Questo libro, a un primo sguardo, sembra rientrare nella categoria, teologicamente e pastoralmente utile, delle opere di catechetica. Si tratta infatti di un esperimento nuovo, innovativo, di catechetica. Il libro non si rivolge unicamente ai cattolici che intendono approfondire alcuni aspetti della loro fede, e neppure soltanto ai cristiani delle varie confessioni, ma elabora una serie di pensieri che possono essere letti da tutti, credenti e non: da tutti coloro che sentono interesse, oggi, per il tema del rapporto fra l'essere umano e ciò che lo oltrepassa e, insieme, lo interpella. Ma, non solo: anche se fosse considerato in special modo la testimonianza di un'attività che, in Mons. Ablondi, ha occupato l'intera vita, il libro non sarebbe pienamente compreso. Perché esso è un libro che regala anzitutto occasioni di meditazione. Esso è da meditare nelle parti in cui l'autore riflette, con sensibilità e spiritualità profonde, sulle cose della vita. Nei beni e nei mali della vita: perché in tutto è possibile cogliere, senza paura, un segno di Dio.
"Grazie alla sua specifica formazione, padre Francois Jourdan è particolarmente idoneo a contribuire in modo fruttuoso al dialogo tra cristiani e musulmani. Il rapporto concreto con questi ultimi è per lui un dato quotidiano: è stato missionario in Africa, dov'è venuto a contatto con l'slam africano; è vissuto in Marocco e ha percorso in lungo e in largo la Tunisia, l'Egitto, il Libano, la Giordania, la Siria e la Turchia.
Egli si propone come uno strenuo difensore del confronto aperto e pacifico tra i credenti delle due religioni, e insiste affinché questo si svolga nella verità, ossia senza eludere i punti sui quali è opportuno e giusto discutere".
Remi Brague
«Sulla scelta del tema di questa sessione […] ha certamente agito il desiderio di cercare nella “parola della croce” […] un impulso radicale ad uscire dalle secche in cui sembra essersi incagliato il movimento ecumenico. […] Di fronte a una situazione in cui la dichiarata volontà di proseguire nel dialogo e nel cammino verso l’unità è contraddetta dalla preoccupazione di stabilire confini e affermare primazie dottrinali e istituzionali […] si è sentita l’esigenza di ripartire dal fondo – da quel fondo di povertà e di spogliazione a cui, secondo l’inno paolino, Dio stesso si è abbassato in Cristo. […]
È un’impresa non facile e anche un po’ rischiosa; che richiede in primo luogo la volontà di ricercare e ascoltare nella sua autenticità questa “parola della croce”, ciò che essa ci dice e rivela, al di là delle molte parole che noi abbiamo pronunciato su di lei, al di là delle immagini che ce ne siamo costruite, anche sfibrandone o alterandone il senso» (dalla Presentazione).
Contributi di:
G. BREGANTINI
E. CORRENTI
E. FERRARIO
F. FERRARIO
A. FOA
P. GAMBERINI
E. GENRE
S. GIVONE
M. GNOCCHI
A. GRILLO
A. LUZZATTO
G. MARRAZZO
C. MOLARI
S. MORANDINI
E. NOFFKE
G. PISTONE
P. RICCA
C. SIMONELLI
P. STEFANI
L. TOMASSONE
A. URBANI
G. VASILESCU
V. ZELINSKIJ
Le religioni e la sfida del pluralismo alla ricerca di orizzonti comuni
a cura di Andrea Pacini.
Diversità etniche, culturali e religiose si intrecciano oggi in modo inedito all’interno della società, innescando processi complessi di scambio e di esclusione, spesso accompagnati da tensioni conflittuali.
I saggi pubblicati nel volume analizzano il controverso rapporto tra religioni e pluralismo. Fenomeni quali il fondamentalismo islamico e il nazionalismo hindu – causa dei recenti pogrom anti-cristiani in India – sono espressione del rinnovato ruolo pubblico svolto dalle religioni, ma anche del loro utilizzo in chiave politico-identitaria, finalizzato ad arginare il pluralismo e a controllare in modo “escludente” la diversità culturale e religiosa.
