Sono raccolti in questo volume, in pregevole veste editoriale, diversi brevi scritti inediti di G. B. Montini – Paolo VI sul natale, accompagnati dalla riproposizione a colori di opere d’arte di diversi autori moderni e contemporanei. Entrambi questi elementi danno vita ai biglietti di auguri natalizi che per 25 anni l'Istituto Paolo VI di Brescia ha predisposto per il natale, che riflettono il profondo messaggio di fede di papa Montini e vanno al cuore del mistero della natività.
Alberto Monticone è noto per importanti studi che gli hanno assicurato un posto originale e di rilievo nella storiografia italiana moderna e contemporanea. Il suo libro di esordio, per le Edizioni Studium, La battaglia di Caporetto (1955), ha dato una svolta agli studi di storia militare del nostro Paese, alla quale ha contribuito pure con lavori successivi (ad esempio Plotone d’esecuzione, per Laterza, nel 1968) con ricadute anche nel dibattito civile.
Il libro La Germania e la neutralità italiana (il Mulino, 1971) ha poi confermato il suo ruolo nella storiografia europea. Ha coltivato inoltre filoni di storia religiosa in età moderna e di storia del movimento cattolico nel Novecento.
Innovativi sono stati i suoi studi sul regime (Il fascismo al microfono. Radio e politica in Italia, Studium 1978). L’impegno nell’associazionismo cattolico e l’attività parlamentare hanno in seguito arricchito il suo approccio alla cultura storica e consolidato il suo ruolo di riferimento per numerosi storici.
Ha insegnato nelle Università “La Sapienza” e LUMSA di Roma, in quelle di Messina e di Perugia, suscitando sempre nuove energie di ricerca, che si manifestano anche in questa raccolta di saggi che amici e allievi gli offrono al culmine della sua attività di studioso. Le quattro sezioni del libro rispecchiano gli ampi interessi coltivati da Monticone e, pertanto, i saggi qui raccolti danno originali contributi nei rispettivi campi toccati.
Angelo Sindoni ha insegnato Storia contemporanea nelle Università di Perugia e di Cosenza. È ordinario di Storia moderna nell’Ateneo di Messina.
Tra i suoi numerosi studi sull’Italia moderna e contemporanea, si ricorda l’opera, per le Edizioni Studium, Dal riformismo assolutistico al cattolicesimo sociale (2 voll., Roma 1984). Ha fondato – e ne è Coordinatore – il Dottorato di “Storia dell’Europa mediterranea”, con sede amministrativa nell’Università di Messina, dove è Prorettore con delega al Patrimonio storico, letterario e artistico.
Mario Tosti, professore straordinario di Storia Moderna nell’Università di Perugia, è studioso di storia delle istituzioni ecclesiastiche, della cultura e della sensibilità religiosa tra il Cinquecento e l’Ottocento, con saggi sul rapporto tra la cultura cattolica e i processi di laicizzazione dello Stato. Si è occupato inoltre di storia
delle strutture sociali con attenzione ai modelli di comportamento e alla mentalità (Associazionismo cattolico e civiltà contadina, Studium, Roma 1996). È Presidente dell’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea.
Scienze naturali e scienze dello spirito corrono lungo un continuum espresso dal pensare intorno ai fenomeni e si differenziano secondo un criterio di metodo che trova la sua specificit√† nelle modalit√† di osservazione e di rilevazione dei fenomeni stessi e nel modo in cui questi vengono definiti. Psicologia, etimologicamente, significa ‚Äúscienza dell'anima‚Äù e quindi la sua portata e la sua estensione variano a seconda di ci√≤ che si fa intendere con il termine ‚Äúpsichico‚Äù. La realt√† psichica, infatti, pu√≤ essere indagata anch‚Äôessa a partire dalla metodologia che pu√≤ riferirsi alle scienze della natura e, in quanto tale, diventa scienza specifica del comportamento. La psicologia filosofica ricerca i principi ultimi dell‚Äôattivit√† psichica e del rapporto tra mente ed anima. Le due metodologie sono di fatto complementari, poich√© lo studio del comportamento non esclude i principi che muovono il comportamento medesimo. Il volume procede nella ricerca di un inconscio definito dall ºunico archetipo che consenta all‚Äôuomo di adempiere al compito di tendere verso un ºeccellenza dell'umano. Tale archetipo √® quello dell‚Äôimago Dei, relazione profonda tra un Io e un Tu. Il pensiero di grandi studiosi del Novecento, come Edda Ducci, Edith Stein, Wolfgang Pauli e Leonardo Ancona accompagnano le basi ontologiche di tale impostazione, sostenendone la matrice cristiana, filosofica e scientifica.
