Questo volume, nato da una ricerca promossa dal Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica del Collegio IPASVI di Roma in collaborazione con l'Associazione Differenza Donna, raccoglie lettere scritte da donne che hanno subito violenza e che si sono recate in strutture socio-sanitarie: una vera e propria interlocuzione, un appello alla umanità, alla professionalità e all'etica di tutti i soggetti coinvolti. Attorno ad esse, il testo costruisce un discorso lontano sia dai numeri delle statistiche sia dal più consueto gergo clinico-specialistico delle professioni sanitarie e mediche. Il libro, proponendo un percorso di conoscenza della tematica secondo l'ottica della Medicina Narrativa e, in senso più generale, secondo l'approccio Narrative Based Care, vuole richiamare ad un prendersi cura messo in atto con una prospettiva attenta alle storie di vita, proprie e altrui. I racconti personali sono una testimonianza spesso ricca di informazioni utili dal punto di vista sanitario, ma sono anche in grado di sollecitare l'immaginazione e l'immedesimazione, necessarie per integrare la comprensione intellettuale e operativa con un coinvolgimento più personale, emotivo ed etico.
Come antropologo culturale, Antonello Ciccozzi è stato incaricato dal Tribunale dell’Aquila di fornire una consulenza che analizzasse la comunicazione scientifica fornita dai membri della Commissione Grandi Rischi nei giorni precedenti il terremoto del 6 aprile 2009, e il modo in cui questa comunicazione è stata percepita e tradotta in comportamenti da parte della popolazione. La perizia – la prima consulenza antropologico-culturale accolta in ambito giuridico ­­– ha avuto un ruolo fondamentale nel processo che si è concluso con una sentenza shock, da molti paragonata alla vicenda di Galileo: la condanna in primo grado a sei anni di carcere per gli scienziati della Commissione Grandi Rischi.
L’indagine antropologica di Ciccozzi è volta a dimostrare che la comunicazione dei membri della Commissione ha indotto una parte della popolazione aquilana a una sottovalutazione del rischio che ha portato a scelte letali. La «parola della scienza» ha scalfito una cultura popolare stratificata nel tempo che di fronte ai terremoti prescriveva condotte precauzionali. L’autore, mettendo in relazione le struggenti testimonianze dei sopravvissuti con temi di antropologia del rischio e con la teoria delle rappresentazioni sociali, dimostra che tra coloro che hanno perso la vita nei crolli del terremoto c’è chi ha rinunciato alla fuga, proprio perché influenzato dalle diagnosi rassicuranti degli scienziati.
Nel terremoto dell’Aquila, sul banco degli imputati non è finita dunque la scienza, ma la negligenza che ha investito la parola dei suoi interpreti. Gli scienziati sono stati chiamati ad assumersi le proprie responsabilità circa una valutazione e una comunicazione del rischio che nel loro impatto sociale si sono rivelate infondate e disastrose.
Parola di scienza diventa così un’occasione per riflettere in senso lato sulle ricadute etiche e culturali della comunicazione scientifica, sul valore della parola di «tecnici» ed «esperti» sempre più piegata agli interessi dell’ordine pubblico o dell’economia. Una parola che è tempo di tornare a interrogare nelle sue relazioni con il potere.
Il vivace dibattito sul tema dell’identità sessuale, scaturito dai movimenti GLBTQ al fine di ottenere nuovi diritti all’«identità di genere » e all’orientamento sessuale, rende questo libro particolarmente attuale. La prima parte approfondisce il tema del transessualismo partendo dall’esperienza di vita dell’autore, l’americano Walt Heyer, che ha vissuto personalmente il clima culturale intriso di reticenze e di falsità propagandate come «scienza». Ripercorrendo il discusso rapporto Kinsey fino al tragico esperimento del dottor Money sui gemelli Reimer, l’autore pone seri motivi di riflessione su tematiche così eticamente sensibili. Richiama anche ad una sana aderenza all’evidenza della realtà: l’identità sessuata è un «dato» che precede ogni decisione o preferenza personale. Il ricorso alla «chirurgia di riattribuzione del sesso», così frequentemente sbandierata come un atto di libertà individuale, viene esplorato, nella seconda parte del libro, da tre esperti dell’area bioetica (Fitzgibbons, Sutton, O’Leary). Il loro contributo, basato su considerazioni biologiche, psicologiche e sociologiche, offre un ulteriore spunto intorno a una corretta informazione su questi temi delicati. Gli studi sul genere rischiano di proporsi come una manipolazione che puntaad attuare un mutamento antropologico a favore dell’indifferenza tra i sessi e di inesistenti «gender variants», veri e propri Paper Genders, «generi di carta».
