La nascita è, per tutti, l'esperienza straordinaria dell'accesso alla vita umana, e in quanto tale è un concetto che ha una potenzialità filosofica. Eppure il pensiero occidentale del Novecento si è perlopiù soffermato sulla morte come condizione ontologica fondamentale e solo sporadicamente sulla nascita, seppur questa vi lasci una significativa traccia. Una corrente sotterranea, ma carica di senso, qui indagata per la prima volta in maniera sistematica in un percorso che va dall'antica Grecia (il Sileno, Saffo, Eschilo, Sofocle, Euripide, Erodoto...) all'Antico Testamento (Geremia, Giobbe, Qoèlet...), dallo gnosticismo al pensiero cristiano medievale, con incursioni nel Novecento, attraverso alcuni dei suoi più profondi interpreti (Emil Cioran, Giinther Anders, Peter Sloterdijk, Hannah Arendt, Michel Henry, Jean-Luc Marion, Emmanuel Lévinas, Maria Zambrano, Romano Guardini...). Una lettura dell'evento natale capace di aprire molteplici prospettive, sia al "femminile" - con Hannah Arendt e Maria Zambrano -sia al "maschile", seguendo le principali prospettive fenomenologiche ma anche autori di confine come Hans Saner, originale allievo di Karl Jaspers. La nascita come categoria filosofica, indicando T'Inizio" ma anche la "rinascita", assurge a cifra dell'umano, permettendone una lettura antropologica, etica, teologica.
In un mondo moderno, «troppo umano», che insegue il desiderio di emanciparsi da ogni Trascendenza e che intuisce il declino della Bellezza e della ricerca della verità, si concretizza l'anelito del cristianesimo contemporaneo per un'estetica teologica, il cui obbiettivo è il recupero del bene e del vero attraverso l'esplorazione del bello. Una riflessione teologica qui delineata tramite le voci di alcuni tra i maggiori pensatori occidentali - da Agostino che rintraccia in Dio la Bellezza Ultima a Tommaso d'Aquino che la vede nel Cristo, a Kierkegaard che esplora il salto della fede attraverso l'insoddisfazione e la disperazione, fino a Dostoevskij e von Balthasar-, con incursioni nella teologia orientale di Evdokimov, che legge nella figura del Crocifisso la cifra della Bellezza che splende e salva. L'autore sonda inoltre la predisposizione delle arti (musica, cinema, poesia e architettura) a divenire luoghi di rivelazione della Trascendenza: vie della Bellezza.
La psicologia nella scuola è sempre più invocata e resa necessaria dai problemi di "emergenza educativa" e dal crescente disagio giovanile. Questo libro presenta nel dettaglio tutte le fasi d'intervento di un servizio di consulenza psicopedagogica nelle scuole, facendone emergere la complessità. Le numerose attività di educazione alla salute e di prevenzione, che hanno coinvolto dirigenti scolastici, insegnanti e studenti, hanno aperto uno spazio per la figura dello psicologo scolastico. Il volume, che propone anche esperienze concrete di possibili interventi psicologici a scuola, si rivolge a chi - psicologo, insegnante, educatore, genitore - è interessato a meglio comprendere l'articolato legame tra psicologia e scuola.
Per decenni docente all'Università di Urbino, Italo Mancini (1925-1993) è stato tra i maggiori filosofi e teologi della seconda metà del Novecento. A lui la cultura italiana deve la scoperta di autori come Karl Barth, Dietrich Bonhoeffer e Rudolf Bultmann, in opere dove la filosofia poneva la domanda su Dio, e la teologia non dimenticava il rigore dei concetti. Un cammino che ha portato Mancini a riflettere su - e a far propria - un'espressione di Pascal e Dostoevskij: "Dio nei doppi pensieri". In Dio coabitano i contrari, la miseria e la gloria, la perdizione e la salvezza. Pensieri abissali che, secondo Massimo Cacciari e Bruno Forte, mostrano l'eredità di Mancini, la sua attualità.
Frutto di un progetto unitario, il Manuale di storia della Chiesa diretto da Umberto Dell'Orto e Saverio Xeres, in quattro volumi, si propone come strumento di consultazione e di sintesi per conoscere lo sviluppo della Chiesa nel corso della storia. Le pagine iniziali di ogni volume presentano il relativo periodo storico: l'Antichità cristiana, dalle origini della Chiesa alla divaricazione tra Oriente e Occidente (secoli I-V); il Medioevo, dalla presenza dei barbari (secoli IV/V) in Occidente al Papato avignonese (1309-1377); l'epoca moderna, dallo Scisma d'Occidente (1378-1417) alla vigilia della Rivoluzione francese (1780-1790); l'epoca contemporanea, dalla Rivoluzione francese al Vaticano II e alla sua applicazione (1789-2005). Nell'opera vengono evidenziati i collegamenti tra le varie epoche e tematiche, mentre alcuni inserti approfondiscono vicende o concetti particolari. Ogni capitolo è arricchito da una bibliografia selezionata che indica tanto i testi utilizzati per elaborare l'esposizione quanto quelli che permettono di meglio conoscere e comprendere gli argomenti trattati.
