L'Icona nasce nel Vicino Oriente ellenistico, nell'ultimo periodo dell'Impero romano. La sua diffusione interessa tutti i paesi (Egitto, Palestina, Giordania, Siria, Libano, Anatolia). Costantinopoli, centro del nuovo impero Bizantino dopo un periodo iconoclasta, ne diviene col secolo IX il massimo propulsore. Le Icone raggiungono anche l'Etiopia, la Georgia e l'Armenia. Da Costantinopoli si diffondono in Grecia e in tutte le isole dell'Egeo, quindi il loro viaggio prosegue a nord nei Balcani e nel mondo slavo: Macedonia, Bulgaria, Serbia, Albania. Nel XII secolo raggiungono Kiev, il cuore della prima Russia, poi Novgorod e Mosca, la terza Roma, come sarà chiamata anche dopo la caduta di Costantinopoli. Dopo la fine del mondo bizantino le Icone proseguiranno nel vicino Oriente cristiano, nei paesi Slavi e nell'Egeo influenzato da Venezia. In Italia arriveranno a più riprese già dall'epoca iconoclasta. Le Icone hanno stili e tecniche differenti a seconda dei Paesi e rispecchiano differenti tradizioni culturali, ma sono sempre riconoscibili quali immagini dotate di forza simbolica, liturgica, religiosa e, a volte, anche politica. I maggiori studiosi provenienti dai diversi Paesi sono stati invitati a un confronto reciproco per realizzarne la prima storia artistica globale: significati, punti di riferimento, evoluzione, soggetti cui l'icona si ispira, funzione pubblica e privata.
Il libro si sofferma su due icone del Nuovo Testamento particolarmente significative per cogliere il valore dello studio teologico. La prima raffigura una tappa paradigmatica dell’itinerario esistenziale di Paolo di Tarso e offre alcune riflessioni sull’affetto credente per Cristo, la comunione ecclesiale e il desiderio ardente di vita.
La seconda rappresenta l’esperienza spirituale dei discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni al cospetto di Cristo trasfigurato, un’icona che delinea la teologia come ambito di rivelazione divina del senso della vita e della morte. Intesa come scientia Dei e opera di carità, la ricerca teologica diventa così un’occasione favorevole in cui lo Spirito trasfigura il teologo in un’immagine vivida di Cristo.
Sommario
Premessa. La teologia odierna tra fatica e frammentazione. I. Affetto credente, comunione ecclesiale e desiderio di vita. 1. Affectus fidei e inculturazione della «bella notizia» di Cristo. 2. Communio Ecclesiae e unità interiore dell’evangelizzatore. 3. Concupiscentia vitae e debolezza credente dell’evangelizzatore. II. Teologia come itinerario trasfigurante della mente, del cuore e dei sensi.
1. Teologia come esperienza del «Tabor». 2. Teologia come ambito di manifestazione divina del senso della morte e della vita. 3. Teologia come scientia Dei. 4. Teologia come opera di carità. Epilogo. Teologia come itinerario di trasfigurazione della persona. Bibliografia.
Note sull'autore
Franco Manzi, sacerdote della Diocesi di Milano, ha conseguito nelle Pontificie Università Romane il dottorato in Scienze Bibliche e in Teologia. È élève titulaire de l’École Biblique de Jérusalem. Insegna nel Seminario e nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e nelle Facoltà Teologiche dell’Italia Settentrionale e di Lugano. Direttore della rivista La Scuola Cattolica, è autore di numerosi libri. Con EDB ha pubblicato Attirerò tutti a me. Ermeneutica biblica ed etica cristiana (in collaborazione con A. Fumagalli, 2005).
"Dal portale regale di Chartres a Michelangelo, dall'icona di Rublev alle scuole russe italianizzanti del XVIII secolo, si constata una perdita progressiva del senso sacro", osserva Evdokimov. "Il sacro si sposta verso il "bello" estetico, l'essenza religiosa scompare dinanzi all'elemento narrativo, aneddotico, al piacevole, al ritratto somigliante, al complicato". Non accade così nel mondo dell'icona, dove il sole non tramonta e la luce è senza attenuazioni. La maggiore espressione figurativa del mondo ortodosso esprime il meriggio abbagliante dell'incarnazione, senza ombre né oscurità, e le sfumature vengono espresse solo dal contrasto dei colori, al di fuori di ogni artificio di illuminazione e di prospettiva. Se ogni dipinto è posto in un triangolo chiuso, composto dall'artista, dalla sua opera e dallo spettatore, l'icona spezza quel triangolo e afferma la sua indipendenza sia da chi la realizza che da chi la contempla. Essa non suscita l'emozione, ma l'avvento di un quarto elemento, l'avvento del trascendente di cui attesta la presenza. L'artista scompare dietro la tradizione che parla e l'opera d'arte diviene lo scaturire di una presenza dinanzi alla quale non si può restare solo spettatori.
