
"Bisogna anzitutto inquadrare il personaggio, e non è facile. Dunque: Paolo De Benedetti, come dice il nome, è di origini ebraiche ma è nato in una famiglia non so da quanto ormai cristiana, e come cristiano è spirito religiosissimo (ha scritto libri e diretto collane di argomento religioso). È il cristiano più giudaicizzante che abbia mai conosciuto e naturalmente doveva finire come biblista e professore di cose giudaiche in una facoltà teologica. Come se non bastasse, è lo spirito più talmudico che esista". Con queste righe, Umberto Eco - che già aveva preso a modello PDB per tracciare la figura del redattore Diotallevi ne "Il pendolo di Foucault" - ha scritto, anticipatamente, la più perspicua introduzione a questa raccolta di scritti di De Benedetti sul lavoro editoriale. Scritti - seguiti dalla bibliografia curata da Agnese Cini Tassinario - dedicati al lavoro editoriale, con il ricordo di due editori come Valentino Bompiani e Stefano Minelli, e che appaiono, a ogni lettore attento, un "possesso per sempre" per chi si accosti all'editoria e al mondo dei libri.
"Come potremmo delineare l'ideale di una città concreta? Non intendo una città ideale ma un ideale di città: una città nella quale ci sono spazi per quell'azione dello Spirito che fa da contrasto al lievito e al fermento di Babilonia, di Sodoma e di Gerico e conduce verso la Gerusalemme che speriamo. Questi spazi sono di diversi tipi. Anzitutto sono spazi di silenzio, anche nel centro della città. [ ... ] Come il Duomo ci vorrebbero tanti luoghi propizi al silenzio, alla riflessione, all'ascolto. Dopo il silenzio e l'ascolto occorre il dialogo. Per questo ci vogliono le piazze, le agora in cui la gente si possa ritrovare per capirsi e scambiarsi i doni intellettuali e morali di cui nessuno è privo. In terzo luogo ci vogliono le vie percorribili in tutti i sensi, cioè tutte quelle reti di relazioni che si coagulano in amicizie e accoglienze [ ... ] Quarto luogo o situazione: l'intercessione e l'ospitalità [ ... ] Coi mezzi sopra indicati, e con molti altri che si potrebbero ricordare, non intendo dire che avremmo una città ideale, ma che saremmo in cammino verso una città eh ancora non c'è". Carlo Maria Martini.
Sezione monografica. I Papiri Bodmer. Biblioteche, comunità di asceti e cultura letteraria in greco, copto e latino nell'Egitto tardoantico:- Anatomie d'une bibliothèque de l'Antiquité tardive:l'inventaire, le faciès et la provenance de la 'Bibliothèque Bodmer' (J.-L. Fournet)- Les Papyrus Bodmer: contribution à une tentative de délimitation (P. Schubert)- Qualche riflessione sugli aspetti codicologici e titologici dei Papiri Bodmercon particolare riguardo ai codici copti (P. Buzi)- I Papiri Bodmer: scritture e libri (P. Orsini)- Quelques réflexions sur la cohérence de la composante copte des P. Bodmer (A. Boud'hors)- Poesia greca nella (e della?) biblioteca Bodmer (G. Agosti)- Per un profilo storico-religioso degli ambienti di produzione e fruizione dei Papiri Bodmer: contaminazione dei linguaggi e dialettica delle idee nel contesto del dibattito su dualismo e origenismo (A. Camplani)- Tracce di ascetismo (C. Berolli)- Hermas and Bodmer. Another Look at the Text of Vision 1.3.4, 2.3.1,and 3.2.1. P.Bodm. XXXVIII (J. Verheyden)- Dalla documentazione papiracea (P.Bodm. XX e P.Chester Beatty XV)alle raccolte agiografiche: la lunga storia degli Acta Phileae in versione etiopica (A. Bausi)- Recent Progress in Understanding the Constructionof the Bodmer 'Miscellaneous' or 'Composite' Codex (B. Nongbri).
I saggi qui raccolti approfondiscono i complessi rapporti tra Chiesa, mondo cattolico e laicità nella seconda metà del Novecento sullo sfondo dei più ampi processi di modernizzazione: le premesse e i fondamenti della questione della laicità prima e dopo il Concilio Vaticano II; i programmi e il concreto operare dei diversi movimenti politici attivi in Italia; il "caso di Milano"; le situazioni di alcuni paesi dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti. Come nota nell'Introduzione Luciano Pazzaglia, le trasformazioni degli ultimi decenni - la sempre più marcata globalizzazione, gli imponenti flussi migratori, la diffusa presenza, inedita in Italia, di molte opzioni religiose - mostrano come uno Stato coerente con il principio della laicità non possa chiudersi in un atteggiamento di indifferenza o di ostilità rispetto ai contributi delle diverse religioni e visioni del mondo, e che queste a loro volta debbano accettare la logica del principio di uguaglianza, del pluralismo e della pacifica convivenza tra le varie opzioni possibili.
