Ezio Franceschini (1906-1983) nacque nelle montagne della Valsugana, studiò a Padova e insegnò per quarant'anni a Milano, all'Università Cattolica. Dell'Università Cattolica fu Rettore dal 1965 al 1968. Studioso di latino e del Medioevo, fu conosciuto in Europa e nel mondo per le sue ricerche sulla tradizione di Aristotele e Seneca, sul teatro latino medioevale, su san Francesco e santa Chiara d'Assisi. Fuori dal campo scientifico, scrisse molti testi di spiritualità. Fin dalla gioventù coltivò anche una vena narrativa, pubblicando racconti e novelle su quotidiani e settimanali. Avanti nella vita raccolse in volumetti buona parte delle sue novelle: "Parole come sabbia" (1965), "Cocci" (1975). Da ultimo scrisse racconti per bambini, in cui dominano le storie delle sue montagne, dei grandi ghiacciai, dei boschi e dei torrenti, abitati da animaletti, uccelli e pesci: pubblicati per lo più su "Giovani Amici", furono riuniti nel volume postumo "La valle più bella del mondo" (Vita e Pensiero, Milano 1984).
«Portavano gli ammalati sulle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro» (Atti 5,15). L’ombra di Pietro è l’immagine del gesto di Dio che ispira questa raccolta di meditazioni. È un Dio ‘di strada’ quello che viene raccontato qui: pronto a cogliere l’attimo di un incontro, al quale basta un gesto o una parola per cambiare l’intera geografia dell’anima, capace di gettare il seme tra i sassi e di attendere che arrivi a maturazione quando è il suo tempo. Il Signore allunga di poco la sua ombra e ossa aride riprendono vita. Proprio questo ‘imprevisto di Dio’ è ciò di cui oggi il Cristianesimo ha sommamente bisogno per ridare forza e nitore alla sua testimonianza. La fede può fare molto infatti, oltre ogni previsione, per rinvigorire i legami che rendono speranza alla fatica di essere uomini: legami buoni in favore dei quali Dio è pieno di grazia, come la storia di Gesù ha mostrato per sempre. Ma la vita è in molti modi appesantita anche da legami non buoni che avviliscono l’uomo, privandolo del gusto di essere al mondo. Questi cattivi legami devono essere sciolti. Soltanto una potenza che viene dall’alto lo può fare, liberando l’anima e il corpo da ciò che li opprime. Dio infatti non abbandona mai la sua creatura e non asseconda la nostra rassegnazione: continua a tessere, soprattutto là dove non ce lo aspettiamo, legami buoni e altre beatitudini.
PierAngelo Sequeri, nato a Milano nel 1944, è docente di Teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. è anche direttore del Laboratorio di Musicologia Applicata di Milano. Nell’ambito della sua ricerca e delle sue pubblicazioni in opere e riviste specializzate è prevalente l’interesse per le questioni di confine tra filosofia e teologia, psicologia e teologia, estetica e teologia. Fra gli scritti più recenti: Il timore di Dio, Vita e Pensiero, Milano 1993; Il Dio affidabile. Saggio di teologia fondamentale, Brescia 1996; L’estro di Dio. Saggi di estetica, Milano 2000; Senza volgersi indietro. Meditazioni per tempi forti, Vita e Pensiero, Milano 2000; L’umano alla prova, Vita e Pensiero, Milano 2002; L’idea della fede. Trattato di teologia fondamentale, Milano 2002; Musica e mistica, Roma 2005.
In questo volume sono raccolti diversi studi, ormai dispersi e quasi introvabili, dedicati da Roberto Nebuloni ad Adorno, Horkheimer, Marcuse, Schütz e, successivamente, a Lagneau, Madinier, Nabert, Thévenaz: diverse tradizioni di pensiero – la francofortese, la fenomenologica e infine la Filosofia riflessiva – che Nebuloni attraversa ricostruendone con scrupolo i passaggi più significativi, certamente decisivi per il pensiero filosofico del Novecento. Ma Nebuloni si volge ai propri autori anche con un forte interesse teoretico, sollecitandone fra l’altro l’impensato e aprendo così prospettive nuove, spesso disattese dalla critica. Per questa via, oltre che una corretta ricostruzione dei diversi contesti speculativi, gli scritti di Roberto Nebuloni finiscono per offrirci anche una duplice proposta di pensiero: da un lato la prospettiva che torna a prefigurare un pensiero dell’assoluto, ma in termini discreti e con il rigore di una riflessione trascendentale, dall’altra la riflessione che si raccoglie sulla potenza del linguaggio simbolico inteso come il luogo privilegiato in cui viene infine a parola l’indicibile presenza del sacro.
