La frase del titolo è di san Pio X e continua a essere vera anche oggi: in Italia, negli ultimi anni, tanti bambini hanno ricevuto grazie singolari. Il volume presenta le brevi biografie di alcuni di essi. Sono bambini che hanno testimoniato la bellezza e la felicità della fede cristiana a quanti li hanno conosciuti. E stanno suscitando una devozione sempre più ampia tra quanti si imbattono nelle loro storie, anche per le tante grazie, piccole e grandi, che iniziano a essere attribuite alla loro intercessione. Le loro sono vite ignote ai più ma iniziano a essere portate all'attenzione della Chiesa per un eventuale riconoscimento di quella santità che tanti già attribuiscono loro. Nel caso di Carlo Acutis, dichiarato beato nel 2020, questo è avvenuto. Il nostro è un tempo in cui il Signore sembra voler confortare la sua Chiesa non attraverso santi grandi, ma privilegiando i più piccoli.
Una biografia asciutta, diretta e critica: è quello che si ritrova il lettore leggendo le pagine di questo libro. Asciutta, perché don Alberto, profondo conoscitore di Romero, non perde tempo né spreca parole: descrive a tratti essenziali l'avventura umana e spirituale del vescovo martire salvadoregno. Diretta, perché nel suo stile, l'Autore non fa giri di parole, ma racconta Romero e ne fa sentire la voce, anche attraverso la riproposizione di alcuni suoi scritti. Critica perché Romero e la sua canonizzazione, il riconoscimento della sua uccisione come martirio, sono una sfida ecclesiale: dicono un modo particolare di essere Chiesa, di difendere i figli di Dio, di farsi voce di chi non ha voce; parlano di una pastoralità nuova e tutta da riscoprire.
Questo non è un testo di mariologia, ma un racconto di vita: quella di Benedetta Bianchi Porro (Dovadola-Forlì 1936 - Sirmione-Brescia 1964). Affetta da seri problemi di salute (poliomielite, cecità, sordità, paralisi), studia Medicina a Milano; studi che però è costretta a interrompere alle soglie della laurea per l'aggravarsi delle sue condizioni. Due volte pellegrina a Lourdes, qui scopre la vera mediazione materna di Maria, che l'aiuta a vivere la sua vocazione: lottare e accogliere in modo sereno la malattia. Attira intorno a sé amici e sconosciuti, e con le sue numerose lettere raggiunge molti cuori. Muore a 27 anni, con un «Grazie» come ultima parola. È stata beatificata il 14 settembre 2019. Ha vissuto pienamente nel grembo di due madri, Maria e la Chiesa, senza le quali, come afferma papa Francesco, si è orfani. Benedetta non solo ha scritto di Maria, ma ha vissuto come Maria, in cammino verso Gesù.
Santa Rosa è vissuta in tempi alquanto lontani da noi, ma
è rimasta viva nella memoria collettiva che si è tramandata nel tempo. Ogni generazione consegna all’altra tutto un patrimonio di eventi, memorie varie che trasmigrano attraverso i secoli, quasi un fiume carsico che a tratti riemerge dal fondo della storia ad alimentare le radici di una cultura e di un popolo.
Certamente, nel tempo, il vissuto di un’epoca può venire anche tras gurato nella memoria di quanti lo ricordano e
lo tramandano. Di qui quell’alone di leggenda che talvolta arricchisce una vicenda storica o le gesta di un personaggio. Tuttavia, alla base c’è sempre un nucleo attendibile dal quale ha origine il lo della storia.
L’autrice, nel raccontare di Rosa da Viterbo, ha cercato di far emergere il nucleo portante che alimenta da secoli la fede dei credenti verso questa Santa. Certamente non ignorando l’alone di leggenda popolare che, comunque, appartiene alla cultura e alla tradizione di un territorio.
San Giovanni Eudes (1601-1680), sacerdote francese nato in Normandia, fondò la Congregazione di Gesù e Maria per la formazione dei sacerdoti e quella delle monache di Nostra Signora della Carità al servizio delle donne ai margini della società, accanto a una società di laici. Diede grande impulso alla devozione verso i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, espressione della misericordia di Dio. Fu proclamato beato nel 1909 e santo nel 1925.
Il testo, tradotto dal francese, è divulgativo ed è composto da due parti.
Una parte biografica, che presenta il santo come ‘discepolo missionario’, spinto dal desiderio di trasmettere a tutti la ricchezza di una vita cristiana autentica.
Una parte spirituale, che evidenzia i temi del suo insegnamento pastorale, sorprendentemente vicino al Vaticano II: ad esempio la centralità del battesimo, l’appello alla santità, il ruolo dei laici nella Chiesa.
