A causa della sua incredulità Israele ha forse cessato di essere popolo di Dio, cedendo il passo alla Chiesa? Oppure bisogna riconoscere l’esistenza permanente di un solo popolo che in Cristo ha conosciuto una svolta epocale aprendosi a tutti i popoli? L’ecclesiologia di Luca, testimoniata in modo particolare negli Atti degli apostoli, si qualifica secondo quest’ultima direttrice, come sintetizza Dupont nella conclusione della sua opera, frutto di pazienti e minuziose analisi del testo lucano.
«Israele non ha perduto il proprio privilegio di popolo eletto», scrive l’autore. «Non si può dunque attribuire a Luca l’idea che esistano due popoli di Dio, uno antico e uno nuovo. Al contrario, Luca è assai sensibile alla svolta che gli avvenimenti di Pasqua hanno fatto prendere alla storia dell’unico popolo di Dio, determinandone il passaggio dal tempo della promessa a quello del compimento».
Secondo Dupont l’angolo visuale più adeguato per affrontare l’ecclesiologia di Luca è quello che corrisponde alla sua costante preoccupazione di valorizzare la continuità del processo attraverso il quale la Chiesa cristiana si è progressivamente staccata dal giudaismo ufficiale, continuità che unisce il tempo delle promesse divine a quello del loro compimento.
La riflessione sul tema della "narrazione" si articola in tre momenti: 1) dapprima ne scopre la matrice profonda che è la "parola" quale evento archetipo dell'essere, logos per mezzo del quale tutte le cose sono state create. La riflessione passa dunque a considerare; 2) il racconto nel quale la parola vive come evento fonetico, grafico e simbolico, mettendo insieme l'eterno e lo storico, l'assoluto e il relativo, la trascendenza e l'immanenza, la divinità e l'umanità. Il terzo momento della riflessione introduce un altro protagonista della vicenda della narrazione e cioè 3) colui che ascolta, perché il racconto suppone un elemento dialogico, suppone un'altra persona: siamo noi che ascoltiamo il Suo racconto e Lui che ascolta i nostri racconti.
Questo terzo volume completa il ciclo di studi sui temi teologici del Vangelo di Giovanni realizzati da Antonio García-Moreno nel corso del suo lungo lavoro di insegnamento e ricerca teologica. Sono scritti assai diversi tra loro ma che ruotano attorno al tema della teologia giovannea che conferisce un carattere unitario all'opera. In questo volume vengono trattati i seguenti temi: Cristo e la Chiesa, la Chiesa in preghiera e i Sacramenti. Tutti i temi ruotano attorno al perno centrale degli scritti e della teologia giovannea che vengono analizzati dall'autore dettagliatamente, con rigore teologico e all'interno dei più recenti sviluppi degli studi giovannei.
Il re Davide, figlio di Jesse e nato Betlemme, è un personaggio chiave della storia ebraica. Dalla sua dinastia nacque Gesù. Di questo personaggio ripercorriamo alcuni aspetti della sua umanità, psicologia e spiritualità. Quello che colpisce di lui, fin dalla sua giovane età, è l'aspetto vocazionale che rovescia ogni nostro criterio di scelta. È Dio che lo sceglie per ricostruire, tramite percorsi tortuosi, un unico popolo: il suo. Questa figura, così lontana da noi, se accostata da diversi punti di vista, non finisce più di stupirci, ma in queste pagine ci si chiede perché questa personalità affascina ancora, pur non essendo esente da errori. E, nonostante tutto, qui riscontriamo una reciproca sintonia tra l'uomo e Dio. Di fronte ad una simile figura, l'uomo religioso o agnostico rimane perplesso. Queste semplici e brevi riflessioni, tentano di accostare Davide nella sua normalità, che lo accomuna a noi, e nella straordinarietà, che desta stupore. Un approccio umano, non certo dualistico, ma unitario ed olistico, che instaura legami di alleanza con Dio fino a diventare strumento di mediazione del suo popolo con Dio.
L'appartenenza a un luogo concorre a definire l'identità di una persona ed è principio di senso per chi lo abita oltre che filtro dal quale transita la sua visione del mondo. Ciò è vero anche per la figura storica di Gesù.
