Sono prese in esame le applicazioni del colloquio-intervista nel mondo del lavoro contemporaneo, considerando gli aspetti teorici e le caratteristiche metodologiche, tecniche e operative. L'autore analizza i principali contributi offerti dalle discipline psicologiche sullo sfondo delle questioni più significative dibattute a livello internazionale. Lo svolgimento del colloquio-intervista è analizzato nelle tre dimensioni-base della struttura, del processo e della dinamica, dando spazio a ciò che accade nella mente dell'intervistatore e nel qui-e-ora della relazione tra intervistatore e intervistato. Il testo è utile per chi affronta responsabilità gestionali nell'ambito delle quali i format classici di intervista convivono con il colloquio di counseling e coaching, di socializzazione al lavoro, di valutazione del potenziale e di empowerment delle risorse umane. La metodologia è declinata sulla base delle due grandi impostazioni teorico-applicative: i format strutturati e semistrutturati e l'intervista libera o parzialmente strutturata.
Vagano senza meta, senza aver chiaro il loro ruolo nella società e nel mercato del lavoro, sempre più disincantati e disillusi, con il timore di essere marginalizzati e di dover rinunciare definitivamente a un futuro di piena cittadinanza. Sono i Neet (acronimo inglese per Not in Education, Employment or Training), i giovani che non studiano e non lavorano: un fenomeno in crescita allarmante, tanto che si comincia a parlare di loro come di una 'generazione perduta'. Questo spreco di potenziale umano ha un costo rilevante, sul piano sia sociale sia economico, perché le nuove generazioni sono la componente più preziosa e importante per la produzione di benessere in un Paese. Come si è arrivati a questa situazione? Come la vivono i giovani? E come se ne esce? Parte da queste domande il libro-inchiesta di Alessandro Rosina. Il suo sguardo lucido e acuto individua le responsabilità dei vari attori istituzionali, economici, sociali (dalla scuola al sistema produttivo, alla famiglia, ai mass media) svelando inefficienze e limiti. Poi, indicatori ufficiali e dati di ricerche scientifiche alla mano, disegna un percorso di riscatto possibile, che passa attraverso il cambio di atteggiamento verso le nuove generazioni, l'attenzione ai talenti giovani, l'investimento nelle nuove competenze, il sostegno dell'intraprendenza. Per arrivare un giorno non lontano a dire: "C'erano una volta i Neet?".
Marc Augé esplora in questo libro il gran teatro del bistrot con tutti i suoi attori. Considerato con gli occhi dell'etnologo, il bistrot è il regno delle relazioni "di superficie" quelle in cui il gesto dello scambio importa assai più di ciò che lo motiva. Un grande bistrot nell'ora di punta è un luogo straripante di vita, di emozioni, in cui si scambiano parole per non dire nulla, gesti appena accennati, occhiate passeggere. Spazio relazionale ma anche spazio letterario: Maigret sarebbe impensabile senza le soste al bistrot. La Francia ha esportato in tutto il mondo questo modello di civiltà: da quel nome sprigiona ovunque il carattere amabile che ne contrassegna l'immagine. Non pura immagine, tuttavia: il bistrot è un oggetto del paesaggio urbano che rivendica di possedere una propria storia, una geografia e, d'ora in avanti, anche una propria etnologia.
La famiglia è una realtà essenziale nella vita di ogni persona ed oggi è sollecitata a rivedere alcuni suoi importanti elementi costitutivi. Per questi motivi la Chiesa ha dedicato i Sinodi del 2014 e 2015 ad un'ampia e approfondita riflessione sulla realtà familiare. La scuola cattolica ha un rapporto privilegiato con la famiglia in quanto intende essere la naturale prosecuzione dell'azione educativa dei genitori. Il Centro Studi per la Scuola Cattolica propone quindi in questo suo XVII Rapporto uno studio a più voci sull'identità della famiglia italiana, sulle sfide che deve affrontare e sulla sua non sempre facile responsabilità educativa. Accanto alle considerazioni teoriche, una ricerca empirica descrive il profilo delle famiglie che si rivolgono alla scuola cattolica, le quali risultano essere più solide della media nazionale e in larga misura legate alla comunità ecclesiale. Conclude il volume la consueta raccolta di dati statistici sul sistema di scuola cattolica in Italia nell'anno scolastico 2014-15.
"Nel caso favorevole le crisi sono temporali purificatori. Può anche darsi che la crisi attuale favorisca un cambiamento di mentalità che alla fine induca nelle persone un atteggiamento più prudente rispetto a quello promosso dal capitalismo di debito. Quali possano essere i meccanismi sociali capaci di condurre a un simile cambiamento non è però chiaro. Non pare comunque che stiano nascendo movimenti politici in grado di offrire progetti di un futuro alternativo che abbiano una qualche speranza di raccogliere ampie adesioni. Il motivo è semplice: la crisi ha prodotto indubbiamente vittime, ma non ha creato una nuova forza politico-sociale capace di promuovere un cambiamento di mentalità in nome di un'immagine del futuro che abbia prospettive di successo." Il volume è accompagnato da una Postfazione di Laura Leonardi.