Le religioni, però, non sono solo “pronte” allo scontro: al contrario offrono anche risorse preziose per promuovere l’incontro.
I nove saggi presentano le posizioni delle tre religioni considerate (cattolicesimo, islamismo, induismo) attorno a tre aree tematiche: pluralismo religioso e teologia; pluralismo religioso e società; pluralismo religioso e Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
punti forti
L’obiettivo è di identificare sia i nodi conflittuali sia le risorse messe in campo nelle diverse religioni per elaborare un rapporto positivo con il pluralismo, e per convergere su un orizzonte di valori comuni su cui fondare la convivenza.
Competenza e autorevolezza di molti relatori, che sono docenti universitari –come ad esempio il curatore Andrea Pacini – o tra i maggiori esperti del campo.
A dicembre si tiene il nuovo convegno annuale.
destinatari
Laici e consacrati direttamente impegnati nel dialogo ecumenico. Persone interessate sul piano culturale a questi temi, che meritano di essere approfonditi.
Curatore Andrea Pacini, sacerdote, è docente di teologia dogmatica alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale sezione di Torino e di teologia delle religioni alla Pontificia Università Salesiana sezione di Torino. È responsabile dell’Ufficio interregionale per l’ecumenismo e il dialogo Piemonte Valle d’Aosta, nonché consultore della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani presso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Autore:
Gutiérrez Gustavo
Sacerdote e teologo peruviano nato a Lima nel 1928, è ritenuto il fondatore della Teologia della Liberazione. Docente all'Università Notre Dame (Indiana) non ha mai abbandonato l'attività con le comunità di base, con le quali ha elaborato la sua visione teologica e spirituale. È membro dell'Accademia Peruviana del Linguaggio e nel 1993 ha ricevuto la Legion d'Onore dal governo francese per il suo lavoro instancabile.
Target:
Per tutti.
Contenuti:
"Poveri" aggiunge un nuovo tassello al mosaico delle Parole delle Fedi. Il termine è analizzato a partire da uno dei testi più studiati e controversi dei vangeli: il versetto di Matteo 25,31-46, uno dei più importanti quando si parla del significato teologico della solidarietà verso gli ultimi della società; elemento chiave, quindi, nella prospettiva dell'opzione preferenziale per il povero.
Lo stesso cardinal C.M. Martini, pastore e biblista, confessa con umiltà: "La sua lettura mi mette in discussione e in difficoltà".
Nella seconda parte l'autore ne dispiega il significato nell'ottica della mondialità: in rapporto alla storia, alla globalizzazione, all'etica e alle religioni: poveri e cristianesimo, poveri e islam, povertà e buddhismo, poveri ed ebraismo.
DIA-LOGOS: I.PROSPETTIVE
Verso una pedagogia del dialogo di Scognamiglio Edoardo.
Nell’orizzonte della fraternità umana, la carica profetica del dialogo tra persone che vivono e testimoniano esperienze di fede eterogenee è molto più efficace e profonda dell’esclusiva prospettiva dogmatica che del dialogo possiamo assumere o evidenziare. Resistendo alla dittatura del relativismo (etico, religioso, dogmatico, socio-culturale), è possibile scoprire e condividere i segni dell’unica Verità che nel tempo si è data – a più livelli e gradi – delle forme storiche. Il dialogo interreligioso ci stimola alla conoscenza dell’altro,orientandoci verso l’unico Dio. Non è presentato come un’assimilazione che induce a sopprimere o a dimenticare la propria identità religiosa. Anzi, avviene nella premessa del rafforzamento della propria identità. Perché il contatto con l’altro porta piuttosto a scoprirne il “segreto”, ad aprirsi a lui per accoglierne gli aspetti validi e contribuire così a una maggiore conoscenza di ciascuno.
DESTINATARI
Studenti e studiosi di teologia.
