Questo volume vuole essere una preziosa risorsa per formatori, docenti e studenti che in diversi contesti di apprendimento desiderino promuovere il self-directed learning; approccio diffuso e praticato da lungo tempo negli Stati Uniti, ma ancora poco promosso in Italia per tradizioni culturali, sociali, educative e formative diverse. Una epistemologia della pratica che potrebbe supportare, da una parte, formatori e docenti nella progettazione di percorsi che promuovano l'auto-apprendimento, dall'altra, studenti e partecipanti a corsi i formazione nel diventare self-directed learner. Obiettivo del self-directed learning è rendere studenti e adulti più consapevoli dell'importanza dell'auto-direzionalità dell'apprendimento, come risorsa per la crescita personale e organizzativa, come promozione della personalizzazione dell'apprendimento e di percorsi taylor-made costruiti sulle reali esigenze e sui bisogni delle persone. L'autore ci regala, con una generosità che da sempre ha contraddistinto il suo impegno scientifico e umano, una ricca gamma di schede, strumenti, descrizioni di percorsi con indicazioni che, nonostante siano passati molti anni, rimangono ancora attuali e costituiscono una buona base per costruirne altri e dare sfogo alla creatività degli addetti ai lavori.
Già noto in Italia per il volume "Tutti i bambini possono diventare Einstein" (Orme, 2012, nuova edizione Ultra, 2014), Alberca affronta lo scottante tema del rendimento scolastico, introducendo una nuova visione dello studio, molto più moderna ed efficace. Profondamente convinto che ogni ragazzo abbia un potenziale straordinario che aspetta solo di venir sviluppato ed espresso, sottolinea una questione fondamentale: si tratta di riuscire a individuare e perfezionare il metodo di studio più adatto ai nostri figli, che permetta loro di ottenere risultati migliori, ma ancor più di non perdere la motivazione e affrontare le prove scolastiche con maggiore serenità. In tutto questo il ruolo dei genitori, e in modo particolare quello del padre, è primario e di grande importanza. Alberca ci spiega quindi come affiancare i nostri figli nello studio, sviluppando tecniche e piccoli stratagemmi per sintetizzare, memorizzare, schematizzare gli argomenti di studio, acquisire maggiore sicurezza e maggiore serenità nei confronti delle prove di esame. Se è vero che i voti non rappresentano la persona e non ne descrivono neppure le reali capacità, è pur sempre grazie a dei "buoni voti" che si può accedere a un numero maggiore di possibilità nel campo del lavoro così come in quello della formazione superiore e specialistica.
Il volume nasce dalla necessità di identificare nuovi spazi per l'attività consultoriale e l'urgenza, per il consultorio, di ripensare la propria funzione, la propria organizzazione, il proprio rapporto con il territorio di appartenenza, identificando modalità operative inedite che forniscano risposte adeguate alle domande delle famiglie di oggi. Il consultorio familiare deve porsi come luogo di prevenzione e di promozione della realtà familiare, individuando spazi operativi nei quali intervenire in collaborazione con le istituzioni locali. Si pensi all'educazione delle nuove generazioni alla vita matrimoniale e familiare, all'educazione sessuale, all'aiuto alla famiglia nelle varie fasi di sviluppo e nell'assunzione dei relativi compiti educativi che ne accompagnano l'evoluzione, alla preparazione e allo sviluppo delle funzioni genitoriali, alle esigenze tipiche delle diverse fasce di popolazione. Il consultorio può diventare così un presidio educativo territoriale, che, attraverso la propria dimensione pedagogico-educativa, non soltanto aiuta le persone a risolvere i problemi della vita quotidiana, ma soprattutto le sostiene nel dare senso e significato alla propria esperienza.
Come il primo volume, anche questo secondo volume di “Storia della pedagogia” intende proporre una panoramica dei principali orientamenti teorici e realizzazioni pratiche nella storia della pedagogia e dell’educazione, dall’epoca moderna a quella contemporanea, per contribuire alla formazione di una cultura storico-pedagogica innanzi tutto degli studenti che frequentano i Corsi di scienze dell’educazione o della formazione e anche di quanti operano nel campo dell’educazione. Il volume presenta le seguenti caratteristiche generali. Per ogni epoca storica sono delineate sinteticamente le linee portanti del contesto storico-culturale ed è stato sviluppato in modo più esteso il pensiero di alcuni autori particolarmente significativi per il contributo che hanno offerto alla soluzione delle problematiche educative e pedagogiche. Inoltre, le tematiche omogenee sono state trattate in capitoli unitari, mentre è stato dato un certo spazio alla storia della scuola. Nella bibliografia del lavoro, infine, vengono indicate le fonti utilizzate e alcuni suggerimenti bibliografici, per proporre una lettura con approcci differenziati dell’argomento sviluppato.
I contenuti di questo secondo volume, sono distribuiti in due grandi periodi storici: l’epoca moderna, dalla rivoluzione scientifica all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese, e l’epoca contemporanea, dall’Idealismo e Romanticismo al Novecento e ai primi anni del Duemila.