Da questo punto prospettico il volume analizza alcuni ambiti del Vangelo di Marco che consentono di riconoscere la relazione tra i «luoghi» del ministero e l'avvicinarsi del Regno: l'area geopolitica (Galilea, Nàzaret, Gerusalemme), quella topografica (cielo e terra, il monte, il mare, la strada, il villaggio, la città) e quella architettonica (la sinagoga, la casa, il tempio, la stanza, il cortile, la tomba).
Tra i metodi ermeneutici applicati, speciale rilievo viene dato all'approccio letterario, che valorizza il testo ed entra nell'universo narrativo di Marco, e a quello antropologico, che consente di collocare la vicenda narrata nel suo proprio mondo culturale e sociale. Un ruolo di primo piano riveste la dimensione cristologica. Questa storia appare costantemente percorsa da un'intelligenza «credente», consapevole di raccontare una vicenda unica ed esclusiva, quella del misterioso ingresso di Gesù, profeta, messia, figlio dell'uomo e Figlio di Dio, nel tempo e nello spazio degli uomini.
Se è facile comprendere l'umanità di Gesù, ben più controversa è l'accettazione della sua divinità, una fede che nasce nel mondo religioso del giudaismo ed e presente, secondo categorie proprie, nei testi del Nuovo Testamento.
Questo studio, che propone un approccio essenzialmente storico critico, scarta l'idea di un uomo divinizzato dai suoi seguaci è ritenuta da escludere nell'ambiente giudaico in cui e nata la prima comunità cristiana - e focalizza l'attenzione sui titoli con cui egli presenta se stesso. Le parole e l'attività del Gesù pre-pasquale rivelano infatti una coscienza relazionale (filiale in rapporto a Dio, pro-esistente in rapporto all'uomo) e funzionale, cioè consapevole di un mandato unico nella storia della salvezza.
L'unanime testimonianza degli scritti neotestamentari svela l'orizzonte di un Gesù «innestato in Dio», non uomo divinizzato né altro Dio accanto a YHWH, ma volto del Dio unico nella sua realtà di comunione.
Quando Dio chiama stabilisce un rapporto personale in vista di una missione specifica. Il chiamato è attirato dal Signore come Abramo, “l’amico di Dio”, o come Paolo di Tarso che si sente «afferrato da Cristo» (Fil 3,12). Gesù si manifesterà ai discepoli in un clima di grande amicizia: «Non vi chiamo più servi, ma vi ho chiamato amici» (Gv 15,15). Questo rapporto di amicizia produce una trasformazione permanente della vita e della missione.
La novità del volume sta nell’attenzione ai diversi livelli della vocazione biblica. Infatti, un asse verticale (la chiamata di Dio) si snoda in un asse orizzontale (i messaggi per il popolo, nelle varie circostanze) e percorre un asse esistenziale (la vocazione prende tutta l’esistenza del chiamato). Il volume presenta degli spunti sul lungo itinerario d’inculturazione della Parola in Israele e nella comunità cristiana; non offre, dunque, dei “sussidi” pronti per l’uso pastorale, ma piuttosto uno strumento per approfondire e aggiornare la “formazione permanente” nel campo biblico, attraverso questa grande finestra vocazionale. Alcune pagine richiederanno una lettura più attenta, “a piccoli sorsi”, necessaria per assimilare aspetti nuovi.
Attraverso l’ascolto, la meditazione e la pratica della Scrittura, nell’armonia corale della Tradizione, sono fiorite in Israele e nella Chiesa le più diverse vocazioni e missioni, dando frutti straordinari in ogni secolo, per il bene di tante persone. Il dono dello Spirito agisce efficacemente e, con l’adesione personale, conduce a una profonda trasformazione del cuore in un rinnovato itinerario personale.
Rafael Vicent è nato a Burriana (Castellón – Spagna). Dopo la Licenza in Teologia a Salamanca, ha insegnato nel Centro Teologico Salesiano “Martí-Codolar” (Barcellona). Ha conseguito il Dottorato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma nel 1992. Attualmente è docente di Antico Testamento e Lingua Ebraica nella Facoltà di Teologia e cura il settore biblico dell’Istituto di Teologia Spirituale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Ispirata al Libro di Tobia, l'opera è la narrazione di un cammino iniziatico e della ricerca della propria identità più profonda. Così ne parla la biblista Rosanna Virgili nella sua prefazione: "Un romanzo biblico in chiave sapienziale" ... "Le parole dell'autore vengono da tutta la letteratura biblica di cui il romanzo diventa una perenne silloge di citazioni e interpretazioni" ... "Un testo iniziatico di gradevole lettura, preziosa guida per un processo pedagogico". Tobias è il protagonista che affronta e supera nel viaggio diverse prove fino a quando scopre che i gravi problemi della sua famiglia (la cecità del padre e le sofferenze di Sara) non si trovano all'esterno ma dentro di lui. Grazie all'incontro con l'angelo e all'unione con Sara, Tobias può ritornare nella sua patria, nel suo vero sé, per aiutare la famiglia ad uscire definitivamente dal buio della propria "cecità".