Il volume presenta la biografia di fra Nicola da Gesturi, cappuccino (1882–1958). Vissuto a Cagliari, per trentaquattro anni ha fatto la questua, camminando a piedi in ogni stagione, chiedendo la carità in nome di san Francesco per aiutare i più poveri. Molto amato da tutti, non chiedeva ma la gente gli andava incontro, riconoscendo in lui dedizione, amore ai bisognosi e santità. Fu soprannominato «frate Silenzio» perché taceva per vivere in contatto con il Signore e riversare sulle persone che incontrava pace e amore. Fra Nicola si spese per tutti ma soprattutto portò conforto e offri ospitalità a quanti avevano perso tutto durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Morto nel 1958, è stato proclamato beato da Giovanni Paolo II il 3 ottobre 1999.
José Gabriel del Rosario Brochero è nato nel 1840, quarto di dieci figli; fu ordinato sacerdote all'età di ventisei anni e subito si trovò a fronteggiare l'epidemia di colera che colpì la città di Cordoba, dove morirono più di tremila persone. Nel 1869 gli fu affidata la parrocchia di San Alberto: diecimila anime sparse su 4.300 chilometri quadrati, uno spazio enorme, popolato da gauchos, contadini e briganti. "Odorava di pecora" perché trascorreva il suo tempo tra i contadini delle colline attorno a Cordoba, correndo da una casa all'altra per portare la comunione agli anziani o per confessare. Girava a dorso di una mula, vestito come un gaucho, con un poncho che copriva la talare. Per questa ragione in Argentina è noto come "il prete gaucho". È morto il 26 gennaio 1914. Nel 2009 si è aperto il processo di beatificazione, per la guarigione di un ragazzo argentino in stato vegetativo dopo un incidente stradale. È stato beatificato il 14 settembre 2014 a Cura Brochero, dove è vissuto; sarà canonizzato a Roma il 16 ottobre 2016.
È una biografia di sant'Agata a partire dalle fonti storiche a disposizione e dalla tradizione popolare. Largo spazio è dato alle motivazioni politiche che determinarono i decreti imperiali contro i cristiani, le strategie di torture e martirio attraverso fonti di antichi scrittori e Atti di alcuni Processi giunti fino a noi. Il folklore religioso, fortemente radicato nel popolo di Catania, e una carrellata di sant'Agata nell'arte, chiude questo libro inedito per diversi aspetti.
Anuarite Nengapeta è la prima martire congolese a essere beatificata da Giovanni Paolo II (1985). Nacque il 9 dicembre nel 1939 a Wamba nella provincia nord-orientale della Repubblica democratica del Congo. Battezzata insieme alla madre e alle sorelle, benché il nome di battesimo fosse Alfonsine, fu conosciuta soprattutto come Anuarite "colei che si burla della guerra" e Nengapeta "la ricchezza inganna". Dopo aver frequentato la scuola elementare a Wamba e la scuola magistrale a Bafwabaka, si diplomò ricevendo il titolo di maestra. Vivace e desiderosa di rendersi utile a tutti maturò la scelta radicale per Cristo entrando nella Congregazione locale delle Suore della Sacra Famiglia, fondate dal vescovo di Wamba. Ma tra il giugno del 1960 e il novembre del 1965 il contesto storico e sociale cadde in una forte instabilità politica, caratterizzata da tumulti e violenze. Fu proprio allora che Anuarite venne presa dai ribelli Simba insieme alle sue consorelle. Dopo selvaggi maltrattamenti e minaccia di morte Anuarite preferì preservare il voto di castità seriamente minacciato dal capo dei Simba che la voleva per sé. Raggiunta dai colpi mortali disse ai soldati: "Vi perdono, perché non sapete quello che fate". Anuarite fu uccisa all'età di 25 anni. Il libro percorre le tappe più significative della sua vita raccogliendo in appendice testimonianze sul suo martirio e sulle tante guarigioni ottenute per sua intercessione.
L'Ottocento è il secolo dei Santi e tanti ne fiorirono. Ludovico da Casoria (Casoria - NA 1814) è un religioso dei Frati Minori Scalzi, Ordine in cui si trovò quasi senza volontà propria, ma solo per poter continuare gli studi, provenendo da famiglia povera. Ragazzo brillante, per vent'anni insegnò filosofia e matematica e condusse una vita quasi "agiata" finché, dopo richiami dei superiori e una esperienza mistica durante una adorazione eucaristica, decise di cambiare vita e di dedicarsi ai poveri e agli umili, ai diseredati e ai "senza nessuno": dai ragazzi di colore schiavi al Cairo, ai sordomuti, ai vecchi: in breve, qualsiasi emergenza si presentasse ai suoi occhi. Con l'aiuto dei Terziari francescani, che promosse ovunque, fondò i Frati della Carità o i Frati Bigi e le suore Bigie Elisabettine. Ebbe contatti con donne e uomini che hanno lasciato il segno nella loro epoca, da Daniele Comboni a Bartolo Longo, senza contare le donne figlie spirituali che hanno iniziato varie opere caritative. La sua prima biografia fu scritta lo stesso anno della morte dal cardinale Alfonso Capecelatro! "Carità sfrenata, fantasia senza limiti e rocciosa fiducia nella Provvidenza" il suo continuo correre e accorrere era radicato nella fede e nella profondità della sua vita spirituale" come conclude bene Agasso. Beatificato il 18 aprile 1993 da Giovanni Paolo II e canonizzato il 23 novembre 2014 da papa Francesco.
