
Sezione monografica: La Bibliotheca di Fozio come archivio Luciano Bossina, Introduzione. Per una lettura della Bibliotheca di Fozio Luciano Canfora, Non esiste l'"ambasceria in Assiria" Vanna Maraglino, Genesi e propagazione di una erronea datazione del primo concilio di Nicea Anna Trento, Nilo, Proclo o Nestorio? Cinque omelie in cerca d'autore (Phot. Bibl. 276) Tommaso Braccini, Fozio e Giobio Claudio Schiano, Stefano Gobar e la controversia sul corpo risorto nella Bibliotheca di Fozio. Saggi: Emiliano Rubens Urciuoli, Un'ordinaria eccezione. Erik Peterson in- terprete di Carl Schmitt (1924-1933) Bradford A. Bouley, Roman Medicine, Papal Power and the Making of Spanish Saints Giovanni Cavagnini, Guerra e santità. Il caso di Guido Negri (19162014) a proposito di cristianesimo e culture di Franco Bolgiani Bruna Bocchini Camaiani, Franco Bolgiani, Cristianesimo e culture Fulvio De Giorgi, Su Cristianesimo e culture di Franco Bolgiani Giovanni Filoramo, Intervento in merito a Franco Bolgiani, Cristia- nesimo e culture Éric Junod, La voix chaleureuse et la curiosité généreuse de Franco Bolgiani. Interventi: Giorgio Campanini, Dino Torreggiani e la Chiesa di Reggio Emilia. Una ricerca di Sandro Spreafico.
L'autore mette in risalto la specificità della meditazione buddista, basata su una modalità essenziale: la consapevolezza, come presenza a se stessi e, nello stesso tempo, presa di distanza dal mondo. Questo genere di meditazione ha una valenza spirituale che permette di afferrare il significato anche esistenziale del buddismo: essa è un valido antidoto contro le situazioni di disagio e ansia tipiche della nostra cultura. E' però soprattutto il suo valore conoscitivo a essere qui indagato: il metodo proposto per prendere coscienza di sé - e la sua forza mistica di possibile via al normanna - costituisce un fertile terreno di dialogo tra scienze cognitive e fenomenologia, che sono invitate a riconoscersi reciprocamente integrandosi per giungere a un'autentica concezione dell'io nel suo rapporto con la trascendenza.
La tesi di un antisemitismo filosofico in Heidegger, tornata in voga con la pubblicazione dei Quaderni neri a cura di Peter Trawny, appare per nulla innovativa se si tiene conto delle precedenti campagne diffamatorie condotte da Victor Farias e Emmanuel Faye e si entra nel merito dei testi heideggeriani. In questa analisi ci guida Francois Fédier - con saggi scelti, frutto di un ventennio di studi su Heidegger e la questione ebraica, e un'intervista inedita di Stefano Esengrini - mostrando la marginalità del pensiero politico heideggeriano, nelle sue cadute e rettifiche, rispetto alla grandezza speculativa del filosofo. Heidegger va compreso alla luce dell'analitica del Dasein: l'esserci che è condiviso da tutti gli uomini ed è agli antipodi di una ideologia della razza, essendo l'apertura originaria che ci precede ma in nessun modo predestina. Un'apertura che si svela in maniera peculiare nell'opera d'arte.
Il Sistema dell'eticità ha per oggetto un tema ampiamente dibattuto: il diritto naturale. Il testo si presenta come materiale di elaborazione in cui affluiscono i risultati del periodo francofortese e si riconosce una prospettiva destinata a compiersi nella ben nota veste della maturità: la concezione hegeliana dell'eticità fra morale e diritto, coscienza e legge, individualità e Stato.
La Prefazione di Adriano Tassi ne descrive il significato nell'evoluzione del pensiero del filosofo, di cui questo scritto costituisce uno dei momenti più significativi.
Negli ultimi tre decenni la ricerca intorno ai nuovi movimenti religiosi, mai completamente sopita nelle scienze sociali, ha conosciuto nuova linfa e vigore. In Europa e nell'America nel nord, ma anche in Africa, Asia, Oceania e America Latina, molti studiosi hanno messo al centro del loro interesse lo sviluppo, spesso impetuoso, di nuove forme di espressione religiosa. La diffusione su scala planetaria del buddhismo, nelle sue varie versioni innanzitutto quelle giapponesi -; di nuovi movimenti di matrice sud e nord americana, o di matrice orientale; la diffusione dell'Islam, spesso nelle sue forme più fondamentaliste, sono elementi che, in varia misura, sono stati lungamente analizzati. In questo quadro va inserita la diffusione del pentecostalismo e delle forme pentecostalizzanti che si sono affermate nelle denominazioni cristiane storiche, tanto nel cattolicesimo che nel mondo protestante e ortodosso. (Dall'Introduzione).