Roberto Nebuloni, nato a Varese nel maggio del 1950, morì il 29 giugno 1994 in Valle Introna in un incidente di montagna. Aveva iniziato la sua ricerca scientifica dedicandosi in particolare agli autori della Scuola di Francoforte. Il suo lavoro più cospicuo a questo riguardo è il volume Dialettica e storia in Th. W. Adorno (1958). Successivamente si era dedicato anche allo studio della francese Filosofia riflessiva, pubblicando in particolare saggi su Lagneau, Madinier, Nabert, Thévenaz e soprattutto il volume Certezza e azione. La filosofia riflessiva in Lagneau e Nabert (1984). Si era infine volto allo studio di Rosmini, cui va riferito il suo ultimo libro, Ontologia e morale in A. Rosmini (1994).
Il volume, dopo aver riscosso ampio consenso dalla critica, fu onorato – nel maggio 1995 e nell’ambito del «Progetto Rosmini» – col premio alla memoria «Emilio Cecchetti».
Viene qui riproposta in una nuova edizione, con un aggiornamento bibliografico, la storia della filosofia medievale scritta da Sofia Vanni Rovighi negli anni in cui insegnava tale disciplina. In questa ricostruzione sintetica del pensiero medievale latino Sofia Vanni Rovighi mette a frutto la sua conoscenza non comune dei testi e li interpreta alla luce di una personale prospettiva filosofica. Se ciò che importa in un manuale è l'esposizione affidabile della materia trattata, queste pagine garantiscono ancora oggi una conoscenza sicura delle idee elaborate dai principali pensatori che hanno contribuito in modo rilevante all'evoluzione della discussione filosofica, dall'incontro del Cristianesimo con la filosofia greco-romana fino all'autonoma elaborazione di dottrine, in particolare da parte dei maestri dei secoli XIII e XIV. Le frequenti citazioni e i riferimenti bibliografici inseriti nel testo sono prova di una ricerca accurata della fedeltà nell'esposizione, e il ricorrente richiamo delle differenti posizioni assunte dagli studiosi prospetta uno spaccato della storiografia tuttora significativo. Tale sintesi consente di accostarsi alle linee fondamentali della discussione attorno ai problemi che hanno costituito il tessuto della cultura filosofica e teologica sino alle soglie dell'Europa moderna.
Il dibattito svoltosi nel corso della campagna referendaria sulla legge 40/2004 ha dimostrato – secondo molti osservatori – che non sono ancora sufficientemente conosciute nella loro natura e nei loro limiti le tecniche di riproduzione artificiale (ART): le incertezze dei risultati, i potenziali rischi, l’alto livello di perdite embrionali. Questa monografia intende ovviare a tale carenza di informazione ‘facendo parlare’ i ricercatori che praticano queste tecniche attraverso i risultati pubblicati su accreditate riviste scientifiche internazionali. Pertanto vengono esposti, con rigorosa aderenza ai testi originali, non solo i risultati positivi, ma anche quanto è stato affermato dagli stessi ricercatori in merito a dubbi persistenti, a incertezze delle procedure e al carattere ampiamente sperimentale di talune di esse. Emerge in ogni caso la mentalità ‘ottimistica’, pragmatica, tecnologica, che governa questo settore della biomedicina. D’altro canto vengono messe in luce – attraverso la descrizione dei fatti – le riserve scientifiche, oltre che deontologiche ed etiche, che si pongono riguardo alle tecniche di fecondazione assistita.
Malgrado la materia specialistica, il linguaggio espositivo utilizzato è chiaro e ben comprensibile al lettore di media-alta cultura. L’ampio apparato bibliografico, l’esteso glossario, una essenziale documentazione di schemi e immagini arricchiscono il testo e lo rendono particolarmente utile per l’insegnamento, l’apprendimento e la formazione critica del pensiero anche in sede universitaria.
