Nell'ultimo decennio della sua vita Tolstoj si dedicò a raccogliere testi tratti da ogni cultura e da ogni letteratura, dalla religione indù, ebraica, araba e cristiana, da pensatori antichi e moderni, dai grandi saggi d'Oriente e d'Occidente. In questo vero e proprio calendario di saggezza - a lungo bandito dal regime sovietico e poi completamente dimenticato sotto il comunismo - Tolstoj assegna a ogni giorno dell'anno un pensiero, una citazione o un aforisma, che ha come fine non la mera erudizione ma quello di divenire una guida spirituale, capace di illuminare una vita davvero degna di essere vissuta, giorno dopo giorno.
In questo saggio breve Caffo prende spunto dal celebre "aforisma 115" che Nietzsche scrisse ne La gaia scienza, l'aforisma chiamato "i quattro errori": 1) che l'uomo si vede sempre e solo incompiutamente; 2) che l'uomo si attribuisce qualità immaginarie; 3) che l'uomo si sente in una falsa condizione gerarchica rispetto alla natura e agli animali; 4) che l'uomo inventa sempre nuove tavole di valori considerandole per qualche tempo eterne e incondizionate. Attraverso la rilettura di questi quattro errori fondamentali, a cui viene dedicato un capitolo ciascuno, Leonardo Caffo vuole spingersi oltre l'antropocentrismo e il superomismo verso una nuova e imponente immagine dell'umanità del futuro. Del destino umano è una brillante rilettura della filosofia nietzschiana che sorprende per la capacità di interpretare in modo lucido ed efficace le esigenze e i problemi della nostra contemporaneità e per immaginare un'umanità futura possibile e diversa da quella attuale. L'"impresa" filosofica di Caffo è allora quella di ridisegnare, a partire da Nietzsche ma in un certo modo superandolo, una figura umana "uguale e contraria" a quella del superuomo: il tentativo di costruire una "condizione postumana" capace di andare oltre il nichilismo e l'individualismo.
"Perché non possiamo aspettare" è un vivido documento su una stagione chiave della storia americana e mondiale, capace di illuminare il lungo e difficile percorso che da Abraham Lincoln, il grande emancipatore, ha condotto sino a Barack Obama, il primo presidente nero degli Stati Uniti. In "Perché non possiamo aspettare" Martin Luther King descrive con prosa incalzante e ispirata, in una specie di impressionante reportage, i fatti che nel 1963 condussero allo scoppio della "terza rivoluzione americana: la Rivoluzione Negra". La resistenza non violenta e la disobbedienza civile come tecniche rivoluzionarie da impiegare contro la segregazione sono i temi principali affrontati in questo libro dal leader dei diritti civili statunitense. Prendendo ideale avvio dalla celebre "Lettera dal carcere di Birmingham", King passa a descrivere i passaggi chiave che dai moti di Birmingham condussero sino alla Marcia su Washington, nell'anno fatale della "Terza rivoluzione americana", il 1963. L'anno seguente King sarà poi insignito del Premio Nobel per la pace. La filosofia della non violenza è l'altro grande tema affrontato in "Perché non possiamo aspettare": essa è infatti la "lama che rimargina" che riuscì a sconfiggere la segregazione e ad affermare il celebre sogno di King: "che tutti gli uomini siano creati uguali".
Insieme agli "Estratti dal diario di Adamo" e al "Diario di Eva", Piano B presenta in un'unica antologia tutti gli scritti del geniale autore statunitense sul tema dei progenitori della razza umana, molti dei quali inediti in Italia. Se infatti i diari di Adamo ed Eva furono pubblicati in vita dallo scrittore, gran parte del lavoro che Twain compose sull'argomento rimase perlopiù inedito almeno sino alla sua morte, nel 1910. Frutto della fascinazione adamitica che da sempre attirò l'attenzione e l'interesse di Twain, in queste pagine lo scrittore tenta di far confluire i suoi pensieri su natura umana, senso morale, amore e morte, sulla religione e sulla scienza. Ma sempre con il sorriso sulle labbra.
Nel 2393, trecento anni dopo i tragici eventi che portarono al collasso climatico, sociale, economico e demografico delle grandi potenze occidentali del Ventesimo secolo, un giovane storico della Seconda Repubblica Popolare cinese cerca di esaminare e comprendere le cause del crollo della civiltà occidentale. Lo stile è a metà tra finzione e saggio. Nel volume viene criticato il sistema capitalista e l'inedia degli Stati democratici - incapaci di mutare lo status quo che sta conducendo l'ambiente alla rovina. "Il crollo della civiltà occidentale" mostra al lettore la direzione presa dalla nostra civiltà e la fine tragica che si sta preparando, se non si interviene subito per fermare la folle corsa verso l'autodistruzione.
