“Nei momenti di grande cambiamento, è difficilissimo trovare gli equilibri di pace, che diano una prospettiva di lungo periodo. Questo è uno dei più veloci e grandi momenti di cambiamento della storia dell’umanità” (Prodi).
“La pace è dunque sempre “fare la pace”. La pace non è una situazione ma un’azione. Se non continuiamo a “fare la pace” inevitabilmente diamo lo spazio al conflitto. L’inerzia di chi non è attivo fautore di pace fa di lui un provocatore del conflitto” (Nicolini).
“La coerenza lucida del ragionamento di Romano Prodi pone inevitabilmente la domanda: “C’è speranza?”. Don Giovanni Nicolini accoglie la sfida, riprendendo un grande e trascurato tema del Concilio, la “Chiesa dei poveri e di poveri”.
Gesù ci ha detto che siamo nel mondo ma non del mondo e non ci ha ordinato di costruire il regno di Dio in terra. Tuttavia, qualche isola, nella quale sentire in anticipo il sapore del Regno, la si può scoprire e mettere a disposizione di chi è alla ricerca di qualcosa di solido per la propria vita. La Lettera a Diogneto, il testo del secondo secolo così caro a Giuseppe Lazzati, parla di paràdoxos politèia, di una cittadinanza paradossale, che invita a cercare una patria più sicura, ma nello stesso tempo non trascura il pellegrinaggio presente.”
Giuseppe Dossetti jr
I processi di globalizzazione con le proprie contraddizioni, i flussi migratori che sempre più stanno cambiando il volto di molte nazioni, città e persino comunità cristiane, pongono al centro dell'attenzione la questione dell'annuncio del Vangelo, in una realtà complessa segnata da un contesto sempre più multiculturale e multireligioso. Il mondo della mobilità umana diventa una vera "agorà" dove il Vangelo e l'opera di evangelizzazione entrano direttamente a contatto con persone e culture, le plasmano e le aprono alla ricchezza di espressione di ciascuno, in una prospettiva di comunione e di dialogo interculturale. La comunità cristiana è quindi chiamata continuamente ad aggiornare i propri modelli pastorali per far fronte alle nuove sfide; le varie esperienze dimostrano un continuo dinamismo in tal senso, anche se non mancano le difficoltà. Questo volume raccoglie le relazioni dell'Atto Accademico del SIMI nel 2012 e altri contributi che insieme vogliono essere non solo una riflessione, ma anche uno stimolo per gli operatori pastorali e le comunità a rispondere in maniera adeguata ai cambiamenti in atto.
Può uno sguardo diverso permettere a una persona di riscoprire il proprio valore, la propria dignità, così da aprirsi alla speranza di una vita migliore e diventare protagonista di sviluppo? Le testimonianze raccolte in queste pagine, frutto di decine di interviste a responsabili di opere e a persone che in essi si sono imbattute, trasudano di una sorprendente positività. In contesti segnati da povertà, abbandono, violenza e rassegnazione, emerge la gratitudine per un incontro che ha ridestato e cambiato la loro vita, segnando un prima e un dopo. Queste storie "dell'altro mondo" hanno un valore paradigmatico. Esse fanno vedere che la presenza di Cristo attraverso volti umani offre prospettive di una vita migliore e che l'educazione è decisiva per rigenerare l'umano. "Lungo il percorso in Kenya, Ecuador e Brasile abbiamo chiesto: 'Quale metodo avete usato per cambiare la vita degli altri?'. Molto spesso abbiamo ottenuto la stessa risposta, semplice: 'Ho cambiato me stesso'". (John Waters)
«La luce che i cieli non potevano contenere è diventata debole e fragola come uno di noi. È venuta a insegnarci che l'amore è tutto, e il vero amore dona la vita, superando la paura dell'odio e della morte. Ma oggi è il momento della tenerezza. I bambini che fino a poco tempo fa erano in strada a Kibera e che stanotte sono con noi a Kivuli sono per noi, guaritori feriti, il segno più luminoso che Dio ci vuole bene, che è con noi, che ci offre la sua tenerezza, il suo amore, che ci guarda negli occhi e ci dice: "Ti voglio bene". Così tutti possono sentirsi il cuore riscaldato da questa voce».
padre Kizito
Attraverso le testimonianze degli operatori umanitari che lavorano con INTERSOS in diversi paesi (Sud Sudan, Somalia, Africa, ex Jugoslavia, Cecenia, Afghanistan, Iraq ecc.), il volume racconta le attività svolte dalla ONG negli ultimi vent'anni offrendo così un'occasione di riflessione sui valori che guidano, o dovrebbero guidare, l'azione umanitaria e sui mutamenti della situazione internazionale.
"Le pagine che state per leggere vi permetteranno di sperare nell'uomo, in tutti gli uomini, a dispetto di tutto. Leggendo queste testimonianze così concrete, ho ritrovato gli uomini e le donne che sono stati e sono ancora oggi miei compagni di strada: sono persone comuni, ricche di generosità e con una stupefacente capacità di condivisione. (...) Mostrandoci che le pagine di Vangelo scritte duemila anni fa sono ancora piene di attualità, gli autori di questo libro ci invitano a guardare alla vita con fiducia..." (dalla Prefazione dell'Abbé Pierre).
