
Quando, nel 1964, fu pubblicata la prima edizione di questo libro, erano già apparse opere sull’arredamento corredate da ampia documentazione fotografica e da notizie sullo sfondo storico e sociale dei vari stili di decorazione interna. Nessuna di esse, però, era riuscita a penetrare in profondo nelle case del passato. A distanza di quasi mezzo secolo, questo prezioso volume è diventato il classico sull’argomento.
Mario Praz vi traccia la storia degli uomini quale si rispecchia negli ambienti in cui essi hanno vissuto nel corso dei secoli, esplorando il loro «animo» al di là di quel velo di Maia che sono gli stili. A render lo spirito di questi ambienti e dei tempi che essi rappresentano, occorreva uno scrittore di eccezione. Mario Praz, oltre alle doti di ricercatore filologico e di storico della letteratura e dell’arte, possedeva quelle di un malioso saggista, e a tali doti accompagnava la passione del collezionista (più di una delle tavole riproduce quadri o acquarelli da lui posseduti). La documentazione letteraria va di pari passo con quella iconografica, frutto di un’appassionata ricerca che soltanto Praz poteva attuare, raccogliendo raffigurazioni contemporanee che conservano inalterata l’impronta del gusto del tempo anziché ricavarla da fotografie di ambienti allo stato attuale che non sempre rispecchiano l’aspetto originale e che spesso appaiono svuotati di quella vita che un tempo pulsava in loro. Questi interni sono descritti per così dire dal vivo sotto entrambi gli aspetti: interni in funzione di personaggi nella narrativa, ma interni per sé nella pittura, soprattutto da quando nell’ultimo quarto del Settecento comparvero le prime raffigurazioni di camere senza figure umane, anzi viventi di una propria magia di nature morte, un nuovo genere di pittura che sta tra il progetto d’arredamento, la fedele riproduzione di un ambiente quale esiste con tutte le vestigia della vita ivi vissuta, e la camera come espressione di un modo di vita, come paesaggio interiore.
Nei villaggi delle Alpujarras è esploso il grido della ribellione. Stanchi di ingiustizie e umiliazioni, i moriscos si battono contro i cristiani che li hanno costretti alla conversione. È il 1568. Tra i rivoltosi musulmani spicca un ragazzo di quattordici anni dagli occhi incredibilmente azzurri. Il suo nome è Hernando. Nato da un vile atto di brutalità – la madre morisca fu stuprata da un prete cristiano –, il giovane dal sangue misto subisce il rifiuto della sua gente. La rivolta è la sua occasione di riscatto: grazie alla sua generosità e al coraggio, conquista la stima di compagni più o meno potenti. Ma c’è anche chi, mosso dall’invidia, trama contro di lui. E quando nell’inferno degli scontri conosce Fatima, una ragazzina dagli immensi occhi neri a mandorla che porta un neonato in braccio, deve fare di tutto per impedire al patrigno di sottrargliela.
Inizia così la lunga storia d’amore tra Fatima ed Hernando, un amore ostacolato da mille traversie e scandito da un continuo perdersi e ritrovarsi. Ma con l’immagine della mamma bambina impressa nella memoria, Hernando continuerà a lottare per il proprio destino e quello del suo popolo. Anche quando si affaccerà nella sua vita la giovane cattolica Isabel...
Baghdad, 2003: l’invasione americana apre la strada al saccheggio del museo nazionale, da cui spariscono capolavori di valore inestimabile. Ma c’è qualcuno che è interessato solo al Navigatore, una statua di bronzo fenicia senza particolari attrattive, che non compare nemmeno negli elenchi ufficiali. Eppure chi lo vuole è disposto a tutto, anche a uccidere. E la prima vittima non tarda ad arrivare: un losco trafficante di antichità, eliminato a sangue freddo. Il secondo bersaglio è Carina Mechadi, coraggiosa (e affascinante) funzionaria dell’Unesco, incaricata del recupero dei tesori scomparsi....
E a questo punto è inevitabile che scendano in campo Austin e gli uomini della Numa. Quale segreto nasconde la statua? Alla ricerca di un bandolo della complicata matassa, Austin e i suoi si troveranno coinvolti in un’odissea nel tempo e nello spazio che li porterà sulle tracce del tesoro di Salomone, passando per un misterioso archivio di documenti cifrati del terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, fino a un piano top secret dai risvolti terribili...
