Di famiglia e di educazione la Modernità occidentale si è costantemente interessata nei modi più diversi. La famiglia è stata inquadrata in una "narrazione di perdita" di funzioni, relegandola a mero fatto privato senza più alcuna reale rilevanza sociale. L'educazione, a contrario, è stata immaginata come la risorsa fondamentale della modernità, quell'insieme di processi formali che avrebbero permesso agli individui sia di cogliere le innumerevoli opportunità sociali che andavano sempre più velocemente creandosi (un ascensore) sia come meccanismo che avrebbe permesso a chiunque di proteggersi dai pericoli di emarginazione e retrocessione sociale (un cuscinetto di protezione). In questi saggi il sociologo Niklas Luhmann ci racconta una storia ben diversa. La famiglia moderna non perde affatto le sue funzioni sociali, bensì le cambia e diventa uno spazio-tempo sempre più rilevante per i processi di inclusione sociale e di generazione delle persone. L'educazione elabora la sua funzione di ascensore, ma non più solo verso l'alto e si trasforma in un contesto di formazione altamente rischioso per gli individui ormai costretti a scegliere le loro "carriere" rendendosi responsabili di fallimenti sempre più probabili. Ne deriva una riflessione altamente sorprendente che può aiutare il lettore a osservare in modo diverso cosa sta realmente accadendo oggi nella nostra società.
Dagli allevamenti intensivi alla sperimentazione sugli animali, all'antropizzazione degli habitat e alla distruzione degli ambienti naturali, si solleva una questione etica che oggi dobbiamo affrontare. Per Nussbaum considerare gli animali «automi senza una visione soggettiva del mondo», come si è ritenuto a lungo, è un vero e proprio peccato originale filosofico. Gli enormi progressi scientifici degli ultimi 30 anni ci rivelano infatti che tutti i vertebrati avvertono dolore, provano emozioni, hanno comportamenti non solo genetici ma anche appresi e forme di percezione che nemmeno gli umani hanno. Una volta riconosciuta la non facile demarcazione tra uomini e animali, difficilmente possiamo accettare di rimanere ancorati all'etica classica, che viene qui ripercorsa nei suoi vari sviluppi sino a giungere ad una proposta originale, basata sul capabilities approach, in grado anche di fornire diversi esempi pratici che la sua adozione comporta.
L'anno della Pandemia è stato per la Chiesa Italiana, un difficile banco di prova, alcune criticità latenti da anni, come lo scollamento con la società reale, la distanza tra fedeli e pastori, l'irrilevanza nel pensiero socio-politico, sono emerse con decisione e hanno rafforzato un senso di smarrimento che comunque veniva da lontano. È sembrato importante interpretare questo segno dei tempi, utilizzarlo come fosse uno stress test o, per usare un termine tradizionale, un esame di coscienza, un discernimento per ripartire poi con maggior vigore e consapevolezza. Una Chiesa che parla prevalentemente "ai suoi" e si fa portatrice solo di valori "suoi", che non sa fare sintesi delle tante iniziative sociali che nascono nel suo ambito, finisce per essere una Chiesa che parla senza contare e agisce senza parlare. Occorre tornare nel Mondo, riscoprire il destino comune che lega Chiesa e società, rioccupare quell'area di confine tra l'essere nel mondo e l'essere del mondo, nello spirito di aiutarsi tutti, di riscoprire e far riscoprire la reciprocità e l'interdipendenza, cercando di essere lucidi e generosi; tornando a far ardere i cuori più che a insegnare dottrine. Mettere un piede fuori dal suo recinto aiuterà la Chiesa a non cadere e permetterà alla società di riconoscerla e forse di imitarla in quella presa di coscienza per cui nessuno si salva da solo. È compito anche dei laici attivarsi per un'emancipazione della coscienza fraterna che dia coraggio e un maggiore senso di responsabilità nel dare, nel ricevere e nell'illuminarsi vicendevolmente. In questo difficile momento di ricostruzione civile, aiutarsi tutti non è allora sinonimo di aiutare tutti, ma è l'impegno per una ricostruzione basata sull'aiuto vicendevole.
