Don Giovanni Moioli (Vimercate 1931-1984) è stato uno dei grandi teologi e maestri spirituali del XX secolo. I suoi scritti non cessano di essere letti e pubblicati. Presso l'editrice "Centro Ambrosiano" sta giungendo al termine la pubblicazione della sua Opera omnia.
In questo volume abbiamo pensato di raccogliere alcuni passaggi "chiave" dei suoi scritti per consentire ai lettori di conoscerlo meglio ed essere aiutati a mettere a fuoco la prospettiva fondamentale della vita cristiana - divenire discepoli di Gesù - ed essere accompagnati nella riflessione su alcuni nodi fondamentali di quel cammino: la croce, l'eucaristia, la chiesa, la preghiera, la fede, la santità e la vocazione. Ne è nata un'introduzione alla vita cristiana, utile per tutti.
La sollecitazione a intraprendere un resoconto agiografico è venuta dalla volontà di dare risalto alla figura di San Riccardo Pampuri nel corso dell'anno giubilare indetto nel 2020 per la ricorrenza del novantesimo anniversario della sua morte e nel 2021 del trentesimo anniversario della canonizzazione. Questo testo mira a favorire una migliore conoscenza della sua esperienza spirituale che potesse giovare al cammino di conversione di ciascuno. La presente agiografia di san Riccardo al fine di raggiungere l'obiettivo prefisso di una migliore conoscenza della sua esperienza spirituale ne riferisce, seguendo l'ordine cronologico, la vita e la testimonianza, facendo luce sul contesto in cui egli ha vissuto e valorizzando in modo privilegiato la testimonianza autobiografica che ci ha lasciato nelle sue lettere.
Negli Ottanta e Novanta, monsignor Giuseppe Colombo (1923-2005) ebbe occasione, più volte, di predicare corsi di esercizi spirituali ai Vescovi di varie Conferenze Episcopali dell'Italia Settentrionale (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Triveneto). Scelse come tema il cristocentrismo, nella convinzione che la teologia, in quanto «comprensione riflessa, motivata, argomentata e, in questo senso, critica della fede», è utile «in tutti gli ambiti, non soltanto nell'ambito della scuola, ma anche nell'ambito della vita» e, perciò, anche nella «pratica della fede». Ne nacquero dieci meditazioni di carattere teorico e pratico che vengono pubblicate per la prima volta in occasione del centenario della sua nascita.
Il testo è un "classico" della spiritualità medievale, scritto fra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, quasi certamente in un monastero benedettino e attribuito erroneamente a Bernardo di Chiaravalle. L'opera si propone di guidare l'uomo nella ricerca delle "cose necessarie", aiutandolo a discernere ciò che rende una vita saggia, rivolta alla ricerca di Dio, e rigettando tutto ciò che ostacola il cammino dell'uomo verso il suo vero fine. Nonostante il linguaggio e le immagini, talvolta lontane dalla nostra sensibilità, il testo ha nutrito per sette secoli generazioni di cristiani: sacerdoti, monaci e laici.
Il volume raccoglie le relazioni tenute all'interno di un ciclo di incontri, promosso dal Vicariato per la Vita Consacrata dell'Arcidiocesi di Milano in collaborazione con il Centro Studi di Spiritualità della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e gli organismi di comunione USMI, CISM e CIIS, sul tema dei consigli evangelici in rapporto alle due encicliche di Papa Francesco, Laudato si' e Fratelli tutti.
La riflessione sullo Spirito santo, autore e maestro della vita nuova, richiama il vivo ricordo della figura, della testimonianza e del magistero di mons. Renato Cortinella chiesa novarese. Nella prima parte, di taglio meditativo, sono descritte le diverse forme in cui lo Spirito agisce sui credenti nel conformarli a Cristo e santificarli. Nella seconda parte, di taglio esegetico, si dà voce a due testi di Paolo sulla vita nuova secondo lo Spirito: la sezione di Ef 4,17- 5,20, e il ricco passo di 1Cor 2,6-16. Questo libro nasce come un omaggio alla memoria di mons. Renato Corti, vescovo di Novara dal 1991 al 2011.
Negli anni in cui la Chiesa vive l'intensa stagione del Concilio Ecumenico Vaticano II, con la valorizzazione della Chiesa particolare, dei carismi e dei ministeri, nella Diocesi di Milano alcune giovani donne iniziano esperienze di dedicazione alla Chiesa locale e di vita comune. Il 6 agosto 1979, con l'approvazione dello Statuto, viene riconosciuta giuridicamente l'esperienza delle Ausiliarie Diocesane: donne consacrate al servizio della Diocesi, inserite in comunità apostoliche, nella condivisione del cammino di fede della gente, attraverso la vicinanza alle preoccupazioni e alle gioie di ciascuno e l'immersione nella storia di un territorio. Quarant'anni dopo, tale evento che ha segnato la nascita dell'Istituto delle Ausiliarie Diocesane, è stato ricordato attraverso un convegno (Il piacere spirituale di essere popolo) e alcuni momenti celebrativi. Il volume presente ne raccoglie e rende disponibili gli atti, per una maggiore conoscenza della vocazione delle Ausiliarie diocesane e per una riflessione condivisa sulla diocesanità.
Questo studio parte dall'ipotesi che al cuore della teologia balthasariana si trova l'amore di Dio che costituisce il centro e l'evidenza propria della rivelazione culminata in Gesù Cristo. L'amore di Dio prende forma nella storia di Dio con l'uomo, culminata nel dono del Figlio.
In nuovi volti della vita consacrata sono espressione di una novità possibile per tutti; sono, attestazione di ciò che la sequela di Cristo casto, povero e obbediente ha sempre realizzato in modi diversi la storia della Chiesa. Il percorso offerto nel volume presta attenzione ai nuovi processi che la modernità complessa ha innescato e che toccano inevitabilmente anche l'ambito della vita ecclesiale e della Vita consacrata: dalla globalizzazione, alle trasformazioni della struttura sociale che interessano sia il mondo del lavoro sia le forme di partecipazione politica, all'affermarsi - con tratti inediti - dei processi di individualizzazione che influenzano anche le dinamiche della vita familiare e relazionale. Il volume è frutto di un percorso di riflessione condivisa sulla Vita Consacrata che ha avuto luogo nell'anno 2018-2019 grazie a una collaborazione ormai consolidata fra i Vicariati per la vita consacrata dell'Arcidiocesi di Milano e il Centro Studi di spiritualità della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale.