Con lo scritto del 1916 qui per la prima volta tradotto in italiano - e definito da Martin Buber uno spaccato del tempo in cui ha avuto luogo la chiarificazione del principio dialogico - Eugen Rosenstock-Huessy ha inteso contribuire al rinnovamento della psicologia del primo Novecento. Se essa, imbevuta di materialismo o di idealismo, si interessa dell'anima soltanto nel suo rapporto con il corpo o con lo spirito, Rosenstock pone l'accento sull'anima umana come principio vitale in riferimento all'uomo singolo. Quest'opera sollecita la psicologia a prendere coscienza dei suoi presupposti, dei suoi metodi di indagine e dei suoi limiti, ma assume un notevole rilievo soprattutto per il pensiero filosofico: invita la filosofia a costituirsi anche come sapere dell'anima.
Albert Einstein (1879-1955) è il simbolo più imponente della scienza del Novecento nell'immaginario collettivo; ha formulato la teoria della relatività ristretta e generale, contribuito alla teoria dei quanti e gettato le basi della cosmologia contemporanea. Il volume "Cosmic Religion with Other Opinions and Aphorisms", qui tradotto per la prima volta in italiano - insieme a una conversazione sulla religione con Rabindranath Tagore (1861-1941) -, è dedicato a un aspetto meno conosciuto del pensiero di Einstein: la proposta di una religione cosmica. Religione cosmica significa reverenza per tutto l'universo e compassione per tutti gli esseri viventi, perché per Einstein Dio e universo coincidono. Una prospettiva affine a quella di Spinoza, al punto che Einstein scrive: "Noi seguaci di Spinoza vediamo il nostro Dio nell'ordine meraviglioso e nella pienezza della legge di tutto ciò che esiste e nella sua anima come si rivela negli esseri umani e animali".
"Dalla teologia della liberazione alla teo-poetica: queste l'originale percorso intellettuale di Rubem Alves (1933- 2014, teologo ed educatore tra i più importanti dell'America Latina), un pensatore che si è gradualmente allontanato dalla teologia accademica per inventare un linguaggio capace di parlare a tutti, in particolare a quanti portano in sé il desiderio di vitalità che sfonda ogni confine. Narrazione, poesia, metafora diventano la mediazione necessaria per far sgorgare dal cuore delle persone l'anelito alla vita, che in dissolvenza si identifica con Dio, quello che la Bibbia educa a cercare oltre gli schemi imposti dal pensiero tradizionale. Non si perde nulla dei temi iniziali - la liberazione, la speranza - ma cambia il linguaggio, che diventa più aderente agli impulsi che muovono la vita. Abbandono della teologia o di una forma di teologare? Il lettore è provocato a interrogarsi sul compito stesso della teologia: spiegare il mistero o introdursi in esso per la via della bellezza." (Giacomo Canobbio)
L’esilio è, per così dire, la cifra del pensiero di María Zambrano. Una condizione esistenziale, vissuta e pensata nei suoi fondamentali momenti (sradicamento, abbandono, solitudine, esser nulla), a partire dalla quale elabora la sua originale teoria della conoscenza: l’essere che noi siamo non è solo un cogito, un soggetto cartesiano, ma appunto un essere che patisce. La ragione in grado di coglierlo, che esce allo scoperto nell’esilio, è una ragione intuitiva prima che discorsiva e razionale: capace di rivelare.
Emblematici in tal senso gli scritti sull’esilio – e dall’esilio – qui per la prima volta tradotti in italiano e tratti in gran parte da un’opera progettata dalla filosofa e rimasta incompiuta: l’esilio appare il luogo metafisico di tale “rivelazione”, vera patria dove l’essere rinasce libero dalle coercizioni del pensiero dogmatico.
Come si elabora, a partire dal mito greco, l'idea di destino? Destino è ciò che determina l'accadere e il senso degli eventi indipendentemente dalla volontà cosciente degli uomini. In che modo questo concetto trasmigra nella tragedia e nella riflessione filosofica, e in quale rapporto sta con quello di provvidenza e con quello, di origine giudaica e cristiana, di predestinazione? Sono le domande che guidano il libro, attento non solo alle fratture ma anche alle sorprendenti continuità che intervengono nella lunga formazione di queste categorie tra grecità, giudaismo e cristianesimo. Nell'analisi dei miti e dei tragici, dei presocratici, di Platone e Aristotele, degli stoici e dell'apocalittica giudaica, dello gnosticismo e di Agostino, l'autore mostra i molti volti assunti da un concetto nel quale si cela l'enigma dell'umano tra esperienza del male, significato della vita ed esistenza degli dèi o di Dio. Come se ciò che ancora dà a pensare fosse racchiuso in quelle antiche parole.