Adriano Bompiani, laureato in Medicina e chirurgia, specialista in Ostetricia e ginecologia e in Endocrinologia e scienza della costituzione, ha insegnato presso la Cattedra di Fisiologia e patologia della riproduzione umana istituita in Italia a Milano e poi a Roma; dal 1969 al 1996 ha diretto l’Istituto di Clinica ostetrica e ginecologia dell’Università Cattolica presso il Policlinico «A. Gemelli» di Roma. Nel 1990 è stato nominato Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) e dal 1992 ne è Presidente Onorario. Come rappresentante del Comitato Nazionale, fa parte del Comitato Direttivo per la Bioetica del Consiglio d’Europa (Strasburgo). Attualmente, dirige l’Istituto Scientifico Internazionale «Paolo VI» di ricerca sulla fertilità ed infertilità umana per una procreazione responsabile – Centro di Regolazione Naturale della Fertilità (Roma, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore). La sua produzione scientifica spazia nei settori dell’endocrinologia ginecologica, della fertilità umana, della medicina perinatale, dell’oncologia ginecologica. Negli ultimi anni, si è particolarmente interessato ai problemi della bioetica, pubblicando numerosi saggi e monografie su temi di etica medica, della riproduzione e dell’ambiente: Bioetica in Italia. Lineamenti e tendenze (Bologna 1992); Bioetica dalla parte dei deboli (Bologna 1995); Bioetica in Medicina (Roma 1996); Bioetica ed etica medica nell’Europa occidentale (Trieste 1997); Genetica e medicina prenatale. Aspetti clinici, bioetici e giuridici (Napoli 1999); Bioetica e diritti dell’uomo nella prospettiva del diritto internazionale e comunitario (Torino 2001).
Il volontariato organizzato è il più conosciuto tra i fenomeni sociali inscrivibili nel terzo settore sia per la lunga tradizione che nel nostro Paese hanno le attività prosociali, sia per l’incidenza dell'azione svolta nel campo delle gravi marginalità. Questo libro si propone di identificare teoricamente ed empiricamente quali siano gli orientamenti valoriali e culturali degli aderenti alle organizzazioni di volontariato, quale sia la mission societaria che perseguono attraverso i servizi realizzati, di quali risorse materiali, organizzative e simboliche dispongano, quali regole orientino l’agire dei soggetti sia all’interno delle organizzazioni sia nel confronto con l’esterno. Tale identificazione di ‘culture’ e di ‘pratiche’ trova una adeguata contestualizzazione attraverso una rendicontazione analitica della diversità dei profili societari e di intervento che caratterizzano i volontari italiani e le loro organizzazioni.
Emerge, inoltre, come sia molto rilevante il legame esistente tra agire solidaristico organizzato e motivazione altruistica del singolo: se infatti è vero che il primo non può esistere a lungo senza la seconda, è altrettanto vero che in tale connessione la motivazione individuale trova una modalità espressiva visibile anche a livello sociale che la rafforza e la legittima.
Giovanna Rossi insegna Sociologia della Famiglia e Sociologia generale presso l’Università Cattolica di Milano. È coordinatore della Sezione di Politica sociale dell’Associazione Italiana di Sociologia e direttore della rivista «Politiche sociali e servizi». È autrice di numerose pubblicazioni sulla famiglia, sulle politiche sociali e sui servizi alla persona. Cura, con Eugenia Scabini, la collana «Studi interdisciplinari sulla famiglia». Fra i suoi volumi recenti: Temi emergenti di sociologia della famiglia. La rilevanza teorico-empirica della prospettiva relazionale (Vita e Pensiero, Milano 2003); Reconciling family and work: new challenges for social policies in Europe (Milano 2006).
Lucia Boccacin insegna Sociologia del Terzo settore e Sociologia generale presso l'Università Cattolica di Milano. È autrice di volumi e saggi inerenti il volontariato e il terzo settore, la famiglia, la politica sociale e i servizi alla persona. Tra le sue pubblicazioni: Terzo settore: i molti volti del caso italiano (Vita e Pensiero, Milano 1997); Il terzo settore tra le generazioni. Un'analisi delle relazioni tra i soggetti del welfare plurale (Vita e Pensiero, Milano 2003); Third Sector and Social Partnership in Italy. A Sociological Perspective (Vita e Pensiero, Milano 2005).
Questo volume raccoglie gli articoli che Elio Sgreccia, pioniere della bioetica in Italia e autorevole interprete e protagonista della bioetica tout court, ha pubblicato, nell’arco di vent’anni (dal 1985 al 2005), su tre quotidiani nazionali: «L’Osservatore Romano», «Avvenire», il «Corriere della Sera». Il titolo, La bioetica nel quotidiano, allude dunque non solo al luogo nel quale la bioetica ha avuto da subito udienza, cioè le pagine dei quotidiani, ma anche al fatto che questa disciplina è nata sulla base di sollecitazioni concrete, dettate dalla cronaca e dalla quotidianità. Rileggere i brani contenuti in questa raccolta significa, perciò, ripercorrere sia un ‘pezzo’ di storia della bioetica, sia una parte significativa dell’itinerario argomentativo di Elio Sgreccia. Non nella forma del saggio accademico, ma nello stile immediato e vivace dell’articolo di giornale.
