l'insurrezione squadrista che indusse il capo dello Stato monarchico a cedere alla pretesa di Mussolini di avere l'incarico di formare il nuovo governo...