Infine, la Genesi e l ºApocalisse sanciscono la presenza dell‚Äôimago Dei nel suo richiamo che fonda la finalit√† specifica dell‚Äôessere creato, che √® il conoscere e il contemplare. L ºinconscio della creazione parteciperebbe all‚Äôimago Dei intesa come ‚Äúprospettiva di perfezione‚Äù del Selbst nel suo passaggio da Adamo a Cristo. Detto in altri termini, l ºimago Dei √® l ºarchetipo dell'uomo interiore, Adamo √® l ºarchetipo dell‚Äôuomo esteriore. La finalit√† dell‚Äôuomo esteriore √® quella di attivare un senso profondo d ºinferiorit√† e d ºinfamia, nascosto dietro un ºonnipotenza dilagante. L ºuomo interiore √® colui che risponde al trascendente, che unisce l ºanima all‚Äôintelligenza evitando il peccato anche se pu√≤ essere lecito peccare. In noi, possiamo dire, vivono entrambi gli uomini, quello esteriore e quello interiore, e a seconda di quanto guardiamo il primo lasciamo crescere il secondo. La prospettiva ermeneutica del libro vuole indicare la strada da seguire per la risoluzione di ogni controversia relativa al binomio creazionismo-evoluzionismo.
Raffaele Menarini, psicologo clinico e psicoterapeuta, ha insegnato Clinica Psichiatrica e Psicoterapia presso la Facolt√† di Medicina e Chirurgia ‚ÄúA. Gemelli‚Äù dell‚ÄôUniversit√† Cattolica del Sacro Cuore. √à stato professore universitario di Psicologia Dinamica presso l ºUniversit√† di Palermo. √à attualmente titolare della cattedra di Psicologia Dinamica nella Libera Universit√† ¬´Maria SS. Assunta¬ª - LUMSA di Roma. Ha introdotto e sviluppato la psicoterapia analitica bimodale, che permette una sintesi tra psicoterapia individuale e psicoterapia di gruppo, orientando principalmente i suoi studi intorno al rapporto tra mente, cervello e societ√†.
La storia propone una serie di questioni che investono la teologia, la filosofia e l’epistemologia. I suoi contenuti esigono un’oggettività garantita dai documenti e dalle testimonianze, e la validità e l’imparzialità della cronaca relativa agli eventi trattati non sono separabili dalla prospetticità interpretativa degli storici. Il discorso narrativo che la riguarda è sempre sospeso tra la storia vera e propria e l’ipotesi storiografica che la illustra. Il presente volume affronta l’argomento in due parti, la prima di carattere teoretico riferita ai temi, ai problemi e alle prospettive della filosofia della storia, la seconda concernente le narrazioni storiche che dalle origini ad oggi caratterizzano il pensiero occidentale. In quest’ultima parte sono centrali gli autori che nell’ambito filosofico hanno problematizzato la storia stessa dando origine ai modelli storiografici. L’interesse della trattazione è dato dalla prospettiva narrativista, che sposta il problema dalla ricerca veritativa dei fatti al racconto, mediante il quale l’umanità prende coscienza di sé medesima nell’avventura costituita dallo sviluppo delle sue civiltà. Raccontare la storia significa nel contempo prendere coscienza degli eventi vissuti e tramandarne ai posteri il senso e il significato che li anima.
Silvana Procacci si è laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Perugia, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia e scienze umane, proseguendo, accanto alla docenza nella scuola superiore, la sua attività di ricerca come studiosa di filosofia della natura e di filosofia della storia. A tale riguardo ha sviluppato le prospettive sistemiche e olistiche in rapporto alla filosofia, alle scienze e alla teologia, con particolare attenzione al pensiero di P. Teilhard de Chardin, partecipando a numerose attività di ricerca e a progetti nazionali ed internazionali. Ha collaborato con varie riviste, sia nazionali sia internazionali. Tra i libri pubblicati si possono ricordare: Alle radici dell’olismo. Filosofia della natura in J. C. Smuts, ESI, Napoli 2001 e Comunicare la storia. La filosofia della storia nel pensiero occidentale, Morlacchi, Perugia 2005.