Che relazione c'è tra guerra e capitalismo? Storicamente la guerra è stata considerata figlia del capitalismo. È il caso della concezione materialistica della storia nell'ottica dell'imperialismo come fase suprema del capitalismo. Ma la guerra è anche, se non soprattutto, madre del capitalismo. Innovando completamente lo scibile sociologico dell'epoca come quello dei nostri giorni, e invertendo l'ordine della relazione tra i due fenomeni, con questa opera Werner Sombart documenta tutti i processi sociali che hanno portato il mondo militare ad essere una delle fonti principali del capitalismo. Unica nel suo genere per intuizioni originali e capacità di dimostrazione dei relativi assunti, allora come oggi quest'opera costituisce un riferimento imprescindibile per comprendere la storia economica e militare di tutte le società moderne (se non la modernità tout court) e sopratutto le origini del capitalismo. L'analisi minuziosa di un patrimonio enorme di dati rende inoltre il lavoro uno tra i più autorevoli studi classici della (allora nascente) sociologia, quale scienza sociale empirica.
Nell'anno di Expo 2015, la quinta edizione del rapporto di Caritas Italiana, "Famiglia Cristiana" e "Il Regno" sui conflitti dimenticati nel mondo si focalizza sul legame tra guerra e problema alimentare. Gli interrogativi di fondo sono due: in che misura la guerra può essere determinata da fattori legati alla produzione, distribuzione e consumo del bene alimentare? Che tipo di conseguenze sono prodotte dai conflitti in riferimento alla malnutrizione e alla cattiva distribuzione delle risorse alimentari? Il testo è diviso in tre parti. La prima parte fornisce al lettore le principali coordinate culturali e scientifiche sui fenomeni di guerra e sul rapporto tra guerra e cibo. La seconda parte riporta i risultati di due indagini sul campo: una ricerca relativa alla presenza delle persone in fuga dalla guerra nel circuito di accoglienza Caritas e un'altra indagine sulla diffusione dei video di guerra e terrore sulla Rete. La terza e ultima parte presenta alcune proposte e linee di intervento sul tema del conflitto e del problema alimentare, rivolte ai principali attori, pubblici e privati. Alla stesura del rapporto hanno contribuito studiosi ed esperti del mondo accademico, del volontariato, della Chiesa e del privato sociale internazionale.
Il volume presenta i risultati di una ricerca volta a ricostruire l'interpretazione di alcuni dei più importanti organi di tutela dei diritti umani delle Nazioni Unite riguardo ai diritti culturali. In occasione dell'elaborazione del diritto di partecipare alla vita culturale, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e dal successivo Patto Internazionale per i diritti economici, sociali e culturali, si fece riferimento a una concezione 'materialistica' di cultura, secondo cui questa sarebbe riconducibile esclusivamente alle espressioni più nobili ed elevate dell'attività artistica e intellettuale dell'uomo (arte, letteratura, musica). A fronte di questa limitata definizione, la dottrina giuridica ha sviluppato un'intensa riflessione giungendo a elaborare una nozione particolarmente estensiva di diritti culturali che si fonda su una concezione 'antropologica', secondo cui la cultura ricomprende tutte le attività che caratterizzano il modo di vivere di una persona o di un gruppo e che risultano strettamente connesse alla loro identità. Attraverso un'analisi della prassi di alcuni degli organi di tutela dei diritti umani delle Nazioni Unite, il testo cerca di evidenziare che, sulla scorta della riflessione dottrinale, tali organi - e in particolare il Comitato per i diritti economici, sociali e culturali - sono giunti ad accogliere una nozione antropologica di cultura...
Le epidemie da sempre suscitano nell'immaginario collettivo la paura della catastrofe imminente. Soprattutto quelle di origine virale. I virus, infatti, sono più imprevedibili e pericolosi di batteri e microbi, e per giunta non disponiamo per combatterli di un'arma come gli antibiotici, efficaci contro i batteri. Non restano che i vaccini, benché la loro preparazione non sia facile né la loro somministrazione immediata. E infatti le diverse agenzie sanitarie nazionali e internazionali lanciano continue campagne di invito alla vaccinazione e avvertenze sui comportamenti di prevenzione e profilassi, appoggiate e rilanciate dalla cassa di risonanza dei mezzi di comunicazione. Le cose però sono più complicate di quanto appaiano, e questo libro mette in luce proprio i punti caldi del problema. Dati recentissimi alla mano, prendendo in esame i casi dell'Aids e di Ebola, ma anche dell'influenza suina, della Sars e dell'aviaria, svela con grande lucidità i 'pasticci' creati dagli allarmismi drammatizzanti della comunicazione pubblica, quando non dagli interessi economici che muovono la produzione farmaceutica. E sfata molti luoghi comuni, primo fra tutti quello secondo il quale la globalizzazione ci ha ancor più indeboliti nei confronti delle epidemie rendendo più estesa la possibilità di contagio. Al contrario, la globalizzazione può essere una formidabile arma a nostra disposizione...
