Il volume si articola in due parti, differenti nel genere espositivo, ma tra loro intimamente collegate riguardo all’interrogativo proposto dal titolo. La prima parte svolge un serrato confronto con alcuni Padri della Chiesa più rappresentativi, ma anche con alcuni documenti importanti del Magistero, in merito a due temi decisivi della formazione sacerdotale: la consacrazione e la missione del ministro ordinato. La seconda parte illustra alcune storie di vocazione sacerdotale, inseguendo idealmente lo schema biblico delle storie di vocazione: la chiamata-elezione di Dio, la risposta del chiamato, la missione, i dubbi e le resistenze del chiamato, la conferma rassicurante del Signore. Le due parti intendono rispondere a questa domanda ambiziosa: Chi è (davvero) il Ministro Ordinato nella Chiesa?
ARGOMENTO: Candidati e Formatori al sacerdozio. Utile per la catechesi sulla vocazione e il ministero ecclesiale.
AUTORE
Enrico dal Covolo, vescovo salesiano, è nato a Feltre (BL) il 5 ottobre 1950. Docente per molti anni, dal 2010 al 2018 è stato Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense. Dal 2018 è stato nominato da Papa Francesco Assessore nel Pontificio Comitato di Scienze Storiche. È autore di numerose pubblicazioni, e direttore scientifico, membro o consultore di varie Istituzioni, Accademie e Riviste. Come Docente emerito, continua ad insegnare Patrologia e Patristica nella Pontificia Università Salesiana di Roma.
Il volume conclude la trilogia del "rispecchiamento" evangelico. Intende offrire utili spunti per l'omelia domenicale. Utili per chi predica, e per chi ascolta. Per guardare dentro la Parola di Dio e ritrovare il proprio volto più vero all'interno dei volti - spesso smarriti e deturpati - del nostro tempo, sempre tentato dalla maschera e dalla finzione.
La Prima Lettera ai Tessalonicesi risponde alle domande sul senso della vita e sul suo limite, la morte. Questo sussidio si colloca nel contesto della domanda sul senso della vita umana, la sua realtà vocazionale e la prospettiva escatologica. Dopo aver introdotto le questioni letterarie e teologiche dello scritto paolino, viene presa in considerazione la sezione di 1Ts 4,1-5,18, articolata in tre tappe: I. Chiamati alla santificazione (1Ts 4,1-12); II. La speranza della risurrezione (1Ts 4,13-18); III. Il giorno del Signore verrà (1Ts 5,1-11). Seguendo la scansione della lectio divina viene proposto un percorso centrato sul messaggio del testo paolino e sulle sue conseguenze per la vita dei credenti e il loro discernimento vocazionale, per offrire a quanti stanno vivendo la loro ricerca alcune preziose indicazioni per ritrovare il senso e il gusto della vita e della vocazione.
SE I SACERDOTI ASCOLTASSERO I LAICI…
Intervista a Valentino Salvoldi per Radio Vaticana
- “Ne scelse Dodici”. Il titolo del suo recente libro, e l’immagine dell’“Ultima Cena” in copertina, non lasciano spazio a equivoci. Si parla dei sacerdoti, ma in quale prospettiva?
Innanzitutto questo libro può essere utile non solo ai sacerdoti, ma anche ai laici. In particolare il primo capitolo, dove parlo del comune bisogno di “stare con Cristo”, della necessità di stare aggrappati a Lui e di continuare la formazione integrale fino al termine della nostra vita. Il testo è frutto dell’esperienza di tanti anni d’aggiornamento dei formatori del clero, soprattutto in Africa e in Asia. Si rivolge ai ministri ordinati: parlo del diacono permanente, che non deve essere una specie di sacrista o un addetto alla liturgia, ma al ministero della carità e dell’evangelizzazione. Parlo dei preti chiamati a essere collaboratori della gioia dei fedeli. Presento il vescovo come primo responsabile dell’evangelizzazione non solo della sua diocesi, ma di tutta la terra.
Come vede il sacerdote, oggi?