AUTORE
Edoardo Scognamiglio,dottore in teologia (1997) e in filosofia (2005), insegna dialogo interreligioso e introduzione all’Islam pressola Pontificia Università Urbaniana. È direttore, a Maddaloni (Ce), del Centro StudiFrancescani per il Dialogo interreligioso e le culture. È impegnato in notevoli centri accademici per lo studio e la promozione delDialogo, collabora a molte iniziative editoriali,a riviste e giornali, ed è tra i massimi espertidell’opera letteraria di Kahlil Gibran. Tra le suenumerose pubblicazioni a carattere scientificoricordiamo: Nel convivio delle differenze (PUU,2007); Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria. La domanda e le risposte (San Paolo,2006); Il volto dell’uomo. Saggio di antropologia trinitaria. II.La risposta e le domande (San Paolo,2008); Islam-iman. Verso una comprensione (Messaggero,2009).
"Sacro" è il quaderno n. 32 della collana Parole delle Fedi.
L'Autrice analizza il termine dal punto di vista storico, teologico e sociologico, il rapporto tra realtà e mito, la sacralità della natura, la persistenza del sacro e la percezione da parte dell'uomo.
La teologia impiega il termine "sacro" per indicare quella sfera di realtà visibile e invisibile tipica della divinità, in ambienti extraecclesiali si è soliti attribuire carattere sacrale a dati simboli e valori verso i quali si rivendica la riverenza del pubblico. Dal punto di vista sociologico il sacro si manifesta innanzitutto come opposizione al profano. Tuttavia si evince che la distinzione tra sacro e profano non riguarda i due concetti in sé quanto due modi diversi di porsi nel mondo. Due diverse situazioni esistenziali.
Lo spazio e il tempo sono oggi scossi dalla scienza e dalla tecnologia e l'incontro fra i popoli e le loro tradizioni si fa sempre più problematico creando scontri di civiltà e problemi di convivenza. Si è tanto sofferto per i fanatismi politici, religiosi e culturali, che siamo legittimamente assetati di una comprensione universale. Un tipico esempio di questa mentalità è la sindrome del villaggio globale. Per nobile che sia l'intenzione, rimane pur sempre il risultato della mentalità colonialista. Eppure c'è sete di vera comprensione: "Non possiamo vivere in un mondo a compartimenti. L'altro diviene un problema proprio perché invade la mia vita ed è irriducibile al mio modo di vedere. Se un estremo è pensare che noi siamo nel giusto e gli altri in errore, l'altro estremo è ritenere che siamo tutti adatti per un tipo di villaggio globale". Fra questi due estremi, emergono sempre più le parole pluralismo e interculturalità a rappresentare un terzo atteggiamento, fondamento di una comprensione universale. Interculturalità non significa relativismo culturale (una cultura vale l'altra), né frammentazione della natura umana. Il rispetto della dignità umana esige il rispetto culturale, inscindibile da una mutua conoscenza - senza la quale cadremmo nella tentazione di imporre la nostra cultura a modello della convivenza umana.
Il libro di Fulvio Ferrario e William Jourdan si rivolge a quanti intendono acquisire gli strumenti essenziali per conoscere e capire l’ecumenismo nonché a quanti, in una fase assai difficile del dialogo tra le chiese, desiderano approfondire la riflessione.
Gli autori ne propongono una lettura in ottica protestante, consapevole della propria parzialità ma anche del contributo che le chiese evangeliche hanno offerto, e ancora possono offrire, a un cammino che ha iniziato a cambiare la storia del cristianesimo.
Un piccolo libro per ripercorrere le speranze, i risultati raggiunti, i problemi aperti e le prospettive del lungo cammino ecumenico.
Autore:
Tiziano Tosolini
è missionario saveriano da diversi anni in Giappone. Ha studiato teologia e pedagogia a Parma e ha conseguito il dottorato in filosofia all’università di Glasgow nel 1998. È direttore del Centro Studi Asiatico a Osaka e collabora come ricercatore part-time con il Nanzan Institute for Religion and Culture di Nagoya. Da anni dirige l’Asian Study Centre. Tra le sue opere ricordiamo Dire Dio al tramonto. Per una teologia della missione nel postmoderno, EMI, Bologna 1999.
