
Questo volume è un prezioso strumento di decifrazione della Grande Depressione, uno dei più inquietanti fenomeni del Novecento. Quella gravissima crisi economica e sociale viene "letta" e "riletta" da varie prospettive, che insieme convergono verso la smentita dell'imputazione corrente. E non è più il puntuale portato del "perverso" funzionamento del sistema capitalistico. L'impianto teorico utilizzato da Murray N. Rothbard è quello proprio della Scuola austriaca di economia, in cui la teoria del ciclo economico è parte di una più estesa critica dell'interventismo statale. La Grande Depressione diviene cosi l'esito di una lunga e sistematica politica interventistica, di cui fu prevalente paladino il ceto politico e a cui aderirono operatori economici in cerca di "privilegi" e insospettabili economisti. L'opera di Rothbard permette di individuare i molti errori di ieri. E getta luce sugli aspetti salienti dell'attuale crisi finanziaria internazionale.
Sappiamo molto sul concetto di etica della responsabilità (la sua struttura logica, la sua matrice nel protestantesimo, il posto che gli spetta nella storia della filosofia morale, la sua connessione con la teoria dell'azione di Weber, e via dicendo); ma, non ne conosciamo le applicazioni e gli svolgimenti nell'universo della prassi politica reale. Di qui l'idea di questo libro, che è quella di dare appariscenza a un tema non trascurabile per la scienza politica, ponendolo però sul piano dell'osservazione empirica. Una possibile via per questo genere di investigazione è considerare l'etica della responsabilità nel suo aspetto linguistico, ossia nel suo aspetto di verbalizzazione pubblica da parte di capi politici.
Il cristianesimo non si intende più da sé. Le sue parole centrali, i suoi gesti, la sua morale e la sua teologia suonano estranei al cuore e alla vita degli uomini e delle donne di oggi. È diventato come "una lingua straniera". E credere risulta ogni giorno più difficile. In che modo siamo giunti a tale stato di cose? Quali le cause prossime e quelle remote? Quali le possibilità perché la fede cristiana ritrovi smalto e forza di convinzione? E soprattutto: in quale maniera debbono affrontare i credenti il loro attuale essere "come forestieri" in mezzo a un mondo che ha imparato a cavarsela senza Dio? Questi sono gli interrogativi al centro del saggio, che si propone dunque come una "piccola guida" per comprendere e vivere il nostro tempo.
La difesa da parte di Bonaventura da Bagnoregio dei diritti e del primato della fede nei confronti di una presuntuosa ragione che si erge a dea-Ragione incapace di comprendere la "creaturalità" dell'essere umano e di aprirsi quindi all'esperienza religiosa; la difesa dell'onnipotenza e libertà di Dio e insieme della autonomia e libertà dell'individuo all'interno dell'orizzonte volontaristico di Scoto; la difesa della libertà, dignità e responsabilità della persona umana da parte di Ockham contro quell'onnipotente tentazione liberticida che è diretta conseguenza della reificazione dei concetti collettivi; la difesa della libertà nelle attività economiche da parte, in special modo, di Pietro di Giovanni Olivi - quattro linee del pensiero che rendono fortemente attuale la tradizione del pensiero francescano.
C'era una volta la politica, potente, arrogante, carnefice. Ma oggi è solo un'illusione ottica. "Politica Ground Zero" è il viaggio di un giovane manager tra le macerie della politica, in Italia e nel mondo. È un viaggio "sentimentale": dominato dall'amore verso la politica, dalla delusione per i suoi tradimenti, dal desiderio di un'altra politica. Ma per sognarla servono occhi nuovi. Quelli di Emma Bonino, Gabriella Giammanco, Linda Lanzillotta, Beatrice Lorenzin, Marianna Madìa, Giorgia Meloni, Alessia Mosca, Stefania Prestigiacomo: otto donne impegnate nella politica italiana che accompagnano l'autore nel suo viaggio, e lo rendono, per molti versi, unico.
