C’è un sogno di Gesù
che ci porta a volare oltre la paura:
è la parola delle beatitudini,
prefigurazione dell’umanità promessa
Oggi, come sempre nel corso della storia, è importante che ogni essere umano si interroghi sul tempo presente, per giungere a una visione lucida della realtà e a un’azione responsabile. Riflettendo sull’uomo come destinatario e co-soggetto di una promessa che contiene il senso del nostro vivere e che attraverso una parola dà inizio a una storia, l’autore esamina la differenza tra la promessa di unità e di progresso offerta oggi dal modello della globalizzazione e la promessa di compimento e di salvezza che è al centro del cristianesimo. Promessa, quest’ultima, ben delineata nelle beatitudini, “sogno” di Gesù che proviene dalla radice stessa della sua umanità e che è rivolto alla libertà di ogni uomo.
Roberto Mancini (Macerata 1958), docente di filosofia teoretica all’Università di Macerata, è autore di numerosi saggi su tematiche fondamentali dell’esistenza umana quali l’ascolto, la pace, il bene e la libertà. Presso le nostre edizioni ha pubblicato Il silenzio, via verso la vita e L’uomo e la comunità.
Solo quello che costruisce e libera l’essere umano redime.
Ora, la sofferenza in sé non lo fa, di conseguenza non può redimere.
Lo fa, invece, il modo in cui ciascuno cerca di umanizzare la propria vita dentro le sue sofferenze.
Sono raccolte in questo volume riflessioni e testimonianze di Xavier Thévenot sul tema della sofferenza, parole accompagnate dalla coscienza dell’autore di essere afflitto da una grave malattia. Diffidando dei “bei discorsi” e delle “belle teorie”, mettendo in guardia dalle “scorciatoie del linguaggio” e dagli inganni di un “linguaggio approssimativo” che nutrono frasi spirituali e disumane, elevate e antievangeliche al tempo stesso, l’autore persegue il fine di umanizzare ed evangelizzare la sofferenza e dunque anche le parole sulla sofferenza. In ascolto dell’evangelo, Xavier Thévenot indica una via preziosa per vivere la sofferenza e la malattia: coglierla come occasione per vivere il cammino pasquale dietro a Cristo.
(dalla “Prefazione” di Luciano Manicardi)
Xavier Thévenot (1938-2004), salesiano, è stato professore dell’Institut catholique di Parigi, dove ha insegnato a lungo teologia morale. Autore di numerose opere di etica e di spiritualità, presso le nostre edizioni ha pubblicato Avanza su acque profonde! e Le ali e la brezza.
La confessione consiste nel riconciliarsi. Non si tratta di una semplice riconciliazione con la propria coscienza,ma di una riconciliazione con Dio, che abbiamo tradito, che abbiamo abbandonato per scegliere un altro signore, un altro pastore. Cos'è la confessione? Perché mai dobbiamo confessarci? Quali obblighi questo implica e dove può condurci? Formulando queste domande il compianto metropolita Anthony Bloom voleva rendere sempre più consapevoli i fedeli del gregge a lui affidato della gravità e della serietà del grande sacramento della misericordia di Dio. Riconciliarsi è abbandonare l'atteggiamento di chi si accontenta della condizione in cui si trova e compiere lo sforzo di cambiare per ritornare a Dio, ricomponendo l'unità dentro di sé e ritrovando la pace con il proprio prossimo, assumendo le proprie responsabilità e rinnegando il male. In questo fascicolo pubblichiamo la traduzione di due meditazioni tenute dal metropolita Anthony Bloom ai suoi parrocchiani il 30 dicembre 1989, in occasione della veglia di preparazione alla confessione in vista del Natale ortodosso. Il metropolita Anthony Bloom (1914-2003) è stato esarca per l'Europa occidentale del Patriarcato ortodosso di Mosca.
Il digiuno è una via di ascesi personale ed ecclesiale che tutti i fedeli, ciascuno nella sua misura, sono chiamati a vivere. Proposto non per opprimere i cristiani ma per rendere più chiaro l’esempio di Cristo che attraverso il digiuno si è preparato a trionfare su tentazioni più grandi. Il testo costituisce un tentativo di riscoperta del significato profondo del digiuno cristiano, anche grazie all’apporto delle scienze umane moderne. L’autore sottolinea il fine del digiuno come liberazione del “desiderio” dal “bisogno”: perché torni a essere puro desiderio di Dio che ci rende capaci di una relazione libera e rispettosa con gli uomini e con le cose.
