Allo studio dell'antropologia filosofica il Prof. Antonio Margaritti ha dedicato cinquant'anni di docenza appassionata e di riflessione puntigliosa. Il presente volume raccoglie i suoi contributi più significativi sul tema che si estendono nell'arco di tempo che va dal 1977 fino al termine della sua esistenza. In tali contributi l'A. recensisce criticamente i progetti, le idee, le istanze, le teorie a proposito dell'uomo, specie nella contemporaneità, alla ricerca incessante della verità riguardante l'umano esistere. Proponendo una visione dell'uomo che prende le distanze sia dall'essenzialismo astratto di certa metafisica del passato, sia dallo sperimentalismo soggettivista di certa riflessione contemporanea; proposta che ha nella fenomenologia di ispirazione husserliana il suo punto centrale di riferimento. Di particolare interesse e di alto spessore scientifico sono poi i singoli contributi dedicati al rapporto tra filosofia e teologia, al tema educativo, alla didattica e all'insegnamento della filosofia.
Presentiamo il primo volume di AMATECA, la collana di manuali teologici pubblicata in dieci lingue sotto il coordinamento internazionale di Jaca Book e ispirata all'opera e alla teologia di Henri de Lubac e Hans Urs von Balthasar. È oltremodo significativo che l'intera collana, con le sue sette sezioni e i suoi 22 volumi (15 ad oggi pubblicati), si apra con un volume del maggiore storico delle religioni vivente, Julien Ries, che sulle tracce di Mircea Eliade ha contribuito in maniera determinante a definire un nuovo ambito disciplinare fondato sul senso del sacro nell'uomo, l'antropologia religiosa. Questo volume infatti presenta l'uomo "Alla ricerca di Dio" nel quadro e alla luce dell'antropologia religiosa, una disciplina che si distingue dall'etnologia religiosa, dalla stessa storia delle religioni e dalla sociologia religiosa. Essa studia l'uomo sia come creatore e utilizzatore dell'insieme simbolico del sacro, sia come portatore delle credenze religiose che dirigono la sua vita e il suo comportamento. Si tratta dell'uomo considerato nella sua unità e nella sua totalità, l'uomo corpo e anima, cuore e coscienza, pensiero e volontà. Questa antropologia è basata sull'homo religiosus e sul suo comportamento attraverso l'esperienza del sacro.
Il volume tratta del problema teorico e pratico della traduzione, focalizzandosi in particolare sul linguaggio religioso, e costituisce un utile e completo strumento per tutti coloro che vogliono conoscere e comprendere la natura stessa del tradurre. Secondo l'autore (fondatore e presidente dell' Associazione Carità Politica, nonché docente universitario di Filosofia della Religione) nel nuovo millennio si sta delineando la nuova figura professionale del traduttore globale, che deve essere in grado di gestire la trasmissione e la diffusione delle notizie sui vari media e con questo volume vuole fornire a studenti e docenti maggiore competenza e preparazione.
"Io ho creato l'uomo santo, innocente, perfetto; io l'ho colmato di luce e di intelligenza; gli ho comunicato la mia gloria e le mie meraviglie [...]
Ma non ha potuto sostenere tanta gloria senza cadere nella presunzione. Ha voluto rendersi conto di se stesso ed indipendente dal mio soccorso. Si è sottratto al mio dominio; e uguagliandosi a me con il desiderio di trovare la felicità in se stesso, io l'ho abbandonato a se stesso".
Pascal.
In opposizione alla dilagante campagna mediatica di orientamento antiumanistico e antireligioso, il volume denuncia gli errori e le assurdità del nuovo conformismo culturale dell’epoca post-moderna, che ripropone oggi, come se fosse il frutto del più recente progresso scientifico, quel vecchio arsenale di propaganda che fu già utilizzato nell’impero romano per giustificare la persecuzione contro i primi cristiani. La differenza è che oggi l’odio di sé, lo scientismo e il relativismo etico vorrebbero sostituire al cristianesimo non tanto il politeismo classico, ma la credenza in una nuova e più bizzarra “post-religione”, un’ideologia cupa e irrazionale, che presume di dimostrare l’irrazionalità delle fedi religiose per sostituirsi ad esse.
Al nuovo integralismo si oppone, ieri come oggi, la tradizione di libertà che nasce da una concezione del mondo basata sull’umanesimo, con le sue radici classiche, ebraiche e cristiane, che da secoli sostengono e diffondono in tutto il mondo un atteggiamento di serena fiducia nella ragione, nei valori morali, nella libertà e nella dignità della persona umana. Si riconosce in tal modo la giusta importanza alla scienza, ma anche alla filosofia, alla letteratura, alle arti e alla religione, così che alla fine le diverse opzioni di credere o non credere in Dio, di essere cristiani, e anche cattolici, appaiono non solo come diritti fondamentali della persona umana, ma anche come esigenze di un serio dibattito culturale.