Il volume prende in considerazione i principali testi agostiniani sullo Spirito Santo, al fine di evidenziarne il mistero e l'origine divina, il ruolo e l'azione nell'economia salvifica e nella vita dei credenti, e la sua costante ed efficace presenza nella Chiesa, chiamata a trasmettere agli uomini la luce della Verità e a rinnovarsi costantemente come corpo mistico di Cristo, perseverando nella fedeltà all'unico Maestro e nella comunione mediante la carità.
Qual è la forma evangelica della fede? La riflessione è condotta in quattro tappe: la fede ha una struttura relazionale: nasce sempre da un incontro personale con Gesù e si approfondisce nel cammino alla sua sequela; la fede è alla prova del tempo: il suo percorso, le sue crisi, la sua maturazione si svolgono nel corso dell'intera esistenza; la fede è mediata dalla testimonianza: non è mai un'esperienza individuale, ma è sempre accompagnata dai segni della testimonianza ed è destinata a trasformare tutte le relazioni; L'ultima tappa è dedicata al prezioso momento del discernimento e dell'accompagnamento. Indispensabile sia in riferimento alle scelte personali - il discernimento spirituale e vocazionale - sia in riferimento alla dimensione pubblica e civile - il discernimento dei "segni dei tempi".
Consegnata ai posteri dagli anonimi copisti medievali come continuazione dell'interrotta serie di sermoni sul Cantico dei Cantici di san Bernardo, la raccolta di sermoni di Gilberto di Hoyland (che fu anch'essa lasciata incompiuta per la morte dell'autore e viene qui per la prima volta presentata in traduzione integrale in italiano) è in realtà un'opera di grande rilievo e autonomia, ampiamente diffusa nel suo tempo e oggi immeritatamente sconosciuta, a motivo dell'ingiusto giudizio che ne formularono alcuni grandi medievisti degli anni Cinquanta. Si tratta invece di un'autentica miniera della teologia spirituale medievale, a cui attingere (con lettura continuata o sorseggiando qua e là) per istruttivi insegnamenti sulla ricerca di Dio da parte dell'anima innamorata di Lui.
La Chiesa del terzo millennio ha ancora bisogno di donne e uomini che accettino la chiamata del Signore a dedicargli la loro vita, guardando il mondo come Lui lo guarda, impegnandosi in esso in nome del Suo amore, come lievito evangelico tra la gente? É il profondo interrogativo cui si è cercato di dar voce nel convegno dal titolo Fedeli e Creativi, svoltosi il 14 aprile a Milano, presso il Centro Ambrosiano di via Sant'Antonio 5, grazie alla collaborazione tra l'Arcidiocesi milanese e la Conferenza Italiana Istituti Secolari della Lombardia. L'occasione erano i settanta anni dal riconoscimento ecclesiale - definito da Papa Francesco "rivoluzionario" - di quella che era allora una nuova forma di vita consacrata: gli Istituti Secolari. Questo volume ne ripropone gli atti.
A cosa si pensa oggi quando si parla di vita consacrata e di vocazione? Quale immagine di vita consacrata e di vocazione viene veicolata dai mezzi di comunicazione? Cinema e letteratura, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, si occupano con abbondanza di frati, preti e suore, senza tralasciare anche le figure più recenti di consacrazione laicale. Gli autori, confrontandosi con queste narrazioni, propongono alcune suggestive piste di rilettura della vocazione dal punto di vista antropologico, spirituale e pastorale. La riflessione teologica, infatti, non può ignorare l'immagine della vocazione mediata dalla cultura del tempo.
La vicenda dei monaci martiri di Tibhirine, conclusasi tragicamente nel 1996, è nota anche grazie ad una fortunata produzione cinematografica. Per la prima volta, viene tradotto in italiano un testo completo che raccoglie una serie di interventi diversi del priore di Tibhirine: pagine di diario, scritti teologici, omelie, istruzioni alla comunità, preghiere. Un materiale ricchissimo che permette di andare oltre la superficie della cronaca, per attingere il cuore di un'esperienza spirituale singolare e particolarmente eloquente per il cristianesimo nel mondo contemporaneo. La preghiera di Christian, il suo dialogo con il mondo islamico, la dedizione a Dio che arriva fino al dono della vita ci consegnano le tracce della via cristiana alla speranza. In occasione della beatificazione di fr. Christian de Chergé e dei suoi compagni, il volume colma una seria mancanza in vista di una più approfondita conoscenza del percorso di fede di questi testimoni cristiani.
In questo volume sono raccolte le relazioni tenute alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale negli in-contri formativi nati dalla collaborazione tra il Centro Studi di Spiritualità e i Vicariati Episcopali per la Vita Consacrata dell'Arcidiocesi ambrosiana. I contributi vertono sulla condizione complessa della Vita Consacrata in un tempo di mutamenti straordinari. Consapevoli dell'attuale cambiamento epocale, i contributi del volume, da prospettive disciplinari differenti, cercano di declinare l'attuale istanza di riforma nella Chiesa in riferimento alla Vita Consacrata. In ascolto della storia della Chiesa e dei processi sociali in atto, gli autori mostrano le potenzialità presenti nella Vita Consacrata oggi, con realismo e audacia, indicando modalità inedite di condivisione delle diverse spiritualità di vita consacrata nella Chiesa particolare e suggerendo nuove forme di presenza pastorale sul territorio.
Guardare con intelligenza e profondità alla vita quotidiana, confrontandosi con il messaggio biblico e con le figure più rappresentative della tradizione che ci precede. Si potrebbe provare a definire così lo "sguardo spirituale sull'umano" proposto in questi tre studi. Uno "sguardo" qui rivolto a tre tratti fondamentali della vita di ogni donna e di ogni uomo: la dimensione corporea dell'esistenza; i beni che la caratterizzano e la accompagnano; le scelte che ogni giorno la determinano. Tre elementi che aiutano a verificare e a comprendere meglio chi siamo e chi vorremmo essere. Un esercizio che, condotto con serietà e nel confronto con le grandi tradizioni culturali e religiose che hanno segnato la nostra storia, ci consente più facilmente di superare qualche luogo comune, di abbandonare alcune vecchie e ingiustificate abitudini, di far maturare un'umanità più autentica.