Dai Megarici ad Aristotele, da Platone a Plotino, dagli gnostici ai Padri della Chiesa, nel primo volume; da Hegel a Husserl, a Heidegger e Bultmann, non senza incursioni sul mito tra antichità e modernità, nel secondo: sono gli autori - e i temi - di questi itinerari della filosofia e delle religioni, dove i due termini, intrecciandosi fin dalle loro origini, mostrano le principali prospettive in cui è stata interpretata l'esperienza, nella sua insondabile profondità. Una profondità che nella filosofia e nelle religioni, spesso in tensione e conflittualità tra di loro, ha assunto una pluralità di nomi: il Bene, l'Uno, Dio, il Mistero, l'Assoluto, l'Essere, l'Evento. Nomi che sono il lascito di più tradizioni e ciò attorno a cui ruota, anche oggi, il compito del pensiero.
Dai Megarici ad Aristotele, da Platone a Plotino, dagli gnostici ai Padri della Chiesa, nel primo volume; da Hegel a Husserl, a Heidegger e Bultmann, non senza incursioni sul mito tra antichità e modernità, nel secondo: sono gli autori - e i temi - di questi Itinerari della filosofia e delle religioni, dove i due termini, intrecciandosi fin dalle loro origini, mostrano le principali prospettive in cui è stata interpretata l'esperienza, nella sua insondabile profondità. Una profondità che nella filosofia e nelle religioni, spesso in tensione e conflittualità tra di loro, ha assunto una pluralità di nomi: il Bene, l'Uno, Dio, il Mistero, l'Assoluto, l'Essere, l'Evento. Nomi che sono il lascito di più tradizioni e ciò attorno a cui ruota, anche oggi, il compito del pensiero.
È difficile parlare del discepolo, senza il maestro, di mons. Macchi, senza pensare a Paolo VI, un maestro e testimone del nostro tempo, di cui don Pasquale è stato a lungo segretario ma, prima ancora, discepolo, avendo dedicato interamente la sua esistenza alla Chiesa nella persona dell'arcivescovo Montini, papa Paolo VI, che egli ha amato tantissimo, dispiaciuto che non fosse da tutti apprezzato come meritava. La storia, si dice, ha bisogno di una certa distanza. Ed è vero. Ma è altrettanto vero che ogni epoca dà una sua interpretazione della storia, e in questo caso è possibile incominciare a raccogliere il materiale e avviare le prime linee di interpretazione, avvantaggiati anche dalla presenza di alcuni testimoni particolarmente vicini alla figura e all'opera di mons. Pasquale Macchi. L'intento di questo volume è un primo approccio alla vita di mons. Pasquale Macchi in una prospettiva di «biografia spirituale» che focalizza la ricerca su una visione integrale della persona, considerata nei contesti ecclesiali, sociali e culturali in cui si è mossa, e lo studio della «figura di valore cristiano» - secondo una felice definizione di Giovanni Moioli - che la teologia spirituale dà a figure uomini e donne, esperienze e tematiche significative per il contesto ecclesiale e culturale del loro vissuto e per la trasmissione stessa alle nuove generazioni di modelli imitabili del «vivere cristiano». Nel caso di mons. Macchi sembra praticabile un percorso secondo tre tappe: la formazione umana: familiare, sacerdotale, universitaria e culturale; il servizio a Montini arcivescovo nella vita quotidiana, nel servizio alla carità del vescovo, nel dialogo con gli artisti; il testimone della santità di Paolo VI, profeta e timoniere della Chiesa del Concilio.
La riflessione dell'intera vita di padre Sertillanges è riassunta in questa sua ultima opera, rimasta incompiuta, che affronta la ponderosa tematica del male. È su questo che il domenicano riflette, da storico del pensiero e da meditativo, perché non diventi una paralizzante malattia dello spirito - rischio del periodo in cui scriveva, successivo alla seconda guerra mondiale, ma anche di ogni tempo di crisi, compreso il nostro. Il primo volume espone criticamente la storia del problema del male: dalla preistoria all'antico oriente, da Grecia e Roma classiche al pensiero cristiano, da Cartesio e Kant al pessimismo francese, fino all'esistenzialismo. Nel secondo l'autore presenta la visione cristiana della teodicea: l'origine del male, il problema capitale dei rapporti fra Dio e la sua creazione e il peccato originale come spiegazione del male. Si sforza di rispondere alle obiezioni sollevate dall'insuccesso iniziale di Dio, dallo scacco della riparazione, dalla protesta dell'abisso e dal prezzo della libertà. Ma è il richiamo alla meditazione nell'ultimo capitolo, "Il mistero", a offrire più di ogni altro il timbro con il quale il pensiero di Sertillanges incrocia la questione, le lotte con cui si è tentato di fronteggiarla e il grido degli uomini.
L'idea di messia nel pensiero ebraico antico e moderno subisce vari slittamenti semantici, di origine storica e teorica. Il teologo e l'ebraista, con le loro proprie tonalità, ne illuminano alcuni: dapprima si rintracciano i nomi del messia - da quello personale e mistico-escatologico a quello collettivo incarnato nell'età messianica e in Israele - attraverso la Bibbia e le fonti giudaiche (midrash, Talmud, chassidismo, Illuminismo ebraico e sionismo); poi, in chiave fenomenologica, si delineano possibili percorsi, per così dire, messianici nella filosofia, nella musica, nella letteratura. D'altra parte, il messia, architrave che unisce e divide ebrei, cristiani e musulmani, si presta a una riflessione non solo religiosa e spirituale ma esistenziale: nella coscienza del tempo - quale appare nel Qohelet ma anche nella letteratura europea più secolarizzata - irrompe la dimensione dell'attesa, capace di porre domande anche a un non credente.