"La maggior parte di noi passa un buon terzo della propria vita dormendo, eppure non abbiamo la più pallida idea di ciò che il sonno fa per il nostro corpo e il nostro cervello." Prendendo le mosse da questa apparente contraddizione, David K. Randall si è avventurato in un'indagine sulla misteriosa scienza del sonno. Dai soldati che mettono a repentaglio la propria lucidità assumendo gomme da masticare alla caffeina per restare svegli più a lungo, al modo in cui la differenza di fuso orario patita dai giocatori di football in trasferta incide sulle loro probabilità di vittoria (e sull'attività dei bookmakers), dallo studio dei sogni e delle loro interpretazioni, ai diversi pareri su quale sia la maniera "migliore" di gestire la camera da letto e il riposo dei propri figli, fino alla scoperta di come nel Medioevo esistessero due tipi di sonno intervallati da una breve veglia riservata allo studio e ad altre attività (tra cui quella sessuale): partendo da spunti originali e casi emblematici, la ricerca di Randall svela un mondo quello in cui ci addentriamo quando spegniamo la luce e adagiamo la testa sul cuscino ricco di sorprese e curiosità. Inoltre, fra le tante informazioni pratiche riguardanti i problemi più comuni ma troppo spesso sottovalutati (l'insonnia, l'eccessiva sonnolenza diurna, il russare, il sonnambulismo, l'apnea notturna), l'autore ci rivela come una buona consapevolezza dei meccanismi del sonno aiuti a dormire (e vivere) meglio.
Gli straordinari progressi fatti dalla genetica negli ultimi decenni aprono insperate ed entusiasmanti possibilità di sconfiggere malattie ritenute finora invincibili, ma al contempo sollevano cruciali interrogativi di carattere etico cui è quasi impossibile sottrarsi, soprattutto perché riguardano l'immediato futuro dell'umanità. Che ne sarà, infatti, dell'essere umano quando avremo imparato a "leggere" e a "scrivere" il suo patrimonio genetico? E, magari, a duplicarlo? Siddhartha Mukherjee, noto ricercatore oncologo e autore dell'"Imperatore del male", ripercorre le tappe più significative del cammino che ha portato a identificare l'origine di quei caratteri che, pur accomunando ciascun individuo a tutti gli altri membri della sua stessa specie, lo rendono assolutamente unico e irripetibile. Da Aristotele a Pitagora, da Darwin a Mendel, da Boveri e Morgan a Crick, Watson e Franklin, fino agli scienziati del XXI secolo che sono riusciti a compiere il decisivo passo di mappare il genoma umano, "Il gene" esamina le innumerevoli ipotesi che si sono succedute nel corso dei secoli, i successi e i fallimenti che hanno costellato il tentativo di comprendere e spiegare i meccanismi dell'ereditarietà e le loro sorprendenti influenze sulla personalità e il destino degli esseri umani. Senza tacere delle agghiaccianti derive dell'eugenetica, non solo a opera dei medici nazisti, né di argomenti di scottante attualità come le possibili implicazioni delle terapie geniche o dell'impiego delle cellule staminali.
L'economia è come il calcio: tutti ne parlano, molti ripetono meccanicamente le idee di altri, pochi sanno descriverne davvero i meccanismi. Nicola Porro ci mette in guardia dai rischi di un pensiero unico che non accetta voci fuori dal coro riscoprendo gli insegnamenti dei più importanti pensatori liberali, molti dei quali oggi ingiustamente trascurati. Parliamo di economisti, filosofi, statisti, persino romanzieri best seller, che nelle loro opere hanno spiegato, e in certi casi previsto, fenomeni con cui abbiamo a che fare quotidianamente. Le tasse e l'istruzione, il falso mito dell'uguaglianza e le profezie apocalittiche degli ambientalisti: in questo libro l'economia torna una disciplina che ci riguarda molto da vicino grazie ai grandi uomini che l'hanno raccontata. Da Thomas Jefferson a Vilfredo Pareto, dalla scuola austriaca di Mises e Hayek agli eroi nazionali Ricossa e Martino, da Houellebecq a Piketty, Nicola Porro ci conduce con linguaggio semplice, tono ironico e una punta di veleno politico, in un viaggio dentro l'attualità, che è anche un viaggio parallelo alla riscoperta dei nomi dimenticati di quella cultura liberale che ha contribuito in modo decisivo a creare l'impalcatura del nostro paese, e dell'Europa che oggi mettiamo maldestramente in discussione.
In un serrato confronto, due tra i più noti magistrati del pool di Mani Pulite affrontano da posizioni a volte anche diametralmente opposte i temi più scottanti della giustizia in Italia: è più efficace educare o punire? Il carcere è utile o dannoso? In alcuni casi è giustificabile la pena dell'ergastolo? Quanto è diffusa la corruzione in Italia? Potrà mai essere debellata? La carcerazione preventiva è sempre necessaria? I giudici vengono influenzati dalla pressione mediatica? È giusto che i magistrati diventino uomini politici? Quando la giustizia diventa giustizialismo? In Italia i magistrati hanno pochi poteri o invece rischiano, a volte, l'abuso di potere? A queste, e a tante altre domande, Colombo e Davigo danno in questo libro risposte spesso sorprendenti, dimostrando che la giustizia è un concetto non solo controverso, ma anche in continua evoluzione.