Questo libro dà voce a milioni di persone e di famiglie che si sentono dimenticate, ma anche a migliaia di volontari che camminano al loro fianco. (Andrea Riccardi)
Storie di equilibristi sul filo della vita incontrati nei luoghi che offrono cibo, compagnia, conforto. (Marco Tarquinio)
Un italiano su cinque si «arrangia» come può, risparmiando sul cibo, sul riscaldamento, sulle cure mediche, o è costretto a ricorrere alle strutture assistenziali per avere un pasto caldo, un pacco alimentare o un tetto sotto cui passare la notte. È il dato sconcertante che rivelano i freddi numeri delle statistiche. Le mense della carità sono un osservatorio privilegiato sui poveri della porta accanto. Ed è proprio dentro questo mondo che ci conduce – con un viaggio ricco di luoghi, incontri, voci, storie raccolte sul campo – il reportage di Alessia Guerrieri, un affresco coinvolgente in cui vediamo fianco a fianco volontari ricchi di umanità e competenza e vecchi e nuovi poveri, che cercano non solo un pasto, ma anche e soprattutto il modo di ritrovare simpatia, rispetto e risorse per affrontare la propria condizione di fragilità.
Hamin viene dall'Afghanistan e l'ultima parte del viaggio l'ha fatta aggrappato a due tavole di legno tra le ruote di un Tir. Anche Mehdi è arrivato dentro un camion, nascosto per due giorni tra la frutta e la verdura. Tarik, che viene dalla Tunisia, è approdato a Lampedusa dopo la traversata su un barcone, dove è stato attento a non addormentarsi per paura di essere gettato in mare. Sono viaggi pieni di paure e di sofferenze quelli raccontati dagli adolescenti stranieri che giungono da soli nel nostro paese, in fuga dalla povertà e dalla guerra.
«Nelle pagine di questo breve ma straordinario libro - scrive Romano Prodi - leggiamo le impronte delle tragedie del mondo contemporaneo impresse nel corpo e nell'anima degli adolescenti fuggiti dai paesi dove l'umanità è più rischio».
Sommario
Prefazione (G.A. Stella). Presentazione (G. Rigon - G. Mengoli). LE STORIE. Ahmed (dal Marocco). Alì (dalla Somalia). Arif (dall'Afghanistan). Bledar (dall'Albania). Hamin (dall'Afghanistan). Irina (dalla Romania). Mehdi (dal Marocco). Mohamed (dal Marocco). Mudassar (dal Pakistan). Tarik (dalla Tunisia). I COMMENTI. Alessandra Ballerini. Amelia Frascaroli. Graziella Giovannini. Maria Cecilia Guerra. Gad Lerner. Raffaella Milano. Romano Prodi. Vincenzo Spadafora. Postfazione (S. Zampa).
Note sugli autori
GIANCARLO RIGON, medico specializzato in Psichiatria e Neuropsichiatria infantile, è autore di oltre novanta pubblicazioni scientifiche. Ha diretto l'Unità operativa complessa di neuropsichiatria dell'infanzia e adolescenza della Azienda USL di Bologna e ha coordinato la Sezione Psichiatria della Società italiana di neuropsichiatria infantile.
GIOVANNI MENGOLI, religioso dehoniano, è presidente della cooperativa Elios di Bologna, che gestisce comunità per minori, e dell'opera «Villaggio del Fanciullo». Volontario al carcere minorile del Pratello, è capo scout AGESCI, organizzazione con la quale collabora come formatore in campi scuola organizzati dalla Regione Emilia-Romagna.
L'autore racconta il dibattito sull'idea di missione di cui è testimone fin dagli anni precedenti il Vaticano II e durante i lavori del Concilio, fino all'enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, di cui fu uno dei redattori, e al pontifi catodi Benedetto XVI. Alla luce della sua lunga e variegata esperienza, con linguaggio vivace e ricco di aneddoti, ribadisce i punti fermi che andrebbero sempre rispettati dai missionari: a dispetto di crisi e di mutazioni culturali sono quelli di sempre, ancorati nel Vangelo.
Da anni la siccità non lascia tregua. Nessuna goccia di pioggia ammorbidisce il terreno secco della mitica Jolof, terra africana densa di racconti e incrocio di popoli. Poco più che ragazzino, Amed si vede affidare una missione importante: dovrà partire per l’Occidente alla ricerca del tamburo magico, capace di invocare la pioggia e interrompere l’arsura. Il cielo non lascia altra speranza, ma Amed non è il primo a partire: un gruppo di giovani ha tentato l’impresa e non ha mai fatto ritorno. Tra Francia e Italia, tra momenti spassosi e altri di intensa drammaticità, questa vicenda si legherà a doppio filo ai problemi della convivenza tra popoli diversi, fino a costituire una vera e propria fiaba di riconciliazione.
Mohamed Ba (1963) è nato a Dakar. Trasferitosi in Europa, prima di arrivare in Italia ha vissuto in Francia, dove ha pubblicato il romanzo Parole de nègre. Autore e interprete per il teatro, ha messo in scena, tra gli altri, “Parole fuori luogo”, “BSogni”, “Negritudine”, “Canto dello spirito”, “Invisibili”
e “Sono incazzato bianco”. Ha collaborato con numerose associazioni impegnandosi nella diffusione, anche nelle scuole, dei valori dell’intercultura
"Sono nato a Tripoli, in Libia, da una ricca e rispettata famiglia ebrea ortodossa radicata nel Nord Africa da due millenni. Ero il quarto di sei figli e, con i miei genitori, sono stato uno degli esiliati dalla Libia nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni. Siamo emigrati in Italia, arrivandovi privi di beni e di ogni altro documento all'infuori di un attestato di rifugiati delle Nazioni Unite. La mia storia rientra in una storia più grande: quella degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna nel 1492 e fuggiti attraverso dieci Paesi arabi". Così comincia la difficile e appassionante storia di David Gerbi, raccontata in questo libro.
A cura di Maria Luisa Crosina