Il cristiano non è un cultore del passato, poiché è orientato al futuro dal quale attende la pienezza della sua esistenza: tuttavia non rifiuta il presente, perché le realtà ultime non aboliscono la storia ma la trasfigurano. Così è anche per la chiesa, che vive nella storia senza trarre però la propria origine da essa. In questo libro l'autore ci aiuta a discernere i rischi che tale tensione comporta, soffermandosi sui nodi critici più rilevanti per l'ortodossia nel mondo contemporaneo: il complesso rapporto con le culture e le identità nazionali, il coinvolgimento nell'ecumenismo, la difficoltà a lasciarsi interrogare dalla cultura laica dei diritti umani e della parità, e ad articolare una parola profetica eloquente nell'attuale crisi economica e sociale.
Le beatitudini non sono da intendere come esortazioni etiche o spirituali di un maestro, seppure eccelso. Sono piuttosto la traduzione in prassi di vita cristiana, personale e comunitaria, del mistero pasquale di Gesù. Ma sono e devono diventare sempre più anche prassi del popolo di Dio, che intende avere nella vicenda del Nazareno il suo paradigma e il suo significato. Siamo di fronte al rovesciamento di un'antropologia, non più basata sull'avere e l'approvazione sociale, ma sull'approvazione da parte di Dio, anche e soprattutto laddove gli uomini emarginano, rifiutano, eliminano, disprezzano. Le riflessioni proposte dall'autore cercano di tenere saldamente e sistemicamente ancorate la "sequela Christi" come cammino delle beatitudini e la realtà della Chiesa come popolo di Dio, categoria che viene indagata nella storia della teologia e soprattutto nella prospettiva del Vaticano II.
Il libro ruota attorno a due osservazioni fondamentali. La prima è che la parola è fatta per essere parlata e solo secondariamente scritta. Essa comporta delle conseguenze decisive: la parola "parlata" rimanda ad un Parlante, il quale deve essere vivo e contemporaneo. Questa parola è dotata di autorità, in quanto garantisce la presenza della "parola vera" (Sal 119,43) in mezzo a noi; è un'autorità vivente che svolge una funzione fondamentale nella vita della Chiesa. L'altra è che il termine "infallibilità", essendo un termine teologico, obbedisce ad una legge basilare di ogni discorso serio su Dio: è "analogico", cioè si dice in molti modi essenzialmente diversi. Il magistero non è dunque infallibile solo quando "definisce solennemente", ma anche - e soprattutto! - quando garantisce autorevolezza e inerranza in modo organico e non meccanico alla predicazione ordinaria del Vangelo da parte del Papa e del collegio dei vescovi in comunione con lui.
In anni recenti c'è chi ha diagnosticato l'insorgenza di un neo-clericalismo. A volte in effetti si ha l'impressione che talune autorità ecclesiastiche siano spaventate dalla coraggiosa svolta inaugurata dal concilio Vaticano II con le sue affermazioni sul laicato. Sembra quasi che si sia cercato di bloccare il corso delle cose o persino di tornare indietro rispetto al "balzo innanzi" auspicato da Giovanni XXIII. Più di recente, nelle affermazioni di papa Francesco è dato di sentire toni completamente diversi («Tutto il popolo di Dio annuncia il vangelo»: Evangelii gaudium, n. 111), dai quali si può sperare che nella chiesa sia possibile una collaborazione nuova fra clero e laicato. In questa situazione contraddittoria, l'autore, ripercorrendo le alterne vicende della storia del "laicato" nella chiesa, si fa convinto promotore di una teologia del popolo di Dio. Fondata nella Scrittura, essa è stata ripresa dal Vaticano II e rappresenta la strada maestra che permette di superare il modello di una chiesa divisa in differenti "stati di vita". Il libro ripropone allora con forza la questione degli uffici ecclesiali ricoperti dai laici o che vanno affidati ai laici, uomini e donne. Una valorizzazione adeguata del popolo di Dio, in tutte le sue componenti, è divenuta infatti questione di vita o di morte per le nostre comunità: urge svilupparne le conseguenze per la prassi effettiva della chiesa. Un saggio programmatico per la chiesa sognata da Francesco!».
Sinodalità ha una fibra profetica forte, è una parola cara: è parola di itineranza (significa cammino); è parola d'amicizia (il suo nome è compagnia); è parola planetaria (non dice solo la chiesa, ma allude anche alla sterminata carovana umana che traversa la storia in vista dell'Oltre e dell'Altrove); è parola di fraternità e di sororità (rammenta che siamo nati allo stesso Fonte); è parola di speranza. Per queste ragioni il sogno di papa Francesco è che la chiesa diventi sinodale.
La situazione che von Balthasar evoca in Cordula – testo divenuto classico – è quella di una chiesa profondamente turbata, di una comunità smarrita sia nei concetti sia nella prassi: vittima di una qualche tragica illusione che impedisce di esserne chiaramente coscienti.
Esiste un criterio per stabilire con certezza che la strada che i cristiani stanno percorrendo è quella giusta?
Il criterio esiste, inequivocabilmente; ed è uno solo: la croce di Cristo. Lì si manifesta la gloria di Dio, il quale nella testimonianza del Figlio che si sacrifica fino alla morte si rivela come dono totale di sé.
Il caso serio è dunque l’essenza del cristianesimo. Il caso serio è il criterio costitutivo della vita della chiesa, sempre.