Gli interventi raccolti in questo volume trovano il loro contesto in una iniziativa nata da una collaborazione fra l'Arcidiocesi di Milano e il Centro Studi di Spiritualità della sede milanese della facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, che intendeva rispondere all'invito rivolto da Papa Francesco a tutta la chiesa, in occasione dell'anno dedicato alla Vita Consacrata. L'itinerario formativo qui proposto è scandito dalle tre parole: Vangelo, profezia, speranza, sulle quali si è concentrata la riflessione. Riprendendo questi temi classici, alla luce dell'attuale stagione culturale, l'intento era di aiutare da un lato la vita consacrata a comprendere i cambiamenti in atto e a riformulare in modo adeguato i suoi valori essenziali, e dall'altro la Chiesa locale a cercare le modalità più adatte oggi a mantenere vive le tradizionali relazioni che la legano alla vita consacrata.
Il male è il nemico della felicità a cui l'uomo naturalmente aspira. Solo a nominarlo si presenta come l'antagonista principe di ogni nostro desiderio di pienezza; non soltanto sul piano dell'esistenza concreta, ma anche a livello del pensiero. Il testo, prendendo in con-siderazione il pensiero di Yves Labbé, si confronta con la questione del male da tutte le angolazioni prospettate nella storia della filosofia. E mentre si domanda ragione del male, Dio stesso è messo in questione e provocato sul senso della sua esistenza e su quella della vita umana. Il peccato, la violenza, il dolore, la sofferenza, la malattia, la morte non si riducono a una negazione interna alla realizzazione del bene e ogni teodicea riconosce di non avere argomenti sufficienti per scagionare il divino dalle sue responsabilità, così che diventa rilevante la novità di questo percorso: la questione del male non trova in sé soluzione, ma per accedere a una via di salvezza si deve riattivare nel pensiero su Dio e sul Dio di Gesù Cristo. È Dio che nell'eccesso del suo amore vince il male e apre lo spazio alla speranza, come possibilità di una rigenerazione ultima dell'uomo. Dio è colui che non resta impotente di fronte al male, Dio non lo giustifica, ma vi si oppone, lottando contro di esso. La fonte dell'amore divino attaccherà e alla fine distruggerà la fonte della miseria umana.
Il volume, frutto di una Giornata di Studio, torna a riflettere sul tema dell'esperienza. Un tema scottante nella cultura postmoderna dove la realtà è misurata e commisurata dal e al soggetto. Il rischio è quello di perdere, o quanto meno sminuire, l'incidenza e la forza pregnante del significato originario di "esperienza" quale è stato assunto nella teologia spirituale: una riflessione a ritroso su un evento, su un fatto, su un atto, su un sentimento e cosa l'ha prodotto. Nella teologia spirituale il dibattito sulla definizione del termine esperienza è stato (ed è) quanto mai vivace, sia nell'identificazione del rapporto tra soggettività e oggettività, sia nella possibilità narrativa dell'esperienza nel momento in cui raggiunge la soglia della mistica, dove le parole si spengono, entrando, al massimo, nel linguaggio simbolico, metaforico, in grado solo di avvicinarsi a un'esperienza che mantiene un secretum meum mihi est. Il volume costituisce così quasi una "sfida" nel voler tornare su un tema dibattuto e controverso con l'intento di coglierne la dinamica, oltrepassando l'ambito specifico della teologia spirituale.
Il volume, frutto di un corso residenziale di studio, torna a riflettere su un tema antico e prezioso, per il cristiano come per ogni uomo: la libertà. La scelta di approfondire questo tema è nata dalla constatazione che la "libertà", ideale dominante dell'Occidente, è diventata oggi parola inflazionata. A ciò ha certamente contribuito la molteplicità di significati che essa è andata assumendo lungo i secoli, e che di fatto l'ha ridotta a un contenitore vuoto o a un semplice slogan destinato a suscitare consensi indistinti. È ormai generale la tendenza a ridurre la libertà a spontaneità individuale, e quindi a immunità del soggetto da ogni debito o costrizione esterna, la cui conseguenza inevitabile è il distacco del soggetto dai suoi comportamenti, riconosciuti nel loro carattere soltanto arbitrario. La libertà, entrata nella storia dell'Occidente proprio grazie al cristianesimo, ha dunque bisogno oggi di essere ripensata mettendone a fuoco il ve-ro senso. I saggi raccolti nel volume indagano i risvolti filosofici, politici e spirituali che la libertà è andata assumendo in Epoca moderna. Come anche nella tradizione biblica e in quella cristiana successiva, per concludere con una considerazione sul nesso tra libertà e tempo (Angelini), condizione impreteribile perché l'annuncio cristiano possa venire in soccorso alla crisi di libertà dell'uomo postmoderno.
L'attuale complessità del vissuto (umano ed ecclesiale) impone con urgenza di ripensare l'alterità. L'analisi sociologica caratterizza la nostra epoca, da un lato con i tratti di un esasperato individualismo e di una generalizzata frammentazione sociale, dall'altra lo sguardo ad alcuni fenomeni contemporanei (moda, istinto di imitazione, pulsioni gregarie, affollamenti sportivi, musicali e religiosi) sembra convincere del contrario. La profondità di questi mutamenti sollecita in tal senso a ripensare l'alterità, non solo come l'altro da me, che mi sta di fronte, ma anche come l'altro di me, che è parte costitutiva della mia identità e mi pone inesorabilmente di fronte alla mia radicale incompiutezza. Perché la relazione interpersonale è non solo la dimensione più profonda del mistero di Dio, ma anche dell'uomo creato a sua immagine. A questo tema il Centro studi di spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2015 e ne pubblica ora gli Atti.
Nonostante la sua profonda sensibilità per l'argomento, Agostino non mai ha composto alcun trattato sistematico dedicato all'amicizia. Questo tema tuttavia percorre diverse pagine dei suoi scritti, e la sua riflessione arriva sino a innovare, grazie alla ricchezza dell'esperienza cristiana, il contenuto che la tradizione classica gli attribuiva.
Il percorso che qui viene proposto intende verificare la particolare declinazione delle relazioni interpersonali che hanno arricchito la vita del vescovo d'Ippona. La scelta è stata tuttavia di privilegiare i testi rispetto all'ambizione di una ricostruzione della sua teoria dell'amicizia e delle sue definizioni. Per questo, al lettore è affidata la fatica e la bellezza di accostare direttamente le pagine agostiniane, seppure delicatamente guidato e accompagnato da brevi introduzioni e da un sobrio apparato di note, attraverso i quali è facile cogliere qualche ipotesi interpretativa.
