"E/C" è la rivista trimestrale dell'Associazione Italiana di Studi Semiotici. Pubblica articoli su vari campi della Semiotica strutturalista prodotti da gruppi di ricerca internazionali. La missione di E/C è quella di contribuire al progresso e alla diffusione della Semiotica come teoria della significazione e critica dei linguaggi della contemporaneità. Contributi di: Maria Cristina Addis Michela Altamirano Rafael Alberto Alves dos Santos Tiziana Barone Marc Barreto Bogo Pierluigi Basso Fossali Riccardo Bertolotti Anne Beyaert-Geslin José Carlos Cabrejo Cobián Sandro Cattacin Giulia Ceriani Luciana Chen Fabio Ciammella Giovanni Ciofalo Ana Claudia de Oliveira Michele Dentico Riccardo Finocchi Fiorenza Gamba Alice Giannitrapani Manar Hammad Massimo Leone Silvia Leonzi Raffaele Lombardi Enrico Mariani Francesco Mazzucchelli Tiziana Migliore Pietro Montani Mario Panico Francesco Pelusi Gaia Peruzzi Grazia Quercia Arnaldo Rodrigues Julien Thiburce Lorenzo Ugolini Mirco Vannoni Maria Claudia Vidal Barcelos Ugo Volli Andrea Volterrani Gillard Zuque Fonseca.
È un'impresa tutt'altro che agevole descrivere e comprendere in tutta la sua portata la complessa figura di Simone Weil. Gli autori, che l'hanno conosciuta e frequentata, in questo libro ne raccontano la vicenda umana e intellettuale attingendo all'esperienza di un cammino condiviso, a una comune passione di ricerca, a momenti di intesa a volte profonda, a volte faticosa. Queste pagine ci restituiscono la figura di una donna che porta in sé le inquietudini del Novecento. Nessun libro mai ha saputo presentare una Simone così viva e così intensa, perché, come sosteneva Kierkegaard, "solo i libri di prima mano hanno la fragranza del pane appena sfornato".
Il libro affronta un concetto, quello di natura, tanto comune quanto poco esplorato. Luogo d'intensa riflessione nella filosofia antica, a partire dal Seicento la natura è divenuta sempre più oggetto di analisi scientifica. Ne è derivata una conoscenza vasta e approfondita, ma separata in discipline diverse e, alla fine, disinteressata a ricomporre una visione unitaria di natura. Oggi lo scenario è cambiato. La vastità dell'emergenza ambientale e la globalità della crisi ecologica richiedono un profondo ripensamento di cosa sia oggi la natura. Per farlo occorre affrontare le nuove categorie che scienza e filosofia hanno elaborato negli ultimi decenni, e utilizzarle per ricomporre una sua visione organica. Dopo essere stata "animale", "libro", "macchina", "magazzino", la natura oggi si presenta con un'immagine che ci coinvolge direttamente, quella di un ecosistema complesso, di cui l'umano è parte integrante, cosciente e responsabile.
A distanza di più di un anno dall'inizio della pandemia generata dal virus COVID-19 che cosa è cambiato nel mondo? Se ne è discusso alla Camera dei deputati il 4 ottobre 2021 nella Conferenza internazionale "Mind the Queue! Evidenze di coronavirus nel mondo, a un anno dalla pandemia", organizzata in collaborazione con la Presidenza del Gruppo Misto. L'emergenza che abbiamo attraversato, e che ancora stiamo vivendo, ci ha indotto a riflettere, e se possibile comprendere, se nell'altro vediamo elementi di comunanza personale. A partire dalla sofferenza, dimensione ontologica dell'esistenza umana, che sorprende, annichilisce a volte, lascia attoniti, ma che quasi sempre ci induce a reagire. Crediamo che l'aver compreso in questi mesi che non siamo soli ad affrontare questa dinamica della vita, la sofferenza appunto, che invece sempre rifuggiamo; insomma, l'aver considerato ancora una volta e una di più che nous sommes tous pareils, che siamo tutti uguali, ci ha reso migliori. E preparato ad affrontare il domani con maggiore consapevolezza e fiducia.
Nei manoscritti pubblicati nel volume XLII della raccolta Husserliana e qui tradotti, Edmund Husserl sviluppa una fenomenologia delle esperienze "limite" della coscienza: nascita, morte, sonno, inconscio. Lo Husserl maturo ci propone di ripensare i concetti di limite e confine scandagliando l'oscurità della coscienza e, al tempo stesso, il carattere generativo e originario delle dinamiche costitutive del soggetto, svelando un potenziale inedito della fenomenologia. L'inconscio è messo in relazione non più soltanto con l'associazione e la fantasia, ma anche con la temporalità della coscienza, facendoci guadagnare un nuovo senso dell'immortalità dell'Io trascendentale: quest'ultima diventa il passaggio continuo dal sonno alla veglia, in cui la coscienza costituisce, sempre di nuovo, se stessa.