Dopo aver fondato e diretto per oltre vent’anni il Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, mons. Sgreccia lascia, proprio quest’anno, il suo incarico: tale occasione costituisce il ‘pretesto’ per questo libro che ha l’intento di porre un segnavia lungo la strada che ancora Elio Sgreccia sta tracciando dentro la bioetica, continuando la sua opera sotto una duplice, rilevante veste: presidente della Pontificia Accademia per la Vita e presidente della Federazione Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista.
In un articolo del 1985 Sgreccia scrive che «l’eticità è nell’uomo come la forza misteriosa e vitale che fa crescere una pianta unificando tutte le sue parti, dalla radice alla foglia». Proprio questa immagine testimonia la visione propositiva che caratterizza come filo rosso la sua riflessione, la cui vitalità contrasta con il presunto ‘volto censorio’ spesso attribuito al sapere etico e illumina le contraddizioni del dibattito sulla cosiddetta ‘laicità’ in bioetica. Si può essere d’accordo o dissentire con le argomentazioni di Elio Sgreccia, si possono condividere o no le sue premesse, ma è innegabile la spinta che le anima: un’appassionata ricerca della verità che muove da un’appassionata dedizione alla persona umana considerata in tutte le sue concrete determinazioni esistenziali.
Mons. Elio Sgreccia, già professore ordinario di Bioetica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli» nella sede romana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è attualmente presidente della Pontificia Accademia per la Vita e della Federazione Internazionale dei Centri di Bioetica Personalista (FIBIP). Dal 1985 al gennaio 2006 ha ricoperto la carica di direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica nella Facoltà di Medicina e Chirurgia «A. Gemelli». è membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, direttore della rivista «Medicina e Morale» e autore di saggi riguardanti la bioetica, l’etica medica, la pastorale sanitaria, la famiglia. Il suo Manuale di Bioetica, edito da Vita e Pensiero, ha avuto numerose edizioni e ristampe ed è attualmente tradotto in lingua spagnola, portoghese, francese e russa.
Il ruolo degli insegnanti in una società in trasformazione è incerto; le dinamiche di mutamento delle istituzioni sociali e le difficoltà del compito educativo pervadono anche la scuola. Agli insegnanti sono rivolte molteplici richieste, in ordine sia all’istruzione sia all’educazione degli studenti, le quali presentano tuttavia ambiguità e ingenerano rischi di frammentazione e incoerenza. Da tale complessità, acuita dalla pluralità delle opinioni sociali e delle riflessioni, consegue indeterminatezza circa la definizione dell’insegnante come professionista. Con riferimento a tale scenario, questo libro esamina il contesto contemporaneo e delinea l’ipotesi che l’identità professionale degli insegnanti sia una struttura unitaria e complessa, progettuale e di matrice pedagogica. La professionalità del docente è indagata muovendo da prospettive diversificate che integrano le acquisizioni della riflessione teorica, i fondamenti epistemologici e i percorsi di ricerca empirica, nonché i risultati di un’indagine sugli insegnanti in Lombardia. L’identità professionale docente risulta un costrutto articolato, mutevole nel tempo e secondo le esperienze, la formazione, lo sviluppo personale, il contesto; si costituisce attorno a un nucleo forte, individuabile nell’intenzionalità educativa, in virtù di un processo di crescita originale e riflessivo. Il rapporto tra identità professionale dell’insegnante e progettualità è fondamentale: l’insegnamento è in sé una professionalità progettuale e la molteplicità dei modelli di riferimento rende necessaria al docente la costante progettazione della propria identità professionale. Riflettere sull’identità, oltre che sugli aspetti strumentali della professione, è una risorsa strategica per l’insegnante poiché solo un’identità forte e ben strutturata può affrontare le incertezze di un sistema in continua evoluzione.
Cristina Lisimberti è dottore di ricerca in Pedagogia. Ha svolto attività di ricerca sui temi della formazione, dell’identità professionale degli insegnanti e della progettazione. Svolge attività didattica nell’ambito della metodologia della ricerca e della metodologia della progettazione in campo formativo.