Il Trattato della contemplazione divina di Tommaso di Gesù (1564-1627), teologo carmelitano di ispirazione teresiana, è un testo molto interessante perché affronta i temi propri della mistica all'interno della tradizione carmelitana e tomista nel Seicento. Quest'edizione del Trattato della contemplazione divina, prima traduzione italiana con introduzione e note, recupera le fonti teologiche e filosofiche antiche e medievali ponendo al centro la riflessione sulla contemplazione acquisita quale momento significativo del percorso mistico. Il testo si presenta attuale poiché permette al filosofo, al teologo ma anche alla persona spirituale di incontrare il peculiare linguaggio della mistica e di essere messo a parte di un itinerario che nei suoi diversi gradi sollecita quel mistico che è nascosto in ogni uomo e che può trovare in questo testo un mezzo per essere risvegliato.
"Oggi, se non si è mistici, non si può essere nemmeno cristiani". Le parole di Karl Rahner sono state ripetute all'infinito, forse nel tentativo ingenuo di leggervi una soluzione alla crisi di fede che affligge l'Occidente. Certamente la stagione presente è segnata da un crescente, ma anche sfuggente interesse per l'argomento. Un interesse motivato il più delle volte da una diffusa sensibilità "post-moderna" tesa a privilegiare, nel contatto con il divino, l'intuizione e l'esperienza personale a scapito della ragione o della verità, sino al rifiuto di ogni mediazione ecclesiale in favore di un incontro sentimentale e immediato con Dio. In positivo, è tuttavia possibile intuire dietro questi itinerari informi, l'attesa e il desiderio di un cammino verso l'Assoluto che non si proponga come percorso puramente intellettuale, ma esistenziale, cioè un "sapere dell'anima" che sappia intuire le ragioni del cuore e dare parola al sentire interiore. Da qui il fascino ambiguo della mistica, bisognoso di una accorta e critica indagine culturale, storica, biblica e teologica. Al tema è stato dedicato il XIII corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2014 a Marola, di cui il presente volume raccoglie gli Atti.
I Salmi di tutti i miei tempi di Patrice de la Tour du Pin, ora tradotti in italiano da Gianfranco Poma, rappresentano la diuturna, colloquiale ricerca del "Dio della gioia", che l'autore riconosce nel Cristo pasquale. I 90 salmi della raccolta sono un dono di "parola", di rara luminosità e intensità esistenziale, offerto ai suoi "confidenti", uomini e donne del XX secolo. L'autore era consapevole che il proprio battesimo non poteva non intridere la sua intelligenza della verità dell'amore, e che essa non poteva che essere al servizio dell'eucaristia. In tal senso i suoi salmi appaiono come l'inveramento di una sua convinzione, che egli, in una sua corrispondenza, così formulò: "Ogni uomo è una storia sacra". La sua voce offre, per questo, un'inconfondibile prova di intimità e di universalità.
Charles de Foucauld, nel corso della sua vita (1858-1916), ha scritto migliaia di lettere a laici, sacerdoti e religiosi. Alcune di esse sono state indirizzate a donne consacrate: monache, religiose e laiche, dal tempo della permanenza a Nazareth (1897-1900), fino al termine della sua vita. La corrispondenza con queste donne ci consegna la passione di Frère Charles per il Beneamato Gesù e per gli uomini e donne, credenti e non credenti; i principi evangelici della missione che Charles aveva a cuore; la sollecitudine nel rendere partecipi molti dell'amore di Dio. Frère Charles è, per le donne alle quali scrive, ora un padre, ora un fratello, ora un figlio nella fede. Le accompagna spiritualmente; condivide con loro i suoi progetti nel Sahara; è grato della cura che queste consacrate riservano alla sua vita, totalmente dedita al Vangelo e ai poveri. Questa pubblicazione, nell'Anno della Vita Consacrata, è rivolta in particolare alle consacrate e ai consacrati, ai presbiteri e ai fedeli tutti, che desiderano lasciarsi istruire dalla qualità spirituale di relazioni vissute nella fede.
Il volume presenta due scritti del beato B. Francesco Pianzola. Entrambi illuminano il vissuto spirituale dell'autore, rivelando una scelta di fondo, maturata durante la formazione al sacerdozio: la scelta di "formarsi per formare" condividendo cammini e convinzioni non pensati "a tavolino", ma nati dall'esperienza personale e da uno stile missionario di prossimità alla vita dei giovani e della gente cui dedicherà il suo ministero. Il Notes, inedito, su cui il Pianzola raccoglie pensieri e propositi a partire dal 1904, resterà punto di riferimento e fedele "compagno di viaggio", per tutta la vita. Il Breve metodo di vita spirituale, edito nel 1912, è presentato come un "corredo spirituale" offerto alle giovani cristiane per sostenere il loro cammino di fede e testimonianza. Pagine che interpellano, ancor oggi, a educarci e educare alla vita buona del Vangelo.
La metafora della notte manifesta la sua efficacia anche per definire la congiuntura presente, nella quale l'ansia generata dalle tenebre e lo spasmodico desiderio di rivedere la luce accentuano la crisi (economica, morale, civile, sociale, culturale, personale) che tutti coinvolge. La caduta di tante sicurezze, il disorientamento e la precarietà sono per molti motivo di scoraggiamento, che trova espressione nella domanda: "Perché mi devo impegnare?". Non a caso la nostra epoca è stata paragonata all'esilio. Come allora Israele si è trovato privo di tutte le sue sicurezze, anche l'uomo di oggi, specie in Occidente, ha perso molti punti di riferimento. Nella Scrittura, però, l'esilio assume i tratti di una esperienza spirituale, perché anche i tempi di "crisi" racchiudono una loro grazia e dalla sofferenza di questi momenti possono germogliare semi di speranza. A questo tema il Centro studi di spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2014 e ne pubblica ora gli Atti che indagano gli aspetti biblici, storici e spirituali della questione e si propongono di offrire una lettura critica, a più voci, della crisi che ci avvolge, alla ricerca di un senso che aiuti a interpretare e a vivere meglio il nostro tempo.
Un duplice paradosso segna oggi l'esistenza dell'uomo. Da una parte l'ideologia moderna sembra aver già deciso tutto rispetto a Dio, e anzitutto che Dio non c'entra nulla con il mondo, con la vita e con le cose di ogni giorno. Dall'altra - ed è quasi il risvolto della stessa medaglia - il cuore umano è sempre vinto dall'ansia di una fuga verso il cielo, è tentato cioè di ricercare Dio "al di là" del mondo. In entrambi i casi il rischio è di escludere Dio dagli orizzonti del quotidiano. L'ottica cristiana invece, pur senza eliminare il mistero, non cessa di ripeterci che Dio è colui che viene nel mondo, e il suo distinguersi da esso non esclude la possibilità di coglierlo come familiare nelle umili cose della vita di ogni giorno (la famiglia, il lavoro, lo studio, la preghiera, la casa, la città, il riposo, il tempo). La semplice realtà quotidiana, infatti, nasconde in sé il miracolo eterno, il mistero silenzioso di Dio che ci raggiunge nella drammatica dell'esistenza concreta. Al tema è stato dedicato il XII corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2013 a Marola (RE), di cui il presente volume raccoglie gli Atti.
