"I Santi sono i più umani tra gli uomini. Essi non hanno bisogno del sublime, se mai è il sublime che avrebbe bisogno di loro. I Santi non sono mai alla stregua dei personaggi di Plutarco. Un eroe dà l'illusione di superare l'umanità, mentre il Santo non la supera, la assume. Si sforza di realizzarla nel miglior modo possibile, si sforza di avvicinarsi il più possibile al suo modello Gesù Cristo, cioè a Colui che è stato perfettamente uomo". (Georges Bernanos)
Frutto di una lunga ricerca, il volume riporta la vita del personaggio e le vicende storiche di cui è stato protagonista e da cui ha avuto origine il culto. La narrazione, con un linguaggio semplice e diretto, accessibile a tutti nello stile della divulgazione documentata, assume a tratti la forma della leggenda. Evidenziando, tra l'altro, il rapporto stretto che la tradizione popolare attribuisce alla festa, al folklore e alla norma meteorologica legati al santo. A corredo del testo, un'efficace iconografia cinquecentesca dei santi con immagini provenienti dal Museo della Stampa Remondini.
Il volume si apre col profilo di S. Giovanni Evangelista - il discepolo prediletto che Gesù amò come un figlio - aggiungendo un nuovo punto di vista per comprendere meglio che cosa sia la santità. Non è, infatti, la vita del discepolo che sta in primo piano, ma la persona del Divino Maestro a essere contemplata e raccontata in tutte le possibili sfumature offerte dalla Rivelazione. Anche gli altri nove Ritratti sono orientati a Cristo, ma ripercorrendo la storia della Chiesa degli ultimi cinquecento anni: dalla carmelitana Teresa d'Avila (1515) fino alla carmelitana Lucia di Fatima (2005). Tra questi due estremi, incontriamo altri due "santi" che ci permettono di toccare alcuni snodi nevralgici della storia cristiana come il Beato Marco d'Aviano e padre Michele Agostino Pro. Gli altri Ritratti evocano personalità significative per i drammi ecclesiali dei nostri giorni: per i giovani è la storia sofferta ma generosa di Gabriele dell'Addolorata; per le famiglie è la vicenda dei coniugi Martin (genitori di S. Teresa di Lisieux, canonizzati durante l'ultimo sinodo dei vescovi); per gli operatori di misericordia è la Beata Enrichetta Alfieri.
San Filippo Neri, informato del sopraggiungere di un vescovo che lo stimava molto, si fece trovare intento ai giochi di altalena. Teresa d'Avila elencava i propri grandi peccati a chi la definiva una mistica. Don Bosco pagò la popolarità tra i suoi giovani con il prezzo altissimo di essere osteggiato da avversari potenti e considerato pazzo dai suoi stessi amici. Lo studente Karol Wojtyla, che trovò incisa sulla propria porta, dai compagni di seminario, la scritta: «Futuro santo», ha dovuto compiere un lungo percorso di umiliazione e di dolore prima di salire agli onori degli altari. Chi sia un santo se lo chiedono in tanti, anche nelle sacre stanze dei palazzi vaticani, dove esiste una Congregazione preposta a valutare i «candidati». Ma come funzionano i processi di beatificazione e di canonizzazione? Il libro si propone di illustrare gli elementi strutturali della santità «dimostrabile», sfatando alcuni falsi miti e facilitando la riflessione su aspetti che impattano sulla vita di ciascuno e possono creativamente interpellarla.
Il cardinale Amato sviluppa una profonda riflessione sui santi, sui martiri, sul loro significato nella Chiesa e nella società oggi. Nella prefazione egli stesso scrive che "i Santi sono la vera élite della Chiesa. Sono i nostri maestri di vita, di preghiera, di apostolato. Non solo nobilitano la Chiesa, ma beneficano l'umanità con una molteplicità di doni, che rendono la società più fraterna, accogliente, pacifica, buona". Lo studio di queste ancore della carità e di misericordia è affiancato dalle omelie pronunciate dal cardinale durante il 2015, specialmente in occasione delle beatificazioni.
«Ho raccontato la morte di molti santi, ma tutti mi hanno confermato la verità di questa antica intuizione cristiana: "Quando muore un santo è la morte che muore!"» Padre Antonio Sicari presenta un'impressionante «galleria» di santi «fotografati» negli ultimi istanti della loro vita. Per tutti loro la morte è la tenerezza di un abbraccio. È l'incontro con l'Amato lungamente inseguito. Conosciamo così la morte del mistico, del martire, dell'anziano logorato dagli anni come del giovane che ha imparato il segreto dell'amore nel giro di una vita breve ma irrepetibilmente intensa. Da qusti suggestivi «ritratti» l'autore aiuta a riscoprire la vita come un viaggio verso una felicità più grande, quella della Casa del Padre.