Sublime la sua originaria scelta di essere un dono per tutti, la sua consacrazione alla felicità umana, la sua determinazione a essere l’uomo di tutti e per tutti ministro di pace – plenipotenziario del Principe della pace –, la sua coscienza che farsi sacerdote «non significa mettersi una divisa fuori, ma un tormento dentro», accettando di diventare «il ministro della pazienza di Dio», disposto a essere «il più amato e il più odiato degli uomini, il più incarnato e il più trascendente, il fratello più vicino e l’unico avversario». E la sua grandezza consiste nel «lusso di poter amare tutti». È un uomo che rinuncia a fare l’amore per essere amore, ministro di un Dio che si definisce Amore.
In che senso vede il sacerdote come un uomo che “ha un tormento dentro”?
Si tratta del tormento di non essere santo e di essere lui stesso lontano dall’ideale che propone agli altri. Il tormento di vedere le chiese sempre più vuote…svuotate sia dal secolarismo, sia dal fatto che troppi cristiani non abbiano ancora compreso a fondo il mistero dell’eucaristia. Il tormento di sapere che nel mondo esistono cinque miliardi di persone che non hanno ancora sentito parlare di Cristo. Il tormento di essere circondato da pochi laici che, spesso, sono più “clericali” dei preti. Il tormento di non poter esercitare il ministero sacerdotale, perché richiesto di interessarsi di realtà che dovrebbero essere di competenza dei laici o dei diaconi permanenti. Il tormento di celebrare confessioni – per quei pochi che ancora si confessano – che non rispecchiano l’ideale proposto anche dal Vaticano II: “Confessione di lode”; “confessione della propria vita”; “Confessione di fede”…
In questa situazione, i sacerdoti che cosa dovrebbero fare?
Circondarsi di persone valide; ascoltare i laici, non gli “Yes men”, ma quelli che sanno essere voce critica, illuminata dall’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI; non essere autoreferenziali, come continua a ripetere papa Francesco.
- “Ne scelse Dodici”: che cosa comportò per gli apostoli questa scelta? Soprattutto, che cosa comporta ai “chiamati” di oggi?
La vocazione al ministero ordinato comporta la scelta di “stare con Gesù” per approfondire la conoscenza del Maestro, familiarizzare con la sua persona, amare la sua parola: i Vangeli. Ciò implica la capacità di desiderare il silenzio, scegliere il deserto (in ebraico “deserto” si dice “Midbar”: luogo della “Dabar”, la Parola), farsi aiutare nel discernimento della propria vocazione, studiare – e molto – perché una mezza scienza è pericolosa e allontana dal clero quanti si aspettano dall’uomo di Dio accoglienza, ascolto e coinvolgimento nel sacro. Si aspettano liturgie che non siano rappresentazioni, ma attualizzazioni del Mistero. Non un ricordo, ma un memoriale della morte e risurrezione del Signore. In ogni Eucaristia Cristo muore e risorge. E noi con Lui.
- Ci sono differenze tra la formazione sacerdotale impartita in Europa e quella proposta in Africa e in Asia, dove ha svolto gran parte del suo servizio sacerdotale?
Difficile fare paragoni per situazioni radicalmente diverse: in Europa i seminari si svuotano; i pochissimi seminaristi rimasti sono coccolati finché sono studenti, ma, diventati preti, sono abbandonati a sé stessi. Spesso sono soli e non pochi si sentono figli di nessuno. Nell’America Latina, che lamenta un’estrema scarsità di clero, si fanno esperimenti per formare i futuri preti non in seminari, ma nelle parrocchie, visitati periodicamente da formatori e docenti. L’Asia è impenetrabile alla nostra comprensione (ho visitato una dozzina di stati asiatici e non temo di riportare ciò che affermava un mio collega di Propaganda Fide: «Sono stato in missione per venticinque anni in Cina, e ho concluso che non ho capito nulla dei Cinesi»). In Africa i seminari sono stracolmi e abbisognerebbero di professori visitatori dall’Occidente. I preti africani, poi, avrebbero fin troppo da lavorare nella loro terra, prima di venire in Occidente a “tappare i buchi”. Non è una disgrazia se alcune parrocchie non hanno il parroco residenziale: la scarsità di preti europei potrebbe essere un’opportunità data ai laici di prendersi le loro responsabilità. Come battezzati, siamo tutti profeti, sacerdoti, re e missionari.
