Il volume offre un contributo per pensare criticamente il ruolo della rete e dei media digitali nella vita quotidiana in rapporto alle istituzioni tradizionali, in particolare alla Chiesa cattolica in Italia. I rapporti della Chiesa con i processi di modernizzazione sono stati spesso controversi e caratterizzati da un'alternanza di intuizioni e chiusure, di accettazione e cautela, tanto da rendere legittima, inizialmente, l'ipotesi di un atteggiamento di resistenza nei confronti dei mutamenti creati dalla diffusione di internet. Al contrario, il mondo ecclesiale in rete si è dimostrato una realtà estremamente e inaspettatamente ricca, con migliaia di utenti anche tra le persone e i parroci più anziani, come mostra l'importante mole di dati e informazioni raccolte sul campo di cui il volume rende conto.
Entro pochi anni la quasi totalità dell'informazione prodotta nel mondo sarà digitale. In una simile prospettiva i motori di ricerca risulteranno determinanti nel processo di acquisizione e consolidamento della conoscenza umana. Imprescindibile risulta perciò la verifica delle informazioni che ogni giorno riusciamo a trovare in rete. Come è possibile valutare l'attendibilità di queste informazioni? Il volume offre una riflessione originale su questo problema, delineando un paradigma epistemologico di ispirazione euristica al quale poter ricondurre qualunque tipo di ricerca di conoscenza acquisibile sul Web; paradigma sviluppato grazie ad analisi filosofiche declinate in tre specifici ambiti d'indagine: l'epistemologia della testimonianza, la teoria delle decisioni in contesti di razionalità limitata e, infine, la ricerca storica. Il risultato si inserisce nel dibattito, ancora allo stato embrionale, sul valore epistemico delle informazioni presenti sul Web; dibattito che, specie alla luce degli scenari tecnologici emergenti, costituisce uno dei temi di più stringente attualità, sia negli ambiti più squisitamente tecnici che nel settore delle scienze umane.
La rivoluzione industriale ha dato luogo alla più rapida e ripida crescita (di popolazione, di reddito, di produttività) della storia. In due secoli ha cambiato il volto del pianeta e la vita degli uomini, portando ricchezza e nuove possibilità, ma anche sfruttamento, inquinamento, impoverimento e distruzione di molti stili di vita tradizionali. In questo libro, gli economisti del MIT Brynjolfsson e McAfee sostengono che è arrivato il momento per una nuova rivoluzione, che questa volta non meccanizzerà il lavoro manuale, ma quello mentale. Mentre le macchine che si guidano da sole di Google macinano migliaia di chilometri per le strade della California e in ogni tasca c'è quello che dieci anni fa sarebbe stato un supercomputer, si comincia a intravedere dove può portare la convergenza digitale di hardware sempre più veloci e meno costosi e software sempre più sofisticati e adattabili: a un mondo in cui, semplicemente, molti lavori di concetto non esisteranno più, perché saranno svolti dai computer; in cui avremo accesso a un'abbondanza mai vista prima di tecnologie che ci aiuteranno in ogni ambito della nostra vita; in cui molto del nostro modello economico, e modo di vivere, sarà antico, superato, distrutto. Lavorando a partire da decenni di ricerca originale, Brynjolfsson e McAfee mostrano come siamo ormai arrivati al punto di svolta, e soprattutto offrono molte idee per affrontare questo cambiamento epocale, senza rimanere schiacciati dalla sua velocità e ampiezza.
Arriva, dopo circa quindici anni, questa nuova edizione de "I contratti dell'editore". Si è atteso che i tempi fossero maturi, che la tempesta perfetta - come è stata definita - si scatenasse sui mondo dell'editoria, portando, anche alla luce dell'impatto delle nuove tecnologie, a re-inventare, ri-pensare, ri-definire processi e prodotti, e di conseguenza le relative clausole editoriali che li regolamentavano negli accordi. Nasce da queste premesse la seconda edizione, riveduta e aggiornata: si è voluto mantenere l'impianto originario, di tipo pratico-operativo, integrandolo con tutto ciò che è richiesto dai nuovi scenari. L'obiettivo è aiutare non solo gli editori, ma anche gli autori, gli avvocati e gli esperti di diritti editoriali e del resto del mondo dei contenuti, in un momento di delicata coesistenza tra l'era - un tempo esclusiva - di Gutenberg e quella odierna di internet. L'esito spero sia un testo di facile consultazione in grado di rispondere a ogni domanda e casistica sui contratti editoriali, anche al tempo delle nuove tecnologie, il lettore troverà schemi e modelli contrattuali, facilmente replicabili e utilizzabili, grazie al CD allegato, per regolamentare tutte le fasi della realizzazione del libro e dell'e-book: dal contratto tra autore ed editore, alle traduzioni, sino alle coedizioni internazionali, alla riproduzione delle fotografie e alla collaborazione editoriale.