Colombano (543 ca-615) è un santo di altri tempi. Il VI secolo, per cultura e mentalità, è molto lontano dal nostro. Eppure il carisma che spinse questo monaco austero a lasciare la sua Irlanda, faro di civiltà e cultura, per affrontare l'ignoto sul Vecchio Continente in preda al caos dopo la disgregazione dell'Impero romano d'Occidente, ci rimanda a quella "Chiesa in uscita" che papa Francesco sempre raccomanda. Colombano è il profeta venuto dalle periferie che, senza timore di dire la verità ai potenti dell'epoca fossero i sovrani merovingi o il papa -, ha intravisto nel Vangelo il fattore unificante dei popoli europei. I suoi scritti, ai quali ampiamente si attinge, sono uno stimolo a riscoprire il valore della comunità, di nuove relazioni possibili, segnate non dalla violenza, dall'invidia, dall'aggressività, ma da una carità capace di spendersi per il bene comune.
È la biografia di santa Margherita Maria Alacoque. Nata in Borgogna nel 1647, dovette affrontare non poche difficoltà per entrare, a ventiquattro anni, nell'Ordine della Visitazione, fondato da san Francesco di Sales. Parlare di santa Margherita Maria Alacoque significa infatti parlare del culto al Sacro Cuore di Gesù che lei, insieme a padre La Colombière, contribuì a diffondere ed affermare all'interno della Chiesa". Appunto per ispirazione di Margherita, canonizzata da papa Benedetto XV nel 1920, è nata la festa del Sacro Cuore.
Le notizie sulla sua vita ci sono note dalla Legenda beate Agnetis de Monte Policiano, redatta nel 1365 in lingua latina da Raimondo da Capua, domenicano noto soprattutto per la sua biografia di santa Caterina da Siena. A nove anni entrò nel monastero delle monache dette "del Sacco" (dalla ruvidezza dell'abito) di Montepulciano. Dopo cinque anni si trasferì nel nuovo convento di Proceno (Viterbo), divenendone superiora a soli quindici anni, con approvazione pontificia, "per la visibile forza esercitata dalla sua santità", secondo le parole di fra Raimondo. Nel 1306 fondò a Montepulciano un altro monastero intitolato a Santa Maria Novella, inizialmente soggetto alla Regola di sant'Agostino, ma presto passato sotto la cura dei Domenicani. Divenutane priora, mantenne la carica per il resto della vita. Molti sono i miracoli che le sono stati ascritti sia in vita sia dopo la morte.
Questo libro nasce dai ricordi di monsignor Renato Boccardo, oggi arcivescovo di Spoleto-Norcia, ma un tempo collaboratore di Giovanni Paolo II in Vaticano dal 1992 fino alla morte del Pontefice nel 2005. Questi aspetti sono raccolti dalla penna dello scrittore Renzo Agasso. Ed è estremamente interessante ripercorrere l'iter del pontificato di Giovanni Paolo II attraverso il suo variegato ministero pietrino, che guardava con intensa partecipazione anche alle vicissitudini storiche e politiche dell'Europa di quegli anni. E l'Europa deve tanto alla presenza di questo Pontefice in un momento cruciale della sua storia.
Questo libro è nato dalla richiesta di una bambina alla sua mamma che desiderava conoscere la storia di donne «innamorate di Gesù».
Nascono così queste brevi storie vere di sante,ritratti di donne determinate e forti, raccolte in ordine alfabetico: dall’A alla Z.
La «roccia» a cui tutte queste vite femminili sono ancorate è la Parola di un Padre, dimensione umana e divina assieme di colui che è diventato il «Primogenito fra molti fratelli» (Rm 8,29), una Parola e una storia d’amore che continuano a incarnarsi nel «qui e ora».
Questo libro può essere utile per far conoscere la diversità dei carismi che il Signore ha suscitato lungo la storia e indicare una via mai pensata; o magari il luogo di un preciso appuntamento che può indirizzare o cambiare la vita.
