Ripercorrendo le tendenze fondamentali dell'epoca presente nell'ambito della filosofia prima, i saggi contenuti in questo volume mettono a fuoco i modi in cui la filosofia, a partire dall'esperienza dell'uomo nel mondo, può elaborare una riproposizione della metafisica capace di confrontarsi criticamente con importanti luoghi di riflessione, individuabili soprattutto nei riferimenti implicati dal trinomio "esperienza, fede, razionalità", sia sul piano concettuale, sia sul piano dell'analisi della situazione storica del pensiero contemporaneo. Tale obiettivo si traduce nella scelta convinta di ampliare gli orizzonti della speculazione e della produzione filosofica, oggi quasi esclusivamente incentrati o sull'immanenza relativistica, oppure sull'attualità e sulla misurabilità degli eventi. La struttura delle ricerche è andata così orientandosi in direzione della formulazione di una proposta metafisica in grado di garantire la duplice istanza filosofica fondamentale, della trascendenza e dell'esibizione storica del suo senso.
Con la chiarezza e la profondità che lo contraddistinguono, John Searle ci mostra come creiamo il mondo sociale, un mondo fatto di denaro, proprietà privata, governi, matrimoni, mercati azionari e cocktail party.
Mentre la realtà dei fatti naturali, delle “montagne” e delle “molecole”, esiste indipendentemente dalle nostre rappresentazioni, istituzioni come il matrimonio acquistano realtà solo in riferimento a un accordo convenzionale che gli uomini decidono intenzionalmente di stabilire. L’autore mette in luce le caratteristiche di queste istituzioni, che costituiscono il mondo della realtà culturale e sociale di cui tanto si parla.
John Searle insegna Filosofia della mente e Filosofia del linguaggio all’Università della California, Berkeley. Nella collana Scienza e idee sono stati pubblicati Il mistero della coscienza (1998), Mente, linguaggio, società (2000), La razionalità dell’azione (2003) e La mente (2005).
Muovendo dalla distinzione aristotelica tra l'"agire" e il "fare" Salvatore Natoli compie un'indagine accurata e densa di suggestioni filosofiche e culturali sul "buon uso del mondo", riflettendo se e quanto siamo effettivamente padroni di noi stessi in quel che abitualmente facciamo. Sulla base di sollecitazioni nicciane ancora valide e illuminanti, Natoli suggerisce un'alternativa: emanciparsi dalla passività per diventare davvero liberi, praticare una "nuova" forma di ascesi, che non è rifiuto del piacere e meno che mai rinuncia alla godibilità delle cose e del mondo, ma è la giusta riserva di coscienza per distinguere ciò che davvero ci serve da ciò che ci "asserve". È una pausa nella frettolosità del fare, per divenire appieno padroni di noi e del nostro stesso agire. Una riflessione autorevole e appassionante sulle complesse leggi che governano la nostra vita quotidiana, nella convinzione di poter penetrare nelle sue pieghe e sciogliere, per quanto possibile, alcune sue ambiguità. Un libro che non da facili soluzioni ma che indica a ognuno di noi, con coraggio e lucidità, una strada da percorrere.
"All'inizio c'è il mondo. Non è tutto uguale: qui è caldo, lì è mamma, là è rumore. Col tempo impariamo a distinguere e a riconoscere: di nuovo caldo, ancora mamma, altro rumore! Gli oggetti si staccano dallo sfondo e acquistano una loro individualità, cadono, si rompono, si muovono, scompaiono e ricompaiono; le sensazioni non si vedono ma si sentono, si ripresentano, si assomigliano; i suoni cambiano a seconda degli oggetti che ci sono. Questo nostro meraviglioso evolverci è materia di studio per gli psicologi e i biologi, ed eventualmente per i sociologi. Ma per un filosofo esso nasconde un'ambiguità profonda e ancora più misteriosa: stiamo imparando a riconoscere la struttura del mondo o stiamo imponendo al mondo una certa struttura? È la realtà che poco per volta ci rivela i meccanismi secondo cui è organizzata, o siamo noi a organizzare il flusso continuo della nostra esperienza?". Nel volume di Achille Varzi sono discusse le due tesi classiche sull'esistenza e la natura delle cose: da un lato, i filosofi realisti, persuasi che il mondo sia strutturato in entità di vario genere a vari livelli e che sia compito della filosofia 'portare alla luce' tale struttura; dall'altro, gli anti-realisti, convinti che buona parte della struttura che siamo soliti attribuire alla realtà esterna risieda invece nella nostra testa, nel complesso sistema di concetti e categorie che sottendono alla nostra rappresentazione dell'esperienza e al nostro bisogno di rappresentarla.
Nella primavera del 1672, il grande filosofo e matematico tedesco Leibniz arrivò a Parigi dove potè stringere amicizia con due dei più grandi filosofi del periodo, Antoine Arnauld e Nicolas Malebranche. Il confronto fra questi tre uomini eccezionali avrebbe prodotto effetti radicali, non solo per la filosofia leibniziana, ma anche e soprattutto per lo sviluppo del pensiero filosofico e religioso moderno. Nonostante l'enorme differenza fra le loro personalità e prospettive teoriche, i tre pensatori si diedero infatti un obiettivo comune: risolvere il problema del male nel mondo. Perché, in un mondo creato da un Dio onnipotente, infinitamente saggio, buono e giusto, esistono il peccato e la sofferenza? Perché alle persone buone capitano disgrazie e la fortuna arride ai malvagi? Cercando di risolvere questo enigma, Leibniz e i suoi colleghi francesi giunsero a conclusioni contrapposte circa l'essenza di Dio e lo scopo del suo agire. Cos'è più importante, si chiedevano i tre filosofi, la saggezza o il potere di Dio? E che rapporto sussiste tra fortuna in questo mondo e salvezza ultraterrena? Questo libro ricostruisce la storia di uno scontro tra visioni del mondo totalmente diverse, che ebbe al suo centro lo stretto rapporto di tre menti superiori, nutrito di mutuo rispetto ma anche di litigi, furore e indignazione. Ciò che emerse dalle loro conversazioni fu una vera e propria rifondazione moderna dei più antichi problemi filosofici.
