
I capitoli di questo volume costituiscono il fondamento dell'etica ambientale contemporanea come ambito nuovo e autonomo dell'indagine filosofica. Rivoluzionando l'orizzonte morale dominante, la proposta biocentrica di Paul W. Taylor, qui per la prima volta presentata al lettore italiano, invita ad accantonare l'antropocentrismo che a lungo ha prevalso nel pensiero occidentale, per estendere i confini dell'etica a tutte le forme di vita. Il bene dell'essere umano non ha valore maggiore di quello di altre creature e ciascun essere vivente, indipendentemente dalla specie a cui appartiene, merita di essere oggetto di considerazione morale e dunque di rispetto. Quest'etica incentrata sulla vita impone di ripensare alla radice la relazione tra l'uomo e l'ambiente. In un'epoca in cui la crisi ecologica è divenuta parte irrinunciabile della coscienza collettiva e del dibattito pubblico e la distruzione di interi ecosistemi minaccia le condizioni di possibilità della stessa vita umana, l'atteggiamento di rispetto per la natura delineato da Taylor si rivela non solo giusto, ma più che mai necessario.
Martin Dibelius, Karl Ludwig Schmidt e Rudolf Bultman, autori della cosiddetta "Scuola della storia delle forme", negli anni del primo dopoguerra pubblicarono studi che hanno posto le basi per comprendere in modo nuovo la storia della formazione dei vangeli, indirizzando la loro ricerca soprattutto su tre aspetti: l'identificazione della natura orale dei ricordi su Gesù che più tardi sono stati raccolti nei vangeli; la definizione delle principali forme acquisite da questi ricordi nel processo di trasmissione; lo studio dei diversi contesti vitali in cui esse si erano formate. Queste scoperte hanno introdotto nel campo degli studi sui vangeli nuove categorie interpretative (trasmissione orale, forma, contesto vitale) che stanno alla base di questo volume: una rigorosa indagine filologica, teologica e sociologica, il cui intento è mostrare come la trasmissione dei ricordi su Gesù rifletta degli atteggiamenti riferibili a precisi contesti geografici e culturali, o come, nei vangeli, il ricorso ai miracoli e i richiami alla figura del profeta Elia rivelino un vissuto popolare della sequela di Gesù, o ancora come lo sviluppo di quei ricordi sia stato guidato dal desiderio di capire più approfonditamente chi fosse Gesù. In questa prospettiva, la ricerca propone tre linee interpretative originali attraverso le quali comprendere meglio la memoria vivente di Gesù: le diversità regionali come specchio di differenti riflessioni all'interno della nuova fede; la possibilità che sia esistita una trasmissione popolare dei ricordi su di lui; la constatazione che la domanda sulla sua identità ha determinato l'evoluzione di quei ricordi.
Cosa accade quando il metodo fenomenologico viene applicato nell'ambito del religioso? Il libro parte da alcuni problemi classici della filosofia della religione e impiega lo strumento della fenomenologia per trattarli in maniera feconda e farne emergere la rilevanza per il pensiero contemporaneo. Tali questioni sono espresse in sette "parole chiave" che danno il titolo ai capitoli. Si parte dal termine sacro, attorno all'esperienza del quale si costituisce fin dal suo sorgere la comprensione della religione, per poi passare all'espressione totalmente altro, che del sacro è una delle definizioni più fortunate. E si prosegue con miracolo, felix culpa, dialogo per poi esaminare la situazione del religioso nell'epoca del nichilismo, dal quale si origina la riflessione su vanità e sovrapposizione. Un alfabeto per pensare la religione oggi.
Re, saggio e architetto, e, più tardi, mago, profeta, esorcista e compositore, Salomone è una delle figure più complesse e famose della letteratura antica. Se le sue immagini più familiari sono ispirate da ciò che racconta di lui la Bibbia ebraica, meno conosciute sono le tradizioni su Salomone elaborate dal giudaismo rabbinico e i ricchi ricami narrativi costruiti dai Maestri ebrei. Le pagine di questo libro offrono per la prima volta al lettore italiano leggende rabbiniche tradotte dall'ebraico o dall'aramaico - oltre a tre saggi introduttivi che inquadrano la figura e la recezione di Salomone. Radicate nell'antico folklore di Israele, sono allo stesso tempo innovative perché forniscono nuove interpretazioni e prospettive sia degli episodi biblici sia dei loro protagonisti.
