Il volume contiene le memorie della fondatrice della Gioventù femminile di Azione cattolica, che ne ripercorre la storia dei primi trent'anni. L'opera, uscita originariamente nel 1948, doveva essere pubblicata in una nuova edizione corretta e arricchita, che non vide la luce per la morte di Armida Barelli. Ora viene riproposto il testo che la stessa "sorella maggiore" avrebbe voluto dare alle stampe, in un'edizione critica che, attraverso un rigoroso apparato di note, aiuta a comprendere adeguatamente la straordinaria vicenda della più numerosa organizzazione femminile di massa nella storia dell'Italia, che nel 1950 arrivò a superare il milione di iscritte. Attraverso il racconto della fondatrice, emerge un affresco vivo sulle trasformazioni della condizione della donna in una stagione di radicali cambiamenti dell'universo valoriale, passato al vaglio delle strettoie del ventennio fascista, per riemergere in forme di rinnovato protagonismo alla prova della democrazia del dopoguerra.
Il presente volume illustra la plurisecolare vicenda della trasmissione dell'opera di San Giovanni da Capestrano mediante la ricostruzione della tradizione letteraria - sia manoscritta sia a stampa - del trattato sull'autorità del Papa e del Concilio. Attraverso queste pagine sarà possibile riscoprire l'universo religioso, politico e culturale del tempo e respirare l'atmosfera creata dal Grande Scisma d'Occidente. "In un tale contesto, scrive Bernard Ardura nella Prefazione - l'importanza del trattato di San Giovanni da Capestrano si manifesta immediatamente e in tutta la sua ampiezza. Le sue riflessioni e in particolare l'impossibilità, per lui, che un Papa cada nell'eresia, sono una bella e profonda riflessione illuminata dal lumen fidei".
Il filosofo e viaggiatore si chiama Itlodeo, colui che racconta menzogne... L'isola esplorata Utopia, che può significare sia la contrazione di "Eutopia", luogo felice e ottimo, sia la storpiatura di "Outopia", luogo che non c'è... Il governatore dell'isola è Ademo, il senza popolo. La capitale Amauroto, la città invisibile. Il fiume che la percorre è l'Anidro, il privo d'acqua... È Utopia di Tommaso Moro, un "libello" aureo e ironico, dedicato alla ricerca di quale sia la forma migliore di governo. Un'opera che sta per compiere cinquecento anni (è stata pubblicata nel 1516), ma che non ha perso nulla della sua originaria freschezza, vitalità e forza visionaria. Un manifesto per tutti gli inguaribili sognatori della "città ideale", in cui siano bandite la sopraffazione, la diseguaglianza e l'intolleranza. Un luogo che non si trova sulle cartine geografiche, ma che esiste nella mente e nei cuori di chi si impegna a farla vivere.
Il volume ripercorre la vicenda biografica, e poi la fama post mortem, di Raniero da Ponza, monaco cisterciense ed eremita dalla fama di profeta. Raniero, già compagno di Gioacchino da Fiore nella fondazione del monastero che dà il nome all'abate calabrese, divenne in seguito un uomo di fiducia di Innocenzo III e godette di una certa notorietà fino almeno alla metà del XIII secolo. La sua figura viene delineata non solo nelle strette relazioni con Gioacchino e negli incarichi di alto profilo che ricevette dalla curia romana, ma soprattutto sullo sfondo della fama di profeta che lo circondava già in vita, e poi in modo particolare dopo la sua morte, sopravvenuta fra 1206 e 1209. In questa luce, assume grande importanza la testimonianza della lettera scritta in morte di Raniero dal cardinale Ugo di Ostia, futuro papa Gregorio IX, in cui egli piange quello che definisce suo "padre". Più elementi nella politica ecclesiastica di Ugo-Gregorio, in particolare nella promozione degli ordini mendicanti e nello scontro con Federico II, denunciano l'assunzione di temi e schemi interpretativi che si possono ricondurre al profetismo gioachimita: ben oltre l'utilizzo di una "retorica". Tutto ciò lascia intravedere un interesse reale e radicato, che proseguirà oltre la morte del papa, mentre divampa lo scontro fra lo stesso Federico e la sede apostolica.
Nel corso del XVI secolo le dottrine scaturite dalla protesta di Lutero si diffusero largamente anche in Italia, assumendo connotazioni peculiari e intrecciandosi con altri movimenti religiosi e specifiche eredità culturali. Massimo Firpo ne ricostruisce le origini e la storia mettendo in luce il ruolo decisivo esercitato dall'esule spagnolo Juan de Valdés negli anni che fecero da sfondo al concilio di Trento. Irriducibile alla Riforma protestante, il suo magistero spiritualistico seppe infatti orientare inquietudini e istanze di rinnovamento diffuse tanto a livello popolare quanto ai vertici delle gerarchie sociali, tra letterati e aristocratici, vescovi e cardinali.
Raccoglie oltre 1200 personaggi rappresentativi del Movimento cattolico in una dimensione prevalentemente regionale. Il lavoro di ricostruzione biografica è stato coordinato da docenti universitari ed esperti.