"Anima e amore" comprende tredici scritti giovanili e filosofici di Hermann Hesse sul tema della spiritualità e dell'amore. Questi tredici brevi saggi, impregnati di biografia e filosofia, di riflessioni personali e considerazioni politiche, furono pubblicati in varie riviste dal giovane Hermann Hesse tra gli ultimi anni dell'Ottocento e la fine della Prima guerra mondiale, a chiusura di un'epoca fatale dell'umanità e dell'Europa in particolare. "Anima e amore" cerca di svelare l'origine e il "seme" della grande impresa hessiana, che conoscerà successivamente la fama mondiale con la pubblicazione di Siddartha: lo sforzo di armonizzare spirito orientale e cultura occidentale, il tentativo ostinato e caparbio di ricercare l'"anima", l'autentico io interiore, di trovare una via in grado di far coesistere religione e tolleranza, intelligenza e istinto, mente e corpo; in definitiva, di riportare in vita l'unica divinità possibile, quella che dimora nella mente e nel petto di ogni singolo uomo. Tra gli altri brani proposti spiccano Sull'anima pubblicato nel 1917, L'arte dell'ozio pubblicato nel 1904 e Non uccidere pubblicato nel 1918.
No, non è giusto, questo non e buono, non è una causa santa questa in cui viene offuscato e distrutto lo splendore della gioventù. Siamo noi, i vecchi, ad aver peccato; abbiamo mandato questi giovani sui campi di battaglia per le nostre maledette passioni, per la nostra morte spirituale, per la nostra incapacità di vivere generosamente del calore del cuore e della viva visione dello spirito. Usciamo da questa morte, poiché siamo noi i morti, non i giovani caduti per la nostra paura di vivere. Anche i loro fantasmi sono più vivi di noi; ci espongono all'eterno ludibrio di tutti i tempi futuri. Dai loro fantasmi deve scaturire la vita e noi ne saremo vivificati.
"Il mio grido" è una raccolta di discorsi, saggi brevi, conferenze e articoli dello scrittore russo. Il libro ripropone in Italia una serie di scritti ormai irreperibili, tra i quali il discorso che dà il titolo a questa antologia e che Solzenicyn tenne in occasione del conferimento del premio Nobel per la letteratura, nel 1974. I temi che affiorano dai vari brani scelti per "Il mio grido",(tra i quali "Vivere senza menzogna", "Non aspirate a una vita facile" e "Un mondo in frantumi") sono quelli che hanno caratterizzato l'impegno civile e filosofico dello scrittore durante tutta la sua esistenza: la forza "malvagia" e spersonalizzante dei totalitarismi, l'uniformazione dell'uomo "richiesta" dalla modernità, la catastrofe incombente di una nuova guerra totale, il pericolo di nuovi fanatismi. All'umanesimo ateo Solzenicyn contrappone sempre però la speranza della rinascita, di un risorgimento umano segnato dalla contemplazione di Dio e dall'accettazione di ognuno della propria responsabilità umana. Lo stile che caratterizza questi brani scelti è quello incisivo, quasi documentaristico, ma anche appassionato e incalzante, che segna tutta la produzione non-fiction dello scrittore russo.
Il volume raccoglie la celebre Lettera al generale X, insieme ad altri brani e lettere, tra cui l'ultima lettera che Saint-Exupéry datò il 30 luglio 1944, giorno prima di venire abbattuto in volo sul Mar Tirreno (Lettera a Pierre Dalloz). Grazie alle intense pagine di grande letteratura, il testo rappresenta il testamento spirituale e artistico di un genio del nostro tempo; pagine in cui filosofia, biografia, azione e passione si fondono in un'opera di tragica e sublime bellezza. Insieme a Lettera al generale X il volume ripropone anche molti scritti del Saint-Exupéry saggista e articolista. Attraverso la lente d'ingrandimento della guerra gli scritti raccolti in questo volume come Morale e inclinazione o Messaggio ai giovani americani, e anche la Lettera al generale Z, danno luogo a spunti filosofici, divagazioni politiche, morali e religiose, spesso mescolate e intrecciate l'una all'altra, offrendo al lettore italiano un Saint-Exupéry originale.
In questo saggio breve scritto immediatamente dopo la fine delle ostilità e la sconfitta dell'Impero tedesco - l'unico lavoro rimasto inedito in Italia dello scrittore tedesco - Jünger analizza con una prosa ispirata e toccante l'esperienza e le conseguenze materiali e spirituali del disastro della Prima guerra mondiale, tema che segnerà in modo indelebile la produzione letteraria e filosofica dello scrittore e filosofo tedesco. Ne "La battaglia come esperienza interiore" Jünger riporta l'esperienza terribile della guerra di trincea, luogo dove rivivono gli istinti e le stesse pulsioni ferine che hanno dominato i nostri avi - la stessa volontà di sopraffare e di conquistare. Il vero uomo e il vero soldato è però capace di comprenderle e di dominarle, arricchendo l'esperienza con il senso dell'onore e del rispetto per il nemico. L'artista, lo scrittore, il genio di Jünger è anche capace, oltre a tutto questo, di trasformare tali sensazioni ed esperienze in pura epica, permettendoci di comprendere l'orrore nelle sue molteplici sfaccettature.