La sorveglianza è una dimensione chiave del nostro mondo: siamo costantemente controllati, messi alla prova, valutati, giudicati nei più piccoli dettagli della vita quotidiana. E il paradosso è che siamo proprio noi - i sorvegliati - a fornire il più grande volume di informazioni personali, caricando contenuti sui social network, usando la nostra carta di credito, facendo acquisti e ricerche on line. Questo perché il bisogno di salvaguardare la nostra solitudine ha ceduto il posto alla speranza di non essere mai più soli e la gioia di essere notati ha avuto la meglio sulla paura di essere scoperti e incasellati. "Oggi i professionisti del controllo sono molto diversi dai sorveglianti vecchio stile che vigilavano sulla monotonia di una routine vincolante. Piuttosto, si dedicano a dare la caccia agli schemi estremamente volatili dei desideri e dei comportamenti ispirati da quei desideri." La collaborazione volontaria, anzi entusiastica, dei manipolati è la loro grande risorsa. Zygmunt Bauman e David Lyon si confrontano con un tema che ogni giorno di più acquista potere sulle nostre vite: cosa significa essere osservati e di continuo osservare e con quali conseguenze politiche e morali.
Le guerre costituiscono un tema che non è certo di pertinenza esclusiva degli studi sociologici. Tuttavia non si può negare che costituiscano un grande problema per la sociologia, sia in quanto forma esacerbata del conflitto collettivo, sia perché segnano potentemente i destini di individui e intere società, agendo come fattore di cambiamento a livello nazionale e sovranazionale. Ma il rapporto tra le società e le guerre è a due vie e la lettura sociologica ha permesso anche di attraversare in profondità i processi che hanno cambiato il volto della guerra e fatto emergere nuove forme, nuovi attori, nuove barbarie. Nel tentativo di fare luce sulla complessità di queste dinamiche, il volume raccoglie saggi di studiosi italiani e stranieri che affrontano il fenomeno sociale della guerra e riflettono criticamente sulla molteplicità delle dimensioni che essa abbraccia nello scenario storico del XX e del XXI secolo. Il discorso sociologico sulla Grande guerra, avviato dai classici, costituisce un tratto importante del dibattito sulla modernità e offre elementi per discutere il ruolo della teoria sociologica nell'analisi delle guerre e delle situazioni sociali ad esse correlate. Altrettanto ricca e interessante è la ricerca del significato delle crisi e dei conflitti contemporanei generati da gruppi non statali e dai movimenti che agitano il nostro mondo.
Questo manuale, dedicato alla metodologia e alle tecniche di cui si avvale la ricerca sociale, si compone di 4 volumi (I. I paradigmi di riferimento; II. Le tecniche quantitative; III. Le tecniche qualitative; IV. L’analisi dei dati) che, pur rappresentando tappe di un percorso di approfondimento unitario, possono essere utilizzati in modo autonomo.
Con questo secondo volume ci si addentra nelle specifiche tecniche di ricerca basate sull’approccio quantitativo. Dopo aver descritto il passaggio dalla teoria alla ricerca empirica, l’autore si volge ad esaminare l’esperimento, l’inchiesta campionaria e la tecnica delle scale, per chiudere con un richiamo al prezioso contributo che le fonti statistiche ufficiali possono fornire alla ricerca sociale.
INDICE DEL VOLUME: Introduzione. - I. La traduzione empirica della teoria. - II. Causalità ed esperimento. - III. L’inchiesta campionaria: parte prima. - IV. L’inchiesta campionaria: parte seconda. - V. La tecnica delle scale. - VI. Le fonti statistiche ufficiali. - Riferimenti bibliografici. - Indice analitico.
Piergiorgio Corbetta ha insegnato Metodologia e tecnica della ricerca sociale nell’Università di Bologna. Tra i suoi libri con il Mulino: «Statistica per la ricerca sociale» (con G. Gasperoni e M. Pisati, 2001), «Le ragioni dell’elettore. Perché ha vinto il centro-destra nelle elezioni italiane del 2001» (curato con M. Caciagli, 2002), «Metodologie e tecniche della ricerca sociale» (nuova ed. 2014).