Frutto delle celebrazioni dei due anniversari promosse dalla Carmelitane Scalze di Sassuolo, il volume contiene una serie di saggi incentrati sulla spiritualità monastica. Roberto Fornaciari e Giancarlo Bruni parlano della vocazione monastica e della necessità anche odierna di "uscire dal mondo". Bruno Secondin invece parla della fecondità e della ricchezza della spiritualità carmelitana portando come esempi i monasteri carmelitani di Palestina. Sempre su questo tema, Alessandro Andreini e Carmelo Mezzasalma descrivono l'attualità di S. Teresa d`Avila e S. Giovanni della Croce. Carla Bettinelli esprime una meditazione sulla vicenda di Edith Stein e sul senso del martirio. Chiudono il libro le testimonianze di Romano Zanni e don Mario Prandi sulla musica sacra nella spiritualità carmelitana.
Molte ragioni e autorevoli direttive spingono oggi i preti a cercare un esercizio collegiale e coordinato del ministero, in coerente esercizio di fedeltà all'ecclesiologia del Vaticano II. Ma quale forma dare, secondo quali linee disegnare oggi la figura del presbiterio in cui questa spinta si riconosce e si esprime? La storia dei due trascorsi millenni, con le sue grandezze e i suoi errori, presenta una grande varietà di esperienze, di riflessioni, di suggerimenti per un discernimento nuovo ma non inesperto, e aiuta a identificare i fattori teologici e storici in gioco e gli esiti del loro intreccio. Questo è il terzo di una serie di volumi che intendono percorrere la storia dell'identità teologica, pastorale, spirituale del presbiterio e del presbiterato, entro la domanda, che cosa a questo proposito oggi lo Spirito dica alle chiese. Copre la storia delle chiese d'Occidente tra il V e il IX secolo, tra il declino dell'antico impero e l'immaginazione carolingia di un impero nuovo, Sacro e Romano. È tempo di tenace fedeltà a un duro lavoro missionario verso i nuovi popoli dell'Europa e di invenzione paziente di strutture di un nuovo diritto e di stili di una nuova pastorale.
L'autore formula una serie di domande che danno al volume il carattere dell'intervista. Tuttavia proprio per volere dello stesso, di cui si riporta una breve scheda, le domande non sembrano preconfezionate ma creano un dialogo nel quale il Santo Padre discorre con spontaneità sui grandi interrogativi con i quali la Vita Consacrata deve confrontarsi oggi. Scopo dell'autore è quello di proporre un utile strumento di riflessione a tutti coloro che seguono i consigli evangelici, ai Pastori, ai Sacerdoti ed ai Laici affinché possano trovare in queste pagine spunti per nuove esperienze formative. Un contributo prezioso quindi alla formazione permanente dei Consacrati ed uno strumento che favorisce la formazione di uno spirito di comunione ecclesiale.
La chiave di lettura della vita di questo padre domenicano (1832-1869) è la sofferenza e la ricerca del significato di essa. Padre Lataste imparò a fidarsi di Dio e si lasciò prendere nel vortice del suo amore. Fondò la congregazione delle Suore Domenicane di Betania, presenti in molti paesi d'Europa, al servizio di poveri e oppressi.
"Quante volte di fronte a un parroco o a un sacerdote che ha un comportamento scontroso, duro, attivista, irrefrenabile, ci sentiamo rispondere: "Che cosa vuoi farci, è così. E tuttavia è tanto bravo!"?" (dall'Introduzione). Il libro affronta il tema della formazione e della qualità dei rapporti interpersonali che riguardano quanti, come i preti e le suore, si impegnano in attività educative, sociali e culturali. Situazioni in cui l'attivismo, la dedizione e il coinvolgimento totale corrono il rischio di trasformare le parrocchie e le comunità in luoghi dove le gelosie, i rancori, le discussioni, gli scontri e i personalismi spesso hanno il sopravvento. Atteggiamenti negativi sia sul piano personale sia su quello comunitario, con l'immediato risultato di allontanare persone che potrebbero impegnarsi e contribuire a dare spessore alle molte iniziative. L'idea di fondo degli autori si riassume in poche parole: possono esserci delle relazioni conflittuali; occorre individuarle, ammetterle e imparare ad affrontarle, gestirle, risolverle. Il testo fornisce alcuni strumenti concreti per riconoscere quando si è in presenza di un problema relazionale e di problematiche socio-affettive che rischiano di tramutarsi in comportamenti negativi a scapito del bene comune. Presentazione del card. Carlo Maria Martini.