Le grandi distopie immaginate da Orwell o da Huxley esprimevano la propria visione degli orrori del mondo solido-moderno abitato da produttori e soldati irreggimentati e ossessionati dall'ordine. Essi credevano nei sarti su misura, cioè nella possibilità di confezionare un futuro su ordinazione. Temevano gli errori di misurazione, i tagli scadenti o la corruzione dei sarti, ma non pensavano certo che le sartorie potessero fallire e scomparire. Le distopie del presente rappresentano un mondo in cui i sarti non ci sono più, in cui ci si crea da sé il proprio futuro che nessuno controlla, né vuole o sa controllare. In un mondo come questo non può che crescere lo scoramento e il disfattismo, l'incapacità di agire e la sensazione di essere condannati a soccombere. Eppure, secondo Bauman, questa è soltanto la descrizione di quello che stiamo vivendo. Non è vero che è «sempre la stessa storia»: il futuro non si deduce dal presente, il futuro non è un destino. Ancora una volta Zygmunt Bauman illumina, legge, interpreta e traduce ogni piega del tempo che viviamo.
Abbiamo bisogno di un femminismo che dia la priorità alle vite delle persone. Davvero la massima realizzazione per le donne è quella di arrivare a occupare posti di potere nelle gerarchie delle grandi aziende capitaliste? È quel che ci dice il femminismo liberale, che aspira a rompere il soffitto di cristallo, mentre non si preoccupa affatto delle esigenze della stragrande maggioranza delle donne. Esigenze come la lotta contro lo sfruttamento sul lavoro e i diritti sindacali; il riconoscimento della loro fondamentale funzione di cura dei figli, caricata sulle donne in favore della massimizzazione dei profitti; il diritto alla salute e a un ambiente non inquinato; la lotta contro ogni forma di razzismo e guerra. Oggi che il sistema di valori liberisti è in crisi e stiamo vivendo una nuova ondata femminista internazionale, abbiamo lo spazio per creare un altro femminismo: anticapitalista, antirazzista ed ecosocialista. Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser sono state tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.
Proponendosi di fare il punto sulla situazione dell'analfabetismo religioso in Italia, il libro presenta tre letture, sul versante sociologico (Franco Ferrarotti), storico (Francesca Cadeddu) e giuridico (Marco Ventura). La nostra terra impregnata di religione, per storia e cultura, presenta il paradosso di un'ampia diffusione di idee e informazioni confuse, accompagnata dall'accumulo di pregiudizi e fantasie, con conseguenze nefaste sul piano sociale. Alla luce di questo gli autori lanciano un grido d'allarme e l'invito a una presa di coscienza del problema, per porvi al più presto rimedio.
L'attuale pandemia non ha cambiato il mondo, ma ha avuto solo il "merito" di scoperchiare delle problematiche che erano già presenti in società, che gettano le radici negli albori del XX secolo e che ci portano a effettuare una riflessione dal punto di vista sia politico che ecclesiale. Il libro si apre con una riflessione sul'900 avvalendosi del contributo di pensatori quali Martin Heidegger, Romano Guardini e Jacques Ellul. La loro riflessione pone in evidenza il sorgere di quelle problematiche che nel nostro tempo sono divenute grandi problemi, coinvolgendo varie generazioni, sino a raggiungere i nostri giovani. La pandemia ci ha chiusi nei nostri "bunker"; ora che ne stiamo venendo fuori, che tipo di mondo troveremo? Ma, soprattutto, potremmo continuare lo stile di vita precedente? Si aprono così delle piste di riflessione, che l'Autore attinge dal mondo universitario in cui ha lavorato in questi ultimi anni, dalla pastorale svolta in parrocchia e dall'osservazione politica su cui ha riflettuto anche nelle sue precedenti pubblicazioni. È un libro che ci interroga sul futuro che ci aspetta.
Società intelligente o stupidità di massa? Che forma prenderà il mondo che ci aspetta? Davanti a noi una scelta di civiltà. Dopo la pandemia, la guerra in Europa. I due ultimi shock globali dovrebbero convincerci che la stagione della globalizzazione sta definitivamente tramontando. Siamo ormai oltre la modernità liquida, costretti ad affrontare gli esiti di un virus che non si lascia debellare e allo stesso tempo spinti a ripensare il futuro, nel quadro del paradigma tecnico-scientifico e del delicato processo di costruzione di un nuovo ordine mondiale. L'epoca nuova - quella della supersocietà - è caratterizzata da una vita individuale e collettiva sempre più dipendente dalla tecnologia, dall'intreccio inestricabile tra azione umana ed ecosistema, e dal rapporto sempre più stretto tra soggettività - nelle sue componenti anche psichiche e biologiche - e organizzazione sociale. E domani? Dove ci condurranno sostenibilità e digitalizzazione, i due grandi protagonisti della nostra quotidianità? Verso un mondo distopico, centralizzato e burocratizzato, o verso la società dell'intelligenza diffusa dove la libertà potrà ancora essere l'elemento cardine per tenere insieme sviluppo economico e democrazia?
