Un testo sulla gratuità, attraverso il volontariato e la preghiera.
In un'epoca di grave crisi economica, solo coltivando un costante e profondo rapporto con il Signore, specialmente nel Sacramento dell'Eucaristia, possiamo poi essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle attività lavorative e in ogni ambito della nostra società
Nel mondo contemporaneo la distinzione dominante non è più quella tra lavoro intellettuale e manuale, ma quella tra lavoro e non lavoro, tra tempo occupato e tempo libero, tra ciò che è utile per l'individuo e la società e ciò che appartiene al gioco e alla festa.
La lettera sugli esercizi spirituali di S. Alfonso (1696-1787) testimonia la sollecitudine del pastore verso il suo gregge. Nella lettera, il santo indica l'efficacia che gli esercizi spirituali hanno per la vita: "riconosco di dovere a questa santa pratica la mia conversione e la decisione che ho preso di lasciare il mondo". Riflessione, solitudine e silenzio sono elementi utili che aiutano il credente a formare la perla dell'amore a Dio: "la conchiglia, quando ha ricevuta la rugiada dal cielo, subito si chiude e scende nel fondo del mare e così forma la perla". Il papa Pio XI definisce gli esercizi spirituali come "una scuola di educazione in cui la mente impara a riflettere, la volontà si rafforza, le passioni si dominano"; lo stesso pontefice non indugia a definire la lettera alfonsiana: bellissima epistola.
Ricercare la verità dovrebbe essere un dovere per tutti; saperla comunicare senza inseguire successi e affermazioni personali, è prerogativa di pochi. È il caso di questo libro che parla di fatti, di persone piccole e gran di, illustri o umili, chiamate col proprio nome, con garbo ed equilibrio innati, e senza curarsi del politicamente corretto, ricorda che c'è amore e speranza per tutti; anche nelle circostanze apparentemente più oscure e senza via d'uscita. La fame, la sete, la lebbra, i bambini-soldato, le ingiustizie e le crudeltà, le morti patite da tanti giusti e innocenti che incontriamo in queste pagine sono di quelle che umanamente spingono alla rabbia e alla ribellione. Ma "se Gesù è morto perdo nando, non è più possibile odiare" dice un uomo nel l'Albania degli anni '90, al quale pochi giorni prima di Pasqua avevano ucciso il figlio. La legge tribale prevede la vendetta, ma il venerdì santo l'uomo consegna il kalashnikov al sacerdote che era andato a trovarlo in casa. C'è, nei vari racconti, un costante richiamo al magistero della Chiesa che affonda le sue radici nella tradizione e nella Parola di Dio: ciò che sorprende è scoprirne i riscontri più inaspettati nella sapienza e nella testimonianza degli umili e dei poveri.
Nella lettera pastorale sono raccolte alcune semplici riflessioni sul sacerdozio, ricordi personali di mons. Molinari e accenni all'esperienza di cinquant'anni di ministero pastorale.
Essere cristiani vuol dire "incontrare" una persona: Gesù. Se il papa Benedetto XVI ha voluto l'Anno della Fede, non lo ha fatto perché in quest'anno si parli di Cristo, ma perché i cristiani lo incontrino. Non basta dire che Gesù è esistito. Non basta aver letto i Vangeli. Occorre incontrarlo, stare con lui e parlargli. La fede non ci toglie le durezze della vita, ma rafforza la voglia di vivere e la decisione d'amare. Avere fede in Gesù vuol dire accogliere questa storia. Essa è dono, ma è anche conquista.
Celestino V. Un monaco, un Papa, un Santo. Un uomo nel tempo 'fuori dal suo tempo', che in assoluta umiltà ha introdotto i suoi contemporanei nelle fila di una compromissione della storia personale con quella più ampia della salvezza, decretandone l'iniziazione attraverso la Inter Sanctorum solemnia, la Bolla il cui portato documentale trascrive l'autentico sostrato di valori, simboli e significati capaci di oltrepassare i confini territoriali dell'Aquila per costituirsi ponte tra l'oggi e l'eco lontana del 29 agosto 1294. Questo testo, attraversando criticamente 717 anni di storia, affida a quel nome il coraggio di un gesto rivoluzionario, un gesto che ha consegnato al mondo il prototipo del Giubileo, presentandosi esso stesso quale primo esperimento nel XIII secolo ormai al tramonto, e traccia il percorso di una spiritualità locale che s'imprime nella magniloquenza architettonica della Basilica di Collemaggio, dallo stesso pontefice voluta ed eletta scenario dell'evento, concentrandosi sulla Porta Santa quale elemento fisico più rappresentativo, vibrante di quella sinergia che fa dell'architettura il linguaggio prescelto per la trascrizione materica degli alfabeti della cristianità, del sentimento, della presenza di Dio nella storia del suo popolo.
"Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede", scrive l'apostolo Paolo ai Corinzi (1Cor 15, 13-14). Questo breve studio non ha altra pretesa se non quella di suggerire al lettore alcune delle principali riflessioni che scaturiscono da queste parole cariche di forza e di speranza anche per la generazione presente, con la convinzione che solo in Cristo Risorto l'uomo incontra veramente se stesso: chi egli sia e chi sia chiamato ad essere.
In quale Dio credono i cristiani e in quale Dio non credono coloro che si dichiarano atei? Spesso il Dio nel quale non credono gli atei è un Dio nel quale non credono, e non crederebbero, nemmeno i cristiani! Qual è il paesaggio del credere oggi nella nostra cultura? Ecco un aperitivo, per esplorare questi cammini di persone che alla fine si ritrovano diversamente credenti, e comunque sempre alla ricerca della verità. Un incontro al tavolo del credere per condividere assaggi biblici e assaggi culturali e cercare di costruire dei menù ecclesiali per continuare a sederci a condividere il nostro cammino.