Aurelio Rizzacasa è docente ordinario di Filosofia morale presso l’Università di Perugia. Accanto alle tematiche inerenti alla storia, ha approfondito, con particolare attenzione, anche tematiche etico-filosofiche ed etico-politiche dominanti nel pensiero del Novecento. Coordina il gruppo di ricerca per il dialogo tra scienza e teologia Etruscan Local Group, promosso dalla John Templeton Foundation. Ha pubblicato numerosi saggi su varie riviste filosofiche nazionali e internazionali. Tra i libri pubblicati si possono ricordare: Kierkegaard. Storia ed esistenza, Studium, Roma 1984; L’eclisse del tempo. Il fine e la fine della storia, Città Nuova, Roma 2001; La sentinella del nulla: riflessioni sul pensiero di E. M. Cioran, Morlacchi, Perugia 2007.
La filosofia ha ancora un ruolo nello spazio pubblico europeo e occidentale? Come si articola oggi il rapporto fra riflessione filosofica e istituzioni? Quale influsso ha la filosofia nelle scelte istituzionali, nella determinazione delle tendenze culturali e nella formazione delle correnti d'opinione? Partendo da queste domande e curvandole su un caso cruciale, cioè la progressiva scomparsa della figura dell«io» dalla scena principale in cui filosofia, cultura, sfera pubblica e azione istituzionale si incontrano, questo libro sviluppa un'articolata teoria fenomenologica dell'ego nella forma di riflessioni intorno alla coscienza e all'identità, e alla loro funzione nel percorso gnoseologico e nel destino storico dell'Occidente. Da alcuni decenni, nella filosofia e nell'orientamento culturale si è imposta una tendenza alla demolizione del concetto di «io» con le due principali nozioni che storicamente gli sono collegate: ragione e identità. La conseguenza è stata una profonda eradicazione della «prima persona» dal discorso filosofico e dalla coscienza collettiva, dalla sensibilità culturale e dalla percezione politica. Se la causa principale di questa emarginazione consiste in un'interpretazione che traccia un'equivalenza ovvero una relazione reciproca fra la filosofia della soggettività, le idee sociopolitiche del liberalismo e le tesi socioeconomiche del liberismo, allora è chiaro che una difesa delle ultime due sfere non risulterà efficace finché non implicherà la ripresa della prima, così come una rivalutazione della prima comporta chiaramente un giudizio positivo sulle altre due. Così, eliminando gli equivoci sulle possibili incrostazioni di ciò che Husserl chiamerebbe per un verso ingenuità naturalistica e per un altro arroganza positivistica, questa consapevole - critica e disincantata - apologia dellego vuole riproporre all'attenzione dell'attuale riflessione culturale occidentale, di quest'epoca e di quest'area cioè che sta perdendo il suo baricentro e, quindi, la sua prospettiva identitaria, un problema non più eludibile dal pensiero contemporaneo e una soluzione non più liquidabile con la sofistica decostruzionista e postmodernista. Il tema dell'io e dell'identità soggettiva, sia individuale sia collettiva, è infatti una questione di tale rilevanza, che intorno ad essa si gioca una partita cruciale, filosofica e politica. Mostrare gli scopi ideologici e le retoriche strumentali di questa esclusione dell«io» e del connesso rifiuto dell'identità, e contrapporvi una teoria dellidentità soggettiva è un compito urgente, possibile sulla base del metodo e del pensiero fenomenologico. Ed è anche la finalità di questo libro, che presenta una teoria unitaria dellidentità elaborata nel quadro metodologico e concettuale del pensiero husserliano.
Pur costantemente rivolto alla meta futura, il cristiano vive immerso nella storia, abita il mondo nella compagnia degli uomini, al servizio del bene comune. Tra la Città di Dio e la Città dell’Uomo si stagliano per il credente ampi e suggestivi orizzonti.
La Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci) non cessa di scrutarli con uno sguardo attento, nel solco di una salda tradizione di pensiero.
