"Quando apparve in prima edizione nell'ormai lontanissimo 1961, questo libro rappresentava una pietra miliare. La critica storiografica sul Sufismo, o mistica islamica, era ancora relativamente poco sviluppata, a parte alcuni grandi autori come Louis Massignon, e soprattutto non godeva della vasta circolazione libraria di cui gode oggi. Ho letto il libro di Gardet e Anawati più volte e ancora oggi costituisce, per alcuni aspetti, un testo di riferimento utile, che dà informazioni meditate, che affronta la materia in modo non superficiale, ma direi quasi teoretico. Un testo che viene qui proposto al lettore italiano in un'edizione riveduta e aggiornata nei riferimenti bibliografici." (Dal testo introduttivo di Massimo Campanini)
Il declino politico dell'Islam rispetto all'Occidente si è verificato mantenendo l'ibridazione tra religione e politica che è stata invece abbandonata dalle altre religioni monoteistiche; e ricorrendo alla religione come antidoto a tale declino, anziché alla sua separazione dalla politica. Il risultato è il perdurante costituzionalismo confessionale dei paesi islamici, e l'impari conflittualità con l'Occidente, dall'11-9-2001 riproponendo la tramontata formula del califfato operante con un jihad come lotta sacra degradata a conflitto terroristico.
"'Il personalismo musulmano', che qui si pubblica nella prima versione italiana, uscito in edizione originale francese nel 1964, è un tentativo di leggere l'Islam in chiave umanistica attraverso la categoria del personalismo, che forse l'autore sentiva consonante alla sua formazione culturale e ideologica proprio per il suo possibile implicito radicamento nella problematica religiosa. Il breve scritto è importante perché si spinge a leggere il Corano in chiave filosofica, un tentativo assai poco praticato da parte dell'intellighenzia musulmana del Novecento." (Dalla Prefazione di Massimo Campanini)
Islam e cristianesimo - pubblicato per la prima volta nel 2004, a dieci anni dalla morte dell'autore - riunisce due testi inediti. Il primo, intitolato I tre pilastri del conformismo, si compone di tre capitoli: «Siamo tutti figli di Abramo», «Il monoteismo» e «Le religioni del Libro», nei quali l'autore analizza e smonta i tre concetti. Secondo Ellul, la comune discendenza abramitica sulla quale si fonderebbe la parentela tra ebrei, cristiani e musulmani è priva di fondamento. Inoltre l'Islam nega al cristianesimo lo statuto di religione monoteista: a Gesù Cristo, incarnazione di un Dio d'amore, i musulmani contrappongono Allah, sovrano unico e inaccessibile nonché giudice implacabile delle azioni umane. L'autore, infine, nell'analizzare i testi sacri alla base delle due religioni, evidenzia alcune differenze inconciliabili: se il Corano è il libro della costrizione, della sottomissione e non offre all'uomo alcuna speranza di salvezza, la Bibbia, al contrario, contiene una promessa di libertà, e la rivelazione di un Dio che parla al credente e soffre con lui. Il secondo testo è una prefazione scritta da Ellul per il libro di Bat Ye'or «The Dhimmi. Jews and Christians under Islam», in cui è affrontato il problema della dhimmitudine, cioè la condizione degli "infedeli" nelle società islamiche. L'Islam vi è presentato come una religione che non si evolve né dal punto di vista giuridico né da quello politico, che ha stabilito uno status di inferiorità per i popoli sottomessi.
In questo libro Maometto racconta la vita di Maometto. Magdi Allam scrive un racconto sconvolgente rivolto a una maggioranza, anche di musulmani, che non sa nulla del fondatore dell'islam o ne ha un'immagine mistificata. I fatti descritti sono conformi a quanto è riportato nei testi ufficiali e, proprio perché i fatti corrispondono a quelli che sarebbero accaduti secondo Maometto, non sono da considerarsi veritieri di per sé. Non è pertanto un testo oggettivo sulla vita di Maometto, bensì la rappresentazione della vita di Maometto secondo Maometto. Ci sono fatti realmente accaduti che si sovrappongono alla visione di una realtà inverosimile, talvolta sognata e inventata, spesso manipolata spregiudicatamente per accreditare la sua superiorità sull'insieme dell'umanità quale "Messaggero di Allah". Nel suo insieme sembra di leggere un romanzo, eppure è questa la realtà in cui credono i musulmani, che sostanzia la loro fede, che ispira la loro spiritualità, che forgia la loro mente, che determina la loro azione. Di conseguenza, è questa la realtà che condiziona la vita di tutti noi, costretti a subire il terrorismo islamico dei tagliagole, di coloro che sgozzano, decapitano, massacrano e si fanno esplodere; il terrorismo del lavaggio del cervello che trasforma i musulmani in robot dell'odio. I terroristi e i predicatori islamici si sentono investiti della missione di sottomettere l'intera umanità all'islam, perché determinati a ottemperare letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e fatto Maometto. Ecco perché è corretto affermare che l'islam si fonda anzitutto su Maometto, in quanto l'Allah del Corano è conseguente a Maometto. L'Allah coranico è una creatura di Maometto, non c'era prima di Maometto, non c'è laddove non si creda in Maometto, e cesserà nel momento in cui non si crederà più allo stesso Maometto che lo ha inventato.