Nell’ambito degli scritti sul tema dell’adozione, la riflessione di carattere pedagogico ed educativo è rimasta sostanzialmente in ombra. Lo studio di Monica Crotti intende richiamare la prospettiva pedagogica per evidenziare l’inscindibile nesso tra elaborazione teorica di categorie interpretative e concreta attività di sostegno educativo al percorso di costruzione del ‘familiare’. Fin dal titolo scelto, il volume identifica nell’adozione reciproca un imprescindibile principio di pedagogia familiare, dove la relazione genitoriale e filiale nasce e si struttura secondo una logica di partecipazione e responsabilità condivisa. La fiducia nella generatività personale e di coppia si coniuga con un approccio educativo centrato su capacità e risorse della persona umana, pur in situazioni di difficoltà esistenziale. La pedagogia deve vigilare sulla promozione dei diritti dell’infanzia e potenziare pratiche educative valide nella famiglia e per la famiglia, affinché l’adulto recuperi la capacità di prendersi cura della vita nascente, in una società e cultura che spesso operano per il diritto di avere un figlio, dimenticando il valore e i doveri connessi all’essere genitori.
Monica Crotti, laureata in Scienze dell’educazione all’Università Cattolica di Milano, è dottore di ricerca in Pedagogia e collabora con la cattedra di Pedagogia generale e di Pedagogia speciale presso la stessa Università. Autrice di contributi sul personalismo pedagogico di E. Mounier, attualmente si interessa di tematiche legate all’antropologia pedagogica.
Molteplici e differenti sono i temi di questo libro. Tutti però trovano unità in una radice comune suggerita dalle allusioni bibliche a cui il titolo rimanda. Si dice in un passo molto noto del libro di Isaia: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e averla fatta germogliare perché dia il seme al seminatore e il pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e aver compiuto ciò per cui l’ho mandata». L’immagine mostra l’efficacia della Parola di Dio nella storia: è creatrice, forza di vita, costruttrice di futuro. È anche Parola che viene dall’alto, non dall’uomo. Sta proprio qui il motivo della sua efficacia e della sua capacità di trovare vie da noi ritenute impraticabili o addirittura sbagliate. La Parola di Dio proviene da un mistero, ne rende consapevole l’uomo, senza dissiparlo: le sue vie non sono le nostre vie. Fra la Parola di Dio e i progetti degli uomini resta una tensione insuperabile. L’efficacia della Parola è libera, tutta nelle mani di Dio, da accogliere, non da progettare e pretendere. Questa caratteristica ha preso forma compiuta nel Vangelo di Gesù, definito da Paolo «potenza di Dio»: anch’essa ben diversa da come l’immaginano gli uomini. Non è infatti esplicita, dirompente e manifesta come il potere esercitato dall’uomo. Ha piuttosto la figura ‘debole’ e inerme della Croce, dove si è rivelato per sempre l’amore di Dio. Esso solo, paradossalmente, è la forza che crea, rinnova e trasforma il mondo. Alla fede si può essere generati solo così, non affidandosi alla potenza dei miracoli né alla scaltrezza della sapienza umana. Questo la predicazione della Chiesa deve costantemente tenere presente. È la condizione essenziale perché la fede cristiana possa avere un futuro: quello di Dio.
Bruno Maggioni è nato nel 1932 a Rovellasca (Como) e dal 1955 è sacerdote della diocesi di Como. Ha studiato teologia e scienze bibliche all’Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico di Roma. È docente di Esegesi del Nuovo Testamento alla Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano e di Introduzione alla teologia presso l’Università Cattolica. È autore di numerose pubblicazioni, tra cui: Il vangelo di Giovanni (Assisi 1985); Il racconto di Marco (Assisi 1985); Il racconto di Matteo (Assisi 1986); Uomo e società nella Bibbia (Milano 1991); La vita nelle prime comunità cristiane (Roma 1991); Le parabole evangeliche (Vita e Pensiero, Milano 1992); I racconti evangelici della Passione (Assisi 1994); Padre nostro (Vita e Pensiero, Milano 1995); La pazienza del contadino (Vita e Pensiero, Milano 1996); La brocca dimenticata (Vita e Pensiero, Milano 1999); Davanti a Dio. I salmi 1-75 (Vita e Pensiero, Milano 2001); Davanti a Dio. I salmi 76-150 (Vita e Pensiero, Milano 2002); Il seme e la terra (Vita e Pensiero, Milano 2003); Un tesoro in vasi di coccio (Vita e Pensiero, Milano 2005).