Chi sono davvero i personaggi che l'editoria e la tv propongono alle bambine e ai bambini? Si tratta di meri prodotti o possono rappresentare un efficace punto di riferimento educativo? A quali modelli rimandano? Il libro propone una possibile risposta a queste domande, partendo dalla consapevolezza che le storie sono uno straordinario ed efficacissimo strumento di trasmissione culturale ed educativa: veicolano idee e consuetudini adottate nella contemporaneità, talvolta confermandole, altre volte ribaltandole o sovvertendole.
Come si impostano un invito, una lettera o un biglietto da visita? Come si scrive un'e-mail? Quali frasi si possono usare per ringraziare dopo un invito a cena o esprimere cordoglio? Come ci si rivolge al Presidente della Repubblica e alle autorità? Come realizzare una partecipazione di nozze inappuntabile? Un compendio da tenere sempre a portata di mano, con tutte le regole e le indicazioni pe comunicare in modo corretto ed efficace, in ambito pubblico o privato. Contiene: l'elenco aggiornato dei titoli e dei trattamenti femminili e maschili riservati a più di 150 cariche civili, militari, religiose e cavalleresche, idee e formule per non rimanere mai senza parole, elenco delle principali abbreviazioni.
Tra l'estate del 1914 e la fine del 1918 si svolse il primo grande conflitto che coinvolse quasi tutte le più influenti potenze mondiali e che, per le caratteristiche di guerra totale che assunse, rappresentò la più feroce contesa armata mai combattuta fino a quel momento. Questo volume raccoglie le prime pagine del "Corriere" relative a quegli anni: dall'attentato di Sarajevo all'intervento italiano, dal coinvolgimento delle nazioni extraeuropee alle sanguinose battaglie su fronti contrapposti fino all'armistizio che sancì la risoluzione delle ostilità. Un libro per tutti gli appassionati di storia e per tutti coloro che, attraverso una selezione arricchita da commenti e approfondimenti, desiderano comprendere il significato e la portata di un momento imprescindibile della storia dell'umanità. Con un inserto speciale a colori sulle più belle prime pagine della "Domenica del Corriere" degli anni della guerra. Introduzione di Paolo Mieli.
Siamo tutti connessi, ma davvero comunichiamo? Messaggi o e-mail, e poi blog, post, tweet, feedback e chissà quanto altro. La connessione è sempre aperta, bastano pochi secondi per comunicare quanto stiamo facendo ai nostri amici, ai nostri conoscenti o, per non mettersi limiti, a tutto il mondo. Il paradosso è che all'interno di questo continuo scambio di messaggi è proprio il dramma della comunicazione umana a passare in secondo piano: ciò che conta è lo strumento tecnico, il computer, lo smartphone, il tablet. Se hai quello, puoi comunicare: non è più questione di capacità, ti basta solo il possesso. Eppure, ci ricordano queste pagine, "ci può essere un intenso ed efficace trasferimento di segni, messaggi, immagini ecc. senza che per questo ci sia un solo atto comunicativo, così come ci può essere un continuo parlare all'altro senza che per questo ci sia un solo istante di dialogo con lui".