Mongolia, 1227. Qutula, scrivano di Gengis Khan, solo per caso riesce a scampare alla morte... E ora deve fuggire. Solo cambiando vita potrà nascondersi, pur rimanendo sotto gli occhi di tutti. Perché la bellissima Arqai – questo diventa il suo nome – è a conoscenza di un segreto: sa dove si trova la tomba dell’imperatore. E il suo favoloso tesoro.
Aprile 1919, sul piroscafo Zeppelin. L’incontro ha il sapore della storia, ma i due ancora non lo sanno. Double Skinner ha solcato ogni mare sospinto dai venti oceanici, prima di combattere la Grande guerra al solo scopo di saldare il conto con i demoni che gli hanno divorato l’esistenza. Rimpatriando a bordo del piroscafo Zeppelin, incontra Harry Truman, futuro presidente degli Stati Uniti d’America. Tra i due nasce un’amicizia profonda, tanto che Skinner affida proprio a Truman non solo l’appassionante storia della sua vita, ma anche la custodia di un potente segreto, causa di morte e corruzione. Un segreto che risale a molti secoli prima, in Mongolia...
Italia, 2008. Oswald Breil se ne innamora subito, non appena lo vede in disarmo nel porto della Spezia. Lo yacht Williamsburg un tempo era definito «Casa Bianca galleggiante», perché dimora prediletta del trentatreesimo presidente americano: Harry Truman. Breil l’acquista, procurandosi così l’ostilità di un avversario spietato, pronto a tutto pur di impossessarsi del segreto che, forse, è nascosto fra le paratie della nave. Un segreto dalle origini lontane, perse nel soffio impetuoso del vento che spira sul deserto...
È troppo vecchio e stanco per amare, ma è condannato a non morire. Per secoli la voce narrante di questo romanzo ha fatto il cantastorie, errando per l’Europa senza sosta, senza trovar pace, espiando il fatto di aver rinnegato l’amore. Ma ora, alle soglie del Cinquecento, ha deciso di fermarsi, perché tutto intorno a lui sta cambiando. Per la prima volta compra una casa, a Copenaghen. E per la prima volta, invece di parlare d’amore, ascolta. Così, per cinque secoli, raccoglie le storie d’amore più significative. Quelle capaci, di volta in volta, di cogliere l’essenza stessa di questo sentimento e, al contempo, quella del secolo in cui si svolgono.
Nel Cinquecento della Riforma, l’amore si manifesta nel potentissimo canto di un’orfana. Poi, si frammenta nel racconto seicentesco di una vita dedicata alla pittura. Si mette alla prova in esperimenti scientifici, sotto il segno della ragione illuminista. Nell’Ottocento dei grandi pensatori si trasfigura in filosofia. E nel Novecento l’amore non può che trasformarsi in merce. Eppure, nella sua inafferrabilità, l’amore rimane identico a se stesso. E, come al narratore, anche a noi non resta che una cosa: ascoltare.
Il caso, una coincidenza, il destino, la telepatia: difficile spiegare l'incontro fra un uomo e una donna che si rivedono, dopo trent'anni, nello stesso albergo affacciato sul fiordo dove si erano detti addio. Sempre che dare una spiegazione abbia un senso. Solrun e Steinn sono entrambi cinquantenni. Nonostante il passare degli anni e il fatto che oggi siano entrambi sposati e con figli, non hanno mai smesso di pensare l'uno all'altra. Dopo la sorpresa dell'incontro, danno vita a un fitto scambio di e-mail nel quale si raccontano, ripercorrendo l'episodio, inspiegabilmente velato di mistero, che aveva messo la parola fine al loro amore. Per ritrovarsi, come spesso accade, a scrivere due storie diverse della stessa passione condivisa. Chissà però se le due versioni sono davvero così differenti. Nel dialogo a distanza prendono corpo due visioni della vita inconciliabili: lui è un professore di Fisica, ateo e materialista, lei è un'umanista convinta che a governare i nostri destini siano forze superiori. Forse solo il finale del romanzo saprà dare finalmente un senso agli eventi.