- In questo libro lei guarda alla crisi dei sacerdoti come a un “tempo di grazia”. In forza di che cosa può dirlo?
L’ideogramma cinese della parola “crisi” si legge: “opportunità”… Il credente sa che tutto è grazia e che lo Spirito Santo continua ad animare la Chiesa. Inoltre, Cristo ha affermato: «Le potenze degli inferi non prevarranno». Nel mondo il male non prevarrà sul bene. Questa la nostra fede: la crisi europea potrebbe convertirsi in un’opportunità per gli altri continenti.
- Ma il sacerdote ha rilevanza nella società di oggi?
Ovunque ho sperimentato che soprattutto i giovani avvertono la nostalgia di Dio. E se un uomo di Dio è disposto all’ascolto e al dialogo, la gente non guarda all’orologio quando parla con lui.
Ho vissuto questo in molti stati, incontrando gente lungo la strada e giovani anche nelle discoteche. L’avevo sperimentato pure in Russia, negli anni Settanta, quando l’ateismo veniva imposto dallo Stato. Ho visto che chi cerca di strappare Dio dal cuore dell’uomo, assieme a Dio gli strappa il cuore. Ma l’uomo di Dio può riaccendere la nostalgia dell’Eterno. Il comunismo è svanito, mentre la nostalgia di Dio è rimasta.
- «Non siate showman», ha raccomandato papa Francesco ai preti di Roma. E sempre a loro, lo scorso Giovedì Santo, ha ribadito: «Non siamo distributori di olio in bottiglia. Ungiamo distribuendo noi stessi». Si tratta di semplici richiami spirituali o è la richiesta di un cambiamento di vita?
Showmen: ho già detto che molti sacerdoti, sull’altare, fanno rappresentazioni e non attualizzazioni del Mistero. Il cambiamento di vita richiesto dal Papa consiste nel non essere ingessati, rigidi, formalisti. Se celebrassimo messe adatte per diverse categorie di persone e gruppi di età, se invece di guardare alle finanze della parrocchia facessimo vivere esperienze forti ai giovani (Terra Santa, santuari, deserto), allora ci sarebbe un vero rinnovamento. Non c’è bisogno di suggerire a un innamorato di andare a trovare la sua ragazza… Se le messe fossero vissute bene, dovremmo chiamare i vigili urbani a regolare il flusso dei fedeli in chiesa!
- Scegliere i poveri, le periferie, non è poi tanto facile da attuare, soprattutto per i sacerdoti più anziani! Richiede preparazione. Nei seminari c’è attenzione a quanto chiede papa Francesco?
Nei seminari dell’Occidente non manca nulla agli studenti; la loro situazione si ribalta dopo l’ordinazione. Nei numerosi seminari che di volta in volta visito, non manco di prospettare il tipo di formazione che ho ricevuto nel Seminario Romano, con i tre grandi amori: l’Eucaristia, la Madonna, il Papa (il tutto in una atmosfera di preghiera quasi monacale, silenzio e studio). Insisto poi sulla formazione permanente che dovrebbe essere più incentrata sulla vita spirituale, sull’amore al silenzio, sullo studio della Bibbia, della dottrina sociale della Chiesa e dei documenti ufficiali della stessa. Sarebbe interessante chiedere quanti abbiano letto, dell’esortazione apostolica Christus vivit, non la sintesi di Avvenire, ma il testo integrale… Sarebbe utile, infine, richiedere ai seminaristi di lavorare – almeno per tre anni – tra i poveri, nelle periferie, prima del diaconato. Qualcuno deciderà di uscire dal seminario? Non è una tragedia. Il mondo non ha bisogno di tanti sacerdoti. Non tanti, ma santi. Santi che siano collaboratori della gioia dei fedeli, come suggerisce san Paolo.