Gesù «cresceva». Questa espressione, che il terzo evangelista ripete due volte (Lc 2,40.52), attira la nostra attenzione. Dietro l'annotazione biografica non si nasconde forse qualcosa di più profondo? Che cosa significa oggi per noi il fatto che Gesù è stato "adolescente"? Muovendo dai testi biblici, attraverso i commenti dei Padri della Chiesa, le opere dei teologi medievali e dei secoli seguenti, fino agli studiosi più recenti, il presente lavoro guida alla riscoperta del "mistero" dell'adolescenza di Gesù, modello di ogni adolescente.
"L'acqua cola e pervade tutte le pagine della Bibbia, insieme realtà concrete e simboli paradossali, creatura di JHWH che esprime la sua grandezza e la sua onnipotenza sull'umanità e sulla storia". La tematica dell'acqua, affascinante e centrale nella vita di fede, è affrontata e descritta sapientemente dall'Autrice attraverso l'esegesi delle pagine della Sacra Scrittura: dalla creazione al Giordano, dal Battesimo di Gesù a Cana, dalla Samaritana alla Piscina di Siloe, da Nicodemo alla tempesta sedata... Suor Cristiana, grande conoscitrice delle tradizioni ebraiche antiche e nuove, realizza proposte di meditazione sulla Parola come avventure d'amore capaci di trasfigurare il cuore e di dare forma all'esistenza.
I cristiani hanno osato rappresentare Gesù crocifisso solo cinque secoli dopo la sua morte. Quel supplizio infamante, discorso paradossale su Dio, è «scandalo peri Giudei e stoltezza per i pagani», come scrive san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi, e al tempo stesso «buona novella» dell'intero vangelo.
Una morte simile a quella dei banditi e degli schiavi e tuttavia evento salvifico per l'umanità, come hanno visto i padri del concilio di Nicea, che nel 325 hanno formulato le parole che sono ancora oggi al cuore del Credo: «Crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto». Un'emozionante composizione traduce in musica proprio il testo latino del Credo: è la Messa in si minore di Bach (1749), le cui parti centrali riguardano l'incarnazione (Et incarnatus), la morte sulla croce (Crucifixus) e la risurrezione (Et resurrexit). Il Crucifixus è esattamente al centro della composizione, come la morte del Figlio di Dio è al centro della salvezza dell'umanità.
Perché tanti racconti nella Bibbia? Come mai la modalità narrativa sembra la via privilegiata della rivelazione ebraico-cristiana per dire Dio e per lo stesso comunicarsi di Dio agli uomini? La Bibbia testimonia una narratività di Dio che si manifesta tanto negli eventi di Israele quanto nelle vicende del suo Messia e di ciò che da lui si è originato. Si Deus, tunc narrabilis: il mondo biblico è consapevole dell'importanza del racconto, in tutte le sue varie e ricche articolazioni, per condurre l'uomo dentro il mistero di Dio e del Suo regno. Il "ritorno alla narrazione" e la riscoperta della sua preziosità pedagogica e mistagogica si sono manifestati in modi e ambiti diversi negli ultimi cinquant'anni, con notevoli ricadute sugli studi biblici e sulle metodologie esegetiche. A tale riscoperta è dedicato il presente volume, che raccoglie i contributi del Convegno "Il racconto biblico. Narrazione, storia, teologia" organizzato dal Settore Biblico della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale (sez. San Luigi) in memoria del compianto prof. Antonio Fanuli C.M. La sfida intrapresa dai contributi raccolti - a firma non solo di biblisti esperti di analisi narrativa ma anche di studiosi di teologia e cristologia provenienti da diversi atenei italiani è stata duplice: da un lato tracciare un primo bilancio dell'apporto dell'analisi narrativa agli studi biblici e alla riflessione teologica negli ultimi decenni.