Prefazione di Otello Lupacchini
La 'ndrangheta è un "elemento costitutivo della società calabrese"; le famiglie di 'ndrangheta sono cellule della società e, come tali, respirano la stessa aria. Sono cellule malate, però, che si nutrono della parte sana della collettività, dissanguandola. La forza della 'ndrangheta sta nell'omertà, nella capacità di impedire che si parli della crudeltà e della prepotenza che la costrddistinguono. Il silenzio, a volte determinato dalla paura, altre volte dalla indifferenza o, ancora, dalla vicinanza, ne ha consentito diffusione e consolidamento anche al di fuori dei confini nazionali. È la forza della parola, il coraggio di denunciare, che potrà distruggerla. Le parole fanno paura, ecco perché un capo, Pantaleone Mancuso, atterrito, perde il controllo, nel corso di una udienza in cui è imputato e urla al suo Pubblico Ministero: «Fai silenzio, fai silenzio, fai silenzio ca parrasti assai, hai capito ca parrasti assai, fai silenzio ca parrasti assai.» Espressione dello stato d'animo di un boss che comprende che il muro che ha costruito per la protezione sua e della sua famiglia sta per essere infranto dal coraggio di chi usa la parola.
Nella sua introduzione Gianni Gennari, giornalista ed ex sacerdote, ricorda i tempi in cui chi si dimetteva dal sacro ministero era chiamato volgarmente «spretato». Ora la discussione sul celibato torna a irrompere nella Chiesa, con la possibile apertura del sacerdozio ai viri probati, uomini sposati di provata fede. Se scelto in modo spontaneo e volontario, il celibato è un vasodilatatore dell'anima, consente di allargare il cuore e sentire tutti come il proprio "prossimo". Se però si riduce a mera obbedienza, diviene una menomazione esistenziale e le conseguenze sono nefaste per sé e per l'intera comunità cristiana. Allora, anche per i cattolici di rito latino il celibato dovrebbe tornare a essere una libera scelta e non più un obbligo? Il libro offre una sintesi storica del celibato e riporta le posizioni dei papi dell'ultimo secolo. Parlano gli esperti, dal religioso-psicologo specialista nella cura dei disagi di persone consacrate alla teologa che insegna ai futuri candidati all'episcopato. Soprattutto si dà voce ai protagonisti: presbiteri fedeli al voto di castità e diaconi sposati, preti che hanno lasciato il ministero per amore di una donna e mogli di ex sacerdoti. Storie vere, cariche di dolore ma anche di gioia, raccontate in modo delicato ma con schiettezza. «Il celibato è un'estrema forma di povertà, che mette chi lo pratica in unione con i più soli, i rifiutati» dice un anziano sacerdote ripensando alla propria vita. Tra le varie testimoniane, quella del vescovo presidente della commissione CEI per il clero e la vita consacrata: «Chi si prepara al sacerdozio - afferma - deve educare lo sguardo e abituarsi al confronto con l'altro sesso».
Le democrazie contemporanee non godono di buona salute. Già minacciate dal progressivo indebolimento della politica prodotto dalla spietata competizione globale, oggi devono fare i conti con un nuovo spettro: diventare la "democrazie del pubblico". Nella società dei nuovi media i cittadini rischiano di trasformarsi in un "pubblico" sempre più passivo, acritico, influenzabile, con scarse possibilità controllare le informazioni, senza occasioni di confronto critico, piuttosto istintivo nei giudizi e quindi con basse difese immunitarie per difendersi dalle tante forme di manipolazione e da populisti e imbonitori sempre in agguato, soprattutto nei momenti di crisi. Contro tale preoccupante degenerazione, questo volume propone una difesa filosofica, storica, sociologica ed economica della democrazia, intesa come "società aperta", fondata sulla discussione critica, che trova le sue origini nella filosofia greca e nella tradizione cristiana. Per far fronte alle sfide del terzo millennio, è questa la tesi degli autori, la democrazia ha bisogno di una articolazione poliarchica, di istituzione inclusive, di uno Stato in grado di regolare i processi economici e di garantire le libertà dai nuovi nemici e i diritti sociali dalle nuove disuguaglianze. Per le sorti della democrazia diventa inoltre decisivo che il cittadino democratico, soprattutto attraverso gli studi umanistici, acquisisca quella capacità critica e quella autonomia di giudizio che rappresentano gli anticorpi necessari affinché il "demos" non sia declassato a "pubblico" e la "democrazia dei cittadini" possa trovare nuovo slancio nel mondo globalizzato.
John Stuart Mill: «Le obiezioni che vengono giustamente mosse all’educazione di Stato, non si applicano alla proposta che lo Stato renda obbligatoria l’istruzione, ma che si prenda carico di dirigerla; che è una questione del tutto diversa».