Target:
Tutti – ambiente laico e cattolico.
Contenuti:
Per entrare in Giappone si deve attraversare un ponte, abbandonare le sicurezze dei propri lidi per esporsi a novità sorprendenti.
Non si tratta solamente di colmare distanze geografiche, ma di entrare in contatto con sguardi difficili da decifrare, con atteggiamenti timidi o severi, con forme diverse di devozione e venerazione.
Il ponte da attraversare è anche un ponte immaginario, costruito in parte dagli occidentali e in parte dagli stessi giapponesi.
Il missionario saveriano Tiziano Tosolini cammina su questo ponte. Racconta il suo incontro con l'imprevedibile alterità dei modi di vivere e di pensare giapponesi.
Ad ogni passo scopre aspetti affascinanti e profondi, e cerca il modo di comunicare il Vangelo affinché tutti, "il messaggero e gli ascoltatori", vedano la luce nuova in cui s'incontrano le loro vite e le loro culture.
Biografia di Elias Chacour.
Gli studi che qui si raccolgono, hanno per oggetto i rapporti della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane come delineati dalla citazione della Lettera di San Paolo ai Corinzi - che dà titolo a questo volume - e come oggi invece sono vissuti in vaste zone della Chiesa in seguito allo sconquasso determinato dalla messa in mora di quel testo stesso.
Scomparsa la fermezza apostolica di Paolo nell’escluder ogni rapporto equivoco fra Cristo e qualunque altra divinità o qualunque altra religione pagana, perché il vero Dio non ha nulla a che fare con “gli dèi falsi e bugiardi” (Dante Alighieri), s’avverte - più strisciante che stridente - la contraddizione che emerge quando si studiano documenti come Nostra aetate, la dichiarazione conciliare sul dialogo interreligioso.
Al tempo del Concilio la Chiesa tutta parve improvvisamente dimentica di sé e pervasa dalla febbre d’un inguaribile ed ingenuo ottimismo. Si parlò di provvidenziali contatti con l’induismo ed altre religioni, nel senso non tanto della missione e della conversione, bensì dell’avvicinamento e dell’assimilazione. Riconoscimenti gratuiti ed ingenui, nell’assoluta reticenza delle radicali differenze oggi drammaticamente sotto gli occhi di tutti.
L’immagine prevalente che la Chiesa diede di sé nel post-concilio, grazie allo “spirito conciliare” o - come lo chiamò Benedetto XVI - al “Konzils ungeist”, fu di una Chiesa bella, giovane, aperta, comprensiva, misericordiosa, aliena da ogni condanna, desiderosa di perdono, nemica dell’intransigenza e della discriminazione: la Chiesa-spettacolo, che fa il suo storico ingresso nella Sinagoga di Roma e nelle Moschee del mondo, porta sul podio delle Nazioni Unite la sua più alta Autorità, stringe rapporti diplomatici coi propri nemici e carnefici. Si fa insomma non più la Chiesa-nel-mondo, ma la Chiesa-del-mondo.
Il richiamo di San Paolo ai Corinzi - nel bi-millenario della sua nascita - si fa oggi più che mai vivo per una sana resipiscenza ed un ritorno a Cristo, Unico Salvatore del mondo.
L’Autore
Brunero Gherardini (Prato, 1925), sacerdote (1948), laureato in teologia (1952) con specializzazione in Germania (1954-55), già cattedratico della Pontinficia Università Lateranense e decano della Facoltà Teologica, canonico della Basilica di S. Pietro in Vaticano dal 1994, Direttore responsabile della Rivista Internazionale “Divinitas” dal 2000, per un trentennio consultore della Congregazione per le Cause dei Santi, ha scritto oltre 80 volumi e varie centinaia d’articoli. Centro della sua ricerca, la Chiesa. Collateralmente ma in funzione complementare, ha approfondito la figura e l’opera di Lutero, la Riforma, l’Ecumenismo, la Mariologia e la teologia spirituale. È una delle voci italiane più note anche all’estero.