La nascita di comunità educative che apprendono insieme ed insieme crescono è una positiva conseguenza della valorizzazione detta dimensione relazionaLe umana. Questo atteggiamento di fondo trova il suo risvolto didattico nell'utilizzo di alcune strategie proprie per l'inclusione: il cooperative learning, il tutoring, l'apprendimento collaborativo, la classe come comunità che apprende, le tribes.
In questo libro vengono rivisitate in forma critica le principali applicazioni deLl.'apprendimento cooperativo e si guarda a tutte Le ormai note strategie per l'inclusione con l'ottica di strumenti di una filosofia dell'umano.
Nicoletta Rosati
Già dirigente scolastica, si è occupata dal 1990, per incarico del Ministero della Pubblica istruzione e delta Direzione scolastica Regionale dei. Lazio, della formazione iniziale e continua dei docenti delle scuote di ogni ordine e grado. Ha seguito in qualità di docente formatore le prime sperimentazioni connesse con l'introduzione delle lingue moderne netta scuola primaria e dell'infanzia e con la realizzazione, dal 1977, dell'inclusione scolastica degli alunni diversamente abili nonché con la sperimentazione dei nuovi curricoli nella scuola primaria e secondaria.
Attualmente è docente di Teorie e metodi di programmazione e valutazione scolastica, di Metodologia e tecnica del gioco e dell'animazione e di Metodologie dell'animazione di gruppo e di comunità presso l'università Lumsa di Roma e di Pedagogia generate, Pedagogia deLL'intersoggettività e Didattica generale presso la sezione inglese dell'Istituto Superiore di Scienze religiose "Mater EccLesiae". È autrice, oltre che di numerosi articoli sulle tematiche della formazione docente e sulla metodologia e didattica, anche dei seguenti volumi: La lingua straniera nel concorso magistrale, La continuità educativa, Didattica modulare, First steps in English, la personalizzazione del percorso di insegnamento-apprendimento, Cooperative Learning a misura di bambino, Pedagogia e didattica del gioco, Principi e percorsi di programmazione scolastica.
Cosa ne sarebbe stato dell'umanità senza coloro che, per millenni, hanno accumulato, protetto e condiviso la conoscenza? Che cosa saremmo senza la Bibbia, le opere di Platone e Aristotele, la matematica di Al Jibra, la poesia di Villon e la musica di Mozart? E cosa accadrà in futuro? Dall'antichità a oggi, dalla Mesopotamia alla Cina, da Gerusalemme a Venezia, da Parigi a Londra, da New York a Shanghai, le modalità di trasmissione del sapere hanno avuto un ruolo decisivo nell'evoluzione delle culture, dei rapporti di potere, delle ideologie e delle religioni, con i potenti che il più delle volte hanno cercato di privare le persone della conoscenza che può minacciare i loro privilegi. Oggi la situazione sta peggiorando e ci troviamo di fronte a sfide cruciali: la disuguaglianza nell'accesso a un'istruzione di qualità, la rivoluzione digitale e i cambiamenti nelle professioni, la crisi ambientale e lo tsunami demografico. Domani, se non faremo attenzione, rischiamo di sprofondare in una nuova barbarie fatta di ignoranza e di scarsa padronanza delle tecnologie. Eppure, abbiamo i mezzi per formare tutti gli esseri umani e mettere l'educazione al servizio di un mondo più giusto e in armonia con la natura. Secondo Jacques Attali, l'educazione è infatti la chiave per costruire una società migliore, un bene comune essenziale che dev'essere accessibile a tutti, indipendentemente dalla provenienza sociale o dal livello di reddito. Ma per adattarsi ai mutamenti del XXI secolo essa dovrà essere più flessibile e personalizzata, più aperta al mondo e in grado di sviluppare competenze anche sociali, emotive e creative. In quest'opera ambiziosa e brillante - molto più di una storia globale dell'educazione - Attali delinea il profilo del sistema ideale di trasmissione del sapere e propone scelte radicali per combattere la barbarie dell'ignoranza, senza le quali vede minacciata la sopravvivenza stessa dell'umanità.