Maria Luisa Eguez (La Spezia 1951), è insegnante di lettere, ha quattro figlie e quattro nipoti. Nel campo del volontariato cattolico ha operato sul territorio spezzino per il Centro italiano femminile, il Centro Laura Cozzani e l’Associazione gruppo Samuel. Ha collaborato a riviste letterarie come Adigepanorama, Sìlarus, Il golfo, Il golfo dei poeti; è redattrice capo di Lerici in. Tra le opere pubblicate: Damiano di molokai (1985), I piccoli soli (1991), Frankenstein, alla ricerca di Mary, saggio in collaborazione con Carla Sanguineti (1994). È presente in varie antologie fra cui 100 poesie d’amore (1996).
L’Autrice, con uno stile lieve e coinvolgente, tratteggia la figura dell’apostolo Paolo e l’incredibile percorso della sua vita. Il risultato è un cammeo di godibile lettura per chiunque desideri conoscere questo apostolo del Cristianesimo primitivo.
Qui Paolo viene definito un sogno, un progetto di Dio.
L’Apostolo, nelle sue Lettere alle comunità ecclesiali dell’epoca, parla sempre di un piano di Dio, di un progetto eterno, di un disegno da realizzare, di un segreto tenuto nascosto lungo i secoli e finalmente manifestato in Cristo.
Ed è tutto questo che l’Autrice definisce sogno di Dio che, nel suo amore infinito, chiama l’uomo a rispondere e a collaborare liberamente e responsabilmente affinché il suo sogno-progetto abbia compimento.
Il libro è la storia di quel progetto di Dio che si realizza nella persona di Paolo. E che ingloba realtà socio-religiose del mondo greco-romano in un annuncio di salvezza che ha il suo centro propulsore nella predicazione di Gesù di Nazaret, messo a tacere con la crocifissione, ma risorto, e che continua nei discepoli quell’annuncio salvifico rifiutato dal potere religioso dell’epoca. Paolo, ebreo osservante ma di cultura greca e cittadino romano, si schiera contro questo nuovo messaggio e coloro che lo propagano. Ma giocoforza dovrà arrendersi...
La vita di questo primo convertito della storia cristiana viene descritta seguendo le piste storiche rilevabili negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere dello stesso Paolo. Un filo narrativo che accompagna l’instancabile Apostolo nelle sue peregrinazioni irte di difficoltà e di pericoli, ma vissute con dedizione eroica fino alla fine.
Paolo fu decapitato a Roma, alle Aquae Salviae, a causa di Cristo e del suo Vangelo, intorno all’anno 64-67 d.C.
Destinatari
Catechisti, Centri di Ascolto
Per chi è interessato a conoscere l’apostolo Paolo senza apparati esegetici, ma in forma piana, narrativa.
Autori
Lina Farronato, ha lavorato a lungo nella Redazione del Centro Catechistico Paolino e partecipato a diverse missioni parrocchiali in Italia. Ha pubblicato vari libri di genere biografico e narrativo e innumerevoli articoli su varie testate.
Santa Agnese di Praga era figlia del re boemo Premysl Otakar I e di Costanza, la seconda moglie. Nacque nel 1211 e fu contemporanea di Francesco e Chiara di Assisi.
Dopo complesse vicissitudini, promessa sposa più volte a pretendenti di- versi per motivi di alleanze politiche, in ultimo, affascinata dalla spiritualità di Francesco d’Assisi, rifiutò le nozze con Federico II, re di Sicilia, e fondò un monastero e un ospedale per i poveri.
Con questa scelta Agnese rinunciava per sempre ai fasti della vita di corte cui era destinata.
Ebbe un lungo carteggio epistolare con Chiara di Assisi. Si ritirò in un monastero da lei fondato dove concluse la sua vita di preghiera e di opere di carità verso i poveri.
Le Autrici hanno raccontato la vita di Agnese di Praga nella cornice tumultuosa dell’epoca, il Duecento, con le rivalità dinastiche, le macchinazioni politiche, le sopraffazioni e le ingiustizie varie. Ma anche con fermenti di spiritualità autentica che arginavano la deriva dei poteri laici e religiosi del tempo.
Destinatari
Persone interessate alle biografie storiche.
Quanti vogliono conoscere l’esperienza umana e spirituale di persone che hanno fatto una scelta radicale nella loro vita.
Autrici
Dagmar Pohunková. Viennese, laurea in medicina, è stata caporedattrice della casa editrice Avicenum. Ha tradotto dal tedesco e dall’inglese diversi testi di letteratura religiosa diffusi clandestinamente in samizdat. Fa parte del Comitato di Bioetica (CDBI) dell’Unione Europea a Strasburgo.
Marie Kyralová. Nata a Praga, dottorato in lingua e letteratura latina e ceca. Si è occupata di letteratura del Seicento all’Accademia di Scienze della Cecoslovacchia per molti anni. Dal 1990 è caporedattrice della Casa editrice Zvon. Ha tradotto dal latino diverse opere e documenti, tra cui l’enciclica Fides et ratio di Benedetto XVI (1999).