«L’omosessualità o meglio le omosessualità sono un grande enigma che va affrontato nelle complessità dei fattori che le determinano. Il transessualismo è forse un enigma ancora più oscuro, come certe forme di travestitismo che coesistono con manifestazioni e scelte sessuali del tutto normali, nelle apparenze. «Imboccare scorciatoie chirurgiche per sciogliere gli enigmi, oltre ad essere un’operazione di basso profilo dal punto di vista scientifico e professionale, un indice di superficialità e di ignoranza colpevole in quanto basata sulla mala fede, costituisce un attentato all’integrità dell’uomo come persona. In un’epoca come la nostra, in cui vi è la marcata tendenza ad affermarsi urlando e concionando più forte di altri, è importante che un numero sempre crescente di persone che amano le verità scientifiche riescano a far conoscere tali verità a chi le ignora, facendo buona informazione e correggendo informazioni distorte o false. Questo testo è un buon esempio da imitare» (dalla Prefazione di Italo Carta).
Walt Heyer è stato tra i primi a sottoporsi alla chirurgia di cambiamento di sesso. Una volta diventato donna visse con questa identità per diversi anni, per poi decidere di riappropriarsi della propria identità maschile. Paper genders è la sua sofferta testimonianza. Dopo gli studi di psicologia sulla dipendenza da droghe e alcol alla University of California, Santa Cruz, ha lavorato per 25 anni con persone desiderose di rimettere insieme i pezzi della loro vita. Dal 1980 è stato al fianco dei transgender, ha visto le conseguenze indesiderate del cambiamento di genere. Tra i libri da lui pubblicati ricordiamo Trading My Sorrows. Maggiori informazioni sul suo lavoro nei siti Internet da lui aperti: Sex Change Regret e True Trans Christians.
L'idea che la creazione artificiale della vita sia una cosa perversa e blasfema - in una parola "innaturale" - è essenzialmente un costrutto culturale. Affrontare le attuali controversie su staminali, clonazione, modificazioni del corredo genetico e biotecnologie in generale senza studiare la storia culturale della "creazione della vita" è impossibile. Solo esaminando i miti e le leggende, da Aristotele a Paracelso, da Mary Shelley ad Aldous Huxley, dal Golem della tradizione ebraica al replicanti di "Blade Runner" e i modi in cui sono mutati nelle varie epoche possiamo capire i timori e i preconcetti che pullulano sotto la superficie di queste discussioni. Una ricerca che ha un punto d'arrivo: le ragioni per creare o meno esseri umani con mezzi "artificiali" si devono concentrare sulle intenzioni e sui risultati, sul loro effetto sulla vita di tutti noi e sulla società.
Il volume illustra i cambiamenti avvenuti in Italia nel corso degli ultimi trent'anni nella biologia della riproduzione e in tutti quei comportamenti che hanno un impatto diretto sulla fecondità e sul numero complessivo di figli: vita di coppia, sessualità, contraccezione, ricorso all'aborto, fecondazione assistita e adozione. A partire da solidi dati quantitativi, numerosi sono gli interrogativi a cui il Rapporto fornisce una risposta: la capacità riproduttiva degli italiani è diminuita? La legge sull'aborto volontario del 1978 ha raggiunto i suoi scopi? Le nascite in provetta contribuiscono a risolvere i problemi della bassa natalità?
In base all'età si decide chi deve studiare, chi deve votare, chi deve guidare, chi deve lavorare, chi deve smettere di lavorare e tante altre cose complementari. L'età è un criterio di giudizio primario: categorizza le persone, marchia le nostre relazioni. Gli stereotipi e i pregiudizi legati all'età sono duri a morire e pervadono ogni aspetto della vita sociale. Ne fanno le spese soprattutto i più anziani e i più giovani, compresi i bambini e gli adolescenti, che nel confronto con l'individuo adulto sono considerati manchevoli, difettosi, insomma imperfetti. Ma è possibile contrastare i pregiudizi d'età e arginarne le conseguenze negative?
A fronte delle continue proposte di aumentare le pene, di incrementare la presenza e la visibilità delle forze di polizia e di adottare una politica di rigore nei confronti del degrado e delle inciviltà, di cui gli stranieri sarebbero i principali portatori, la sensazione per chi studia la "questione criminale" è che pochi opinion leader possiedano una conoscenza approfondita del campo penale, vale a dire di quella rete di istituzioni e di varie forme di relazioni supportate da agenzie, ideologie, pratiche discorsive, tra cui i saperi criminologici, sociologici, psichiatrico-forensi. Il dibattito pubblico si sviluppa infatti attorno a espressioni che, sebbene richieste dal codice politico bipartisan e invocate dalle proteste di piazza (mediatica), non sono in grado nemmeno di cogliere quali siano i problemi di insicurezza, convivenza e ordine caratteristici della vita nelle città. Questo libro intende contrastare la tendenza diffusa ad adagiarsi su soluzioni preconfezionate in un dibattito pubblico sclerotizzato, fornendo in modo semplice e chiaro alcuni spunti di riflessione sulla dimensione penale che possono essere utili come armamentario argomentativo per chi si interessa di politica. È un saggio di "criminologia politica", che approfondisce i fondamenti delle attuali politiche di sicurezza allo scopo di orientarle in senso democratico, in funzione di un progetto di società civile e aperta che sappia andare oltre la dimensione della paura nella convivenza.