Costi Bendaly (1926), laico, da sempre profondamente impegnato nella vita della chiesa ortodossa e in particolare nel Movimento della gioventù ortodossa, di cui ha fatto parte sin dalla sua fondazione. Ha sempre lavorato nell’insegnamento e nella ricerca nell’ambito della psicologia, della pedagogia e della filosofia contemporanea. Il suo pensiero è conosciuto in Medio Oriente sia tra i cristiani non ortodossi sia in ambiente musulmano.
"Quando ho cominciato ad amare Dio più di tutto, allora in questo amore per Dio ho trovato anche il mio prossimo, e in questo stesso amore per Dio anche i miei nemici sono diventati per me degli altri esseri, sono diventati creature di Dio." (archimandrita Spiridon). Questo libro, nato dallo studio di documenti degli archivi statali e delle carte inedite dello stesso Spiridon Kisljakov (1875-1930), vuole essere un invito alla lettura dell'esistenza di un uomo spirituale e, attraverso di essa, offrire uno scorcio dall'interno su una delle esperienze cristiane più straordinarie che la chiesa di Kiev, e la chiesa russa nel suo insieme, conobbe tra la fine dell'impero degli zar e il definitivo consolidamento del regime staliniano.
L’immagine di Dio nell’uomo
non è un dato di fatto legato alla creazione,
ma la vocazione costitutiva dell’alleanza,
è la chiamata a essere a imitazione di Dio:
come lui amanti in piena gratuità,
fedeltà e compassione.
Queste pagine scaturiscono da un’idea originale: la teologia biblica deve essere il grembo entro cui cresce la riflessione teologica, poiché quest’ultima non è nient’altro che interpretazione del linguaggio simbolico della Bibbia. Il linguaggio figurato ha un peso determinante nel parlare biblico su Dio: di Dio si dice che ha occhi e mani, che ha passione e tenerezza. E questo ci conduce a un’immagine di Dio del tutto differente da quella del Dio dei filosofi: un Dio soggetto, invece che un Dio oggetto, un Dio persona, invece che un Dio forza, un Dio per l’uomo, invece che un Dio in sé.
Evdokimov vuole lanciare un messaggio preciso: il matrimonio deve essere visto come la consacrazione dell’amore umano, ovvero mediante la celebrazione liturgica è lo stesso amore creaturale dell’uomo e della donna a essere investito delle energie del Regno e costituito segno/partecipazione dell’amore di Cristo e della chiesa, anzi dello stesso amore trinitario. L’amore coniugale diventa la materia del sacramento del matrimonio ... Evdokimov scrive un libro che utilizza insieme e liberamente fonti orientali e occidentali, pensa a una teologia personalista del matrimonio a due polmoni, capace di esprimere quanto di meglio oriente e occidente avessero allora da dire sul mistero del matrimonio. E scrive con grande forza di pensiero, con ricchezza di intuizioni e con ampiezza di riflessione; molte pagine non lasceranno indifferente il lettore e offriranno punti di vista originali su tanti aspetti della teologia.
(dalla “Prefazione” di Basilio Petrà)
Pavel Evdokimov (San Pietroburgo 1901 - Meudon 1970), conseguì la licenza in filosofia alla Sorbona e quella in teologia all’Istituto di teologia ortodossa San Sergio, dove fu professore di teologia morale. È stato direttore del Centro di studi ortodossi San Sergio di Parigi, membro del comitato direttivo dell’Istituto ecumenico di Bossey e del Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra. Ha partecipato, in qualità di osservatore della chiesa ortodossa, al concilio Vaticano II. È considerato uno dei maestri della teologia e della spiritualità ortodossa del xx secolo.
Ci sono persone
che non si sarebbero mai innamorate
se non avessero sentito
parlare d’amore.
(François de La Rochefoucauld)
Non si può affrontare l'avventura più esaltante, ma anche più rischiosa dell’esistenza umana, quella dell’amore, senza la disponibilità a imparare sempre e di nuovo ad amare. Il vero incontro nell’amore, per una coppia ma anche per chiunque viva in relazione con altri, non può costruirsi solo su un istinto naturale o sulla buona volontà. Il presente testo vuole offrire delle prospettive concrete per vivere l’amore, presentando le declinazioni che può assumere l’imparare ad amare: imparare chi è l’altro, ascoltare le sue attese, essere fedele, non scoraggiarsi davanti ai conflitti, e indicando l’autentica scuola dell’amore nell’evangelo: rivelazione di un Dio-amore che invita i cristiani a vivere nell’amore.
Michel-Robert Bous (1909-2000), domenicano di Lille, ha lavorato per lunghi anni nella pastorale per i fidanzati e le giovani coppie. La sua sapienza evangelica e la sua esperienza ne hanno fatto una guida affidabile per quanti desiderano fare del proprio amore umano un segno credibile dell’amore di Dio per l’umanità.