André Grabar ci offre con quest'opera, che è stata senza dubbio la prima del suo genere e per molti versi è rimasta insuperata, una veduta d'insieme di un millennio di arte cristiana, dal III al XIII secolo. L'accento vi è spostato dalla considerazione delle forme e delle tecniche artistiche all'indagine del contenuto intellettuale e del valore semiotico delle immagini, attraverso la cui analisi viene rintracciata e ricostruita l'interpretazione dei soggetti cristiani in epoche e zone geografiche differenti. L'autore smonta il meccanismo della creazione e stana, nel momento stesso della loro genesi, temi iconografici di lunghissima durata. Una ricca erudizione, associata alla capacità di servirsi con rigore di fonti eterogenee (dalle credenze popolari alle arti minori, al magistero ecclesiastico, alle speculazioni degli ambienti colti), fa di questo libro - organizzato come un dittico di cui antichità e medioevo costituiscono i pannelli - un testo di lettura assai piacevole, in grado di illuminare la storia dell'arte come anche la storia del cristianesimo.
Opera di Nikodim P. Kondakov, "L'iconografia della Madre di Dio" è un vero e proprio documento della storia del pensiero russo pre-rivoluzionario sull'arte sacra. Con una prospettiva positivista, e con un'ampiezza di orizzonti impressionante, Kondakov ci racconta la storia del culto mariano e delle sue testimonianze figurative tra Oriente e Occidente nel primo millennio della storia cristiana. Tra le righe del testo possiamo però leggere la storia dell'impero degli Zar che - inconsapevole di quanto lo avrebbe atteso solo pochi anni più tardi - cerca e definisce la propria identità culturale e la propria missione storica. La presente edizione vuole pertanto presentare al lettore contemporaneo il pensiero del grande Kondakov, dandogli nel contempo gli strumenti per comprendere la cultura che lo ha fatto nascere.
Gli scritti raccolti per la prima volta in questo volume, interamente rivisti e accresciuti, offrono una testimonianza articolata delle ricerche di John Lindsay Opie intorno all'immagine sacra e al suo linguaggio simbolico. Dall'Occidente desacralizzato verso l'India tamil, fino all'incontro con l'iconografia delle chiese bizantine e slave. La sua indagine accurata delle fonti letterarie, liturgiche e teologiche dell'imagery sivaita e cristiano-ortodosso, si pone in dialogo con i risultati della semiotica, dell'antropologia culturale e della storia delle religioni. Nel profondo rapporto di amicizia e condivisione spirituale con Elémire Zolla e Cristina Campo, maturano così l'adesione del bizantinista alla chiesa Ortodossa, l'avvicinamento al pensiero filosofico di Pavel Florenskij, da lui presentato per la prima volta in lingua inglese, e il confronto con Aleksandr Solzenicyn.
L'immagine medievale non è, come sostiene un luogo comune, la "Bibbia degli illetterati". Sottoponendo a critica le opere fondanti di Emile Mâle e di Erwin Panofsky, Jérôme Baschet riconsidera il concetto di iconografia, sgombra il campo da tutte le dissociazioni fra contenuto e forma e presta la massima attenzione ai dispositivi plastici mediante i quali il pensiero figurativo dota di senso le immagini. Il volume alterna proposizioni di carattere generale e studi approfonditi di alcuni manufatti medievali, come i celeberrimi rilievi romanici di Souillac o il ciclo dipinto della collegiata di San Gimignano, con l'obiettivo di cogliere la coerenza di un luogo di immagini e di analizzarne la struttura di insieme, indispensabile per un'iconografia rinnovata. Lontano dai caratteri stereotipati che si attribuivano un tempo all'arte medievale, Baschet dispiega un approccio seriale che svela la straordinaria inventiva delle immagini.