L'etica kantiana è stata di frequente vista - e criticata - come un'etica dell'interiorità. Diversa la prospettiva adottata in questo libro che, avvalendosi del contributo di studiosi italiani e stranieri, mette in relazione la riflessione etica del filosofo di Königsberg con il "mondo". Il volume si articola intorno ad alcuni nuclei principali: il problema del rapporto tra la libertà del volere e il mondo naturale dominato dalla necessità meccanica; la questione etica in senso stretto, sia nel processo di deliberazione morale sia nella concretezza dei doveri e degli oggetti della volontà; il ruolo del "mondo", secondo Kant, nell'orizzonte morale; infine, la concezione kantiana del tempo storico come tempo del progresso e del perfezionamento che indica la direzione di una "politica morale".
Gli opuscoli di P. Blandino sono stimolanti e aggiornati rispetto agli ultimi sviluppi delle scienze cognitive: come percepiamo l'esistenza di altri soggetti conoscenti umani"? Come ci rendiamo conto del "mondo materiale"? " continuano le proposte autoconoscitive e di sperimentazione personale di padre blandino che, per sostenere e avvalorare i prinicipi della fede, utilizza in modo corretto e convincente le ultime conquiste delle scienze cognitive e della psicologia. Ci viene consigliato di sperimentare con il nostro corpo, con i sensi, e con la nostra psiche e con le emozioni alcuni modi nuovi di percepire la realta e le persone; tutto cio`ci aiuta anche a dedicare maggiore consapevolezza e un trasporto piu`autentico nei co
Questo lavoro di Julian Marias è metodicamente, tematicamente e strutturalmente personalista. L'autore opera una vera e propria svolta ontologica affermando che la difficoltà sta nel pensare, non già la vita umana, bensì la persona che vive.
Con questo nuovo fondamento del pensiero a partire dalla persona vivente, Marias va oltre il suo maestro Ortega y Gasset e delinea un personalismo vitale.
L'obiettivo di Marias è di tracciare la mappa del mondo personale: non di quello umano nel suo complesso, non di tutte le forme di convivenza tra gli uomini, ma solo di quelle dove queste funzionano permettendo agli individui di incontrarsi rigorosamente come persone.
Julian Marias (1914-2005) è stato il primo ed il più celebre discepolo di Josè Ortega y Gasset. Ha dedicato originali ricerche al tema della vita e della persona come emerge dalla sua antropologia metafisica. E' considerato uno degli esponenti della così detta "terza Spagna", avendo contribuito al versante repubblicano, sia pure con un atteggiamento moderato e dalla prospettiva del cattolicesimo liberale, all'edificazione della democrazia nel suo paese.
La cultura occidentale, il nostro modo di rapportarsi al mondo e a noi stessi, la stessa identità europea affondano le radici nel cuore del pensiero filosofico classico: quello di Eraclito e di Parmenide, di Socrate e di Platone, di Aristotele e di Epicuro, di Seneca e di Plotino. Questo libro fornisce una guida ragionata alla filosofia antica, agli autori, ai movimenti, ai testi che hanno segnato in modo permanente la nostra tradizione culturale.
Enrico Medi (1911-1974), laureatosi con Fermi a Roma nel 1932, docente di geofisica a Palermo e a Roma, deputato al Parlamento italiano, è stato presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e, dal 1958 al 1965, vicepresidente dell’Euratom. Ricercatore assai noto, divulgatore e apprezzato conferenziere, fu profondo testimone di vita cristiana e di impegno sociale. Il 26 maggio 1996 è stata introdotta la sua causa di Beatificazione. Il volume raccoglie un ciclo di lezioni di aggiornamento scientifico tenute presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Roma (Angelicum). L’Autore offre, insieme a una visione scientifica del cosmo proposta ad un livello accessibile all’uditorio, la sua visione sapienziale di scienziato credente che rilegge “teologicamente” la natura con le sue leggi, accostando anche certi aspetti ontologici che sono propriamente filosofici più che teologici. Nell’ultimo testo di congedo, con il quale il libro si chiude, egli riporta la sua personale testimonianza di uomo messo alla prova da una malattia vissuta nella luce della fede.
L'enciclopedia è il circolo dei saperi, qui indagato nelle sue figure paradigmatiche. Le sei scienze che fanno da guida al percorso (dalla metafisica alla psicologia, all'etologia, dall'antropologia alla cosmologia, alla pedagogia) sono a loro volta emblematiche; esse compendiano un esercizio genealogico di rifondazione dei saperi, ricondotti alle loro pratiche originative. Questo ideale ritorno a casa delle scienze libera il sapere dalle superstizioni recenti e antiche e lo riconsegna a una nuova, necessaria, impellente consapevolezza filosofica.