Il libro, frutto di un lavoro di ricerca trentennale, offre una descrizione, organizzata in quattro parti, di quel modello particolare di animazione educativa che è l'animazione culturale e di cui l'autore del libro è un fondatore. La prima parte tenta una definizione dell'animazione. La seconda parte è dedicata ai fondamenti antropologici dell'animazione culturale. La terza parte affronta la descrizione dell'obiettivo generale e degli obiettivi particolari dell'animazione culturale. La quarta e ultima parte presenta una sintesi del metodo dell'animazione che si sviluppa attraverso quattro passi.
La scienza dell'educazione fa convergere il meglio delle scienze umane - psicologia, sociologia, antropologia prime fra tutte - sull'oggetto della pedagogia, quell'esperienza educativa che per Dewey rappresenta il fulcro di ogni teoria e di ogni pratica di formazione e di insegnamento. Per l'educazione saranno scientifici solo quei metodi messi alla prova dei fatti. Questo breve e illuminante testo, pubblicato nel 1929, mette in chiaro quanto ogni insegnante e ogni educatore sia sempre anche un ricercatore sul campo che, grazie alle sue conoscenze e alla sua osservazione, permette a ogni scienza di rimanere attiva, legata alla vita e alla sua materia, aprendo di continuo la spirale del conoscere a inesauribili ricostruzioni dell'esperienza e dei suoi significati per la società, per l'etica e per la politica.
Manuale di sopravvivenza per genitori che hanno un figlio adolescente. Essere genitore di un figlio adolescente è uno dei più tenaci percorsi di psicoterapia che mai ti capiti nella vita! È un percorso che va in profondità, ti interroga giorno e notte. Chiede di non chiudersi ma ti invita al confronto e allo scambio. Il tempo dell'adolescenza, compreso tra i 12 e i 24 anni circa, è il tempo sacro della distanza: genitori e figli arrivano da un territorio felice nel quale i primi sanno tutto dei figli e questi si sentono totalmente avvolti, conosciuti e rassicurati. L'onnipotenza genitoriale è protettiva nei confronti dei bambini che desiderano stare sotto le ali di mamma e papà. Ben presto questo grandissimo potere cede il posto al realismo: gli adulti diventano figure con limiti e fragilità. È necessario essere presenti sulla scena della vita dei ragazzi senza invaderla. È fondamentale lasciarli sognare, ma al tempo stesso offrirgli i dati di realtà, aiutarli a crearsi un senso critico, a fare delle scelte, a non avere paura della fatica. L'adolescente tende a rifugiarsi nei device e nella vita on life perché è uno dei pochi spazi "liberi" dalla presenza di adulti controllanti e fagocitanti. Il volume spiega cosa significa per i genitori separarsi dai propri figli, prendere le distanze dall'idea e dalle attese che si sono fatti; e per i figli staccarsi dall'idea e dalle attese che i genitori si sono fatti su di loro. Il compito più difficile dei ragazzi è proprio quello di diventare diversi da coloro che li hanno generati.
Ha ancora un senso oggi educare? È l'interrogativo che si pongono molti educatori che sperimentano una crescente difficoltà nel vivere e nel dare efficacia alla loro azione educativa. Gentitori, insegnanti, sacerdoti, catechisti, pur nella diversità dei loro ruoli, avvertono come sia difficile entrare in comunicazione con le nuove generazioni e offrire loro proposte autorevoli e interessanti che aprano orizzonti significativi e credibili per una vita realizzata.
Lo scopo di queste pagine è quello di favorire una riflessione che aiuti a ritrovare il senso dell'educazione e solleciti verso l'elaborazione di un modello educativo adatto a questo tempo, e al momento stesso che consenta di superare la percezione di fatica che prende tutti gli educatori davanti al loro compito, per recuperare dell'educazione anche la bellezza e l'appassionante intensità umana.