La riscoperta dei valori della tradizione classica è proposta come un itinerario educativo affascinante e di sorprendente attualità per l’elaborazione di un nuovo umanesimo, capace di aprirsi al dialogo rispettoso con le diverse tradizioni religiose e l’ateismo, ma anche di resistere con fermezza all’attacco dei nuovi fanatismi, che con grande irresponsabilità stanno diffondendo una visione distorta e riduttiva dell’uomo, in un clima torbido e irrazionale, che genera aggressività e intolleranza, come purtroppo l’attualità non cessa di dimostrarci.
L’Autore
Renato Oniga è professore ordinario di Lingua e Letteratura latina presso l’Università di Udine. Ha pubblicato le edizioni di Plauto, Anfitrione (Marsilio, 1991), Tacito, Opera omnia (Einaudi, 2003), le monografie I composti nominali latini (Pàtron, 1988), Il confine conteso (Edipuglia, 1990), Sallustio e l’etnografia (Giardini, 1995), l’aggiornamento della Stilistica latina di J.B. Hofmann e A. Szantyr (Pàtron, 2002), la raccolta di saggi Plurilinguismo letterario (Rubbettino, 2007) e il manuale Il latino. Breve introduzione linguistica (Franco Angeli, 20072).
Nella cultura contemporanea prende sempre più piede l’idea che l’ateismo sia una forma superiore di conoscenza e di moralità, una conseguenza logica delle scoperte scientifiche, del progresso tecnico, delle valutazioni storiche sul passato dell’umanità. In verità, oggi come ieri, rimangono assolutamente intatte le stesse domande di senso, sul mondo, sull’uomo, sul perché della vita e dell’universo. Contrapponendosi all’ideologia ateistica oggi rappresentata da scrittori e opinionisti come Piergiorgio Odifreddi, Corrado Augias, Umberto Veronesi, Richard Dawkins, Sam Harris, Christopher Hitchens, si esaminano le attuali conoscenze scientifiche sul Big Bang, sull’evoluzione, sull’origine della materia, della vita e della coscienza, muovendosi al confine tra scienza e morale. Si passa quindi all’orizzonte storico, analizzando le radici ideologiche dell’ateismo: quelle passate – il nazionalismo, il razzismo, l’eugenetica e il socialismo comunista – e quelle odierne – l’utopia dell’immortalità biologica tramite manipolazione genetica e clonazione. L’esito di questo articolato percorso d’indagine è uno solo: la storia rivela che ogni ateismo si è sempre rovesciato in una forma di fede assoluta e dogmatica – nell’uomo, nella scienza e nella politica – una fede che, inseguendo vanamente il proprio paradiso, ha invece realizzato il peggiore inferno sulla terra. Dimostrando che la vera libertà non sta nel radicale rifiuto di Dio e che dunque l’uomo non può essere ateo.
Quest'opera raccoglie gli Atti del Convegno Interdisciplinare di Cristologia, svoltosi a Roma, presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il 22 giugno 2007 e mette a disposizione del lettore le interessanti riflessioni del Convegno, riguardanti il complesso rapporto tra mistero dell'incarnazione e mistero dell'uomo. In particolare l'autore, presbitero dell'Arcidiocesi di Salerno e Professore di Cristologia e Soteriologia presso l'Istituto sede del Convegno, si focalizza innanzitutto sulla figura di Gesù Cristo come centro della fede cristiana ma contribuisce anche alla ridefinizione dell'uomo e della società del nostro tempo.
Con la parola anima (ebraico nefeš, greco psyché) la teologia cristiana, permeata dalla cultura ellenistica, ha pensato, insieme, l’identità dell’uomo e il suo destino ultimo. Regge questo modello antropologico di fronte alle scoperte delle neuroscienze, con il loro ridurre a «mente» ogni funzione spirituale? Un riduzionismo naturalistico che rappresenta la sfida dalla quale parte questo libro per ripensare la funzione e il significato del concetto di anima. Un ripensamento della tradizione nelle sue molteplici voci (la Scrittura, i Padri, Tommaso, i documenti del Magistero, il dibattito teologico contemporaneo), che diventa rivisitazione della classica antitesi dell’escatologia cristiana: «immortalità dell’anima o risurrezione dei corpi?». L’ipotesi è che questo concetto possa, ancor oggi, render conto del rapporto dell’uomo con sé, con gli altri e con Dio: «L’anima è l’uomo nel suo volgersi consapevole al principio e al fondamento del tutto».
Il ruolo e il peso della riflessione filosofica sull'uomo in Anselmo d'Aosta.