Le qualificate riflessioni raccolte in questo volume tessono la trama del vivo e fecondo dibattito sulla cittadinanza che ha contrassegnato i convegni nazionali promossi dagli universitari cattolici nell’anno accademico 2008-2009: il pensiero di Lazzati, la necessità di una solida formazione universitaria, la costruzione di una coscienza comune europea, le problematiche della bioetica e dell’antropologia sono solo alcuni degli interessanti temi trattati. Sintesi del percorso culturale svolto, questa raccolta è altresì ricca di preziose suggestioni che testimoniano la volontà della Fuci di proseguire il proprio cammino intellettuale verso orizzonti sempre più impegnativi
In questo volume è raccolta - in edizione critica - la corrispondenza intercorsa tra Giorgio Montini e il figlio Giovanni Battista (futuro Paolo VI) nel periodo 1900-1942. Si tratta per lo più di scritti inediti, che offrono al lettore l'occasione di entrare nell'atmosfera di una famiglia intrisa di forti valori religiosi e partecipe della vita e della cultura del tempo. Il carteggio, costituito da centinaia di documenti, apre illuminanti squarci sulla biografia dei due protagonisti, come ampiamente sottolinea e descrive Luciano Pazzaglia nella sua Introduzione. Attraverso lo scambio delle lettere fra padre e figlio è possibile ripercorrere, innanzitutto, l'itinerario di Giorgio Montini, che, dopo aver svolto importanti incarichi nelle organizzazioni cattoliche e civili bresciane, assunse significative responsabilità a livello nazionale fino all'elezione a deputato nelle file del Partito Popolare. L'impegno dell'uomo politico bresciano fu animato dal desiderio che Stato e Chiesa, superata la questione romana, potessero finalmente intessere rapporti di serena e fruttuosa collaborazione. Di questo e di molti altri problemi egli amava discutere con il figlio, cui manifestava i propri pensieri e dal quale attendeva pareri e consigli.
«Il disegno originario che s’annuncia nelle Lettere di fondazione, il precedente carteggio già pubblicato [Edizioni Studium, Roma 2007] si vede prendere forma ora in queste duecentododici Lettere di formazione, raccolte per la cura e con le chiose sempre puntuali di Cesarina Broggi, tutte scritte dalla Madre tra il 27 marzo del 1925 e il 24 dicembre del 1950 e rimaste indenni fino a noi.
[…] Si può immaginare quanto siffatti testi, che trascrivono la comunicazione orale di incontri comunitari (come quelli memorabili di Gubbio negli anni Trenta), abbiano inciso fortemente nella vita spirituale delle Missionarie della Scuola e nel loro rapporto (ogni volta singolare) con la Fondatrice. In queste lettere invece, con la discrezione tipica della scrittura personale, la Madre è come se parlasse “da anima ad anima”, si rivolge al cuore e alla mente delle sue figlie, entra con vigile naturalezza nel loro vissuto quotidiano che ha sempre bisogno d’una parola nuova o d’un impulso evangelico o d’un lieve richiamo per ritrovare la sua valenza misteriosa e divina. Se appena s’indaga la figura stilistica di questa scrittura si resta subito conquistati dalla sua immediatezza e dalla sua vicinanza alla vita e ai sentimenti della corrispondente. Al tempo stesso, mentre si prende cura d’ogni Sorella e ne asseconda le movenze più quotidiane (o forse proprio per questo), con un colpo d’ala la scrittura della Madre si solleva puntualmente e del tutto naturalmente ai grandi ideali e ai grandi motivi della vita cristiana e della consacrazione religiosa».
La prima metà del Novecento è stata un’epoca terribile e grandiosa della storia umana: l’era del dominio europeo del pianeta, dell’emergere di ideologie politiche distruttive e belliciste come il nazionalsocialismo tedesco e il comunismo sovietico, ma anche l’epoca dell’inizio dell’emancipazione e della rigenerazione di molti popoli asiatici e africani, in primis turchi, cinesi, arabi e indiani. In quegli anni hanno preso forza e sviluppo fenomeni che tuttora condizionano la nostra vita, dalla globalizzazione economica all’ascesa degli Stati Uniti a Stato egemone mondiale, alla costituzione di grandi potenze asiatiche come Giappone, India e Cina. Il volume delinea un affresco generale e appassionante dei momenti e dei problemi fondamentali delle relazioni internazionali fra il 1917 e il 1957, dalla rivoluzione bolscevica in Russia alla costituzione del Mercato Comune Europeo, sottolineando il ruolo dei grandi leader e delle ideologie (nazionalismi, comunismi, liberalismi) nella politica mondiale.
Alessandro Duce, professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali, insegna nelle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche e Relazioni internazionali dell’Università di Parma. È stato parlamentare e segretario della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati. Collabora con diverse riviste nazionali ed estere. Ha pubblicato, fra l’altro, i volumi: Considerazioni sul Canale di Suez nella politica internazionale dal 1869 ad oggi, Milano 1968; La crisi bosniaca del 1908, Milano 1977; L’Albania nei rapporti italo-austriaci (1897-1913), Milano 1983. Nelle nostre edizioni figurano i volumi Pio XII e la Polonia (1939-1945), 1997² (premio Capri- S. Michele, XIV ed., sezione storia, 1997) e La Santa Sede e la questione ebraica (1933-1945), 2006.