Correva l'anno 1287 e i Signori di Città di Castello aspettavano l'erede che, ovviamente immaginavano maschio! invece arrivò una bimba, Margherita, cieca e deforme. Troppo per la rispettabilità del casato e così la piccola fu allontanata dalla famiglia, sistemata in una dépendance e affidata a una governante. In un contesto così svantaggiato e senza il calore di una famiglia, Margherita vive la sua vita accettando le contraddizioni e soprattutto crescendo nella statura interiore che farà di lei un punto di riferimento per i suoi contemporanei che a lei chiedevano grazie di guarigione, consigli e indicazioni di vita: il fascino della sua trasparenza e armonia interiori cancellavano le barriere dettate dai suoi limiti fisici. Il libro si avvale della documentazione che fa riferimento a due testi: la Legenda maior e la Legenda minor, testi rilevanti perché raccolgono documenti storici considerati importanti per la conoscenza della vita di Margherita. Il libro raccoglie molte informazioni anche sulla vita del Medioevo, sui costumi culturali e sui mutamenti politici frequenti in quell'epoca, affascinante ma piena di contraddizioni.
EÃÄ la storia di santa Gemma Galgani, scritta da un padre Passionista. Figlia di un farmacista di Lucca, alla morte del padre a causa di un cancro alla gola, la numerosa famiglia rimane senza sostegno economico. Inoltre, i debiti accumulati dal padre portano al pignoramento di tutto, anche della casa che abitavano.
Nel colmo delle sventure, si fa strada nella vita della giovane Gemma una serie di fenomeni mistici e una intensa vita di preghiera e di abbandono alla divina volontaÃÄ. Rifiuta diverse proposte di matrimonio percheÃÅ avverte la vocazione religiosa. Ma non potraÃÄ mai realizzare il suo sogno.
Inoltre, è tormentata anche da dolorose malattie che la terranno a letto per anni. Morirà giovanissima, a 25 anni d’età.
Il 14 maggio 1933 papa Pio XI la proclamoÃÄ Beata.
Il 2 maggio 1940, venne canonizzata da papa Pio XII che la chiamò “la stella del suo Pontificato”.
Punti forti
L’esperienza della fede nelle tragedie della vita.
I fenomeni mistici. ‚óè‚óè Una storia profondamente umana e mistica
ad un tempo.
Destinatari
Tutti coloro che amano conoscere la storia, le esperienze di fede vissuta da uomini e donne come loro.
Autore
Tito Paolo Zecca è un sacerdote passionista. Laureato in teologia,insegna pastorale e teologia spirituale. Collabora a riviste di spiritualità e di divulgazione. Per le Paoline ha pubblicato Gli angeli nella vita e negli scritti di Gemma Galgani (Milano 2005), Gabriele dell’Addolorata (2008).
Il racconto ha come sfondo epocale l’euforia liberalista, in cui l’enorme sviluppo industriale fece arricchire i ricchi, causando gravi problemi alla classe meno abbiente. Si levarono alte grida di uomini che, come Andrea Costa e Filippo Turati, esprimevano la sete di giustizia per la quale i poveri non riuscivano ad avere voce.
La famiglia Gavazzi appartiene al mondo della ricca industria. Il figlio maggiore però si innamora di una giovane bella, intelligente e agnostica espressa dal mondo rivoluzionario. I due si sposano e il loro primogenito è Guido, 1905-1990 (Egidio, da monaco).
Questo giovane laureato in ingegneria e a capo di trecento operai, a un certo punto, viene afferrato totalmente da Dio. Dopo forte esitazione, decide di entrare nell’abbazia benedettina di Parma. Stimato dai superiori e amato dai giovani confratelli, viene presto eletto maestro dei novizi. Diventerà poi Abate a Subiaco, culla del monachesimo d’Occidente. Come Ordinario del luogo (essendo il monastero di Santa Scolastica abbatia nullius) disimpegna il ruolo di pastore con saggezza e bontà. Incontra persone significative da un punto di vista di rapporti ecumenici. È un maestro nello spirito, ma senza darlo a vedere procede su vie di essenzialità evangelica dove tutto diventa un unico atto di abbandono fiducioso in Dio.
«era l’epoca della grande euforia liberalista... non si può parlare dell’abate egidio Gavazzi, senza tener conto di questo terreno ricco di umori in cui affondavano le sue radici. sono umori di ideali, inquietudini, propensioni politiche e scelte in campo familiare, professionale e sociale... su questo sfondo cogliamo anna Kuliscioff, nonna materna dell’abate... con le mie orecchie ho sentito l’abate affermare:“la nonnaanna è la persona più intelligente che io abbia conosciuto”».