"Accendere la passione per la lettura è un processo misterioso. Non ci sono regole e non si danno istruzioni per l'uso. È in gioco la motivazione. Il docente appicca un fuoco destinato a bruciare in modo autonomo. Non è solo un docente. Casualmente, come accade, è un piromane". Quando Stendhal scopre che del suo libro De l'amour, dopo anni dalla pubblicazione, si sono vendute solo tre copie si fa dare dal libraio l'indirizzo dei tre compratori e vuole conoscerli di persona per chiedere loro un giudizio su quelle pagine. Oggi anche gli scrittori dispongono di profili Facebook e i lettori hanno dimestichezza con i mezzi di comunicazione elettronicamente assistiti, che velocizzano ogni ricerca, ma ridimensionano la funzione che la pagina scritta ha sempre esercitato: il raccoglimento interiore e la conoscenza di sé. Il pamphlet di Franco Ferrarotti riassume i rischi individuali e sociali del tramonto della "civiltà della carta" e critica la pervasività del digitale. "Non credo, come molti dicono, che si tratti solo di usare bene Internet. Usato bene o male, questo straordinario strumento ha effetti collaterali inevitabili: schiaccia sul presente, non consente il ritorno critico su di sé e sulle proprie esperienze passate, attenua il vincolo logico nella costruzione delle proposizioni, privilegiando l'affastellamento dei temi su un piano orizzontale".
Ben prima dell'invenzione della stampa o della possibilità di leggere un quotidiano, la gente desiderava essere informata. Nell'era preindustriale le notizie venivano raccolte e diffuse attraverso le conversazioni e il gossip, le cerimonie civili e religiose, le prediche e gli annunci degli araldi. Con la stampa arrivarono i libelli, gli editti, le ballate, le pubblicazioni periodiche e i primi fogli di notizie: l'informazione passava dal ristretto ambito locale alla platea mondiale. Questo libro ne segue l'evoluzione, delineando la storia delle notizie in dieci paesi nel corso di quattro secoli. Ci rivela l'inaspettata varietà di modi grazie ai quali l'informazione veniva trasmessa, al pari dell'impatto avuto dalla diffusione dei media sugli eventi del tempo e sulle vite di un pubblico sempre più informato. Andrew Pettegree indaga su chi controllava le notizie e su chi le trasmetteva; sull'uso di esse come strumento di protesta politica e di riforma religiosa; su questioni di privacy e di stimolo dell'opinione pubblica; sulla continua ricerca di notizie fresche e di informatori affidabili; sul mutamento della percezione di sé delle persone affacciate a questa nuova finestra aperta sul mondo. Dalla fine del Settecento, conclude Pettegree, la trasmissione delle notizie divenne cosi efficiente e diffusa che i cittadini - ormai ragguagliati su guerre, rivoluzioni, crimini, disastri e scandali - si trovarono pronti per la prima volta a diventare protagonisti dei grandi eventi che li avrebbero coinvolti.
Quando, nel 1967, "Gli strumenti del comunicare" apparve in Italia, parole come media erano praticamente ignote al di fuori della cerchia di specialisti. A distanza di diversi decenni, Marshall McLuhan è tuttora un autore tra i più controversi: ai molti che attribuiscono alle sue intuizioni un valore profetico si contrappongono coloro che criticano il suo pensiero per la mancanza di rigore specialistico o per la perentorietà di molte sue tesi. Non solo per quello che ci ha insegnato sui media, e in generale sui rapporti tra l'umanità e le tecnologie che essa produce, ma anche perché McLuhan è stato probabilmente il primo autore che ci ha invitati o riflettere non sulle rivoluzioni a venire, ma su quello che aveva già avuto luogo e della quale non ci eravamo accorti. McLuhan merita oggi di essere finalmente riconosciuto come un autore classico, che come tutti i classici ogni generazione tornerà a leggere a modo suo e con i suoi interrogativi: un autore insieme del suo tempo e del nostro.
Se spesso si parla di media digitali dandone una connotazione negativa, questo libro riprende la tradizione delle virtù per proporre un nuovo modo di accostarsi al web. Si tratta di ripartire da un'etica che si costruisce attraverso la pratica. Cosa significa essere prudenti in internet? Come vi si può esercitare la temperanza? E possibile essere giusti, forti, in uno spazio quanto mai "liquido"? C'è posto per la speranza, la carità e la fede? È la ripresa delle virtù - cardinali e teologali - a permettere, senza presupporre adesioni di principio, di individuare strategie e indicazioni operative volte ad acuire la consapevolezza e la responsabilità di chi utilizza i media digitali. Consapevolezza e responsabilità attraverso le quali è la stessa cittadinanza a costruirsi in un vero e proprio circolo virtuoso.