Il tema dei rapporti tra spiritualità cristiana ed economia, apparentemente inconsueto per la teologia, è meritevole di considerazione riflessa non solo a motivo degli indubbi elementi di indagine sulla storia della spiritualità che se ne possono ricavare, ma perché il paradosso evangelico possa ancora introdurre il suo fermento critico nella rielaborazione di molti luoghi comuni, che permangono dominanti nella comprensione della razionalità economica. Oggi il discorso economico si gioca essenzialmente negli spazi di un mercato che pensa solo a produrre, scambiare e vendere, e funziona sulla base delle categorie di efficienza, utilità e crescita. Si tratta invece di pensare l'economia (e il denaro) in termini diversi ed entro una prospettiva più ampia, perché l'homo oeconomicus non venga privato delle relazioni di reciprocità e di gratuità che caratterizzano l'autentico vivere umano. A questo tema il Centro Studi di Spiritualità di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2013 e ne pubblica ora gli Atti che indagano gli aspetti biblici, spirituali, economici e teologici della questione.
Il volume presenta gli Atti del XI corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2012 a Bienno (BS). Esso punta l'attenzione su ciò che, dai racconti evangelici, da Paolo e da altri ancora, costituisce l'aspetto cruciale del cristianesimo: la croce, la fede nel Crocifisso e la sequela del Crocifisso. Ora, sebbene questa verità non venga espressamente messa in dubbio, si avverte oggi il forte rischio di ridurre la croce a puro simbolo culturale, a mero repertorio e reliquia del passato della quale fare uso archivistico e museale o semplicemente espressivo. Qual è allora il valore della croce come simbolo e quale legame esiste fra questo simbolo esteriore e l'identità cri-stiana? Come riprendere e rivedere seriamente il valore della croce nell'esistenza cristiana? Rispondono a queste domande i saggi raccolti nel volume: per l'aspetto filosofico A. Fabris, per quello biblico R. Vignolo (vangelo di Giovanni) e F. Bargellini (letteratura paolina), per quello iconografico/artistico A. Montanari, per quello sistematico A. Cozzi e per quello spirituale (con riferimento all'e-sperienza di E. Stein) L.E. Bolis.
La tradizione cristiana ha a lungo riflettuto sui sensi spirituali che, come oggi appare chiaro, non vanno intesi in alternativa ai sensi corporei, ma co-stituiscono l'affinamento dei quegli stessi sensi, illuminati dalla luce dello Spirito. È noto che la tradizione cristiana occidentale e filosofica ha gradualmente manifestato anche una diffidenza nei confronti del sensibile, che ha portato all'inaridimento e all'estenuazione che l'egemonia della ragione ha imposto all'elemento sentimentale, affettivo ed emotivo dell'esperienza umana. Il volume presenta il risultato di una ricerca promossa dal Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale (Milano), che ha inteso sviluppare un confronto interdisciplinare a tutto campo, con l'intento di offrire una percezione più completa dell'uomo concreto e della qualità spirituale della sua esperienza.
La riflessione sulla famiglia si fa particolarmente urgente in una stagione come la nostra, nella quale si possono constatare alcuni fenomeni di fragilità che rendono meno stabile che in passato l'istituzione familiare: se infatti dall'esterno le è venuto a mancare il tradizionale so-stegno sociale, al suo interno essa è corrosa da una crisi della coscienza relazionale. Rifugiatasi all'interno di un nucleo affettivo egoistico e chiuso, la famiglia sembra essere ormai diventata incapace di trasmettere non solo una cultura condivisa, ma anche il senso della vita e la stessa fede. Diventa quindi necessario dedicare una rinnovata attenzione al tema del legame familiare e in particolare a quello dell'autorità, che appunto nell'onore spontaneamente accordato dai figli ai genitori ha il suo princeps analogatum. Un onore che può apparire ovvio, ma che in realtà è possibile soltanto a prezzo d'essere scelto; e per essere scelto ha bisogno della parola, dell'oggettivazione sociale garantita dalle forme della cultura. A questo tema il Centro Studi di Spirituale di Milano ha dedicato la sua annuale Giornata di studio nel gennaio 2012 e ne pubblica ora gli Atti.
Fin dai primi secoli del cristianesimo, il Cantico dei cantici ha esercitato un enorme fascino, sino a godere di una straordinaria fortuna. Il poema biblico dell'amore infatti, insieme al Salterio, non solo è stato il libro dell'Antico Testamento più letto e commentato, ma ha anche svolto un ruolo oggi difficilmente immaginabile nella liturgia, nella catechesi sacramentale, nella teologia e soprattutto nella spiritualità. Nel VI secolo, con la sua Expositio, Gregorio Magno avrebbe portato a compimento la stagione patristica, preludendo ormai alla grande fioritura dei commenti monastici medievali. Questo volume, che propone una nuova edizione del Commento al Cantico dei cantici di Gregorio Magno, contiene il testo originale latino con traduzione a fronte, corredato da note che ne accompagnano la lettura, e da un'introduzione che ne illustra il contesto e analizza l'esegesi...
Il "Regolamento interiore", scritto dal beato Francesco Pianzola (1881-1943), sacerdote della diocesi di Vigevano (PV), per le Suore Missionarie dell'Immacolata Regina della Pace da lui fondate nel 1919 a Mortara (PV), è stato pubblicato per la prima volta nel 1940: la "storia" della redazione, durata vent'anni, fa del testo il "luogo" più significativo della sintesi del vissuto cristiano dell'autore, elaborata gradualmente attraverso un'incessante ricerca personale e un'azione missionaria a tutto campo. La ricerca si apre con la ricostruzione contestualizzata del percorso biografico del beato, passando poi alla presentazione del testo e all'analisi di alcuni temi spirituali per cogliervi elementi fondamentali e aspetti originali di una esperienza spirituale che presenta i valori comuni ad ogni spiritualità cristiana, accesi dal "colore" di un carisma specifico, e può essere fecondamente proposta, ancor oggi, ad ogni cristiano che vuole vivere secondo il Vangelo.