In queste pagine, la storia degli italiani dell'Africa mediterranea si incrocia a quella, più recente, degli immigrati in Italia proponendo una lettura della mobilità che sia, allo stesso tempo, riflessione attenta e documentata dell'Italia di ieri e di oggi.
L'Autore, con la presente opera, vuole offrire un contributo all'attuale dibattito su numerose questioni, ancor oggi controverse, attinenti al paranormale". " Il quadro psicologico-antropologico tracciato dall'Autore per spiegare i "moti" dell'anima implicati nella "produzione" dei cosiddetti fenomeni "paranormali" aiuta a capire come la forma di un rito non può essere lasciata al gusto soggettivo o al libero arbitrio di qualcuno è [...]; essa segue piuttosto delle logiche precise che hanno radici nella plurisecolare tradizione liturgica della Chiesa, ma anche hanno un'eco nella "struttura" stessa dell'"anima razionale" dell'uomo. "
Risposte puntuali e precise ai luoghi comuni della ideologia genere.
Quando Benedetto XVI ha rilanciato per tutta la Chiesa cattolica l'intervento del Gran Rabbino di Francia, che qui presentiamo in una integrale traduzione italiana a cura di don Pierre Laurent Cabantous, subito ci si è accorti che l'alleanza della verità poteva e - speriamo - potrà ristabilire quel dialogo tra i buoni, che sta alla radice di ogni autentico umanesimo.
Il convergere in questa pubblicazione, accanto all'autore, di voci autorevoli del mondo culturale ebraico e di significative personalità della Chiesa cattolica, unite nello stupore della visione di una monaca contemplativa dell'opera del grande Marc Chagall, pittore ebreo amico dei cristiani, tutto questo suggerisce la strada di un serio confronto che, senza dimenticare le differenze, sappia lavorare per il bene dell'uomo e della società. In questo si realizza il sogno che già il beato Giovanni XXXIII suggeriva, rivolgendo alcune sue encicliche "a tutti gli uomini di buona volontà".
Ci auguriamo che questo testo possa contribuire a un pacato e serio confronto tra chi ha a cuore la sorte dell'uomo, e sia strumento e servizio di tutti quegli educatori che, con i giovani, tentano di aprire la mente a prospettive di bene, fuori dagli stantii luoghi comuni.
Don Gabriele Mangiarotti, CulturaCattolica.it
Nell'attuale dibattito sull'omosessualità maschile e sull'identità di genere questo libro propone, in modo critico, punti di vista nuovi esposti in modo agevole in una quarantina di voci. Ne risulta una sorta di mappa delle problematiche più significative: dagli scenari sociali dell'ideologia di genere alla genesi dell'identità sessuale, dall'ipotesi biologica sull'origine dell'omosessualità alla vicenda della sua derubricazione dal DSM. Con gli strumenti della psicanalisi l'autore si inoltra sul terreno clinico esplorando i motivi psichici e familiari che portano all'orientamento omosessuale. I temi affrontati sono ampi: l'assenza del padre e il predominio della madre, il nodo dell'adolescenza, ma anche il vissuto traumatico, l'abuso, la diffusione della pornografia. Affrontando il dibattuto tema della domanda di cura, l'autore si sofferma sulle diverse forme di omosessualità che differiscono anche per il manifestarsi o meno di un disagio soggettivo. La nostra epoca, che festosamente si compiace del declino del padre, sembra celebrare il trionfo di un "godimento smarrito ", barattandolo con un concetto di libertà e di emancipazione in cui tutto è permesso.
Steven W. Mosher affronta in questo libro una delle questioni più dibattute dei nostri tempi: il problema demografico. L'autore - dati scientifici alla mano, tutti interpretati con esemplare onestà intellettuale - sbugiarda la retorica dogmatica di quanti - a tutti i livelli, dall'istruzione ai mass media, dalla politica alle istituzioni, UNPD compresa -, ci hanno fatto credere che il mondo era ed e' vicino a un baratro a causa della sovrapopolazione mondiale, una sorta di bomba demografica pronta ad esplodere...