L'itinerario iconografico documentato nelle opere di Caterina Piccini Da Ponte compone, con modalità diverse e con differenti accentuazioni, un'articolata meditazione sulla Parola di Dio, in particolare su alcuni passi biblici che più profondamente hanno fatto vibrare le corde della sua sensibilità di donna e di madre. Le meditazioni di Giorgio Maschio, che accompagnano le icone, vogliono essere un invito a riconoscere la presenza di Dio nei volti delle donne e degli uomini e, imitando Maria, a rivolgersi a Lui con fiducia per trovare la speranza affidabile.
Anche l'icona, come gli altri stili sacri, richiede un'educazione alla visione e alla contemplazione. La maggioranza dei fedeli, anche quelli ortodossi, ne coglie la spiritualità in modo spontaneo e tradizionale, mentre gli aspetti teologici e mistici rischiano di non essere adeguatamente tematizzati o di restare in secondo piano. Uno sguardo unicamente incentrato sul fascino dell'icona potrebbe provocare lo scivolamento da un'estetica teologica e una teologia estetica - come ha osservato Hans Urs von Balthasar - con l'effetto di limitarsi a contemplare la bellezza senza un corrispondente sforzo per cercarla nella prosaicità della vita quotidiana. Poiché non esiste un unico "Oriente cristiano" uniforme e indifferenziato, ma varie espressioni che brillano di splendore proprio e particolare, il saggio presenta l'icona nel contesto delle singole Chiese - bizantina, slava, siriaca, copta, armena, etiope, indiana - evidenziando la varietà e la ricchezza di un vero e proprio universo di immagini.
Questo volume raccoglie una serie di meditazioni sul ciclo liturgico proponendo come chiave di lettura due aspetti che l'autore ritiene fondamentali in tutte le lingue cristiane e in particolar modo in quelle orientali: da un lato prende in esame le composizioni innografiche delle grandi feste siriache e bizantine evidenziandone la dimensione poetica e il contenuto teologico; dall'altro si sofferma sull'iconografia e sul suo rapporto con i testi eucologici, mettendo in luce come l'icona diventi un commento visivo alla liturgia e viceversa come i testi commentino a loro volta l'immagine. Il lavoro compiuto dall'autore tuttavia non ha l'intento di essere uno studio esaustivo di innografia cristiana orientale, tanto meno un trattato di iconografia, piuttosto vuole mettere in evidenza lo stretto rapporto che lega la preghiera cantata e l'immagine, spingendo il lettore a scoprirne il valore teologico ed estetico. Arricchiscono inoltre il volume alcune raffigurazioni artistiche della tradizione orientale cristiana.
L'icona è un fenomeno vastissimo che interessa il mondo bizantino ma anche il vicino e il medio Oriente cristiano: Egitto, Etiopia, Palestina, Siria, Cappadocia, Armenia, Georgia. Costantinopoli fu certamente il grande centro di diffusione delle icone che investì la Grecia e le isole del Mediterraneo, sviluppandosi poi nei Balcani e raggiungendo la Russia, da Kiev a Novgorod a Mosca. Con la caduta di Costantinopoli nel 1453 l'arte dell'icona non si spegne e raggiunge altri paesi, Italia compresa, persistendo fino a oggi. Il volume affronta il tema fondamentale del posto dell'icona nella società, nella cultura, nella liturgia e nella teologia. L'icona è una straordinaria espressione del sacro ed e un oggetto artistico solo come conseguenza della sua profonda funzione religiosa e politica. L'icona è un oggetto potente, taumaturgico, salvifico, protettivo dei monasteri, delle città, dei popoli.
Ortodossi e cattolici, ma anche persone che non hanno un cammino esplicito di fede sono oggi attratti dal fascino della bellezza spirituale che emana da alcune icone bizantine. La finalità e l'ambizione di questo libro è di servire come piccolo strumento di esperienza spirituale per gustare l'unità di bellezza, verità e bontà. In questa prospettiva, è stata selezionata una serie di antiche icone, consacrate nel corso dei secoli dalla preghiera dei fedeli che ci hanno preceduto. Le icone sono state disposte secondo una successione che consenta lo sviluppo progressivo di un itinerario spirituale.