(Maria pia Giudici)
Punti forti
Per circa un ventennio (1952-1974), è Abate del monastero di Santa Scolastica e del Sacro Speco (Subiaco). La nonna materna dell’abate è Anna Kuliscioff, famosa e inquietante per la sua strenua battaglia a favore della giustizia sociale.
Destinatari
Per quanti sono interessati al profilo di Egidio Gavazzi della Milano bene dei primi del Novecento.
Autrice
Maria Pia Giudici, è suora salesiana. Da molti anni vive a San Biagio, uno dei primi dodici piccoli monasteri dell’Occidente. Con altre consorelle si dedica all’approfondimento orante della Parola, accogliendo chi vuole aprirsi a questa esperienza nello Spirito. Ha insegnato lettere e si è interessata dei problemi educativi circa i mass media. Ha unito a queste attività quella di pubblicista collaborando a diverse riviste e scrivendo diversi libri, fra cui con Paoline ha pubblicato: Il viaggio irrinunciabile. Lectio divina sul passaggio dalla dispersione all’essenzialità (Milano 2007); Semplicemente vivere (Milano 2008); Elogio della vita (Milano 2009); Lettere di amicizia (Milano 2010).
Si tratta della traduzione in lingua corrente della «Vita» di santa Umiltà da Faenza, scritta in volgare da Silvestro Ardenti nel 1345. Perché questo profilo – vivacissimo e interessante – potesse risultare comprensibile ai lettori di oggi, l’autrice ha elaborato il racconto, inserendolo all’interno di una cornice: il dialogo tra due personaggi: l’agiografo Ardenti e la monaca Margherita, una delle prime figlie spirituali della santa. Emerge come santa Umiltà non sia stata solo una taumaturga, ma anche una donna vera, sposa e madre, un’asceta convinta, una mistica, una fondatrice.
Punti forti
La pubblicazione commemora il VII centenario della morte della Santa, avvenuta il 22 maggio 1310.
Destinatari
Largo pubblico di ogni età.
Autrice
Lea Montefuschi, monaca presso il Monastero di Santa Umiltà di Faenza.
In occasione del quinto anniversario della morte di madre María Josefa del Cuore di Gesù, carmelitana scalza del Cerro de los Ángeles (Spagna), esce in Italia questa biografia, semplice ma intensa.
Di famiglia facoltosa – la madre apparteneva a un’illustre famiglia carlista –, fu educata alle virtù cristiane fin da giovanissima e presto maturò la vocazione claustrale e una devozione particolarissima per la Vergine.
Scrive mons. Francisco Javier Froján Madero nella postfazione al testo: «Nella solitudine e nel silenzio della clausura, Madre Maria Josefa, mossa della divina grazia, ha saputo vivere fedelmente i tre consigli evangelici e ha esercitato le virtù teologali e cardinali sempre con animo pronto e generoso. La sua ferma fedeltà alla Chiesa, al Papa e alle Costituzioni carmelitane, la sua umiltà e povertà, ma specialmente la sua carità verso tutti era incentrata nell’amore supremo al Cuore di Gesù, confidando sempre nella divina Providenza, per portare tutti a Dio».
Un testo semplice, appunto, come semplice è stata la vita di questa grande donna e cristiana, per cui inizia questo autunno il processo di beatificazione.
Punti forti
La figura di una grande religiosa, carmelitana, molto conosciuta e amata nel suo Paese d’origine, la Spagna.
Una lettura avvincente e una prosa piacevole.
Destinatari
Per chi si interessa di spiritualità carmelitana.
Si tratta di una breve biografia del Santo Curato d’Ars, a partire dalla sua nascita (8 maggio 1786) durante la Rivoluzione francese, fino alla sua morte avvenuta il 4 agosto 1859 e alla sua canonizzazione (il 31 maggio 1925).
Viene narrata la sua vocazione la sua ordinazione sacerdotale e l’affidamento della piccola e povera parrocchia di Ars. La sua vita austera, l’amore per i poveri e per gli orfani, la qualità della sua direzione spirituale attraverso la confessione, sono descritti nel contesto storico del tempo.
Viene messa in risalto anche la fondazione che ha cura degli orfani e bambini abbandonati, che raccoglie delle giovani che consacrano la loro vita all’Opera della Provvidenza (tra queste Catherine Lasagne da lui scelta per tale fondazione).
Ad alcuni capitoletti è messo un riquadro che riporta brani significativi tratti dagli scritti o dai discorsi del Santo Curato d’Ars.
Punti forti
Anno Sacerdotale 2009-2010
Anniversario del 150° della morte del Curato D’Ars, patrono dei Sacerdoti
Destinatari
Insegnanti, catechisti, sacerdoti, tutti coloro che amano leggere biografie.