Appunti sparsi sui giubilei del passato e sui loro protagonisti: dai romei, capaci di camminare per mesi pur di ottenere la remissione dai propri peccati, fino ai reali che, per farsi aprire le porte del paradiso, preferivano pagare. Ci sono le storie degli uomini che hanno saputo farsi onore davanti al loro Signore, e di quelli che invece hanno capito come riempirsi le tasche. Gli anni santi hanno spesso ispirato anche gli artisti, Giotto e Michelangelo, Dante e Petrarca, e cambiato il volto di Roma. Furono costruiti per il Giubileo Ponte Sisto sul Tevere, la scalinata di Trinità dei Monti, la fontana del Borromini a Piazza Navona. Bonifacio VIII cambiò poi i sensi di marcia, Leone XII concesse l'uso della margarina alle mense dei pellegrini, San Filippo Neri instaurò il giro delle Sette Chiese. Curiosità e aneddoti dal passato per capire il Giubileo di oggi.
Intorno a questo "manifesto" della Riforma italiana, scritto dal monaco Benedetto da Mantova con il poeta Marcantonio Flaminio e stampato anonimo a Venezia nel 1543, ruota - quale oggetto di diffusione clandestina nell'area europea - un'intera, ampia sezione del romanzo Q di Luther Blissett.Scritto poco dopo il fallimento del Colloquio di Ratisbona tra cattolici e protestanti del 1541, questo "bestseller " religioso italiano del Cinquecento fu opera del monaco benedettino cassinese Benedetto Fontanini e dell'umanista Marcantonio Flaminio. Uscito anonimo, il trattato - che afferma l'unità dei "veri cristiani" oltre i confini delle chiese istituzionali e fonda la vita morale sul "beneficio di Cristo", ovvero sulla grazia - fu più volte ristampato e tradotto, nonché condannato dall'Inquisizione. Apprezzato nei circoli erasmiani e riformatori oltre che dai fautori del rappacificamento tra i cristiani, fu soprattutto il "manifesto" dei seguaci di Juan de Valdés e dei riformatori d'oltralpe, recuperati alla tradizione dei Padri della chiesa.
Parlando con un ambasciatore, Papa Giovanni XXIII ebbe a dire: "Voglio scuotere la polvere imperiale che dal tempo di Costantino si è depositata sul trono di Pietro". Paolo VI arriva a dare concretezza a questo "sogno" del suo predecessore. Nel desiderio di rinnovamento e aggiornamento suscitato dal Concilio Vaticano II, con la Costituzione Apostolica "Regimini Ecclesiae" del 15 agosto 1967, e con il Motu proprio "Pontificalis Domus" del 28 marzo 1968, si impegnò a snellire quell'apparato che dava del pontefice e della curia romana l'immagine di una "Corte" non più adatta ai nuovi tempi. Nel suo discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2014 Papa Francesco è stato ancora più forte ed esigente: la curia romana è come un corpo complesso; per vivere ha bisogno non soltanto di nutrirsi ma anche di curarsi da malattie e tentazioni che ne indeboliscono il servizio al Signore. Con rapidi cenni, si è voluto ricordare la "carriera" e l'"impegno" di Montini nel servizio della Santa Sede.
La scienza conduce l'uomo lontano dal concetto di "creazione" e dalla sfera della Trascendenza? I presupposti della filosofia scolastica sono crollati dinnanzi al suo progresso? Non v'è più spazio per la ricerca e per il rinvenimento di quel Più, di quell'eccedenza di significato che permea la realtà? Infine, ipotesi cosmologiche come quella del Big Bang e articoli di fede come quello della creazione dell'Universo dal nulla sono stati ormai posti in una contraddizione insolubile? Questi, ed altri, gli interrogativi affrontati nel testo. Sulla base di considerazioni filosofiche nonché con l'ausilio di alcune scoperte della scienza naturale del XX secolo e di geniali intuizioni di alcuni suoi protagonisti, è desiderio dell'autore mostrare come l'uomo non solo non abbia ancora carpito il senso profondo, più misterioso e recondito, della Natura - ammesso che egli possa anche soltanto pretendere di farlo, come nel caso della tanto sospirata "teoria del tutto" (theory of everything) - ma come le molteplici questioni scientifico-naturali ancora (momentaneamente?) insolute...
Un'ecclesiologia alla luce delle Spirito Santo, nei discorsi e nelle omelie del pontificato di Paolo VI. La figura e il pensiero di Paolo VI si fa interprete di un'ecclesiologia alla luce dello Spirito Santo i cui pieni sviluppi appartengono al post Concilio Vaticano II. Il saggio parte dalle allocuzioni e discorsi pronunciati da Paolo VI nei periodi II-IV del Vaticano II; viene data poi qualche esemplificazione del rapporto Chiesa-Spirito in alcuni suoi documenti. Vengono esaminati quindi i discorsi e le omelie dettate in occasione o in prossimità della Pentecoste nei diciassette anni del suo pontificato; in particolare, l'indagine viene ristretta all'enciclica "Ecclesiam Suam", alla Solenne professione di fede, alla Costituzione Apostolica "Divinae consortium naturae" e all'Esortazione "Gaudete in Domino".