Arrestato la Domenica delle Palme del 1498, in una notte di guerriglia urbana, Girolamo Savonarola è in prigione. È terminato da pochi giorni il processo civile contro di lui a cura della Repubblica fiorentina e sono in corso, a sua insaputa, delicate trattative con il papa Alessandro VI Borgia, uno dei bersagli preferiti della sua infuocata predicazione, per un'eventuale inquisizione, o un trasporto del prigioniero a Roma. Tra solitudine nel presente e incertezze circa il futuro, senza libri (né Bibbia, né breviario) e senza l'uditorio di nobili e plebe che riusciva a eccitare i suoi fuochi profetici, egli scrive questo Commento al salmo 50, destinandolo alla stampa. Vi mette effusione lirica, preghiera, ardente richiesta a Dio perché venga a liberarlo da ristrettezze e impedimenti, perdonando i suoi peccati; effettua così il riconoscimento della propria miseria, che eleva fino a renderla figura della più ampia miseria di ogni uomo peccatore e a sciogliere un canto di lode, anche se nell'angustia, al Dio che salva e perdona.
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Queste domande, sempre attuali, aprono la prime delle omelie, che probabilmente organizzano materiale raccolto da Basilio di Cesarea (330-379) in vista di una predicazione sulla creazione dell'uomo. L'impostazione del discorso, benché risenta dell'ambiente vitale e culturale del IV secolo, rivela una sensibilità molto vicina alla modernità, attenta a coniugare insieme fede e scienza e impegnata a cogliere l'uomo nella sua relazione con gli altri viventi e con il creato. I termini con cui viene definito il rapporto uomo-donna e la visione della vita umana come cammino portano oltre l'impostazione dualistica che tanto ha condizionato la storia della spiritualità. La scienza sull'uomo diventa sapienza per l'uomo se procede senza pregiudizi e mai smette le vesti della meraviglia e della lode. È lo stupore che apre all'oltre di Dio
Il volume è il frutto della Giornata di studio, svoltasi nel gennaio 2011 presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale. La domanda "Che cos'è il corpo?" interroga da sempre la riflessione cristiana, perché, come affermava Michel de Certeau: "L'interrogativo tormenta il discorso mistico. Ciò che il discorso tratta è infatti la questione del corpo". La domanda, ricondotta alla sua essenza è la seguente: qual è il ruolo del corpo nella ricerca di Dio? Ad essa alcuni autori hanno risposto che il corpo è ciò che deve essere guidato, corretto, disciplinato, per essere reso capace dell'avventura con Dio. Altri, invece, hanno percepito il corpo come una realtà che deve essere dimenticata, perduta, abbandonata se si vuole accedere all'incontro con Dio. In realtà, da sempre il cristianesimo ha visto nel corpo una realtà buona, uscita dalle mani del creatore, e crede che la salvezza riguarda l'uomo nella sua globalità di anima e corpo. Gli interventi raccolti nel volume si propongono di condurre un'indagine sull'uomo concreto e sulla qualità spirituale della sua esperienza, al fine di ritrovare la capacità relazionale, iscritta nel corpo stesso
Negli scriptoria medievali non venivano solo trascritti i testi sacri e le opere dei grandi autori ma era presente anche una produzione letteraria "minore", redatta da monaci, spesso anonimi, che annotavano le proprie riflessioni, nate dalla meditazione della Scrittura o delle opere dei "grandi", ma rielaborate, sviluppate in base alla propria esperienza personale. Il De amoris sapore è uno di questi testi, scritto all'inizio del XIII secolo da un monaco cistercense, Johannes, di cui non conosciamo alcun elemento biografico, ma che ci rivela un'intensa vita interiore e una particolare capacità di esporla con semplicità e originalità. Il testo, rivolto ad un giovane monaco, delinea una risposta alla domanda: "Qual è il sapore dell'amo-re?". Nel tentativo di descrive l'indescrivibile, l'autore utilizza la dinamica fra "dolce" e "amaro", cioè fra "presenza" e "assenza" dello Sposo, tema presente nel Cantico dei cantici e molto caro al mondo cistercense, come documenta qualche brano del De natura et dignitate amoris di Guglielmo di Saint-Thierry pubblicato nella seconda parte del volume.
La formulazione del tema sviluppato in queste pagine dipende dal testo di Giovanni che propone il dialogo di Gesù con Nicodemo. La necessità di rinascere, in quel caso, è prospettata come la condizione preliminare per poter vedere il regno di Dio. Stando alla lettera di Gv 3, la nuova nascita dallo Spirito appare come univocamente alternativa rispetto alla prima, definitiva come nascita dalla carne, e pertanto connotata in senso negativo.
In realtà, nella precisa prospettiva della fede cristiana è facile prevedere che la nuova nascita, richiesta per vedere il regno di Dio, debba essere concepita in un rapporto non soltanto alternativo rispetto alla prima, piuttosto in un rapporto di ripresa nei confronti di quella.
La seconda nascita deve riprendere la prima e portarne alla luce la verità latente, che è appunto la verità dello Spirito.
Il volume è il frutto della Giornata di studio, svoltasi il 14 gennaio 2010 presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Ai nostri giorni, è facile constatare come la liturgia sia in crisi e come le celebrazioni cristiane denotino segni di stanchezza o mancanza di convinzione e di passione. La reazione a questa situazione è duplice: alcuni avvertono il concilio Vaticano II come apportatore di innovazioni sospette, mentre altri lo percepiscono come un evento ormai superato. Così, da una parte si assiste alla ricerca di una spiritualità che esalti i sentimenti e le emozioni, sino a trasformare la partecipazione in esteriorizzazione e spettacolarizzazione, dall'altra, invece, il desiderio di armonizzare la liturgia con le più profonde esigenze di interiorità rischia di ridurre la celebrazione a fredda ritualità. Prendendo l'avvio da questa constatazione, i saggi presentati in questo volume riflettono non tanto sul problema della liturgia o quello della spiritualità in sé, ma sulla stretta relazione che unisce liturgia e vita spirituale, fino a raggiungere il cuore della questione, cioè il rapporto con il mistero di Cristo che, nell'azione liturgica, si rende presente.
