I processi di globalizzazione con le proprie contraddizioni, i flussi migratori che sempre più stanno cambiando il volto di molte nazioni, città e persino comunità cristiane, pongono al centro dell'attenzione la questione dell'annuncio del Vangelo, in una realtà complessa segnata da un contesto sempre più multiculturale e multireligioso. Il mondo della mobilità umana diventa una vera "agorà" dove il Vangelo e l'opera di evangelizzazione entrano direttamente a contatto con persone e culture, le plasmano e le aprono alla ricchezza di espressione di ciascuno, in una prospettiva di comunione e di dialogo interculturale. La comunità cristiana è quindi chiamata continuamente ad aggiornare i propri modelli pastorali per far fronte alle nuove sfide; le varie esperienze dimostrano un continuo dinamismo in tal senso, anche se non mancano le difficoltà. Questo volume raccoglie le relazioni dell'Atto Accademico del SIMI nel 2012 e altri contributi che insieme vogliono essere non solo una riflessione, ma anche uno stimolo per gli operatori pastorali e le comunità a rispondere in maniera adeguata ai cambiamenti in atto.
«La luce che i cieli non potevano contenere è diventata debole e fragola come uno di noi. È venuta a insegnarci che l'amore è tutto, e il vero amore dona la vita, superando la paura dell'odio e della morte. Ma oggi è il momento della tenerezza. I bambini che fino a poco tempo fa erano in strada a Kibera e che stanotte sono con noi a Kivuli sono per noi, guaritori feriti, il segno più luminoso che Dio ci vuole bene, che è con noi, che ci offre la sua tenerezza, il suo amore, che ci guarda negli occhi e ci dice: "Ti voglio bene". Così tutti possono sentirsi il cuore riscaldato da questa voce».
padre Kizito
Attraverso le testimonianze degli operatori umanitari che lavorano con INTERSOS in diversi paesi (Sud Sudan, Somalia, Africa, ex Jugoslavia, Cecenia, Afghanistan, Iraq ecc.), il volume racconta le attività svolte dalla ONG negli ultimi vent'anni offrendo così un'occasione di riflessione sui valori che guidano, o dovrebbero guidare, l'azione umanitaria e sui mutamenti della situazione internazionale.
Hamin viene dall'Afghanistan e l'ultima parte del viaggio l'ha fatta aggrappato a due tavole di legno tra le ruote di un Tir. Anche Mehdi è arrivato dentro un camion, nascosto per due giorni tra la frutta e la verdura. Tarik, che viene dalla Tunisia, è approdato a Lampedusa dopo la traversata su un barcone, dove è stato attento a non addormentarsi per paura di essere gettato in mare. Sono viaggi pieni di paure e di sofferenze quelli raccontati dagli adolescenti stranieri che giungono da soli nel nostro paese, in fuga dalla povertà e dalla guerra.
«Nelle pagine di questo breve ma straordinario libro - scrive Romano Prodi - leggiamo le impronte delle tragedie del mondo contemporaneo impresse nel corpo e nell'anima degli adolescenti fuggiti dai paesi dove l'umanità è più rischio».
Sommario
Prefazione (G.A. Stella). Presentazione (G. Rigon - G. Mengoli). LE STORIE. Ahmed (dal Marocco). Alì (dalla Somalia). Arif (dall'Afghanistan). Bledar (dall'Albania). Hamin (dall'Afghanistan). Irina (dalla Romania). Mehdi (dal Marocco). Mohamed (dal Marocco). Mudassar (dal Pakistan). Tarik (dalla Tunisia). I COMMENTI. Alessandra Ballerini. Amelia Frascaroli. Graziella Giovannini. Maria Cecilia Guerra. Gad Lerner. Raffaella Milano. Romano Prodi. Vincenzo Spadafora. Postfazione (S. Zampa).
Note sugli autori
GIANCARLO RIGON, medico specializzato in Psichiatria e Neuropsichiatria infantile, è autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche. Ha diretto l'Unità operativa complessa di neuropsichiatria dell'infanzia e adolescenza della Azienda USL di Bologna e ha coordinato la Sezione Psichiatria della Società italiana di neuropsichiatria infantile.
GIOVANNI MENGOLI, religioso dehoniano, è presidente della cooperativa Elios di Bologna, che gestisce comunità per minori, e dell'opera «Villaggio del Fanciullo». Volontario al carcere minorile del Pratello, è capo scout AGESCI, organizzazione con la quale collabora come formatore in campi scuola organizzati dalla Regione Emilia-Romagna.
L'autore racconta il dibattito sull'idea di missione di cui è testimone fin dagli anni precedenti il Vaticano II e durante i lavori del Concilio, fino all'enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, di cui fu uno dei redattori, e al pontifi catodi Benedetto XVI. Alla luce della sua lunga e variegata esperienza, con linguaggio vivace e ricco di aneddoti, ribadisce i punti fermi che andrebbero sempre rispettati dai missionari: a dispetto di crisi e di mutazioni culturali sono quelli di sempre, ancorati nel Vangelo.
"Sono nato a Tripoli, in Libia, da una ricca e rispettata famiglia ebrea ortodossa radicata nel Nord Africa da due millenni. Ero il quarto di sei figli e, con i miei genitori, sono stato uno degli esiliati dalla Libia nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni. Siamo emigrati in Italia, arrivandovi privi di beni e di ogni altro documento all'infuori di un attestato di rifugiati delle Nazioni Unite. La mia storia rientra in una storia più grande: quella degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna nel 1492 e fuggiti attraverso dieci Paesi arabi". Così comincia la difficile e appassionante storia di David Gerbi, raccontata in questo libro.