Da più di due secoli i destini di Stati Uniti e Vaticano si incrociano, contribuendo a plasmare la storia, la cultura e l'identità dell'intero Occidente. Da tempo lo Stato più potente del mondo e quello più piccolo e disarmato sono percepiti come le uniche due realtà dell'Ovest ad avere una proiezione planetaria, grazie rispettivamente alla forza economico-militare e all'influenza morale: due "imperi paralleli". Per analizzare le loro relazioni, Massimo Franco ha attinto a documenti esclusivi degli Archivi segreti vaticani, a fonti ufficiali statunitensi e a una conoscenza approfondita dei fatti internazionali, raccontando per la prima volta i legami tra due realtà così diverse, eppure legate da mille fili politici e religiosi. Il volume ricostruisce dinamiche geopolitiche ed episodi da sempre trascurati dalla storiografia ufficiale. In questa edizione aggiornata "Imperi paralleli" si estende fino alla contesa fra Donald Trump e Hillary Clinton per la presidenza: lo scontro di due personalità e due visioni globali agli antipodi, ma entrambe genuinamente americane, ed entrambe così marcate e divisive da sfidare i valori e gli orientamenti geopolitici del pontificato di Francesco. È proprio il primo papa venuto dalle Americhe a costringerci a misurare in modo meno scontato i rapporti Usa-Vaticano e a fornirci la prospettiva migliore per analizzare 230 anni di intese e tensioni che hanno rispecchiato il destino comune dell'Occidente.
Un reportage dalle zone più infuocate del mondo, a tu per tu con la follia e il dolore, ma anche il tentativo di capire cosa si nasconde dietro il sanguinoso gioco di specchi che chiamiamo califfato nero. “Ogni volta che torno dalla guerra è più difficile ricomporre i pezzi, ricostruire i lineamenti del califfo. Capire chi siano i suoi veri amici e i falsi nemici.” L’onda nera sta dilagando, cambiando per sempre il volto del mondo e le nostre abitudini. Si diffonde come un cancro, si insinua nelle nostre vite. Ma chi propaga l’infezione? Com’è stato possibile che poche migliaia di jihadisti abbiano inventato dal nulla uno Stato grande come il Regno Unito e siano in grado di organizzare stragi in ogni angolo del pianeta? Questo libro racconta quali incredibili complicità e quanta occidentale sapienza si nascondano sotto la maschera dei nuovi terroristi. Che si sono formati sotto gli occhi delle grandi potenze, riprendono le esecuzioni come nei film di Hollywood, hanno connessioni internet ultraveloci e autostrade su cui sfrecciano indisturbati trasportando armi fabbricate in Occidente. Il nemico non è sempre quello che sembra. Basta guardare alla sofferenza delle vittime di questo massacro infinito, donne bellissime e bambini senza futuro, profughi da Aleppo a Milano. Perché se in Italia l’orizzonte muore a Lampedusa, sui corpi dei migranti, nel cimitero delle barche, se è quello l’ultimo confine da difendere, allora l’Europa non ha avvenire. Mentre è solo occupandoci dei nostri errori e del loro dolore che potremo avere una chance. C’è una guerra in corso, e non la stiamo vincendo. Il califfo è già qui tra noi, confuso tra la folla. Coi suoi mille volti, pronto a morire per rinascere ancora.
Come può un'intelligenza sopra la media essere un peso da portare anziché un dono di cui essere fieri? Com'è possibile che ostacoli, anziché favorire, la nostra felicità? E come invece possiamo sfruttare al massimo il nostro pensare e sentire fuori dal comune? L'autrice, celebre psicologa francese, si occupa per la prima volta della plusdotazione intellettiva degli adulti: una condizione quasi impossibile da diagnosticare, e che riguarda in realtà un numero altissimo di persone. Caratteristica peculiare di questa condizione, oltre all'iperattività cerebrale, è l'ipersensibilità emotiva - e quindi nervosismo, tendenza alla depressione, empatia eccessiva, amplificata reattività emotiva. L'intelligenza è una grandissima forza, certo, ma anche un continuo, estenuante interrogarsi che può generare sofferenze, incomprensioni, derive esistenziali. "Strani rapporti" - ha scritto Maurice Blanchot "l'estremo pensiero e l'estrema sofferenza aprono forse il medesimo orizzonte? Forse soffrire è, in definitiva, pensare?"