Dall'originario significato astronomico, il termine "apocatastasi" passa a indicare, entro una visione ciclica della storia, la teoria per cui, alla fine dei tempi, tutte le creature saranno reintegrate nell'ordine armonico voluto da Dio al momento della creazione. Si accende così la speranza in una salvezza universale, che non cancella la tragicità e il peccato dell'esistenza individuale, ma la riabilita in un più ampio orizzonte di senso, nel giorno in cui Dio sarà «tutto in tutti». Dal mondo antico e tardo-antico (in particolare con Origene) ai pensatori del Novecento, tra religione, filosofia e letteratura, il volume ricerca le tracce dell'apocatastasi e i fondamenti che autorizzano a farne il cardine della filosofia morale. Di fronte all'attuale crisi ecologica e allo spettro della distruzione del pianeta, la questione dell'apocatastasi si fa ineludibile e si ripropongono gli interrogativi che questo principio, provocatoriamente, suscita: esistono colpe tanto gravi da meritare una pena eterna senza possibilità di redenzione? Può convertirsi all'amore, dopo la morte, chi in vita lo ha ostinatamente rifiutato? È ancora possibile riparare al male dopo eventi come la Shoah?
Questo libro si rivolge a chiunque abbia fatto esperienza della malattia nell'arco della propria esistenza o a chi ne sia stato in qualche modo coinvolto. Si rivolge, quindi, a tutti. Di qui la domanda stringente dell'essere umano sul perché del dolore, della sofferenza e del male. Con Giobbe, Paolo, ma soprattutto attraverso l'incontro di Gesù con i malati - L'indemoniato di Gerasa, I lebbrosi, L'epilettico indemoniato, La donna guarita, Il buon samaritano, Il paralitico di Cafarnao, Il cieco nato, Maria di Magdala... - gli Autori mostrano che la Bibbia è sempre una risposta sapiente alle domande esistenziali dell'uomo e della donna. Comprendere questi interrogativi è una preziosa indicazione per essere "prossimo" a chi è malato. Di più: è una rivelazione, uno sguardo alternativo sulla realtà umana.
La lettura dei Diari - una miniera di intuizioni folgoranti, pensieri, preghiere, polemiche e spunti argomentativi - restituisce la complessità non sistematica ma edificante del pensiero filosofico e teologico di Søren Kierkegaard. Quest'ultima edizione, di molto ampliata e rivista, riprende la versione del suo maggiore studioso italiano, Cornelio Fabro, svolta sull'integrale danese (20 voll., 1909-1948), pubblicata da Morcelliana nel 1948 e più volte ristampata. Ma l'attento spoglio compiuto dai curatori sulle carte postume, le lettere, i documenti e le opere complete, nel confronto fra la prima e la nuova edizione critica danese, rende quest'opera del tutto originale nella traduzione e nelle note. Un classico, queste pagine dei Diari parlando del mondo si mettono in dialogo con Dio, la morte, l'amore, e toccano tonalità affettive come la noia, l'inquietudine, la pazienza e l'impazienza, l'angoscia... In questo volume - anno 1849 - emergono in particolare i temi dell'immortalità, del Paradiso, dell'Eucaristia, introdotti da un lungo saggio dei curatori, Anna Giannatiempo Quinzio e Gianni Garrera, sulla cristologia kierkegaardiana. Un esercizio di pensiero quotidiano in cui traluce, sotto vari registri, la teoria dei tre stadi dell'esistenza, estetico, etico e religioso.
Sono qui presentate due meditazioni bibliche che Karl Barth ha dedicato all'Avvento e al Natale. Soffermandosi sulle figure di Giovanni Battista e di Maria, che incarnano la condizione dell'attesa per l'adempimento della promessa di Dio con la venuta del Redentore, Barth offre ai suoi ascoltatori una profonda penetrazione teologica del testo sacro. Questa prosegue nella seconda meditazione, che si sofferma sul mistero natalizio: ascoltando l'invito a «non temere», ne considera la realtà come motivo di nuovo splendore al mondo intero, e, nel nascondimento dell'Uomo-Dio, sa vedere il momento della rivelazione divina.
«Il mistero del Natale, come annotava Hannah Arendt, allieva di Romano Guardini per un semestre a Berlino, si incrocia come il tema dell'"inizio": proprio "la nascita di Gesù è stata posta come un nuovo, costitutivo inizio, che è originariamente cristiano: un bambino è nato per noi". Egualmente il Capodanno rappresenta un "nuovo inizio". Certo esiste un inizio che subito svanisce, una volta attuato; è quello che i Latini chiamano initium, il punto di partenza nel tempo. Ma Guardini rivolge lo sguardo a un inizio più importante, quello che si mantiene e che i Latini chiamano principium, l'inizio che domina tutto ciò che verrà. Gustare il dono dell'"inizio" sia in quella nascita a Betlemme che richiama anche tutte le nascite, sia in quel nuovo anno. A ciò, in modo sapiente, ci introduce in questi bellissimi testi Romano Guardini.» (Silvano Zucal)