Antonio Rosmini: «I padri di famiglia hanno dalla natura e non dalla legge civile il diritto di scegliere per maestri ed educatori della loro prole quelle persone, nelle quali ripongono un maggior confidenza».
Gaetano Salvemini: «Io non credo che la scuola pubblica avrebbe molto da guadagnare dalla scomparsa della scuola privata. Questa può essere un utile campo di esperimenti pedagogici, rappresentare sempre un pungiglione ai fianchi della scuola pubblica, e obbligarla a perfezionarsi, senza tregua, se non vuole essere vinta e sopraffatta».
Antonio Gramsci: «Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera, della scuola lasciata all’iniziativa privata e ai comuni. La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola è indipendente dal controllo dello Stato».
Don Luigi Sturzo: «Si parla tanto di libertà e di difesa della libertà; ma si è addirittura soffocati dallo spirito vincolistico di ogni attività associata dove mette mano lo Stato; dalla economia che precipita nel dirigi¬smo, alla politica che marcia verso la partitocrazia, alla scuola che è monopolizzata dallo Stato e di conseguenza burocratizzata».
Luigi Einaudi: «Senza concorrenza fra istituti statali e istituti privati, non v’ha sicurezza che l’insegnamento sia l’ottimo […]. Il monopolio statale dell’istruzione, con danno palese per la cosa pubblica, non dissimile dal danno recato da ogni altra specie di monopolio».
Don Lorenzo Milani: «Né preti né laici potranno mai fare nulla di perfettamente puro e sarà dunque meglio lasciare che si perfezionino quanto possono gli uni e gli altri possibilmente senza difficoltà economiche in libera e realmente pari concorrenza».
Durante l'età contemporanea i rapporti tra la Chiesa cattolica e gli Stati europei sono stati spesso caratterizzati da forti tensioni, determinate dai percorsi con i quali le istituzioni religiose e civili hanno affrontato i processi di modernizzazione. Il profilo storico di Spagna, Italia e Francia negli ultimi due secoli è stato certamente delineato, seppur attraverso crinali differenti, dall'evoluzione dell'appartenenza religiosa dentro la modernità socio-politica e dal prendere forma di un articolato cammino di secolarizzazione. È questo lo scenario nel quale si collocano i ventuno saggi del presente volume, frutto di un gruppo di lavoro europeo composto da studiosi italiani, spagnoli e francesi. Gli studi permettono, così, di indagare in chiave comparata le dinamiche di interdipendenza che caratterizzano istituzioni civili, organizzazioni ecclesiali, movimenti laicisti e associazioni sociali, sia al loro interno, sia nelle loro relazioni. In tale percorso di ricerca sono state superate accomodanti rappresentazioni storiografiche per approdare ad una maggiore comprensione della realtà storica.
Il Mediterraneo è un “enigma meraviglioso”. Mare di viaggi avventurosi, teatro delle più grandi battaglie navali della storia e di conflitti religiosi insanabili, dimora comune di ebrei cristiani e musulmani, culla di Omero. Mare interno, lo chiamavano i Greci, e nostro i Romani. È un pezzo di mondo dove tutto è accaduto, e tutto accade: nascita del pensiero greco e della cultura araba, mescolanze di civiltà, popoli e tradizioni. Nunnari racconta il Grande Mare delle tre religioni monoteiste, degli scambi, dei commerci, delle bellezze del paesaggio e della natura, dei misteri, delle leggende, delle scorrerie piratesche e delle migrazioni bibliche. Riflette a lungo sull’Italia, che nel Mediterraneo è interamente immersa, col suo Sud, avanguardia occidentale verso Medioriente e Africa del Nord, e ponte di collegamento dell’Europa. Nonostante tutte le contraddizioni, i ritardi sulla modernità, le incessanti correnti migratorie, e i focolai di guerra, il nostro mare - sostiene l’autore - è il posto giusto per riscoprire la cultura d’origine dell’Occidente e lo spirito europeo: “Mediterraneo non è solo una nozione geografica, ma un vecchio nome, che si porta dietro la storia di tre continenti e di tre insiemi di civiltà; un patrimonio culturale che, in un futuro che si presenta pieno d’incognite, nel mondo che naviga senza bussola, smarrito, impaurito, e rinchiuso nei suoi falsi valori ingannatori, rappresenta l’eredità che ci può salvare”.