Quando nei primi decenni del secondo Novecento la pedagogia era ancora impegnata nel definire la propria identità di sapere, Edda Ducci era appena uscita dagli studi di filosofia teoretica e si apprestava ad entrare nel complesso logos del sapere pedagogico. Nonostante il sospetto dei pedagogisti, timorosi di una indebita colonizzazione filosofica, l'autrice stava per intraprendere una strada, quella del dialogo, che la porterà negli anni ad una singolare interpretazione del rapporto filosofia-pedagogia. Per l'autrice è sempre stato chiaro che la «pedagogia è un contenitore troppo vasto» e che la differenza non consiste soltanto nel considerare l'uomo come oggetto o soggetto, ma piuttosto come l'esplicitarsi di due possibilità: l'una sostiene il sapere circa l'oggetto/soggetto; l'altra mira al costituirsi di una dialettica costantemente alimentata dalla simbiosi tra sapere e modo di essere del soggetto/oggetto. Perciò la filosofia dell'educazione di Edda Ducci non è vista come techne, ma come qualcosa che imprime un suo sigillo ad una praxis che pensa e vive la persona come un "al di là" dell'oggetto.
Giocare-senza-giocattoli non è uno slogan né una moda del momento, ma la proposta del recupero del gioco libero e spontaneo dei bambini mediato da non-giocatti ossia da elementi naturali o oggetti della quotidianità che non sono stati progettati originariamente per giocare. L'esperienza del cestino dei tesori, del gioco euristico, degli adventure playground e della playbox costituiscono alcune delle proposte per la rivalutazione delle attività ludiche che non richiedono uso di giocattoli preconfezionati, prodotti dell'industria specializzata del giocattolo, ma si riferiscono a materiale "povero", quotidiano e all'esperienza dell'outdour education. Un aspetto particolare del gioco senza giocattoli è rappresentato dalla mindfulness che viene proposta come attività ludica per favorire l'attenzione selettiva, la concentrazione e il silenzio anche con bambini piccoli. Esperienze e ricerche compiute con educatrici ed insegnanti connotano le proposte presentate per giocare senza giocattoli.
È comune rilevare una diffusa insoddisfazione tra gli educatori che fanno i conti con gli incerti e scarsi esiti del loro impegno. Attraverso un'ampia selezione di testi e un articolato saggio d'apertura, il libro offre uno strumento agile per focalizzare ciò che è essenziale nella pratica educativa, cioè il suo costituirsi come azione volta alla conquista della libertà. Le schede didattiche conclusive permettono di trattare in modo laboratoriale - in contesti sia formali sia informali - i contenuti del testo che sono espressi in un linguaggio accessibile anche a chi non abbia alle spalle studi specifici.
La nuova edizione del più importante saggio pedagogico di Romano Guardini. In queste pagine ci guida alla scoperta del nucleo originale del «fenomeno dell'educazione» nelle diverse età della vita, ciascuna con i propri problemi e le proprie conquiste, con la lucidità e la sapienza di chi conosce il segreto della persona e della libertà, e la credibilità del grande educatore. Una lettura per tutti, in quanto formatori di persone e di se stessi.
Questo libro è un percorso, un prendere per mano chi abita il dolore della perdita di un figlio o di una figlia, un provare a camminare spalla a spalla con i genitori sopravvissuti alla morte, in bilico sul filo della sofferenza più grande. L'Autore affronta le domande impossibili di chi attraversa questo lutto: come si può vivere il dolore? Perché a mio figlio e non a me? Dove era Dio? Come portare avanti la vita? Interrogativi che restano senza risposte. Ma con grande umanità si può accompagnare chi queste domande le sperimenta, perché esse aprono processi, spingono ad andare oltre le solite e banali parole sulla morte, spalancano nuovi orizzonti verso l'Infinito che rende digeribile il finito.