Le tavole del trittico tracciano così tre cerchi concentrici sempre più ampi: dal discernimento in vista della vocazione presbiterale, alle “grandi tensioni del cuore” che sostengono un serio cammino di radicalità evangelica, agli atteggiamenti umani e spirituali previi a qualsiasi scelta determinata e che possano rendere autentica la “disponibilità a 360°” nei confronti della chiamata del Signore. Non è difficile individuare l’obiettivo che,
come “filo rosso” collega tutti i testi pubblicati: favorire le condizioni per un attento e sereno discernimento della propria vita, al fine di percepire la chiamata che il Signore rivolge a ciascuno.
La pubblicazione dei tre volumi idealmente accompagna tre anniversari di eventi che hanno segnato in modo definitivo la vita del card. Martini: il cinquantesimo di Professione religiosa solenne (2 febbraio 2012), il sessantesimo di Ordinazione presbiterale (13 luglio 2012), il trentesimo di cardinalato (2 febbraio 1983). Il Seminario ha inteso festeggiare queste ricorrenze e onorare l’Arcivescovo emerito, raccogliendo e riproponendo
frutti significativi del suo illuminante magistero.
Il volume prende in esame la vita delle persone consacrate, seguendo l'orientamento psicologico esistenziale di Viktor E. Frankl, psichiatra austriaco del '900, noto in tutto il mondo in quanto fondatore della Terza Scuola Viennese di Psicoterapia, ovvero della Logoterapia, approccio psicoterapeutico che si pone, come obiettivo primario, la riscoperta del valore e del significato dell'esistenza dell'essere umano. In particolare l'autore (sacerdote salesiano, unico allievo italiano della scuola di Frankl e profondo conoscitore delle sue teorie) analizza varie fasi della vita delle persone consacrate: dall'accettazione di sé, delle proprie capacità e dei propri limiti, alla maturità e la conseguente felicità e serenità spirituale che ne deriva; dal relazionarsi con il prossimo, sia in ambito personale che nelle attività pastorale, alla crisi di valori, che può sfociare in quella vocazionale, concludendo infine con l'analisi della terza età del prete. Il lavoro risulta dunque una valida guida psicologica, ma al tempo stesso spirituale, utile a tutte le persone consacrate per comprendere meglio sé stessi e scoprire il profondo senso della vita donata da Dio.
Si può fare diversamente. Non è utopia, arroganza o sterile provocazione pensare che tante cose, anche nella chiesa, possano essere fatte diversamente. A partire da quale modello di chiesa e, conseguentemente, da quale idea di ministro.
Nella lettera pastorale sono raccolte alcune semplici riflessioni sul sacerdozio, ricordi personali di mons. Molinari e accenni all'esperienza di cinquant'anni di ministero pastorale.
Quando un sacerdote, nel corso del suo ministero, si interroga sul senso della sua missione e scruta l'operato dei suoi confratelli non può che ricevere in risposta che l'essenza del ministero sacerdotale è l'esercizio della carità pastorale. Spesso sono gli stessi fedeli che interpellano i pastori in merito e ciò conferma circa la necessità e l'urgenza della carità di Cristo nella vita del presbitero.
Nella prospettiva di questo saggio la formazione permanente" è l'habitat che comprende tutto l'arco della vita delle persone consacrate, con l'offerta di numerosi e qualificati imput per la gestione dell'essere e del divenire della consacrazione. " Formazione permanente, quindi, vista con gli occhi nuovi, come compagna di viaggio e principio informatore dell'offerta e della domanda in qualsivoglia contesto esitenziale. La prima parte, biblico-teologica, offre delle vie per far crescere una visione vivace dell'esistenza consacrata; la seconda illustra gli aspetti psicodinamici della formazione permanente
L'immagine dell'apostolo Giovanni, il discepolo dell'amore, che nel Cenacolo reclina il capo sul petto di Cristo, è forse quella che meglio descrive il compito di ogni discepolo del Signore. Se il sacerdote vuole essere un "uomo per gli altri", non deve dimenticare che lui appartiene prima di tutto a Cristo. Egli è nato nel Cenacolo, quando il Signore, spezzando il pane e benedicendo il vino dell'Ultima Cena con i suoi discepoli, anticipava con quei segni la sua offerta d'amore sull'altare della Croce. Ogni sacerdote non deve dimenticare che il suo "destino" è unito in modo imperscrutabile allo stesso "destino" del suo Maestro. Egli è stato chiamato ad essere anche ministro dell'Eucaristia in mezzo ai suoi fratelli ripresentando prima di tutto Cristo nella sua vita: non è forse questo che rende "bella" la vicenda di ogni sacerdote? Non è forse questo che rende esaltante il desiderio di donare completamente la propria vita nel servizio ai fratelli, come ha fatto Gesù?