Per “tutti” nel senso che la lettura del testo non richiede particolare preparazione culturale.
Autore Marc Joulin, domenicano, storico e autore di biografie e testi di spiritualità. In passato è stato annoverato tra i nostri autori con una breve biografia su santa Teresa di Lisieux
A distanza di secoli,la figura di santa Rita continua ad affascinare persone di tutto il mondo,specialmente per la variegata esperienza di vita che ne fa una donna quanto mai coraggiosa per la sua capacità nel superare le difficoltà della vita, che per lei non furono poche. Sperimentò il dolore umano in tutta la sua crudezza. Forse per questo è una santa così popolare, vicina a tutti quelli che soffrono come ha sofferto lei. Infatti, è considerata da sempre “la santa degli impossibili”. Era nata a Roccaporena, un borgo di Cascia, alla fine del Trecento. Sposa contro la sua volontà,fu madre di due figli.Ancora giovane perse il marito, vittima delle violenti faide locali.Rita non solo perdonò agli assassini ma,in nome di Dio,cercò di promuovere la pace tra le parti in lotta.Le morirono anche i due figli.Straziata dal dolore ma salda nella fede,accolse la chiamata interiore di consacrarsi totalmente a Dio; chiamata che aveva avvertito ancor prima delle nozze. Dopo la sua morte, avvenuta a metà del Quattrocento, furono attribuiti numerosi miracoli alla sua intercessione, cosa che alimenta ancora oggi la fede di tanti.
AUTORE Cristina Tessaro.Laurea in lettere moderne. Giornalista in alcune reti televisive locali,collaborazione al quotidiano La Prealpinae a diversi periodici.Buona conoscenza di inglese,francese, tedesco. Collabora a diverse attività culturali e religiose. Da gennaio 2008 si occupa, come libera professionista,di un ufficio stampa e copywriter per conto di enti pubblici, agenzie di comunicazione,associazioni,aziende.
È una santità nascosta e tuttavia luminosissima quella di padre Leopoldo, così come ricorda nella presentazione don Bruno Maggioni. Una santità straordinaria nella sua semplicità,quella del frate dalmata delle Bocche di Cattaro,che ha saputo vivere alcuni tratti evangelici a volte dimenticati eppure di grande importanza, come la quotidianità, la discrezione, l’umiltà,la disponibilità,e di essersi sempre considerato un «servo inutile». Padre Leopoldo è stato un uomo a cui la natura aveva concesso poco,ma nella sua grande fede e dedizione assoluta a Dio, è diventato una icona di conforto e di speranza per quanti lo hanno avvicinato, specialmente nel mistero della Confessione. Non solo,ma continua ad essere tale anche dopo la morte.Infatti,è considerato tra i santi più popolari in Italia e anche all’estero. L’Autore, alla narrazione biografica, integra le sue conoscenze di storico sugli eventi dell’antica terra di Dalmazia, dove nacque padre Leopoldo, fino alle mutazioni socio-politiche del secolo scorso.
Autore Giorgio Cavalleri, scrittore e storico, vive a Como dove è nato nel 1940. Ha collaborato con numerose riviste e quotidiani ed è autore di una quarantina di volumi sulla storia del Novecento, pubblicati da varie case editrici fra le quali Garzanti, Piemme, Franco Angeli.
Santa Rosalia, secondo la tradizione, è nata intorno al 1130 nella città di Palermo, in Sicilia. Apparteneva alla nobile famiglia dei Sinibaldo che frequentavano la corte del re Ruggero,il normanno. In quell’epoca era fiorente una forma particolare di vita religiosa:l’eremitaggio. Gli eremiti lasciavano le città per vivere nelle grotte una vita solitaria dedita alla preghiera e al digiuno.Più raro l’eremitaggio femminile. Rosalia Sinibaldo abbandonò la corte di Ruggero,dove era una delle dame di corte,per vivere la vita eremitica. Intorno alla fama di santità di Rosalia c’è stata una tradizione ininterrotta di popolo.Anche se le fonti storiche risalgono a molto più tardi, al 1300 circa. Nel 1624 furono rinvenute le sue ossa sul Monte Pellegrino dove fu costruito un Santuario in suo onore,meta tutt’ora di frequenti pellegrinaggi.
AUTORE Vincenzo Noto, è direttore della Caritas Diocesana dell’Arcidiocesi di Monreale (PA). Laurea in Teologia,in Scienze Politiche e licenza in Diritto Canonico. Giornalista professionista, ha collaborato con Avvenire, Famiglia Cristiana, Osservatore Romano, Jesus e Giornale di Sicilia. Ha diretto l’Agenzia Mondo Cattolico di Sicilia e il settimanale cattolico Novica. Ha pubblicato diversi libri. Tra gli ultimi, Da Cristiani nella politica(Palermo 200l), Le ultime sette parole di Gesù,(Palermo 2003),I «come» del Vangelo Dna del cristiano(Palermo 2005).