Francesco Casella è docente Ordinario di Storia dell’educazione e della pedagogia, di Storia della scuola, di Storia contemporanea e di Metodologia del lavoro scientifico all’Università Pontificia Salesiana. Collabora con varie Riviste. Per i tipi della LAS ha pubblicato: Il Mezzogiorno d’Italia e le istituzioni educative salesiane. Richieste e fondazioni (1879-1922). Fonti per lo studio (2000); I Salesiani e la “Pia Casa Arcivescovile” per i sordomuti di Napoli (1909-1975) (2002); Per conoscere l’Occidente. Un percorso storico culturale dall’antichità greco-romana ad oggi (2002); L’esperienza educativa preventiva di don Bosco. Studi sull’educazione salesiana fra tradizione e modernità (2007); Storia contemporanea. Antologia di documenti (2008); Storia della pedagogia, vol. I: Dall’antichità classica all’Umanesimo-Rinascimento (2009, ristampa 2013); Il clero e lo Stato unitario nella provincia di Caserta 1860-1878 (2011).
La conoscenza è forse la più straordinaria avventura dell'uomo. Per questo "Sui banchi di scuola" è un libro controcorrente, certamente lontano dal disfattismo a cui siamo abituati. L'autore, un giovane insegnante ricco di entusiasmo (ma anche di esperienza), si lascia attraversare dalle "urgenze" dei giovani cercando per loro risposte profonde, non dettate dal "pensiero unico". Per Giovanni Fighera, la scuola non è solo un luogo di trasmissione di informazioni, ma una realtà in cui il ragazzo può scoprire i propri talenti per metterli al servizio di tutti. Perché ciò avvenga, però, è indispensabile che si rimetta al centro la persona e che si riscopra "come" e "che cosa" studiare.
Cosa è l’adozione, come si forma una famiglia adottiva, perché spesso i bambini adottivi manifestano difficoltà di apprendimento o criticità comportamentali, quali strategie mettere in atto per accogliere un bambino adottivo nel gruppo classe. Abbiamo scritto questo libro perché riteniamo fonda- mentale che il mondo della scuola entri in contatto con l’adozione, ne conosca i meccanismi, ne acquisisca i termini corretti ed i concetti fondamentali. A beneficio di tutti, figli adottivi e figli biologici. Perché tutti i bambini e i ragazzi possano parlare della loro sto- ria ad alta voce, senza bisbigliare, e perché gli insegnanti possano supportarli, senza timori o reticenze.
SpiderJack usa l'iPad come fosse un disco volante e quando non insegue un pallone fa ragionamenti astutissimi; Spiga di Grano prende tutto sul serio in particolare la maestra - e cresce di un centimetro non appena ti giri. E poi c'è Elisabetta con la sua cricca di mamme: lavorano molto, a volte moltissimo, accompagnano i figli a scuola e in piscina, si chiedono dopo quanti inviti debbano ricambiare e come organizzare un compleanno senza che sembri un ricevimento alla Casa Bianca, leggono le favole (addormentandosi subito) e tifano persino su un campo di calcio. Sono mamme che conciliano la famiglia e il lavoro, sbirciano mail alla recita di Natale e documenti a bordo vasca; si iscrivono in palestra e poi non ci vanno, bevono il caffè prima dell'alba e guidano con un cappotto sopra il pigiama. Elisabetta Gualmini le racconta e si racconta: dai post-it appesi ovunque per ricordarsi di scrivere il nome del bambino sulle calze antiscivolo, alla tentazione di sfuggire ai raduni scout, al sogno infranto di riunioni concise - beati gli uomini, che non hanno da pensare all'ultimo squillo di campanella della scuola -, alla sua amica Giovanna che ha sette figli e, a parte la tovaglia di plastica e i tre carrelli della spesa, è una persona serena. Racconta delle mamme perfette e della bellezza di quelle perfettibili. "Ti vedo stanca. Dovresti mollare qualcosa", ma Elisabetta non ascolta il suggerimento della madre...
"Perché si muore?", "Perché Gesù è risorto e il nonno no?", "Mamma, ma quando io sarò grande tu sarai vecchia? E quando sarai vecchia, morirai? Allora io non voglio crescere, perché altrimenti dopo tu muori!" I bambini fanno spesso domande sulla morte, mettendo in imbarazzo noi adulti, affannati a trovare risposte che quasi sempre non abbiamo. Tanto più che la morte è oggi relegata nel terreno dell'impensabile, lontana, distante. Invece le perdite fanno parte della vita di tutti e crescere implica un continuo, quotidiano confronto con il dolore e il lutto. Ogni passaggio di crescita è infatti caratterizzato da una conquista, ma anche da una perdita: bisogna perdere il nostro ieri per far spazio al nostro domani. In questo senso, il lutto è evolutivo. Quando però un lutto colpisce la nostra famiglia, se c'è un bambino preferiamo quasi sempre tacere con lui, pensando così di proteggerlo, convinti come siamo che i bambini siano troppo piccoli per capire e vadano protetti dai fatti dolorosi della vita. Ma la loro "beata innocenza" è solo uno stereotipo: se c'è una grave preoccupazione o un dispiacere in casa il bambino, con i suoi sensi all'erta, lo percepisce subito. E sono proprio l'incertezza e la confusione prodotte dal nostro silenzio che più lo disorientano e che rischiano di lasciarlo solo davanti a qualcosa più grande di lui. Quando poi scoprirà la verità, cosa che alla fine inevitabilmente succede, si sentirà per giunta ingannato e tradito da coloro di cui più si fida.
