L’Isola di Lost è il luogo del mistero e del dubbio, ma diventa anche una metafora autoreferenziale della serie nel panorama televisivo: unica, irraggiungibile, isolata. Così il pubblico diventa suo arcipelago, costretto a perdersi tra le trame di una storia di smarrimento. Gli spettatori si sentono tutti parte di una storia di naufraghi che, che tra mito e scienza, ha creato personaggi e racconti totalmente accostabili al pensiero postmoderno. Laddove per postmoderno si intende un modo nuovo di guardare la realtà; più complesso, mai razionale, sempre scettico e pronto ad essere messo in discussione. Ecco perché il “Lostmoderno” non può fornire risposte, ma interrogare la serie scoprendone i retroscena socio-antropologici. Concetti come luogo, politica, gioco ed onomastica sono tutti funzionali a rafforzare l’instabilità di un testo postmoderno. Tra i tanti quesiti della serie emerge la possibilità di una sola risposta: come e perché Lost sia diventata la serie che ha cambiato per sempre la narrazione televisiva.
Autore
Giuseppe Grossi, è nato a Bari nel 1985. Laureatosi in sociologia e giornalismo presso l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, collabora con l’Image Lab, centro di ricerca sui linguaggi visivi, la moda, l’editoria, lo spettacolo e il brand.
L'inedita storia secolare di una 'capitale' del Mediterraneo dal punto di vista della centralità bizantina.
A diciassette anni dalla sua prima edizione in lingua inglese (Oxford 1993) e a sei dalla seconda in francese (Fribourg-Paris 2004), si presenta qui in edizione italiana il volume di Dominic J. O’Meara, Plotino. Introduzione alle «Enneadi». Esso è rivolto segnatamente a coloro che intendono intraprendere la lettura dell’opera plotiniana, uno dei testi indubbiamente più grandi e complessi dell’Antichità nonché dell’intera tradizione filosofica. Attraverso l’esame di alcuni tra i suoi trattati più intensi e significativi, O’Meara mostra come nel suo insegnamento a Roma e nel confronto con i predecessori Plotino sia giunto a sviluppare un pensiero particolarmente originale e audace, basato su un’interpretazione fortemente innovativa di Platone e destinato a esercitare una profonda influenza sulle vicende della metafisica occidentale. Una breve Prefazione della Curatrice (Sofia Mettei), la Premessa dell’Autore alla traduzione italiana e taluni aggiornamenti testuali (Cronologia della vita di Plotino, Cronologia dell’opera di Plotino) e bibliografici colmano la distanza critica dalle precedenti redazioni, confermando altresì la rilevanza di tale lavoro in seno all’attuale panorama degli studi sul neoplatonismo..
Autore
Dominic J. O’Meara, nato a Dublino nel 1948, è professore emerito di Storia della Filosofia Antica all’Università di Friburgo (Svizzera). Già membro del comitato direttivo della Fédération Internationale des Societés de Philosophie (1999-2003) e della European Science Foundation «Philosophy in Late Antiquity and its Heritage in Arabic Thought» (2000-2004), ha cofondato e diretto la collana «Vestigia» (Cerf, Parigi) e la «Academia Platonica Septima» (Münster). Attualmente direttore (con P. Hadot e J.-F. Balaudé) della collana «Les écrits de Plotin» (Cerf, Parigi), collabora a varie riviste scientifiche ed è autore – oltre che dell’opera qui offerta in edizione italiana – di numerosi saggi sulla filosofia plotiniana e la tradizione platonica, tra i quali Structures hiérarchiques dans la pensée de Plotin (Leiden 1975), Pythagoras Revived: Mathematics and Philosophy in Late Antiquity (Oxford 1989), The Structure of Being and the Search for the Good. Essays on Ancient and Early Medieval Platonism (Aldershot 1999), Platonopolis. Platonic Political Philosophy in Late Antiquity (Oxford 2003).
Profilo dell’opera
Nato verso il 1215 a Toledo, Yehudah ha-Cohen è uno dei più importanti enciclopedisti del Medioevo ebraico. La sua opera principale, composta originariamente in arabo, si è conservata solo nella traduzione ebraica realizzata successivamente da Yehudah stesso (con il titolo di Midrash ha-hokmah, ovvero Esposizione o Insegnamento della scienza), dietro richiesta di alcuni amici ebrei.
Il complesso lavoro di recupero e di ripensamento del sapere secolare, compiuto in quest’ambito essenzialmente alla luce dei modelli che gli venivano offerti dalla tradizione ebraica, giustifica l’interesse che Yehudah suscitò sia nel mondo ebraico che in quello latino, come ad esempio attestano i suoi stretti contatti con la corte di Federico II.