A dar peso geopolitico al contributo cooperativo al mondo multipolare della globalizzazione che può dare l'Europa, abbiamo bisogno dell'utopia che lo spazio della civilizzazione cristiana ritrovi sulla scena del mondo la sua ecumene, non solo spirituale, ma politica e culturale. Molto può fare la differenza europea, che questo spazio ha generato, custodita nella cattolicità romana a resistere da un lato all'individualismo mercatorio di stampo anglosassone e dall'altro all'interpretazione lasca dei valori di democrazia liberale in molte aree della civilizzazione cristiana latina o ortodossa. Solo un'ecumene cristiana come spazio-geopolitico - dalla Russia alle Americhe, dall'Europa alle pertinenze cristiane dell'espansione europea - potrà porsi al servizio dell'ecumene umana in cooperazione con gli altri grandi spazi spirituali che si sono fatti nazioni, istituzioni, spazi geopolitici, civilizzazioni: dall'Islam al Confucianesimo, all'Induismo. A indicare la via del cosmopolitismo oggi possibile: Fratelli tutti.
L'idea di persona può ispirare una visione del mondo integrale e positiva di cui si avverte un bisogno crescente. Il volume offre intense esplorazioni filosofiche aperte alla transdisciplinarità e tese a superare l'attuale frammentazione del sapere. Vengono pure discusse le posizioni, presenti nell'indirizzo bio-politico e in alcuni filoni delle neuroscienze, che riducono la complessità e il valore della persona, spingendosi fino alla sua cancellazione. Del concetto di persona, colta da diversi sguardi che convergono sulla sua centralità, si mette in luce la fecondità in ambito antropologico e bio-etico, nella declinazione della politica e nelle coordinate dell'utopia, oltre che nella prospettiva ecologica, nelle questioni di genere e nel rapporto tra uomo e animale. Risaltano pure figure importanti del personalismo italiano novecentesco. In un tempo esposto alla unilateralità della ragione calcolante a svantaggio del pensiero globale, si esamina il nesso tra la volontà di potenza della tecnica e la invasività del paradigma oggettivante. Facendo perno sulla persona, si affrontano anche nodi storici della convivenza contemporanea: crisi della democrazia, crucialità del lavoro che cambia, rapporto tra diritti e doveri, tra individuo e comunità.
Questo libro avrebbe potuto intitolarsi anche "(Con)vincere. Il dibattito come judo dell'intelletto". Lo scopo è divulgare una disciplina che in questi ultimi tempi è necessaria per la vita civile e che ha un obiettivo: imparare a discutere più per capire che per avere ragione. Chi ha scritto questo libro ama il dibattito argomentato e regolamentato, perché sa che la parola può essere l'antidoto alla violenza; ama la logica e non teme la retorica e la polemica, rispetta le regole ed è avvertito nei confronti delle mosse. La forma scelta del prontuario propone un percorso teorico-esperienziale, per imparare a discutere in sei punti: importanza delle regole, competenze necessarie, metacomunicazione e linguaggio del corpo, capacità cognitive, fasi di un dibattito, nel fuoco del dibattito. La modalità del "ricettario" è frutto di una lunga pratica in vere proprie palestre di botta e risposta e dojo discorsivi.
Questo libro è visione riflessiva e riflessione visiva sulla condizione umana attuale, la cui novità si rivela un già-da-sempre-stato che continuamente inizia e si rinnova nello spazio mobile della relazionalità generativa e inventiva, restituita dal postumano e da Michel Serres nella sua feconda toti-potenzialità. In questo "corno di abbondanza" il corpo torna eco-logico, il virus e il parassita sono risorse, il preesistere e il passare oltre fanno corpo unico, cercando la loro dicibilità in un neologismo incoativo come postransominescenti.
Per essere pienamente umani abbiamo un costante bisogno di nonumani. Per fare ricerca scientifica, creare arte, governare Stati, o semplicemente per lavorare, spostarci in città ed essere buoni cittadini, ci serviamo di un esercito silenzioso ma efficace di oggetti di tutti i tipi. Tecnologie avanzate, smart objects, automobili, ma anche banali chiavi e porte, ciascuna con le sue specificità, non sono entità passive, semplici e innocenti strumenti: compartecipano invece del senso umano e sociale. Ecco cosa significa il titolo di questo libro: le politiche del design sono quelle che, implicitamente ma inesorabilmente, le cose di cui siamo circondati portano avanti, spesso a dispetto della consapevolezza di chi le ha progettate. Bruno Latour ci insegna allora che, per ricostruire chi siamo, dobbiamo rivolgere lo sguardo proprio là dove sembra non ci sia umanità.
Poesie scritte in linguaggi di programmazione, opere multimediali interattive, storie che si sviluppano tra la realtà virtuale e quella fisica. Questi sono solo alcuni dei generi riconducibili alla "letteratura elettronica", fenomeno intersettoriale caratterizzato dall'utilizzo creativo delle proprietà dei media digitali. In questo libro, il primo a tentare una ricostruzione storica della letteratura elettronica italiana, Roberta Iadevaia ci conduce in un viaggio che parte dai mainframe degli anni Cinquanta, passa per gli home e i personal computer degli anni Ottanta, si tuffa nella rete degli anni Novanta e ne segue gli sviluppi fino ai nostri giorni, caratterizzati da dispositivi sempre più "intelligenti" e onnipresenti. Ad accompagnarci in questo percorso - uno dei tanti possibili in un mondo ancora in larga parte da esplorare - vi è la convinzione che la letteratura elettronica, in quanto costitutivamente ibrida, possa essere uno dei fenomeni più fertili e necessari del nostro tempo.