Questa concezione aristocratica ed esclusiva della ricerca è vista in altro modo da Laura Ortolani Serafini. Già nell'avvio con il doveroso, ma quanto infrequente, riconoscimento di copaternità e comaternità del lavoro alle tante persone che con lei hanno lavorato per anni. Poi per il terreno in cui si è insediato e sviluppato il suo Laboratorio: quello della scuola. E infine per l'orizzonte planetario di attività che ne ha costituito e ne costituisce la sostanza. Il lavoro di gruppo: anche questo modo di operare, così spesso tedioso e burocraticamente applicato per insabbiare idee ed iniziative, viene da Laura, nel tempo, esteso a persone ed esperienze diverse si da diventare coinvolgimento di risorse umane ed intellettuali tese al fare anziché al non-fare; all'ideare, al pensare, al proporre e soprattutto al realizzare. È questa forse una visione meno olimpica del valore spesso trasmesso nei giovani per cui l'importante sarebbe partecipare; ma è invece quello più solido e robusto per cui oltre a partecipare, e senza necessariamente dover vincere, l'importante è anche conseguire risultati e progresso.
"Impariamo dai bambini a essere grandi" raccoglie i passi fondamentali e più illuminanti tratti dai libri di Maria Montessori: un'antologia in cui si affermano con dolcezza e sorprendente modernità i diritti dei bambini, il ruolo dei padri e delle madri nella loro educazione, ma anche l'importanza che maestri e insegnanti rivestono nella nostra società. Come scrive infatti Vittorino Andreoli nell'introduzione inedita che apre questo volume, gli studi di Maria Montessori "contengono non soltanto un notevole valore storico nel campo scientifico e pedagogico, ma principi e tecniche utili per migliorare l'educazione nel nostro tempo". I testi di questa raccolta indicano perciò un percorso ideale per introdurre il lettore alla eccezionalità del pensiero di Maria Montessori che, muovendo dal mondo della scuola, si apre a riflessioni profonde e lungimiranti sui temi più diversi, dai problemi delle donne lavoratrici al pacifismo. Le sue restano così parole ancora attualissime e commoventi per comprendere, amare e proteggere i bambini, ma anche per imparare dalla loro innocenza e dalla loro candida voglia di vivere a essere tutti adulti migliori.
Prosegue con questo testo sui disturbi del linguaggio il percorso della collana "Logopedia in età evolutiva", che si propone di fornire un quadro globale delle problematiche legate alla comunicazione orale e scritta, dai disturbi di linguaggio a quelli di apprendimento. Il volume si rivolge ai logopedisti, ma - come gli altri volumi della collana - vuole raggiungere e coinvolgere, in un approccio multiprofessionale, tutti gli specialisti che si confrontano con le tematiche relative a queste difficoltà, in fase sia diagnostica che terapeutica. Pertanto l'opera porta i contributi delle varie figure professionali a rinforzo della necessità - sancita anche dalla nuova normativa al riguardo - di approcciare le problematiche specifiche con modalità di équipe interdisciplinari. "I disturbi del linguaggio" si articola in tre parti, fra loro strettamente collegate. La prima parte illustra le più recenti prospettive teoriche e i risultati delle ricerche in questo ambito; la seconda affronta il tema della valutazione dei bambini con disturbi del linguaggio per progettare in modo efficace il trattamento, sottolineando come sia necessario ottenere delle evidenze documentate sulla validità dei programmi di intervento. Conclude l'opera una sezione in cui vengono riportate esperienze cliniche con i bambini.
Ascolto attivo, mediazione creativa, un tocco di umorismo: ecco gli ingredienti che oggigiorno permettono a ragazzi e insegnanti di comunicare fra loro in modo non superficiale e soporifero, di trasformare gli attriti e le difficoltà in occasioni di crescita e di conoscenza e di mettere in atto leadership che promuovono l'intelligenza collettiva. Sono questi gli ingredienti presenti e necessari in ogni scuola ad alto tasso di apprendimento. Le due autrici, con generosità, sapienza e allegria, restituiscono a piene mani in questo libro un insieme di strumenti messo a punto nel corso di una lunga esperienza professionale nel mondo della scuola e in quello extrascolastico. Una vera e propria arte, che va acquisita e praticata, poiché mediare le differenze e risolvere i conflitti e le tensioni che nascono tra i ragazzi e tra loro e gli educatori è una condizione essenziale e preliminare a qualsiasi discorso didattico, ed estremamente utile per la società e nella formazione delle future classi dirigenti.