Il mondo islamico ha nei confronti del denaro un approccio etico che si regge su alcuni principi: una parte dei guadagni va devoluta in carità, non sono previsti interessi sui prestiti e gli investimenti devono essere socialmente responsabili e lontani dal rischio e dalla speculazione. Teorizzata negli anni Cinquanta, quando molti Paesi a maggioranza musulmana hanno raggiunto l'indipendenza politica dalle potenze coloniali, la finanza islamica è stata messa per la prima volta in pratica negli anni Sessanta in Egitto, Algeria, Malaysia e Dubai. Due decenni dopo, la sua crescente diffusione - che oggi registra tassi di crescita annua a doppia cifra - ha portato anche in Europa all'offerta di prodotti conformi alla sharìha. Ma in che modo la finanza islamica si inserisce nel sistema capitalistico? E in quali forme questo fenomeno incide sull'integrazione delle comunità islamiche nelle società occidentali travolte dalla speculazione finanziaria?
Il mondo islamico, che spesso tende a essere presentato come un universo monolitico, nasconde in realtà una cultura estremamente variegata ed eterogenea. L'esempio lampante è rappresentato dalla storica divisione interna tra sunniti e sciiti, le cui origini risalgono a ben 14 secoli fa, ai tempi della successione al profeta Muhammad. Un filo rosso che ha percorso secoli, fino ad assumere nuovo, esplosivo significato nel 1979, con la rivolta islamica sciita di Khomeini in Iran. Tuttavia, più che come scontro teologico-dottrinale, fin dall'inizio tale «scisma» si è configurato soprattutto come una lotta per l'egemonia politica ed economica... Una questione delicata e complessa che riguarda il mondo musulmano e rappresenta uno dei nodi cruciali dell'attuale scenario internazionale.
La dimensione della religione fra gli stranieri è stata finora indagata in relazione soprattutto ai primi migranti e all'Islam. Nell'affrontare il tema dell'appartenenza religiosa di un'ampia (e maggioritaria) quota di immigrati legati, per tradizione, educazione o partecipazione attiva, al cattolicesimo e al cristianesimo in generale - filippini, rumeni, latino-americani, africani - il volume evidenzia come anche tra i figli dell'immigrazione, al pari di quanto succede per i coetanei italiani, siano in atto processi di secolarizzazione e una certa tendenza all'ateismo.
Questo libro mette a confronto il Corano con il Vangelo, Gesù Cristo con Maometto, la civiltà occidentale con la civiltà islamica. Equilibrato nelle sue parti, anche se di parte, (l'autore è un sacerdote cattolico) consente di farsi un'idea dell'Islam e delle problematiche che sorgono nell'impatto con il mondo occidentale, una luce (un occhio) su questa religione più approfondita rispetto a quello che usualmente si pensa e si ritiene. Chiaramente Allah non è il Dio Cristiano, Gesù e Maria come sono visti nel Corano sono cosa ben diversa da come la percepisce un cristiano.
Il 5 luglio 2014 tutto il mondo ha potuto assistere all'apparizione in video del califfo dello "Stato islamico tra Iraq e Siria" (ISIS), Abu Bakr al-Bagdàdi, l'astro nascente del gihad globale, il nuovo leader dei combattenti sunniti radicali. Nel video, al-Bagdadi incita i fedeli di tutto il mondo islamico a dichiarare il gihad sulla via di Dio, al fine di restituire dignità, diritti e autorità all'Islam, e loda la vittoria che dopo secoli ha permesso di restaurare il califfato. Per comprendere pienamente il senso storico-politico di questa inquietante operazione è necessario riflettere sul significato dell'istituzione califfale nella storia islamica. Questo libro, che colma un'evidente lacuna della saggistica italiana (ma sul tema del califfato mancano da decenni sintesi aggiornate anche in altre lingue), ricostruisce in maniera sintetica ma rigorosa la vicenda storica dei califfati medievali (umayyade, 'abbaside, andaluso, fatimida, almohade), fino alle loro estreme propaggini in terra egiziana, all'abolizione del califfato ottomano voluta da Kemal Atatiirk e ai recentissimi tentativi di riproposizione di questo modello di governo, con un occhio attento non solo alla prassi ma anche alle teorie elaborate su tale istituzione dal pensiero politico musulmano.
Il libro raccoglie le testimonianze di tre persone che vivono concretamente il dialogo interreligioso e interculturale mostrando che è possibile superare le molte ristrettezze solitamente prevalenti attorno a questo tema. Il valore di queste pagine attinge all'esperienza viva e sofferta di donne e uomini in carne e ossa, paradossale e contraddittoria, com'è normalmente la vita di ognuno. Dalle loro voci emerge qualcosa di nuovo. È un viaggio arduo e complesso che ha nel suo orizzonte un possibile riavvicinamento e lascia spazio alla speranza. Shalom, Salam, Pace.
La controversia tra Abu H?mid al-Ghaz?l?, massimo campione della «ortodossia» sunnita, e Ibn al-Wal?d, capo della missione sciita ism?'?lita in Yemen, è un caso raro nella storia dell'Islam. Il confronto tra i due autori, unico nel suo genere, consente di riflettere sugli aspetti che, in ultima analisi, hanno più influenzato le società islamiche, sunnite e sciite, nella loro lunga storia.