A cura di Maria Luisa Crosina
"La globalizzazione, e l'apertura di nuove prospettive che con essa si concretizza, rappresenta un valore aggiunto e una straordinaria opportunità per tutti: i nuovi legami tra i popoli, i mercati, la produzione, il trasferimento della tecnologia e delle merci, la circolazione e la diffusione del sapere. Ma occorre, per vivere in un mondo più giusto, creare le condizioni affinché questa nuova dinamica mondiale si traduca in una globalizzazione dei diritti, dei benefici, delle opportunità, in una redistribuzione delle ricchezze, in modo tale che coloro che stanno ai margini dello sviluppo possano trarre opportunità e occasioni per uscire dalla loro condizione di marginalità e trovare piuttosto una dignità di vita, di valore e di esistenza.Per mettere a disposizione delle parti più deboli del pianeta e delle nostre città le risorse e gli strumenti per crescere, occorre promuovere, anche e soprattutto a livello locale, politiche capaci di governare il cambiamento. Occorre costruire politiche per i giovani, i quali vivono naturalmente un'età di transizione, e realizzare reali attività di cooperazione decentrata.Ecco perché un progetto europeo come Mirando al Mundo, che ha trovato terreno fertile in Argentina, Brasile e Bolivia e che ha saputo tenere insieme entrambe queste politiche, può costituire un'esperienza singolare di promozione di una cultura globale e condivisa dei diritti e della democrazia, che diventi capace di leggere il mutamento, interpretarne le cause e governarne gli effetti anche sulle nuove generazioni." (Piero Fassino)
Autore:
Zoratti Alberto, Di Sisto Monica
• Zoratti Alberto - È presidente di Fairwatch. Giornalista freelance, è responsabile del blog "Ri(E)voluzione" di "Altreconomia" e tra i fondatori di "Comune-info.net". È autore di numerosi libri.
• Di Sisto Monica - Vicepresidente di Fairwatch, è giornalista professionista. Collabora con l'agenzia "Asca" e con "Altreconomia"; è fondatrice di "Comune-info.net". Insegna Modelli di sviluppo economico alla facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana. Autrice di numerosi libri.
Contenuti:
Finché non si è scoperto che il Ddt è indistruttibile e che si accumula nelle catene alimentari, si è pensato che il capitalismo fosse solo nemico del lavoro. Ma oggi che l'acqua sta calando, che i terreni si stanno impoverendo, che l'aria sta diventando irrespirabile, abbiamo capito che il capitalismo è nemico addirittura della vita.
La sua strategia verso i beni comuni è nota: prima saccheggia, poi, quando li ha trasformati in risorse scarse, se ne impossessa per farne oggetto di mercato. Così le multinazionali, che oggi si presentano col volto pulito della green economy, compromettono la nostra vita e costruiscono un mondo sempre più a misura dei ricchi. Ma noi possiamo fermarle organizzando la denuncia, praticando la resistenza, vivendo l'alternativa. Piccoli granelli di sabbia che possono cambiare il futuro.
Nel titolo si riassume perfettamente lo straordinario percorso che Massimo Toschi racconta. Disabile per una poliomielite contratta a undici mesi, proprio allo scoppio della bomba di Hiroshima, è destinato a una vita in carrozzella e piena di ostacoli. Di fatto fin da studente all'Università Cattolica di Milano si impegna rispetto ai carcerati. I poveri e la pace divengono il suo punto di attenzione. Sposatosi nel 1970, ha una figlia e ha svolto per oltre trent'anni l'attività di insegnante. Viaggi in Algeria e Sierra Leone lo mettono a contatto con il disastro dei fondamentalismi e delle guerre africane coi ragazzi-soldato, ma anche con figure di pace come furono i monaci uccisi a Tibhirine. Nel 2000 il presidente della Regione Toscana lo invita a essere consigliere alla presidenza regionale per la pace.
Dall'esperienza di migliaia d'incontri nelle scuole e nelle parrocchie nasce un volume che sintetizza il percorso fatto in dieci anni dal Granello di Senapa, coordinamento pastorale per l'educazione e la formazione alla mondialità e al servizio. Si tratta di un gruppo di giovani formatori, nato e sostenuto da diversi enti e uffici della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla che, facendo memoria dell'anniversario, mette a disposizione di educatori, catechisti e genitori lo scaffale delle proprie attività. I temi sono antichi e sempre nuovi: mondialità, pace, cultura ecologica, accoglienza, economia sostenibile, tutto riletto in un'ottica evangelica e umana. Il libro racconta il percorso e l'evoluzione del Granello di Senapa nell'arco di un decennio, lo sforzo di coordinamento degli enti, il dialogo con il mondo della scuola e dei gruppi parrocchiali, le scelte di progettazione e d'intervento, le dinamiche di approccio alle tematiche. Il CD-ROM allegato propone esempi di percorsi tematici e fornisce ai formatori un'ampia gamma di materiali didattici. Prefazione di Vittorio Nozza.
La pace è un bene necessario, ma possibile? E quale pace? Prima la giustizia o prima la pace? Conosciamo la violenza per superarla o almeno ridurla? Quali energie resistono alla violenza e con quale lavoro ognuno può avvicinare la pace?