“Ne scelse Dodici…”. Per una formazione permanente del clero,
Editrice Rogate, Roma 2019
«Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la
Pasqua con i miei discepoli?». Maestro e Discepoli nel Cenacolo
sono a casa. Il Cenacolo ricorda il servizio, il sacrificio, l’amicizia, il
congedo del Maestro e la promessa di ritrovarsi di nuovo. Il Cenacolo
ricorda la condivisione, la fraternità, l’armonia… ma ricorda
anche la meschinità e il tradimento. Infine, nell’orizzonte del Risorto,
il Cenacolo ricorda la nascita della nuova famiglia, la Chiesa.
Raccolta in preghiera con la Madre di Gesù, animata dallo Spirito
Santo, la Chiesa nel Cenacolo fa esperienza di una rinnovata Pentecoste,
ed esce incontro all’Umanità. Queste pagine offrono rapidi
spunti, quasi pennellate impressioniste, suggerimenti semplici per
la meditazione, lasciando al Lettore di abitare il Cenacolo, di venire
ispirato dai gesti e dalle parole del Signore, di esserne trasformato.
Sulla scorta dell'insegnamento di Papa Francesco : " Non posso formare una persona religiosa senza prendere in considerazione la sua vita, la sua esperienza , la sua mentalità e il suo contesto culturale", il volume affronta l'urgente problema dell'inculturazione in riferimento alla formazione alla vita consacrata e al ministero ordinato.
Questo studio intende offrire alcune linee d'intervento, aiuta a suggerire cammini formativi capaci di coinvolgere tutte le culture nelle comunità multiculturali e internazionali, e a contestualizzare le proposte di formazione in ogni cultura. Utile per la formazione iniziale e permanente delle persone consacrate e dei presbiteri, e come proposta di una rinnovata significatività della vocazione al presbiterato e alla vita consacrata.
Nel cammino di preparazione al XV Sinodo dei Vescovi sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” spicca il motivo del “discernimento vocazionale”. Questo volumetto riflette sul tema attraverso l’approfondimento esegetico e spirituale della pagina 2Timoteo 1,1-18 in cui l’apostolo Paolo consegna al discepolo il suo testamento spirituale. A Timoteo è affidata la responsabilità di guidare la Chiesa di Efeso e solo mediante un attento discernimento spirituale egli potrà assolvere il suo delicato compito ecclesiale e affrontare le sfide del contesto religioso e socio-culturale del tempo. Approfondendo questa pagina si è invitati a reinterpretare la propria vocazione e missione come dono ricevuto da Dio a favore degli altri. Quanto Paolo affida a Timoteo è rivolto oggi anche a noi e coinvolge ciascun credente nell’avventura dell’amore e del servizio.
Nella Prima Parte il libro indaga gli atteggiamenti dei giovani davanti al problema del significato dell’esistenza, una dimensione che è strettamente collegata alla capacità di riconoscere se stessi e la propria vocazione. Aiuta a capire come i giovani affrontano la questione del senso e il bisogno di “religiosità” in un’epoca segnata dalla frammentazione, dalla dispersione delle esperienze e dalla crisi dell’educazione.
La Seconda Parte è un vademecum, una guida e un formulario per rendere familiare l’urgente compito dell’accompagnamento spirituale e vocazionale. Lo scopo è avviare genitori, educatori, operatori della pastorale, animatori, sacerdoti e persone consacrate ad accompagnare ragazzi/e giovani a scoprire il proprio progetto di vita alla luce di Dio, al fine di accoglierlo e di seguirlo, in modo da realizzare se stessi e la propria missione nel mondo.
Il volume richiama i punti essenziali della ricchezza formativa alla vita consacrata e al presbiterato che si è sviluppata in questi anni, e lo fa come provocazione e sfida, con numerosi flash sulla situazione odierna e , al contempo, volendo tracciare qualche linea di cammino molto concreta, per agevolare il passaggio dei grandi principi e valori nella vita quotidiana.
Il libro nasce dall’intento di far risplendere la bellezza delle opere dei carismi, di riportarle allo splendore con cui sono nate, n un momento storico in cui molti carismi si trovano in difficoltà per l’invecchiamento dei membri, la scarsità di vocazioni e a volte per la mancanza di sogni e fiducia nel futuro e di abbandono alla Provvidenza.