Francesca Ponziani vissuta a cavallo tra il XV e il XVI secolo, un periodo in cui la donna “adornava” i salotti e le corti con lo sfarzo dei suoi abiti, scavò un solco profondo nella mentalità del tempo ed entra nella cultura e nella memoria dei secoli successivi.Ma senza clamore. Sposa forzata a dodici anni, accolse la situazione con la sottomissione femminile del tempo, ma soprattutto con una fede profonda in Dio. Ricca, avvenente e di famiglia nobile, divenne «la poverella di Trastevere» per amore dei poveri.Amò di grande tenerezza il marito e i suoi figli. Rimasta vedova, si ritirò nel convento di Tor De’ Specchi, a Roma, che aveva fondato pochi anni prima. Una storia incredibile:quella di una donna che si divide egregiamente tra l’amore del marito e dei figli, l’impegno di soccorso ai poveri di Trastevere che visita di casa in casa portando soccorsi,e la cura di un monastero femminile. Dotata di carismi particolari di guarigione,e quello di comporre contese, molto frequenti all’epoca, non c’era necessità dove non fosse chiamata in aiuto in tutta la città. Il Senato di Roma,il 29 maggio del 1608,giorno della sua canonizzazione, con decisione unanime dichiarò Francesca patrona di Roma e, al posto del cognome Ponziani,volle imporle quello di “Romana”.
Si chiamava Francesco, della nobile famiglia Possenti di Assisi, dove nacque nel 1838. A 18 anni, dopo molte incertezze, lascia la famiglia e la città di Spoleto dove era cresciuto ed entra tra i religiosi Passionisti. Amava in modo particolare la Madre del Signore. Alla professione volle chiamarsi Gabriele dell'Addolorata in suo onore. Dopo appena sei anni di vita religiosa, il Signore lo chiamò a sé nel fiore degli anni, alla vigilia dell'Ordinazione sacerdotale. Il 2008 segna il primo centenario della sua beatificazione dichiarata da Pio X nel 1908. San Gabriele è chiamato con diversi appellativi, ma gli si addice specialmente quello di "Santo dei giovani", per la sua esperienza conflittuale prima di scegliere la sua strada.
Il volume di D. De Carolis presenta in quindici brevi capitoli la vita di Antonietta Meo, nata il 15 dicembre del 1930 a Roma; apparentemente una bambina come tante altre, vivace, comunicativa, semplice, affettuosa e generosa, che amava giocare con la sorella e con i compagni, andare a scuola, passeggiare e raccogliere fiori. La piccola però, grazie anche all'ambiente familiare intensamente religioso, sviluppa fin dalla fanciullezza una intensa vita spirituale e una vera e propria "passione" per Gesù, per Dio Padre, per lo Spirito santo; un affetto teneramente fiducioso e filiale verso la Vergine Maria. Morta a soli sei anni e mezzo di età, il 3 luglio 1937, a causa di una grave forma tumorale, Antonietta, nei mesi della malattia, ha dettato alla mamma e ha scritto di suo pugno circa centosettanta letterine e alcuni pensierini, testi brevi attraverso i quali ha manifestato la sua fede, il desiderio di stare con Gesù, la capacità di accogliere la sofferenza e di viverla in comunione con Cristo crocifisso per la conversione dei peccatori e la salvezza dell'umanità.
Biografia di san Rocco da Montpellier, il santo pellegrino francese vissuto probabilmente nella seconda metà del secolo XIV, un personaggio che, al di là della leggenda cristallizzatasi nella tradizione popolare o della verità storica emersa da tanti studi condotti lungo i secoli, ha affascinato i cristiani di tutti i tempi, al punto che era il più invocato nell'Europa del Medioevo per debellare la peste, ed è divenuto con il passare dei secoli il Santo più conosciuto nel continente europeo. L'autore, L. Ferraiuolo, rifacendosi ai documenti e all'ampia bibliografia a disposizione sull'argomento, e avvalendosi delle notizie raccolte con rigore giornalistico, ci presenta san Rocco come un santo normale, un santo umano, ma soprattutto un campione dell'umanità gioiosa e sofferente, triste e intraprendente, che per la causa abbracciata - la causa di Cristo - non si ferma davanti a nulla. Di san Rocco non si conoscono date precise riguardo alla nascita e alla morte, né si conosce il luogo della morte; non si sa quando sia stato canonizzato, come si siano diffuse le sue reliquie in varie località d'Europa. Gli unici dati certi che lo riguardano sono allora il suo amore per le persone e la devozione che riscuote fra la gente anche del nostro tempo, al punto da essere oggi invocato per sconfiggere le moderne epidemie: Aids e Sars.