Attraverso due brevi interventi, in occasione del V Centenario della nascita di santa Teresa d'Avila, papa Francesco offre una magistrale lettura dell'esperienza della santa riformatrice del Carmelo. "Santa camminatrice" alla cui scuola impariamo a essere pellegrini, il Papa vede in Teresa una "patrona" speciale cui affidare la Chiesa in quel processo di rinnovamento al quale il concilio Vaticano II l'ha fortemente invitata e che è la sola via per rimanere fedeli al mandato di Gesù per l'annuncio efficace e duraturo del vangelo. È la missione ideale che il Papa affida alla Santa di Avila, che insegna e intercede affinché tutta la Chiesa si metta in cammino, in un momento storico-culturale che vorrebbe la vita umana interamente votata al pragmatismo materialista e senza nessun orizzonte spirituale, facendo della terra il nostro unico e assoluto destino, senza Dio e l'uomo al posto di Dio: "Come fece allora, anche oggi la Santa ci apre nuovi orizzonti, ci convoca per una grande impresa, per guardare il mondo con gli occhi di Cristo, per cercare ciò che Lui cerca e amare ciò che Lui ama".
"Vissuto quasi sempre in Calabria dal 1416, anno di nascita, fino al 1483, quando su ordine del papa si dovette trasferire presso la corte di Francia, nei cui paraggi morì nel 1507, Francesco di Paola è uno dei più noti "santi vivi" del suo tempo. Tale definizione - coniata da Gabriella Zarri - sembra adattarsi perfettamente a Francesco. Grazie al rigore del suo ascetismo e all'azione taumaturgica esercitata in entrambi i contesti ambientali, pur così diversi, in cui trascorse la sua lunga esistenza, il frate calabrese sarebbe infatti riuscito ad attrarre moltitudini di fedeli e a ottenere il favore delle massime autorità laiche ed ecclesiastiche. Nei confronti del potere politico e religioso Francesco, il cui dato storico può individuarsi nella costante preoccupazione di carattere istituzionale, manifestò pressoché costantemente un ossequioso rispetto. Era infatti sua intenzione ricevere da queste istituzioni l'appoggio necessario a conseguire il riconoscimento dell'Ordine dei Minimi, che aveva in mente di fondare, e a poterlo poi diffondere in diversi Paesi d'Europa e in particolare in Francia, i cui sovrani in cambio della sua protezione spirituale ne assecondarono i disegni apostolici e ne avrebbero richiesto poi insistentemente la canonizzazione alla Santa Sede..." (Dalla Premessa dell'autore)
Chiara d'Assisi fu la prima donna a scrivere una regola originale per le donne, rifiutandosi di declinare al femminile una preesistente regola maschile: una regola stupefacente, piena di dolcezza, tesa a comprendere più che a giudicare e punire. Di lei scrissero soprattutto uomini: il biografo, il papa e le gerarchie ecclesiastiche, scrissero tutti per farla dimenticare. Chiara consumò la vita dietro le mura del monastero di San Damiano. Contrariamente a quanto avrebbe desiderato, fu costretta alla clausura, ma la sua solitudine fu abitata da molti affetti e da una fortissima tensione spirituale. Nelle pagine di Chiara Frugoni, le voci fresche e vivaci delle consorelle e dei testimoni laici del processo di canonizzazione raccontano una santa assai diversa dal ritratto agiografico ufficiale. Accanto a loro, parla Chiara stessa, questa volta ascoltata con orecchio fine di storica dalla Frugoni, che intreccia fonti scritte e figurate: miniature, tavole, affreschi, alcuni dei quali restaurati con risultati sorprendenti. Documenti noti, tra le cui pieghe si nascondeva una biografia diversa.
Ci sono ritratti nascosti, bellissimi, realizzati con l'inchiostro simpatico dell'umiltà, invisibili solo in apparenza. Basta il calore di una candela e la follia di chi sa fissare un foglio bianco convinto di potervi leggere qualcosa per rivelarne i contorni. E quando i contorni emergono non puoi che ammirare e ringraziare. Ciò che questo piccolo testo proverà a descrivervi è la vita di un giovane appassionato che seppe, con entusiasmo, prestare tutte le sfumature del suo quotidiano a Dio. Bastò quel gesto di ordinario coraggio, il suo piccolo SI, per permettere all'Artista divino di farne uno stupendo capolavoro. Oggi San Gabriele dell'Addolorata è tra i santi più conosciuti, pregati e amati del mondo. Dio con i suoi piccoli, fa veramente le cose in grande!
In questi otto secoli, ormai, che ci separano dalla vicenda umana e spirituale di Celestino, tanti sono i messaggi che molti hanno cercato di mettere in evidenza ripercorrendo la storia del Santo Eremita divenuto Papa. Si è parlato, giustamente, di invito per la Chiesa a un perenne rinnovamento, a essere più spirituale, meno legata al potere terreno. Si è parlato di messaggio, per tutti, a una santità radicale. Ma forse il messaggio più forte e più attuale é proprio quello legato alla grande indulgenza che Celestino volle lasciare con la Perdonanza, piccolo giubileo che anticipava di pochi anni il grande giubileo del 1300.
La Casa editrice Sovera presenta, in edizione aggiornata ed ampliata, il volume Padre Pio. Il Confratello di Angelo Maria Mischitelli. Il libro pubblica le testimonianze dei confratelli raccolte dall'autore in forma di interviste. Padre Pio è visto, nel recinto claustrale di un convento di Cappuccini di un paese lontano dal mondo, nella sua dimensione domestica di frate "speciale" in convivenza con altri frati, coscienti che il Confratello, pur residente in locali ristretti e isolati, era conosciuto nel mondo, venerato da tanti, studiato da molti, discusso da alcuni.