Questo libro accomuna in un'improbabile simbiosi due tipi di scienziati che, a prima vista, sembrerebbero non avere molto in comune: il naturalista e l'economista. Ma teoria dell'evoluzione e economia hanno in realtà molte analogie, e spesso gli argomenti usati per spiegare determinati fenomeni economici hanno una sorprendente affinità con l'evoluzione biologica. E "poiché gli uomini si sono evoluti come narratori di storie, praticamente tutti trovano facile assorbire le informazioni in forma narrativa". Di qui la formula di questo libro non convenzionale ma curioso e al tempo stesso serissimo, basato su domande e risposte riguardanti argomenti e situazioni solo in apparenza "minori" - che possiamo osservare nella vita di ogni giorno: si va dal frigorifero al computer, dalle auto usate al fascino esercitato dalla timidezza, ai tacchi alti portati dalle donne (e ai bottoni dei loro abiti). Fra i principi che meglio si prestano ad essere esposti mediante una forma "narrativa" (accompagnata, in questo caso, da divertenti vignette), e che aiutano i lettori a imparare in modo facile e indolore i fondamenti dell'economia, ci sono per esempio il principio dei costi e benefici e la legge della domanda e dell'offerta. Ancora più sorprendente è il fatto che una quantità insospettata di comportamenti strani o misteriosi in cui ci si imbatte nell'esperienza quotidiana risultano avere, a un attento esame, precise motivazioni economiche.
Enigmatiche e illuminanti, le storie di Dahl sono spesso attraversate da una vena di humour macabro tanto più efficace quanto più ispirata da situazioni del tutto normali, che il gusto raffinato e implacabile dell'autore conduce a esiti imprevedibili e non di rado addirittura cinici (ma di un cinismo sobrio, impeccabile). "I suoi racconti" ha osservato Corrado Augias "sono perfette macchine narrative: la situazione di partenza sembra comune, addirittura banale, ma nel corso della vicenda subentra un piccolo incidente che rovescia in modo sinistro o grottesco i fatti... Dahl ha l'abilità di far diventare la cattiveria una qualità rivelatrice della natura umana."
La Francia degli ultimi decenni è andata incontro alla modernità e si è per certi aspetti "americanizzata", difendendo però orgogliosamente, spesso contro gli Stati Uniti, il suo profilo nazionale e culturale. Da questa dialettica fra progresso e tradizione emerge l'immagine di un paese che cerca nel passato le chiavi del futuro. Questo saggio, che ripercorre il cammino politico-istituzionale, sociale e culturale compreso fra la caduta di Napoleone lIl e l'inizio della presidenza di Nicolas Sarkozy, si propone di dimostrare che tutti i regimi francesi dal 1870 a oggi sono "restaurazioni" e che il progresso in Francia è un moto continuo e inquieto verso modelli incompiuti di perfezione perduta: la società della monarchia prerivoluzionaria, la repubblica giacobina, la grandezza dell'impero, la monarchia liberale degli Orléans, il populismo autoritario del secondo Napoleone ("il piccolo", secondo un brillante pamphlet di Victor Hugo), l'utopia libertaria della Comune. Paese "immobile" perché teso a ricostituire il passato, la Francia è tuttavia decisa a difendere il proprio equilibrio e la propria identità in un mondo che cambia (e questo nonostante alcune battaglie perse in partenza come quella contro lo strapotere linguistico dell'inglese; ma, come dice Sergio Romano, "vi è più nobiltà in una battaglia perduta di quanta non ve ne sia in certe vittorie").
Un impietoso affresco del capitalismo italiano che ritrae un sistema economico in declino attraverso le sue figure più fragili: i rampolli delle grandi famiglie imprenditoriali, tutte alle prese col passaggio generazionale. Sottolineando un male tipicamente italiano, quel "tengo famiglia" che secondo Leo Longanesi avrebbe dovuto essere scritto sulla bandiera tricolore, Filippo Astone passa in rassegna le storie di molti "tesori di papà"; ne racconta vizi e virtù, senza sconti per nessuno, e li classifica in base ai risultati che hanno prodotto. C'è chi ha distrutto le aziende del padre e rovinato la vita ai dipendenti. Chi è sotto inchiesta per aver contribuito a provocare lo scandalo dei rifiuti a Napoli. Chi - pur in assenza di giustificazioni economiche e di merito - riceve compensi e incentivi pari a decine di milioni di euro. Chi (pochi per la verità) è riuscito a fare meglio del padre. Chi si è dedicato anima e corpo a Confindustria. E infine chi è entrato in guerra con il potente genitore che in modo plateale l'ha pubblicamente rinnegato. È il caso, quest'ultimo, di Giuseppe Caprotti e di Roberto Berger, fortemente criticato in "Falce e carrello" il primo, e additato al pubblico ludibrio in "Disonora il padre" il secondo. "Gli affari di famiglia" è anche una risposta a questi due libri che confuta completamente, ribaltandone tesi e conclusioni.

