“Immergersi in questo breve, sapiente libro è come fare un bagno rinfrescante – e rinvigorente – alla mente affaticata da troppi bisogni autoimposti, da troppe necessità inutili, da un’immagine del mondo oscurata da troppi steccati, che limitano e bloccano la vastità infinita dell’orizzonte possibile”. Antonia Arslan
“Si sente in queste pagine l’autenticità di un sapere che sgorga dall’esperienza, che non ha paura di accogliere la vita, di farsene nutrire e plasmare”. Don Luigi Ciotti
Una testimonianza breve e intensa: raccontando la sua rocambolesca avventura di accoglienza, l’autrice è capace di scardinare chiusure, mettere ironicamente in luce atteggiamenti normali di esclusione di ciò che non è “mio” e provocare a un modo diverso di accogliere l’altro, che sia il prossimo o il lontano.
Maria Poggi Johnson insegna alla Facoltà di Teologia dell’Università di Scranton, Pennsylvania. Madre di quattro figli, ha conseguito la laurea in Letteratura a Oxford e ha compiuto gli studi teologici in USA. In Italia, nel 2007, Il Mulino ha pubblicato il suo Stranieri e vicini.
Un grandioso affresco dell’intrecciarsi di bene pubblico e bene privato nella storia della civiltà occidentale.
Enrico Berti fa comprendere le complesse radici culturali della situazione attuale e apre domande cruciali, da un lato sul destino e la sopravvivenza dello Stato e dall’altro sul fine dell’uomo e sulle condizioni di possibilità della vita sociale.
Lo stile della libro è coinvolgente e divulgativo. Il libro è arricchito da un dialogo sul tema tra l’autore e i partecipanti alla Lectio Magistralis tenuta nel corso di una delle sessioni del 2013 della Winter School, centro di studi sociali, culturali e politici.
Enrico Berti è Professore emerito di Storia della filosofia all’Università degli Studi di Padova. E’ inoltre membro della Pontificia Accademia delle Scienze, della Pontificia Accademia san Tommaso d’Aquino (Città del Vaticano), dell’Institut International de Philosophie (Paris) e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei (Roma). Tra le sue pubblicazioni più recenti: Profilo di Aristotele (Studium, 2012), Studi aristotelici (Morcelliana, 2012), Sumphilosophein (Laterza, 2012), Invito alla filosofia (La Scuola, 2011).
Il Commento al Levitico completa l'edizione, iniziata negli anni Ottanta, del Commento al Pentateuco di Rashi di Troyes, considerato il più importante esegeta ebreo di ogni tempo. Nella tradizione ebraica il Commento al Levitico è il primo libro della sacra Scrittura studiato dai bambini. Si tratta pertanto di un testo insostituibile per chiunque desideri conoscere il mondo ebraico e apprezzarne la lettura della Bibbia.
"Raccontandoci queste storie, le nostre madri ci facevano addormentare, quando eravamo piccoli, e noi sentivamo in esse la loro nostalgia per i luoghi della loro infanzia, lasciati per sempre, e rivisitati con la fantasia. Per mezzo di queste storie i nostri padri ci hanno educati al buon comportamento e alle buone azioni, e ci hanno insegnato a ridere. [...] Dentro queste storie l'uomo trova sempre le parole che gli spiegano la ragione e le circostanze della vita, e la consolazione ai dolori che non hanno rimedio". (Matilde Cohen Sarano)
Questa fondamentale biografia su J.R.R. Tolkien rivela l'orrore e l'eroismo che egli ha realmente vissuto come ufficiale nella Battaglia della Somme e descrive il suo rapporto col TCBS, il primo circolo di amici intimi di Tolkien, che in quegli anni lo spinsero a scrivere la sua mitologia. Con questo testo, il migliore mai scritto sui primi anni della vita di Tolkien, John Garth vuole anche mostrare che l'esperienza della Prima Guerra Mondiale è una delle chiavi principali per capire il perenne fascino delle storie della Terra di Mezzo. Il volume, vista l'accuratezza documentale nella ricostruzione storica di quegli anni, risulterà di grande interesse anche a coloro che non hanno mai letto Il Signore degli Anelli.
GLI AUTORI
JOHN GARTH ha studiato Lingua e Letteratura Inglese presso l'Università di Oxford ed ha lavorato a lungo come giornalista a Londra. Il grande interesse verso l'opera di Tolkien e una profonda conoscenza della Prima Guerra Mondiale lo hanno portato a dedicare cinque anni allo studio di queste tematiche. Il volume Tolkien e la Grande Guerra è il maturo esito di questi intensi anni di ricerche letterarie e storiche.
Libia, autunno 2011. Muhammar Gheddafi viene catturato, torturato e freddato con un colpo di pistola. Una pistola d'oro. Da Tripoli, su una delle tante navi che attraversano il Mediterraneo, Khalid scappa verso l'Italia. Ha tredici anni. Scappa per la guerra, per una famiglia lacerata, perché non sa da che parte stare: il fratello combatte coi ribelli, il padre è schierato con la milizia. Custodisce un segreto esaltante e pericoloso. A Roma è clandestino: gli incontri di un solo giorno gli svelano l'avventura e il dramma, l'amicizia vera. E un nuovo modo di guardare la vita.
Confessioni ripercorre l'esperienza di una lunga erranza e di una crescente disperazione fin sull'orlo el suicidio. Ma la lunga, sofferta ricerca non resta senza risposta. Non quella dell'illuminazione mistica, né dell'incondizionata adesione a una dottrina religiosa; la risposta venne piuttosto dalla "coscienza della vita", cioè dalla scoperta della conoscenza non razionale del senso della vita, che da sempre sostiene la vita degli uomini comuni, l'unica in grado di attribuire all'esistenza finita il senso dell'infinito. Fu così che la fede dei semplici diventò la fede di Tolstoj, e non solo la fede, ma la loro stessa vita, che egli volle condividere rempendo con il proprio ambiente e con la stessa famiglia.
"Permettetemi un piccolo esame di coscienza su questa pia formula, l'ultimo dogma di un mondo senza dogmi, espressione di disagio e insieme di protesta contro il disagio, vale a dire "il dialogo delle civiltà". Che cosa vuol dire questo mantra, e che fare per esorcizzarlo?". Con queste parole Régis Debray illustra il carattere spesso contraddittorio di un dialogo che pretenda di essere autentico, in particolare del dialogo interreligioso - come quello tra cristianesimo, ebraismo e islam, qui focalizzato dalla prefazione di Salvatore Abbruzzese, segnato da difficoltà che una genuina esperienza dialogica fatalmente comporta. Il testo segna un punto di svolta cruciale, "smitizzante", nella riflessione del dopo 11 settembre.
È il primo testo di Peguy dopo la conversione al cattolicesimo. A tema la scristianizzazione del mondo moderno (la prima epoca non cristiana dopo Cristo) e lo stupore del cristianesimo inteso come avvenimento. Lo spunto: Clio, la storia, passa il tempo a cercare tracce dell'evento dell'incarnazione, il momento di tempo in cui l'eterno si è intersecato con il temporale, mentre una ragazzina (Véronique), tira fuori il suo fazzoletto e raccoglie una traccia di Gesù. È capitata nel momento giusto. Mentre colei che vuole arrivare al cristianesimo attraverso i documenti, la dottrina, il pensiero, è sempre in ritardo.