A Grammatical Analysis of the Greek New Testament contains a brief verse-by-verse grammatical commentary on the Greek text of the entire New Testament.
Originally published in Latin in the 1950s under the title Analysis philogoica Novi Testamenti graeci with Fr. Maximilian Zerwick as its sole author, it was completely rewritten and translated into English by Father Zerwick and Miss Mary Grosvenor in the 1970s under the present title A Grammatical Analysis of the Greek New Testament.
The Analysis is intended for use by beginning students of New Testament Greek who have attained a certain competency in the use of the language.
La grammatica del Greco nel Nuovo Testamento di P. Maximilian Zerwick SJ, non è una grammatica classica con declinazioni, classi degli aggettivi, coniugazioni verbali e paradigmi, e non è destinata a coloro che vogliono iniziare ad apprendere i rudimenti della lingua greco-biblica. Essa presuppone la conoscenza della lingua greca e presenta in maniera sistematica le particolarità e caratteristiche del greco biblico ricorrendo a esempi presi nel Nuovo Testamento. In questo modo vengono chiariti i vari fenomeni grammaticali e sintattici e si offre al lettore una comprensione più chiara e profonda del messaggio contenuto nei testi neotestamentari. Il risultato di questo metodo è continuo andare e venire dalla teoria all'applicazione e dall'applicazione alla teoria. Questa grammatica non è nata di getto, ma è andata crescendo con il trascorrere degli anni, è stata costantemente accresciuta, corretta e ampliata fino ad arrivare alla quinta edizione latina. È uscita anche in traduzione inglese e spagnola (nel 1963 e nel 1997).
Quali differenze intercorrono, in termini stilistici e ideologici, tra la narrazione sacerdotale e l'attività redazionale post-sacerdotale (post P) all'interno del ciclo di Giacobbe (Gn 25,19-35,29)? A confronto con la rilettura riservata dalla tradizione P alla figura e alla vicenda di Giacobbe sono posti una serie di interventi redazionali non P (Gn 28,13ab-15.20-22; 31,3.10-13; 32,10-13), eterogenei rispetto allo sviluppo dell'intreccio e interessati a condizionare la comprensione dell'itinerario del patriarca.Le differenze rilevabili tra le due prospettive a proposito della formulazione delle promesse divine, della menzione della triade patriarcale e di tratti specifici dell'itinerario considerato consentono di riconoscere il carattere post P dei testi non P. Inoltre, la percezione dell'articolazione diacronica di queste due riletture dell'itinerario di Giacobbe permette di riconoscere le principali metamorfosi cui andò soggetta l'antica figura dell'antecessore eponimo nel post-esilio.La duplice rilettura dell'itinerario del patriarca, infatti, riflette due periodi successivi dell'epoca post-esilica. La tradizione P esprime il tentativo delle prime ondate di rimpatriati di coinvolgere quanti erano rimasti nella terra in una nuova fondazione dell'identità di Israele.
Dt 28,69-30,20 è l'unico luogo della Bibbia ebraica in cui si fa menzione di un'alleanza stipulata da Mosè a Moab, prima di entrare nella terra, "oltre l'alleanza stretta all'Oreb". I due capitoli sono studiati da un punto di vista sincronico, tenendo conto della loro forma finale. Tale prospettiva consente di valorizzare il testo nel suo insieme, dando ragione delle apparenti tensioni, interpretate come elementi significativi di una penetrante visione teologica. Dopo una prima parte, nella quale, in particolare, viene presentato il confronto tra il formulario classico di alleanza e Dt 29-30, per far emergere le peculiarità del patto di Moab, la seconda sezione più ampia e consistente si occupa dell' analisi esegetica dei due capitoli. Gli elementi emersi sono posti a servizio della sintesi teologica (terza parte). Attraverso la sottolineatura delle caratteristiche proprie dell'alleanza di Moab, l'analisi permette di evidenziare che essa va interpretata nel suo insieme come la risposta deuteronomistica alla crisi costituita dall'esilio e collocata all'interno del contesto degli annunci profetici di una nuova alleanza. In questa luce l'alleanza di Moab acquista il significato di compimento dell'intenzione divina g1a rivelata all'oreb, in grado di superare il peccato e la disobbedienza di Israele.