A partire dal 1985 con "La Ragione aveva Torto?", un sarcastico quanto documentato pamphlet contro l'Illuminismo, Fini ha preso a demolire tutti i capisaldi della nostra società: la democrazia, l'economia, la tecnologia, la pretesa totalitaria dell'Occidente di ergersi a "cultura superiore". Fini mette a nudo le pesantissime ricadute che questo modello ha sulla nostra vita: nevrosi, depressione, alcolismo di massa, uso e abuso di psicofarmaci, droga. Questo volume raccoglie sei testi pubblicati dal 1985 a oggi. Straordinario anticipatore Massimo Fini è stato sottovalutato per decenni, ma oggi quelle che venivano considerate delle provocazioni sono diventate delle inquietanti realtà. Prefazione di Salvatore Veca
Poco più di vent'anni e finisci in galera, con la prospettiva di passare il resto della vita dietro le sbarre. Che cosa fai? Danner Darcleight si è messo a scrivere. Scrive quello che vede e quello che ha fatto in passato, e racconta il prezzo che è costretto a pagare. "Colpevoli di omicidio" ci porta dentro una prigione di massima sicurezza, presentandoci un multiforme cast di detenuti e svelandoci le sfide quotidiane affrontate da milioni di americani che oggi vivono nel più grande sistema detentivo del mondo. Perseguitato dal suo passato, Danner sfugge al legame insidioso con l'eroina. Viene spogliato, spidocchiato e gli viene assegnato un numero. Impara a cavarsela tra antisociali, stupratori, ladri, spacciatori, sfruttatori, guardie carcerarie dal comportamento imprevedibile, e un rimorso schiacciante. Supera la tentazione ricorrente del suicidio, riesce a trarre vantaggio da alcuni incontri fortuiti e alla fine trova una donna che lo ama e ne riscalda la difficile esistenza. Darcleight si libera dei luoghi comuni e delle caricature della cultura pop e ci offre una prospettiva limpida su cosa significa davvero scontare una pena. Quello che inizia come un reportage dal fronte diventa l'analisi di un indimenticabile caso di resilienza e determinazione contro ogni avversità immaginabile.
Per oltre mezzo secolo, la scrittura di Cesare Garboli ha suscitato gioia ed energia – non solo intellettuale – nei suoi lettori. Che parli di cinema o di letteratura, che affronti la pittura o il teatro, ogni suo incontro (con Francis Bacon o Mario Soldati, con Chaplin o Goya, con Gianni Brera o Walter Benjamin, o magari con l’ufficiale delle SS Herbert Kappler) produce l'impatto memorabile di una rivelazione. Ma il dono del supremo esecutore di testi, «portato a vedere le cose piuttosto come un problema da risolvere che come un tema da svolgere», l'ammaliante intelligenza comunicativa coabitarono in Garboli con una cruda severità verso i propri scritti: pochi e come a contraggenio ne raccolse, centinaia ne lasciò dispersi. Il giovane filologo che nel 1954, non ancora laureato, curava un'edizione di tutto Dante in versi, e al quale dobbiamo la promozione di Pascoli e Molière a nostri contemporanei, è autore di un'opera che ha dissimulato sé medesima nel segno di un apparente e talvolta compiaciuto spreco. È tempo, dunque, di rendere disponibile per tutti il luminoso rigore del lavoro svolto da questo scrittore antagonista sempre, anche del proprio talento.
Storie e problemi veri della Sanità pubblica, raccontati e soprattutto analizzati da chi in corsia vive da trent'anni con una posizione di responsabilità. Qui di casuale il lettore troverà ben poco. Sono vicende inquietanti e opache, ma in qualche caso luminose e incoraggianti - in cui Valter Santilli, fisiatra e primario al Policlinico Umberto I di Roma, si è imbattuto negli anni trascorsi tra reparti ospedalieri e aule universitarie. Sollecitato dalle domande di Paolo Pagliaro e Piero Schiavello, Santilli propone una soluzione per ciascuna delle questioni sollevate, sottraendosi alla sterminata pubblicistica del lamento e accettando la sfida della concretezza.
Per i Greci del tempo di Socrate, il sogno è il prodotto - e insieme il compagno segreto e inseparabile - di un'entità invisibile, racchiusa dentro ogni essere umano, chiamata "anima" (psyche). L'anima è il vero io, e Socrate dice che "bisogna prendersi cura di lei più di ogni altra cosa". E il sogno è la prova che l'anima ha in sé "qualcosa di divino". Quando il corpo giace nel sonno, l'anima ascolta voci prodigiose, percepisce odori soavi, scorge una luce meravigliosa, e le figure sacre appaiono maestose e benevole. Per Pietro Citati, la rappresentazione greca del sogno è molto più vasta, libera, mobile e polimorfa di quella - arida, schematica - degli psicologi moderni. Per fortuna, negli ultimi due secoli la mente umana è stata salvata dai grandi scrittori, come Proust e Kafka. Con un'attenzione delicatissima ai "segni dell'anima", Citati rintraccia in Chateaubriand, Jane Austen, Balzac, Stendhal le "immagini della morte", l'ombra che accompagna il cammino di ogni uomo. Nella scrittura di Nerval, Flaubert, Hawthorne, Nietzsche scorge l'immagine riflessa di una zona superiore che domina sia i campi beati e furiosi della Follia, sia quelli aguzzi e lancinanti della Ragione. E in fondo ai libri di Cechov, Conrad, Virginia Woolf scopre quel "passeggero clandestino" che sta rinchiuso nel cuore di molti di noi e compie le azioni che non osiamo commettere. Citati è convinto che la psyche dei Greci, grazie al potere formidabile dei sogni, agisca in tutte le epoche e non solo nella letteratura.