Nella diversità crescente dei modelli di vita e nell'irreperibilità di valori assoluti si è spesso indotti a sottoscrivere un relativismo culturale dove tutto e il suo contrario sono possibili. È un errore. Modelli di vita, principi e valori possono portare un'intera società a fiorire e svilupparsi oppure, all'opposto, a degradarsi culturalmente ed esistenzialmente. Al soggetto incombe tanto più la responsabilità di fare delle scelte quanto più le ideologie sono tramontate, i portali delle chiese sembrano chiusi e i padri tacere. La sociologia dei processi culturali, dialogando con i classici della disciplina (Tocqueville, Durkheim, Weber, Troeltsch, Boudon), ricostruisce il lavoro incessante degli individui nel decidere costantemente, non senza illusioni ed errori, il percorso da seguire per una vita dignitosa e felice. Scopo di questo testo è proprio quello di recuperare i passi ragionevoli che scandiscono oggi questo cammino.
La giovinezza è un'età piena di incertezze, ma anche di speranze e desideri di protagonismo. Questo è ancor più vero oggi, in un'epoca attraversata da profonde trasformazioni. In un sistema costellato di nuovi rischi e nuove opportunità, caratterizzato da eventi imprevisti - la pandemia, il conflitto Russia-Ucraina -, i giovani stanno costruendo il proprio percorso di vita. L'edizione 2023 del Rapporto dell'Istituto Toniolo indaga come essi vivano e interpretino i cambiamenti in atto e quali ricadute questi abbiano non solo sulle condizioni oggettive ma anche su preferenze, obiettivi e significati del loro essere e agire nella società e nel mondo del lavoro. Il volume affronta il modo di apprendere e la formazione di nuove competenze; l'idea di lavoro e di realizzazione professionale; l'idea di famiglia e la propensione ad avere figli; l'impegno sociale e l'organizzazione dal basso dei movimenti di cambiamento, in particolare sul tema dell'ambiente; la fiducia verso le istituzioni e le aspettative sul nuovo governo. I dati rilevano le specificità interne del contesto italiano, in un continuo confronto con le realtà di altri paesi europei.
"Questo manifesto culturale, creato dai giovani per la società del futuro, raccoglie sessanta testimonianze che mi auguro possano aiutare chiunque si trovi in un. Periodo di impasse a ritrovare la bussola interiore riuscendo a essere scintilla di un cambiamento" (G. Caccamo).
Non posso emettere verità sul Giappone perché continuo a non capirlo. Ci ho vissuto un anno e mezzo distribuito su sette soggiorni di qualche mese ciascuno, distanti quattro o cinque anni l'uno dall'altro, e continuo a non essere sicuro di avere capito. Né le cose grandi, né i dettagli. Una piccola galassia di incontri, scontri, errori, salvataggi, ipotesi e rivelazioni racconta lo spaesamento di un intellettuale italiano nel paese degli isolani d'Asia. Una persona abituata a capire, a padroneggiare, che invece deve continuamente riconoscere la propria natura di principiante. Ma senza angoscia, perché il Giappone è mite, e perfino quando ti trae in arresto per una specie di reato, ti tratta con rispetto. E il Giappone è stupendo e abbagliante, quando si rivela nella sua grandezza. Fra i personaggi di queste storie ci sono confezioni di caramelle, orsi prudenti, terremoti da tavola e ragazze come si deve, gessetti colorati, dinosauri distruttori e poliziotti pazienti, rifiuti firmati, lo snack Big Katsu e una Lamborghini copiata, fiumi, laghi, vulcani e timbri di giada, Del Piero e Sophia Loren. E a ogni passo si scopre che il non capire è un bene prezioso.