Un manoscritto creduto perduto e misteriosamente ritrovato, due storie legate tra loro. Salai, discepolo indisciplinato del maestro Leonardo, violento e ladro, si trova suo malgrado a investigare insieme a lui sul misterioso avvelenamento di Bianca Giovanna Sforza, presunta modella della famosa Gioconda. Circondati da situazioni oscure e magiche, la loro avventura si dipana in una Milano del 1496, descritta in modo accurato, con i suoi Sestieri e Contrade e in mezzo ai suoi meravigliosi Navigli. Leonardo e Salai scopriranno che dietro a tutto vi è lo zampino della Francia, con il preciso intento di spodestare il Moro e di entrare a Milano, cosa che avverrà nel 1499. A causa di ciò, Leonardo sarà costretto a fuggire e, dopo mille peripezie, dovrà rifugiarsi nella stessa Francia con il suo nuovo discepolo, Francesco Melzi. Qui la Gioconda, ovvero il dipinto di Bianca Giovanna Sforza, sarà la chiave di tutti i misteri, al centro dei quali vi sarà l’oscura presenza della della strega Arima, che continuerà a tormentare Leonardo fino alla mortale resa dei conti.
Questo volume - frutto di una feconda collaborazione tra storici contemporaneisti, archivisti e assistenti sociali, che hanno ricostruito il contesto nel quale operò la Commissione d'Inchiesta sulla diffusione della miseria nel Paese formata da parlamentari della prima legislatura - mostra l'Italia del 1952, nella quale erano ancora evidenti le disastrose conseguenze della guerra. Un mondo che la Repubblica appena nata si impegnò a cambiare in meglio, prima indagandolo - anche grazie al ruolo significativo degli assistenti sociali e delle loro interviste alle famiglie campionate - e poi con azioni dirette, volte a rispettare l'impegno dei Costituenti per promuovere una società democratica, dotata di un sistema di garanzie dei diritti capace di sostenere anche le persone svantaggiate. Le attuali condizioni socio-economiche dell'Italia sono indubbiamente migliori rispetto a quegli anni, ma la Società per la storia del servizio sociale ritiene doveroso ricordare l'impegno profuso allora.
Il cibo sulla tavola è uguale per tutti come composizione chimica; ciascuno ha invece un suo corpo, unico e diverso dagli altri. Occorre prima conoscere il proprio corpo, il proprio io biologico, per poter scegliere il cibo migliore per la nostra salute e il nostro benessere.
Che significa "nuovo" oggi in didattica? Il termine è stato spesso utilizzato per riproporre temi presenti nella ricerca sull'educazione fin dalle sue origini. Il testo si pone, pertanto, come cerniera tra la necessità di una forte continuità con la tradizione teorica dell'ultimo secolo e la necessità di una diversa curvatura, resa opportuna dai cambiamenti sociali, culturali e tecnologici del mondo attuale. In tale direzione "Didattica enattiva" analizza alcune frontiere, quali la relazione tra didattica e le altre scienze dell'educazione, tra didattica e didattiche disciplinari, tra insegnamento e apprendimento, tra affettivo e cognitivo, tra saperi e relazioni. I riferimenti alla complessità, alle teorie dell'azione e all'enattivismo permettono di individuare processi nei quali le varie polarità dialogano, favorendo, grazie alla ricorsività teoria-pratica, soluzioni non gerarchiche o riduttiviste. In particolare la teoria dell'azione e l'enattivismo permettono di recuperare l'attenzione al fare, al corpo e alla riflessione, cari alla tradizione attivista, e le coniugano con i processi di immersione e distanziamento e di consapevolezza che le attuali tecnologie favoriscono e dei quali si nutre la professionalità, richiesta oggi al docente. Il testo vuole essere un contributo al dibattito nella comunità scientifica su alcune frontiere che la didattica oggi deve affrontare.
Il testo esplora la dialogica tra la tecnica e l'agire umano e fornisce un'interpretazione della tecnologia nella società della conoscenza. Da tale analisi l'attenzione si sposta sulle tecnologie dell'educazione e sulla loro capacità di favorire l'apprendimento. In particolare vengono analizzati i linguaggi e il loro ruolo di mediazione nella conoscenza, gli ambienti di apprendimento e i dispositivi per l'on-line, esplorando anche le nuove frontiere aperte alla sinergia tra l'e-learning, knowledge management e agenti intelligenti, da cui sta emergendo l'e-learning 3.0.
La progettazione si è modificata nel corso degli anni, passando dall'applicazione di schemi predefiniti alla costruzione di modelli situati, frutto di un "dialogo" fra progettista e contesto. Nella prima parte del volume, in base alla Design Theory, vengono analizzati i modelli simbolici e il loro ruolo nel descrivere l'attività di progettazione. Si illustrano, poi, diversi metodi per progettare e si mostra come tale attività sia evoluta verso modalità di lavoro multiprospettiche e multilivello. Nella seconda parte, relativa al mondo dell'educazione, si motiva perché, superati i modelli della razionalità tecnica, occorra ripensare i processi della progettazione didattica. Dopo aver esplorato alcune proposte presenti in letteratura nell'ambito della progettazione dagli anni settanta ad oggi, si propone il modello F-V-P, che coniuga le tre prospettive della pedagogia, della didattica e della tecnologia dell'educazione. Il progetto diviene un boundary object che connette il sapere dell'insegnante e il contesto formativo, e dialoga con l'evento didattico.
Gli snodi tematici del diritto e della politica, assi portanti della riflessione e della pratica di Bobbio, nei saggi di sei studiosi di prestigio.
Disegnare un panorama geografico della filosofia italiana del Novecento è un modo relativamente nuovo per raccontarne la storia, collocandola nei centri di cultura nei quali essa si è sviluppata. Il volume prende in considerazione città che sono anche importanti centri universitari, come Torino, Milano, Padova, Genova, Bologna, Pisa, Firenze, Roma, Napoli. Il lettore incontrerà nomi noti e meno noti tra coloro che hanno "fatto" la storia della filosofia italiana. Ma più che ai filosofi e ai loro itinerari di pensiero, l'attenzione è rivolta al diverso "clima" delle città in cui essi si sono formati e hanno insegnato, alle relazioni tra pensiero filosofico e ambiente intellettuale.
Generalmente ascoltati nell'orchestrazione moderna di Carl Orff ma raramente letti, i "Carmina Burana" sono una raccolta di canti medioevali composti in latino e medio-alto tedesco. Vivace espressione della cultura goliardica dei clerici vagantes, cantano, con toni ora festosi ora malinconici, il desiderio di piaceri terreni, l'amore per la vita errabonda e il rifiuto totale della ricchezza. Come spiega il curatore di questa edizione, i "Carmina Burana" rappresentano un'originale chiave di lettura del Medioevo perché nella loro esaltazione della libertà esprimono una forte protesta contro le istituzioni civili e religiose di quel tempo.