Letture bibliche. Figure, riflessioni, esperienze; a cura di Vincenzo Vitiello e Giacomo Petrarca; V. Vitiello, Fare "midrash"; Figure; F. Duque, Caino, o della tragica fedeltà alla terra; M. Cacciari, Noè dopo il diluvio; H. Baharier, Ismaele; A. Colasanti, Rebecca madre; G. Petrarca, Elia, il profeta; A. Fabris, Tobi; V. Vitiello, Giuditta e Medea; D. Di Cesare, Ester; G. Petrarca, Marta e Maria; P. Coda, Le sette parole di Gesù dalla Croce; Riflessioni; V. Melchiorre, L'a priori biblico; M. Donà, Le ragioni della fede. Una lettura di Qohelet; Esperienze; M. Miegge, Come leggo la Bibbia; S. Nitti, Ermeneutica dell'inno di Natale. I fundamentalia di un protestante riassunti in un racconto di formazione; B. Forte, A Emmaus per guardare negli occhi il Viandante.
I "Diari" di Stefano Bazoli, custoditi per oltre ottant'anni tra le memorie familiari, coprono un arco di tempo che va dal 1929 al 1934. Qui sono pubblicate le parti più significative, relative alla morte prematura della moglie Beatrice. Pagine terribili e, al tempo stesso, luminose, dal ritmo drammaticamente incalzante. Bazoli guarda da vicino l'avanzare della morte, ne stende una cronaca fedele e sconvolgente, affannandosi attorno al significato di quell'"evento inesorabile". Nel marzo del 1934, a un anno dalla scomparsa della moglie, Bazoli ripropone estremi interrogativi sul dolore, la morte, la solitudine. Il "Ritratto" scritto da Maurizio Ciampa racconta come Stefano Bazoli ha saputo vivere oltre quella "suprema ingiustizia", pur restandone segnato per sempre.
"All'inizio del 2013 sono venuto a conoscenza di passi contenuti nei Quaderni neri che si riferiscono agli ebrei, all'ebraismo o, meglio, all'ebraismo mondiale. Mi fu subito chiaro che la pubblicazione di questi Quaderni avrebbe suscitato un grande dibattito internazionale. Già nella primavera di quell'anno ho pregato Friedrich-Wilhelm von Herrmann - l'ultimo assistente privato di mio nonno e, secondo una dedica di quest'ultimo, il 'principale collaboratore della Gesamtausgabe', in quanto profondo conoscitore del suo pensiero - di esprimere il suo punto di vista sui Quaderni neri nel loro complesso e, in particolare, sui passi riferiti agli ebrei ora al centro dell'attenzione pubblica. Nelle pubblicazioni sui Quaderni neri si sono diffuse rapidamente espressioni di grande effetto come 'antisemitismo onto-storico' oppure 'antisemitismo metafisico'. Ma c'è davvero dell'antisemitismo nel pensiero di Martin Heidegger? Von Herrmann propone qui la sua interpretazione ermeneutica e il suo collaboratore, Francesco Alfieri, conduce un'ampia analisi filologica dei volumi 94-97 della Gesamtausgabe, approdando a risultati sorprendenti che inaugurano una nuova prospettiva sui Quaderni neri" (dalla Premessa di Arnulf Heidegger).
Questo discorso del 1843 è uno sviluppo del concetto di "edificante" successivo a La prospettiva della fede e si presenta come un commento alle parole dell'apostolo Giacomo: "Ogni dono buono, ogni dono perfetto è dall'alto". Queste introducono alla controversa questione della "teodicea" come coniugare il bene proveniente da Dio e il male del mondo - declinata dal filosofo danese in chiave "esistenziale", spiega Umberto Regina nell'Introduzione, ripartendo dalla caratteristica distintiva dell'uomo: l'esistenza. L'uomo in quanto esistente ha un rapporto edificante con Dio: rispetto all'Eterno si innalza senza mai unirsi completamente. All'idea, avanzata da alcuni filosofi moderni, di una compromissione di Dio nell'imperfezione del mondo Kierkegaard risponde con il salto della fede, somma possibilità donata all'uomo per vincere sul male.
Il manoscritto dei primi anni '30, "Ragione e fede", qui presentato con introduzione e apparato critico di Luca Natali, dà il titolo a un'opera fondamentale di Piero Martinetti e ne contiene il nucleo teorico, che sta alla base della sua più ampia ricerca su Gesù in chiave non storica ma filosofica: una rigorosa critica della teologia come apologetica, volta a restituire alla fede e alla ragione la loro peculiarità senza riduzioni. L'originalità della prospettiva martinettiana è una sorta di "illuminismo religioso": la religione la si difende a partire dal riconoscimento della sua appartenenza, insieme alla ragione, a un processo libero della coscienza nell'acquisizione del sapere. Come dire, la verità - anche di "fede" - è alla portata di tutti coloro che esercitano la ragione e, in quanto legittime dimensioni dello spirito, l'una non può opporsi all'altra ma ne è parte.