Per la prima volta, nel panorama dell'editoria italiana, compare un testo di Stefano di Salley, inedito fino ad ora, sia in italiano, sia in latino. Il giovanissimo Stefano entra come novizio nell'abbazia cistercense di Fountain - fondazione della linea di Clairvaux - e rapidamente ne diviene il cellerarium. Le doti personali, la sua capacità di leggere il cuore umano e "l'alta scuola" di due grandi abati resero ben presto Stefano in grado di guidare una comunità monastica. Stefano divenne così abate di Salley. Probabilmente scrisse lo Speculum Novitii durante il decennio in cui fu abate di Salley ed è possibile ritrovare nel testo l'esperienza di un uomo che, conoscendo se stesso - i propri desideri e le proprie debolezze -, cerca di analizzare quali sono i moti dell'animo dei fratelli e di indicare loro atteggiamenti e mezzi per progredire verso la santità. Stefano è entrato in monastero circa un secolo dopo l'ingresso di Bernardo a Cîteaux: tempi e luoghi diversi, diverso il clima e il livello culturale e diversa l'atmosfera spirituale. Stefano si presenta, però, come un degno figlio di san Bernardo: porta con sé l'essenza dell'eredità ricevuta e i frammenti del nuovo e del diverso che si fanno presenti nella storia.
Il volume presenta la raccolta degli Atti del VIII corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2009 a Gazzada (VA). Il corso è stato ispirato dalla percezione dell'importanza assunta dalla dimensione spirituale nella dinamica religiosa contemporanea; una dimensione che manifesta l'affiorare di un innegabile bisogno di senso in una cultura segnata non solo dalla globalizzazione e dal pluralismo, ma anche da un diffuso individualismo religioso. Tale situazione ha definito nuove modalità di rapportarsi al sacro, nelle quali entrano in gioco la libertà, il bisogno di significato o il bisogno di realizzazione. Queste nuove prospettive, in un contesto pluralistico come il nostro, aprono inevitabilmente a nuove tematiche e a "nuovi desideri di spiritualità", nei quali giocano un ruolo preponderante le emozioni, il benessere personale, la felicità, il successo, la guarigione e l'armonia, ma fanno spazio, al tempo stesso, al miracolistico e alla magia. Tale complesso fenomeno, non può essere ignorato dal pensiero teologico, perché coinvolge inevitabilmente la spiritualità e la stessa prassi di vita cristiana. A tale scopo sono qui raccolte le riflessioni sul tema secondo la prospettiva spirituale (Secondin), sociologica (Berzano), di storia del pensiero cristiano antico (Montanari), teologica (Canobbio).
L'interesse verso la spiritualità e in particolare verso il movimento mistico francese del '600 è oggi crescente, per quanto non sempre esso è mosso da attenta perizia teologica. Rimasto cieco a nove mesi François Malaval, seppe trasformare questa condizione in chiamata attraverso la passione per lo studio, la fede e la comunicazione con tante persone. Nella Pratica facile il direttore di spirito guida la sua Filotea nel delicato passaggio dalla meditazione alla contemplazione. Pubblicata a Parigi nel 1670, essa sarà riedita più volte in un decennio e tradotta in diverse lingue. Dal gesuita P. Segneri il testo viene accomunato e ritenuto dipendente dalla Guida Spirituale di M. Molinos, e nella grande controversia quietista finisce all'Indice nel 1688. Non è ancora studiato in modo completo sì da evidenziare la dottrina e i filoni verso cui è debitore, ma il Dictionnaire de Spiritualité spiegava già che la dottrina di Malaval sulla contemplazione va rivalutata e non annessa semplicisticamente al quietismo.
La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi a essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria. Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un'esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d'oggi.
Il volume è il frutto della Giornata di studio, svoltasi il 17 gennaio 2008 presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, che ha voluto portare un approfondimento sul mondo giovanile, in tempi caratterizzati da una "grande emergenza educativa". Dopo l'Introduzione (Castenetto) che situa l'importanza, l'attualità e la crucialità del tema, specie per riferimento alla cura ecclesiale del cristianesimo, seguono tre saggi. Il primo (Pagani) offre uno sguardo sul mondo giovanile volto a capire quali siano le ricerche spirituali dei giovani oggi e le eventuali derive. Il secondo saggio, di taglio squisitamente teologico (Cozzi), affronta la questione della trasmissione del cristianesimo alle nuove generazioni, e dunque di come la traditio e la memoria ecclesiae concorre alla formazione dell'uomo secondo lo Spirito di Dio, tra continuità e discontinuità col passato. Il terzo saggio (Lorenzi), di taglio spiccatamente pedagogico-pastorale, indaga come gli adulti, gli educatori, i catechisti, i pastori debbano responsabilmente e intelligentemente porsi di fronte alle sfide del nuovo proposte dalle giovani generazioni.
Fingendo di essere Girolamo redivivo, il monaco del IX secolo Pascasio Radberto, frequentatore della corte di Carlo Magno e figlio spirituale di una zia dell'imperatore, le scrive una calda lettera per illustrarle i pregi della vita monastica. Continuando la finzione, si rivolge a lei e a sua figlia come se fossero Paola ed Eustochio, le due matrone romane amiche del grande traduttore della Bibbia e monaco betlemmita. Per loro spiega i testi liturgici della festa dell'Assunzione, recentemente creati sulla base del Cantico dei Cantici; a loro spiega i misteri principali dell'incarnazione di Cristo secondo la dottrina dei concili; e soprattutto le esorta, insieme alle loro consorelle, a vivere santamente la loro vocazione monastica, sull'esempio di Maria vergine e madre, nella preghiera e nella pratica delle virtù, nella gioia del celebrare e nella perfezione della carità.
Un gruppo di benedettine, dalla meta del secolo XVII in Francia, vive una forma particolare di vita di cui l'elemento appariscente è il culto eucaristico. Ma non è questo il segreto della loro forma di vita: si tratta del legame al Cristo vivente che si dona all'uomo attirandolo sullo stesso percorso di svuotamento di sé per far posto all'altro e compiere se stessi. Il presente volume traduce in tal senso, annotandola, Le Véritable Esprit des religieuses adoratrices perpétuelles du très-saint Sacrement de l'autel, Parigi, 1684-1689, III edizione, che di quella esperienza eucaristica è espressione mirabile. Un libretto non di preghiere davanti al santissimo Sacramento, ma per vivere nella logica dell'Incarnazione amando e pregando, e nella fede del Sabato santo, se non è concesso di gustare anticipazioni radiose della Pasqua di risurrezione. La categorie vittimali del secolo XVII in Francia, sotto la penna di una benedettina mistica e fondatrice, parlano di amore vigoroso, come di un fuoco vivo, o di un germe di grano che nel suo marcimento sprigiona la vita, che tutti poi sazierà.
