Il lettore che cercasse in questo scritto di Cassirer uno studio sulla linguistica, passando alla lettura ne resterebbe sconcertato. Si tratta piuttosto, indirettamente, come suggerisce per ironia socratica la citazione di Platone presente nel testo, di ricordare ai linguisti lo statuto filosofico di questioni che ancora si pongono alla loro attenzione e, con un movimento complementare, di chiarire ai loro occhi i considerevoli spostamenti filosofici che gli sviluppi contemporanei delle scienze sociali, compresa evidentemente la linguistica, hanno apportato.
In piena euforia strutturalista - è il 1973 - la sociologia sembra essere in crisi, soprattutto per quel che riguarda la lettura critica dei media. Ma nel momento in cui volge la propria attenzione alle comunicazioni di massa, osserva Fabbri in questo saggio seminale, essa è come costretta a fare i conti col problema del senso e dei testi che lo supportano, ossia con i fenomeni specifici studiati dalla scienza delle significazioni. Ne viene fuori un'ipotesi socio-semiotica forte, come studio dei contenuti mediatici e di quegli attori sociali che, trasmettendoseli reciprocamente, riescono a metterli in condizione di significare.
Il lido più lontano è la monografia più completa su Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, capolavoro italiano del secondo Novecento. Nei primi tre capitoli il libro affronta il romanzo con tre diversi metodi (analisi del racconto, stilistica, variantistica); negli altri tre propone un’interpretazione complessiva dell’opera. L’appendice offre infine una collocazione di Horcynus Orca all’interno della grande letteratura italiana del secondo Novecento: Pasolini, Pomilio, Caproni, Sereni ed Elsa Morante.
«Il lido più lontano è quello dove non si arriva mai»: così leggiamo in Horcynus Orca.
Il libro di Giancarlo Alfano offre una interpretazione complessiva di questa straordinaria storia di un Ulisse impossibile, destinato a non tornare mai più alla sua Itaca, restando per sempre con Troia attaccata addosso.
Affrontando con più metodi e da diversi punti di vista il capolavoro di D’Arrigo, opera straordinaria per invenzione narrativa e potenza dello stile, Il lido più lontano ne offre un’interpretazione generale ricollegandola al complesso clima culturale e spirituale italiano all’uscita dalla seconda guerra mondiale.
La città è il luogo comune della nostra vita quotidiana, lo spazio elettivo del nostro abitare. È il luogo del terrore e della meraviglia, della convivenza e del conflitto, della marginalità e del privilegio. È il luogo dell’incontro con l’Altro e del- la crisi delle identità, della globalizzazione e del precariato, dell’innovazione e del degrado. Per dare un senso comprensibile al nostro presente (perché di questo si tratta: essere compresi in tutti i sensi e non venire esclusi) e alle sue contraddizioni è indispensabile capire. E per comprendere la città dobbiamo attraversare i suoi luoghi comuni.
I luoghi (topoi) scelti per raccontarla corrispondono ad altrettante “lenti” attraverso cui leggere le sfide e i rischi che la grande città offre a chi oggi la attraversa.
Qual è il ruolo degli algoritmi nei processi di produzione e consumo di contenuti culturali? Questo volume si rivolge a tutti coloro che desiderano approfondire le questioni relative alla digitalizzazione e al ruolo degli algoritmi nel dare forma al nostro ambiente culturale.
Gli algoritmi plasmano sempre più il nostro ambiente culturale, si adattano ai nostri comportamenti, ci assistono nelle ricerche che facciamo, forniscono rapidamente suggerimenti personalizzati a partire dai milioni di prodotti disponibili. Sfruttano le analogie tra clienti e propongono prodotti simili a quelli acquistati da altri. Filtrano i contenuti in base alle loro caratteristiche e in base a numero e qualità delle nostre interazioni. Questo libro aiuta a capire un po’ più da vicino come questi software agiscono sulle nostre vite.
Partiamo dal mito: Europa, secondo la mitologia greca, era una ninfa, figlia di Agenore e Telefassa, ma nemmeno questo è sicuro. Anche l’etimo è incerto... In verità non conosciamo l’Europa, se ne parla molto perché non si sa bene cosa dire; noi europei abbiamo cominciato a discutere dell’Europa solo a partire dalla Seconda guer- ra mondiale, ma si dovrebbe studiare il suo lungo percorso da Carlo Magno. Centocinquant’anni fa gli europei erano impegnati a creare gli Stati-nazione, non l’Europa. Non si parlava di un’Europa unita, anzi l’Europa era talmente divi- sa che quando gli europei pensavano alla guerra pensavano alla guerra contro altri europei. La cosiddetta supremazia europea si è sviluppata nel XVIII secolo, quando ci si com- piaceva delle rivoluzioni intellettuali dell’Illuminismo e del- la vittoria della razionalità.
L’Europa, cioè l’Occidente, significava progresso e diritti dell’uomo e (più tardi) delle donne. Montesquieu, dopo aver diviso i governi in repubblicano, monarchico e dispoti- co, afferma che costumi come la poligamia confermano che in Asia «il dispotismo è, per così dire, naturalizzato». Ora tut- to questo è finito. Sassoon sostiene che la Gran Bretagna è tutta sola e l’Europa è più disunita che mai; e questo nel mo- mento in cui il mondo deve fare i conti con Donald Trump. Buona fortuna, Europa!