Il volume raccoglie le meditazioni legate agli esercizi spirituali dei Vescovi della Colombia (Bogotá, 1°-4 luglio 2015) del cardinale Mauro Piacenza. Il tema delle riflessioni e delle preghiere – Il Vescovo animatore della Comunione – è strettamente legato al sentimento di rinnovo dell’appartenenza a «Cristo, all’Incontro con il Risorto, presente e trasformante, capace di rinnovare le menti e i cuori e, perciò, di realizzare quella Comunione, alla quale ciascuno sente di appartenere».
Un approccio intelligente ad alcuni episodi che la storiografia ufficiale ha sempre ritenuto "vergognosi" per la reputazione della Chiesa cattolica. Strumento ideale per chi vuole avvicinarsi alla storia della Chiesa in maniera agile e allo stesso tempo profonda, senza partire da alcun pregiudizio se non quello che la storia si fa guardando ai fatti all'interno del loro tempo e non secondo una visione preordinata della stessa. Presentazione di Mons. Luigi Giussani.
Fin dall'inizio del suo pontificato papa Francesco ha proposto all'attenzione di tutti il tema delle periferie. Nel cristianesimo, le periferie hanno una storia lunga e complessa, anzi sono un crocevia di storie e di esperienze differenti. Di fatto, però, il Pontefice ha rinnovato l'interesse della Chiesa attorno a questa tematica. "La Chiesa - aveva detto Bergoglio poco prima di essere eletto - è chiamata ad uscire da se stessa e andare nelle periferie, non solo geografiche, ma anche nelle periferie esistenziali: dove alberga il mistero del peccato, il dolore, l'ingiustizia, l'ignoranza, dove c'è il disprezzo dei religiosi, del pensiero e dove vi sono tutte le miserie". Questo libro muove dalle parole del Papa per andare alla ricerca delle periferie concrete e metaforiche che dai testi sacri giungono attraverso i millenni fino alle metropoli in cui viviamo, interrogandoci sul senso profondo della crisi che la Chiesa sta attraversando e sul cammino di speranza che è possibile percorrere per dare al messaggio cristiano una nuova centralità.
Una riflessione sulla misericordia suggerita dall'arcivescovo di Milano a tutti i presbiteri, in occasione della Messa crismale. Con la proposta di un percorso di conversione, a cura del Vicariato per la Formazione permanente del clero.
I gesti, le parole, gli interventi, le decisioni di papa Francesco conservano tutti una linea conciliare di riforma della Chiesa. La sua è una sfida per tutti: o si entra nello spirito della riforma o non si comprende cosa sta realizzando; o la si condivide, con intelligenza e sana criticità, oppure ci si oppone a lui e si vanifica il suo sforzo. Ce la farà Francesco? È una domanda che ricorre spesso. Affiora sulle labbra di credenti e non credenti, tutti interessati a comprenderne l'esito delle sfide che il nuovo pontefice sta affrontando. Una cosa è certa: la riforma di Francesco richiede tempo, pazienza, costanza. Tra scandali e infedeltà papa Francesco non ha il timore di affrontare tutto ciò che non va nella Chiesa cattolica. Tuttavia questa, come ogni istituzione, in alcuni casi, resiste all'innovazione e ora resiste al suo innovatore Francesco. Ma la posta in gioco qui non è la semplice sequela di un leader, ma l'attuazione del Vaticano II. La prospettiva dal basso di Bergoglio invita a prestare più attenzione a temi quali: i poveri, un nuovo slancio missionario, la sobrietà nella vita ecclesiale, l'impegno per la giustizia e la lotta contro la corruzione di tutte le istituzioni (Chiesa cattolica inclusa), il debellare la piaga della pedofilia, la collegialità episcopale, la promozione del laicato, l'attenzione ad alcune prassi familiari, un rinnovato impegno ecumenico, la cura della natura.
"Il volume 'Sud profetico' promosso dalla Fondazione Con il Sud ed edito da Studium, vuole favorire una riflessione sul tema certamente non nuovo, ma sempre molto attuale, del ruolo della Chiesa italiana nei territori del Sud e delle sue proposte di infrastrutturazione sociale, e sviluppo, del Mezzogiorno. Il materiale raccolto si muove infatti in due direzioni. Da una parte la ricostruzione, molto efficace, curata da Francesco Malgeri, sulle posizioni che negli anni la gerarchia ha assunto sulla questione meridionale, in cui certamente spicca il documento della Conferenza episcopale "Sviluppo nella solidarietà" del 18 ottobre 1989, che, oltre ad una forte e lucida denuncia dell'insufficienza della proposta politica per il Mezzogiorno, metteva al centro di una corretta strategia di sviluppo "il superamento di rapporti di dipendenza verticale verso le istituzioni ed un forte ruolo dello Stato, non repressivo o clientelare, ma promozionale". Dall'altra il racconto di alcune delle tante esperienze che hanno visto protagonisti, sacerdoti, religiosi e religiose impegnati nella promozione di reti di solidarietà, di percorsi di rafforzamento delle comunità locali, di sostegno ai soggetti svantaggiati. Di queste esperienze abbiamo richiamato quelle più forti, i cui protagonisti sono uno straordinario punto di riferimento nella storia del riscatto del Sud, come Padre Pino Puglisi, Don Peppe Diana, Mons. Tonino Bello, Don Italo Calabrò..." (Dall'introduzione di Carlo Borgomeo)