Il sistema monetario non è qualcosa di prettamente tecnico e separato dal resto delle istituzioni sociali. La soluzione che viene data al problema della moneta è parte integrante dell'habitat istituzionale dentro cui viviamo. E da essa dipendono i gradi di libertà di cui possono beneficiare le nostre azioni. Friedrich A. von Hayek, Premio Nobel per l'Economia e maggiore rappresentante della cultura liberale del Novecento, ha fatto della questione monetaria il tema della sua prima riflessione teorica. Si è poi dedicato ad analizzare i presupposti gnoseologici e normativi su cui si basa la società libera. E ha formulato una severa critica alla "democrazia illimitata", quel tipo di sistema sociale in cui «non è più la volontà o l'opinione della maggioranza a determinare cosa debba fare il governo, ma è il governo che è costretto a soddisfare ogni tipo di interesse, allo scopo di mettere assieme una maggioranza». Tale situazione è in parte sostanziale favorita dal monopolio governativo dell'emissione della moneta. Come dire che, per ripristinare una "democrazia limitata", per circoscrivere cioè il potere del ceto politico, è necessario abbattere quel monopolio, responsabile di inefficienza, disoccupazione, fenomeni degenerativi della vita sociale. Ossia: bisogna affrancarsi da qualsiasi forma di sovranismo monetario. Il che è possibile solo a condizione che la moneta venga offerta da istituzioni che operino in regime di concorrenza. Hayek presenta in questo suo saggio una proposta ben articolata, su cui tutti i difensori della libertà individuale di scelta devono riflettere. Come alcuni commentatori hanno messo in evidenza, è possibile che tale proposta debba essere integrata ed emendata. Lo stesso Hayek lo riconosce. Ma resta il problema che il monopolio dell'emissione della moneta non è compatibile con le priorità funzionali di una società aperta. E una soluzione dev'essere trovata.
«Quando le violenze (delle mafie) divennero omicidi e stragi [...] ci si avvide che l'identità criminale [...] usurpava volto e funzioni di una contro società [...]; il contrasto condotto fino all'omicidio, come nel caso del parroco don Pino Puglisi, rivelava un giudizio antagonistico contro la fede cristiana» (dalla prefazione). L'Autore che è anche postulatore della causa di canonizzazione di don Puglisi, connette diverse discipline (diritto civile, penale e canonico, teologia sistematica, morale), con l'invito a leggere la Chiesa come popolo peregrinante, che vive nel mondo per annunciare il Vangelo e lottare contro il mysterium iniquitatis. Inoltre, ricostruisce l'inconciliabilità tra mafia e Vangelo, soffermandosi sulla scomunica e sul suo significato pedagogico e medicinale. Le strategie sociali e pastorali di contrasto alla zizzania mafiosa vanno radicate nel martirio di Puglisi e nelle parole di papa Francesco: «Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».
Le complesse dinamiche tra i "palazzi" della politica e l'intervento delle "piazze" che condussero alle "radiose giornate" del maggio 1915 e all'ingresso dell'Italia nella Grande Guerra non costituiscono un fenomeno isolato della storia nazionale. Il volume ripercorre alcuni specifici e cruciali tornanti nella storia italiana in cui si è manifestata con particolare forza un'articolata interazione tra istituzioni nazionali e mobilitazioni dell'azione collettiva nella decisione politica: dal dibattito sull'esercito garibaldino dell'aprile 1861 all'attitudine della guardia nazionale nei confronti del Parlamento del maggio 1873; dallo stato d'assedio di Milano del 1898 allo svolgimento della "settimana rossa" del giugno 1914, fino alla marcia su Roma dell'ottobre 1922; dall'attentato a Togliatti del 1948 alle manifestazioni di Genova del 1960; dall'autunno caldo del 1969 alla contestazione universitaria del febbraio 1977; dalla marcia dei Quarantamila dell'ottobre 1980 al lancio delle monetine a Craxi del 1993. Ne esce un affresco interessante per ripensare tradizioni critiche e punti di forza dalla vita socio-politica e istituzionale dell'Italia unita.
In un periodo di grande dissoluzione fuori e dentro la Chiesa, un'epoca di preti e religiosi che vivevano negli agi e nei lussi incuranti del Vangelo, Francesco di Paola sceglie il ritorno alle origini, votandosi all'isolamento come gli antichi padri del deserto per vivere il solo a solo con Dio. Un ritiro non fine a se stesso, tuttavia. Ben presto, infatti, la grotta di Francesco viene "assediata" da frotte di persone desiderose di aiuto, di conforto, di confronto. Francesco accetta l'arrivo della gente e a tutti dona il suo amore, compiendo anche prodigi, sempre nel nome della carità. Ben presto altri eremiti si uniscono a lui. E da Paola la sua comunità si espande, prima in Calabria, poi in Sicilia, infine in altri posti in Italia e poi oltre i confini, chiamato come consigliere dal re di Francia. Il suo segreto fu solo e soltanto uno: credere nella possibilità di realizzare ciò che il suo cuore gli diceva fosse buono e giusto. Credere in se stesso, nelle proprie possibilità e nella potenza disarmante dell'amore. Nulla è impossibile per chi crede nell'amore. Questo il messaggio che la vita di Francesco di Paola comunica a tutti ancora oggi. Non ci sono limiti, barriere, per chi sceglie l'amore. Prefazione di p. Francesco Marinelli.