Il Midrash ha-hokmah, di cui si presenta qui la traduzione della sezione astrologica (I decreti degli astri), costituisce da questo punto di vista non solo una significativa testimonianza della trasmissione delle scienze greche in ambito ebraico, ma anche un punto d’accesso inconsueto al fervido clima culturale e, almeno entro certi limiti, interconfessionale che regnava alla corte imperiale sveva .
Autrice
Marienza Benedetto è attualmente ricercatrice a contratto (nell’ambito dei programmi FIRB) presso il Dipartimento di Scienze Filosofiche dell’Università di Bari. Ha condotto i suoi studi a Bari (dove ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca prima in «Filosofia e storia della filosofia» e poi in «Storia della scienza»), trascorrendo periodi di ricerca a Lovanio, Parigi, Colonia e Nijmegen, e occupandosi prevalentemente di filosofia medievale ebraica e islamica.
Descrizione
Da più di un secolo il nichilismo, l'ospite inquietante del nostro tempo e del nostro cuore, si è accampato lungo le vie della civiltà occidentale e il pensiero del nulla, come nebbia sottile, ha preso a confondere le coscienze creando fantasmi. Ma che cos'è il nichilismo? Il porsi stesso della domanda segna la ricerca di una via d'uscita. In queste pagine, guardando alla cultura inglese, la visione del mondo più disincantata all'inizio del Novecento, vengono posti i quesiti sul significato dell'essere e della coscienza, sul nichilismo. E, contemporaneamente, si cercano varchi, pertugi che consentano il superamento del non senso, momenti di essere che permettano di scoprire la traccia per l'oltrepassamento del nulla.
Descrizione
Tra Ottocento e Novecento don Bosco, don Orione, madre Cabrini e le altre figure presentate in questo libro, in situazioni sociali difficili, usando gli strumenti che la realtà forniva, hanno generato un'umanità nuova, hanno creato opere. Che sono tutt'oggi un esempio per tutti. È affascinante ripercorrere la loro vita, leggere i loro scritti. Sono uomini e donne come noi che nella testimonianza viva del cristianesimo, dentro l'alveo della Chiesa, hanno risposto ai bisogni di chi gli stava accanto. Operando un cambiamento nel contesto in cui vivevano. Paola Bergamini è nata a Milano (1963) dove vive e dove ha conseguito la laurea in Lettere Moderne con indirizzo in Comunicazioni all'Università Cattolica. Ha lavorato in alcune redazioni di giornali, tra cui il settimanale "Il Sabato". Dal 1994 è giornalista professionista presso il mensile "Tracce" di cui è vicedirettore dal 1998. Per l'editrice Marietti ha scritto il libro su san Giuseppe Moscati, Laico cioè cristiano, e ha collaborato alla realizzazione dei testi di alcune mostre per il Meeting dell'amicizia dei popoli a Rimini.
L'azione di un musicista e uomo di teatro piemontese, propugnatore dell'opera italiana all'estero.
Profilo dell’opera
Il volume presenta una ricostruzione complessiva della filosofia della natura kantiana, dalle opere giovanili fino agli ultimi manoscritti. Nella prima parte è proposta una ricognizione generale del rapporto tra fisica e metafisica lungo l’intero sviluppo della filosofia di Kant: dagli scritti precedenti alla Critica della ragion pura fino al ruolo fondamentale che la fondazione filosofica della fisica (non soltanto newtoniana) riveste per il compimento del sistema del criticismo. La seconda parte si concentra sulla metafisica della natura corporea esposta nei Principi metafisici della scienza della natura del 1786 e costituisce il primo studio monografico complessivo in lingua italiana su quest’opera. La terza parte è dedicata al rapporto tra fisica e filosofia negli scritti successivi, in particolare nei manoscritti dell’Opus postumum (1796- 1803), di cui viene messa in rilievo la continuità problematica rispetto a tutto il periodo del criticismo.
Autore
Paolo Pecere è Ricercatore di Storia della filosofia presso l’Università degli Studi di Cassino. Ha dedicato i suoi studi ai rapporti tra filosofia, fisica e psicologia in epoca moderna e contemporanea, pubblicando saggi e articoli su Kant, Cassirer, il neokantismo del XX secolo e Ricoeur. Ha curato la traduzione italiana (con introduzione e note) di Kant, Principi metafisici della scienza della natura (2003). È autore del volume Immanuel Kant: dinamica e metafisica. Dai «Principi metafisici della scienza della natura» all’«Opus postumum» (2004). È curatore (assieme a C. Cellucci) della miscellanea Demonstrative and Non-Demonstrative Reasoning in Mathematics and Natural Science (2006).
Un cattolico è per definizione un uomo libero da idolatrie e clericalismi... Non così nel senso comune.
Lo sguardo alla realtà di tre protagonisti della pittura italiana del Quattrocento. Un avvenimento della conoscenza in un passaggio cruciale della civiltà europea.