Introdursi nella dottrina sociale della Chiesa significa introdursi a uno studio semplice e complesso. Semplice, perché l'oggetto di cui essa tratta è la vita sociale dell'uomo e ogni uomo ne fa esperienza e la vive, e dunque può riconoscere che si tratta di lui e dei suoi rapporti con il mondo in cui vive. Complesso, perché la vita sociale è in se stessa strutturata in forma complessa, secondo un intreccio di sistemi che hanno ciascuno interessi e obiettivi diversi, a seconda che abbiano a che fare con la politica, con l'economia, con lo Stato, con il lavoro o con la famiglia, e anche perché - in quanto disciplina scientifica - la Dottrina sociale della Chiesa patisce ancora obiezioni e critiche, specialmente di natura epistemologica. Lo scopo del nostro lavoro - offrire un primo approccio alla dottrina sociale della Chiesa - ne fissa anche i limiti: non risponderemo direttamente a tutte quelle obiezioni in modo specialistico, ma ugualmente - dalla posizione che esprimeremo - sarà possibile ricostruire una via di uscita dalle secche nelle quali la dottrina sociale della Chiesa rischia di impantanarsi. (Prefazione di Ettore Gotti Tedeschi)
Di fronte alle novità dirompenti della storia degli ultimi decenni, anche una realtà solida come la Chiesa cattolica, che per due millenni ha resistito a situazioni complesse e persino scismatiche, deve ripensare se stessa, non senza autocritica, come lo devono fare le altre religioni e le diverse culture. Il mondo è sempre più secolarizzato e plurale sul piano culturale, politico, religioso. E tutti, credenti e non credenti, sono sfidati sotto qualsiasi cielo dai diritti umani, dalla laicità, dal relativismo, dalla scienza, dal processo di globalizzazione e dallo sviluppo delle comunicazioni. Dopo la crisi delle "verità" assolute ed escludenti, si impone la cultura del dialogo per un'etica politica condivisa attraverso cui passa il rinnovamento delle società, dei rapporti interpersonali e internazionali.
Il libro raccoglie alcune pagine del diario di don Massimo Camisasca, scritte nel silenzio della propria camera, all'inizio del giorno. Le riflessioni di don Camisasca conducono il lettore per mano nel cuore della Chiesa e del suo mistero d'amore più profondo: quello di un Dio che si fa pane per il suo popolo in cammino.
La corte del re Luigi XVI sta per essere travolta dallo scandalo del secolo, passato alla storia come "l'affare della collana". L'intrigo, ordito da una nobildonna decaduta, assetata di denaro e bramosa di scalare i vertici dell'alta società parigina e di avere un ruolo a corte, coinvolge nelle sue trame l'ambizioso cardinale Rohan, il sedicente mago e alchimista Cagliostro, fidatissimo amico dell'alto prelato, e la stessa regina Maria Antonietta, spianando la strada alla Rivoluzione dell'89. L'affare della collana non resta confinato fra le mura dei tribunali, ma diventa subito di pubblico dominio. Le arringhe degli avvocati vanno a ruba come bestseller, molti scrittori si arricchiscono con pamphlet scandalistici venduti in migliaia di copie. La Francia si appassiona alla vicenda e si divide fra innocentisti e colpevolisti. Ma il debole re Luigi non ne coglie appieno la portata e lascia che le cose seguano il loro corso, accelerando così il tramonto e la fine della monarchia francese.
Dopo essere stato per decenni una palla al piede dell'economia nazionale, il Mezzogiorno è oggi chiamato a riconoscere spazio al mercato e alle logiche imprenditoriali, divenendo la frontiera di un'Italia inedita e ricca di potenzialità. È questa la tesi sostenuta da Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri, persuasi che tale obiettivo possa essere raggiunto sposando l'idea di un federalismo fiscale per il Sud. Anziché invocare una maggiore redistribuzione a loro favore, la classe politica e l'opinione pubblica meridionale devono accettare la sfida della competizione tra territori, rinunciare allo status quo e proporre al Centro-Nord uno "scambio": alla riforma federale e all'abolizione di ogni sussidio si accompagni l'abbattimento generalizzato e per dieci anni dell'imposta sul reddito di impresa per chi investe al Sud. Il costo per l'erario sarebbe sostenibile e si creerebbero quelle condizioni favorevoli allo sviluppo economico che mezzo secolo di trasferimenti miliardari non ha prodotto. Il sogno degli autori è quello di veder sorgere nel Mezzogiorno una nuova Irlanda, calda e multicolore, tra Pompei e la Valle dei Templi: una "tigre mediterranea" quale solo una svolta coraggiosamente federalista e in direzione del mercato può permettere.