Donald Sassoon professore emerito di Storia europea com- parata al Queen Mary, University of London, è uno dei mag- giori storici contemporanei, allievo di Eric Hobsbawm. Nato a Il Cairo, di nazionalità britannica, ha studiato a Parigi, Mi- lano, Londra e Stati Uniti. Scrive regolarmente per impor- tanti quotidiani in tutto il mondo, tra i quali, in Italia, “Il Sole 24 Ore”. Ha una profonda conoscenza del panorama politico, culturale ed economico europeo e ha pubblicato numerosi libri.
L’assegnazione del Premio Nobel 2016 per la letteratura a Bob Dylan ha suscitato polemiche tra chi lo considera il giu- sto riconoscimento a una poesia che si estende oltre il limite della pagina e chi al contrario trova che i confini tra poesia e canzone non debbano essere né spostati né confusi.
Questo libro del traduttore di Bob Dylan in Italia affronta le questioni parallele del Nobel a Dylan e del suo interesse per ogni forma e stile della canzone americana. Senza astio né indulgenza, senza far finta che il problema del rapporto tra canzone e poesia non esista, l’autore scava nel cuore della poetica dylaniana per valutare sia le differenze e le affinità tra parola scritta e parola cantata sia l’opera complessiva di un artista che, comunque lo si voglia giudicare, ha fatto più ogni altro per rendere la canzone una delle dominanti for- me d’arte del nostro tempo.
Quello che si ascolterà nel cd audio è Shakespeare / Venere e Adone in concerto, la versione dello spettacolo che ha debuttato nel dicembre 2007, ottenendo nel 2009 il premio della associazione Nazionale Critici di Teatro (ANCT).
L’alta densità musicale dello spettacolo, grazie anche al lavoro sul suono del premio UBU 2104 G.u.p. Alcaro, ci ha convinto a tentare di proporne una versione senza scena, se non quella, ricchissima, sonora.
In un tempo in cui siamo quotidianamente costretti a par- lare di violenze e sopraffazioni nei confronti delle donne, il bellissimo spettacolo che Valter Malosti ha ricavato da un poemetto di Shakespeare si pone come un ideale manifesto contro ogni sorta di fenomeni del genere con un’illuminan- te analisi dei meccanismi che li generano e delle loro deva- stanti conseguenze. — Renato Palazzi
In modo delicato, a cominciare dalla magnifica sua traduzione [...], egli rende plastico e verosimile il dramma d’amore. Malosti... è sempre solo, ovvero uno e trino: è il pacato narratore, è il riluttante oggetto del desiderio, è l’invasata Vene- re, un femminiello napoletano-pasoliniano, ora gentile, ora pazzo, furioso, possente. — Franco Cordelli
Cosa ha in comune l'antica tecnica del ventriloquio con i mezzi di comunicazione di massa e i new media? Il libro ricostruisce la storia culturale del ventriloquio: dall'oracolo di Delfi, ai fenomeni del misticismo religioso e a quelli della possessione demoniaca, dalle prime macchine parlanti alle invenzioni moderne del telegrafo e del telefono. Non solo: il ventriloquio diventa, nel testo di Connor, la chiave interpretativa per spiegare i media. Come? Il ventriloquio è quella tecnica vocale con cui si produce una voce umana senza far sì che gli altri se ne accorgano, così che possa essere attribuita a un'altra entità. Tutte le tecnologie di comunicazione di massa (la radio, il cinema sonoro, la televisione, internet) sfruttano il principio della voce dissociata, della voce altra di cui non si vede direttamente la sorgente. La voce disincarnata e smaterializzata dei nuovi strumenti tecnologici diventa così una parola alterata, "una parola altra, anzi la parola dell'altro che insospettabilmente si rivela abitare in noi": una forma di potere di cui questo libro ci rende consapevoli. Leggere La voce come medium aiuta infatti a comprendere i principi su cui si fondano le tecnologie di comunicazione di massa e il perché della loro irresistibile capacità di affascinarci e incantarci.
Onore a King Kong, il film di consumo che appena all'inizio degli anni Trenta del secolo passato aveva spettacolarmente annunciato il punto di catastrofe della civiltà occidentale, fissando in un'icona indimenticabile il rapporto tra miti e tecnologia: Kong - la "grande scimmia" delle origini preumane precipita dall'Empire State Building, il grattacielo più alto del mondo, e celebra il suo lutto nella metropoli più potente della terra. Ecco il motivo del titolo scelto per questo saggio sul fantastico. Tuttavia, allora si sarebbe mai potuto immaginare che l'11 settembre 2001 la scena si sarebbe riprodotta nella realtà contemporanea esattamente nello stesso luogo simbolico e con il medesimo olocausto di carne umana. Non si adonti il lettore di questo accostamento tra la futilità di un film dell'industria culturale e un evento terribile come il crollo delle Due Torri di Manhattan. Sospenda almeno il giudizio, perché si appresta a leggere le ragioni di questo accostamento o quantomeno la sua iniziale prefigurazione, tracciata attraverso una serie di letture testuali in diversi territori mediali: letteratura, illustrazione, cinema, fumetti, persino i primi annunci della cibernetica di consumo.