Il volume presenta la raccolta degli Atti del VII corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2008 a Gazzada (VA). Nella visione classica occidentale dei cicli della vita vengono riconosciute abitualmente quattro fasi: l'infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Le varie epoche storiche, però, hanno generalmente privilegiato un'età e una certa periodizzazione della vita umana. Così è accaduto ad esempio che il XVII secolo ha privilegiato la giovinezza, il XIX secolo l'infanzia e il XX secolo l'adolescenza. Oggi ci troviamo di fronte a un problema nuovo: queste categorie non sono più così rigide. Pertanto, si avverte l'opportunità di tornare a riflettere sul tema, privilegiando l'ottica della relazione tra le diverse età nell'arco della biografia individuale, che risulta obiettivamente più interessante e urgente che non quella delle relazioni sociali tra le generazioni, preferita invece dalla riflessione del nostro tempo. A tale scopo sono qui raccolte le riflessioni sul tema: filosofica (Virgilio Melchiorre), biblica (Patrizio Rota Scalabrini), antropologico-morale (Giuseppe Angelini) e spirituale (Giuseppe Como).
Il volume presenta e traduce la Pratica della Regola di san Benedetto di Claude Martin. Oltre a illustrare il modo di compiere gli esercizi che scandiscono la vita in comune, per l'istruzione dei novizi, il testo doveva rappresentare "come la teoria", per la "perfezione della vita religiosa" secondo la tradizione benedettina. Il libro, apparso nel 1674, ebbe grande successo e fu tradotto anche in Italia ove divenne il manuale della Congregazione di Santa Giustina. Lo si ripropone alla lettura fidando che se ne vorrà penetrare il nesso di esperienza e teoria: vi soggiace e la chiede per la corretta comprensione. La forma del libro è quella di un manuale dell'età cartesiana, ma l'esperienza spirituale dell'autore, quella di chi sapeva di avere mente e cuore, li aveva in sé unificati. Invitando a coltivare il desiderio di virtù cristiana, nel di-sincanto sui vizi possibili, fondava sulla devozione - di cui la presenza di Dio coltivata è l'anima - la riuscita felice dell'esistenza.
Il volume presenta la raccolta degli atti del VI corso residenziale del Centro Studi di Spiritualità di Milano, tenutosi nel luglio 2007. Il tema del corso è stato dedicato a: La comunità cristiana: custode e testimone del senso. Volendo corrispondere a una duplice la finalità: richiamare la centralità della "ricerca del senso" nell'esperienza umana e sottolineare come la comunità cristiana abbia qualcosa di decisivo da dire a questo proposito. La Chiesa, infatti, non accetta di essere accolta e apprezzata solo quando si rende disponibile per iniziative caritative e assistenziali. Ben volentieri essa vi si dedica, ma solo perché ritiene di realizzare così il "senso" della propria vita, riconosciuto con chiarezza inequivocabile nella vita, morte e risurrezione del proprio Fondatore. E questo vuole testimoniare. La riflessione è stata guidata dai professori Fran-cesco Botturi (Comunità e ricerca di senso. Percorsi filosofici); Pierantonio Tremolada (Ricerca di senso ed esperienza della salvezza nella comunità apostolica); Angelo Maffeis (Vocazione cristiana e forma della Chiesa); Cesare Vaiani (Forme di vita e ricerca del senso nella spiritualità cristiana).
Nicolas Malebranche (1638-1715) appartiene al novero di quegli intellettuali cristiani che, agli inizi dell'età moderna, raccolsero con entusiasmo la sfida della nuova filosofia cartesiana in vista di una riformulazione filosofica della grande tradizione della spiritualità cristiana capace di intercettare le domande e le attese della nuova epoca che ormai si era aperta. Il tentativo del pensatore francese per un rinnovato incontro tra teologia, filosofia e spiritualità trova una significativa esemplificazione nella breve opera, che presentiamo per la prima volta in traduzione italiana, le Piccole meditazioni. Caratterizzate da un sincero e vigoroso afflato spirituale, ricco del senso della trascendenza inesauribile di Dio e dello sguardo appassionato su Gesù Cristo, Adoratore infinito del Padre, esse possono fornire un decisivo contributo per mettere in luce una dimensione della sua persona, purtroppo abitualmente trascurata, ma non per questo meno importante, anzi forse decisiva per la comprensione piena della sua filosofia e della sua teologia: Malebranche come uomo spirituale e maestro di preghiera. Senza voler essere azzardati, ci pare anzi che si debba collocare proprio qui, in questa dimensione spirituale della sua esistenza e del suo pensiero, la radice ultima di tutta la sua produzione anche filosofica e teologica.
Il Direttorio per i Fratelli e Sorelle del Sacro Cuore di Gesù è la quarta regola di vita cristiana che Charles de Foucauld (1858-1916) ha scritto a servizio dell'evangelizzazione. Redatta tra il 1909 e il 1913 es-sa esprime, in sintesi, alcuni tratti della vicenda spirituale del beato Charles de Foucauld e il suo fermo desiderio di dedicare ed esortare altri a dedicare la vita a imitazione di Gesù di Nazareth e a servizio di quanti non conoscono il vangelo. Questa proposta cristiana, rivolta alle diverse forme di vita, ma soprattutto a laici che vivono in famiglia o singolarmente, si caratterizza per l'attenzione minuziosa al quotidiano, affinché ogni istante della propria giornata possa sempre più somigliare allo stile di vita vissuto da Gesù di Nazareth: nella la preghiera personale e liturgica, nella vita familiare, nei compiti missionari, nell'ambito professionale, nei i rapporti con i vicini e nella cura dei lontani.
Il tema della Giornata di studio, svoltasi il 18 gennaio 2007 presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, che poneva a confronto il rapporto fra psicoterapia e consulenza spirituale, è certamente oggi non solo uno dei più significativi in questo ambito, ma anche uno dei più dibattuti. Da un lato il Prof. Mario Aletti, valendosi delle proprie competenze e dell'esperienza personale accumulata in anni di lavoro psicologico e di insegnamento, ha sottolineato con lucidità i pericoli di certe spiritualità ingenue, ed ha colto le possibili applicazioni di alcuni aspetti della pratica psicoterapeutica nell'accompagnamento spirituale. Dall'altro, Madre Ignazia Angelini ha preferito prendere l'avvio dalla ricchezza della tradizione cristiana, per rileggere, grazie ad un'accurata strumentazione teologica, il vissuto della propria esperienza monastica. I tempi ristretti nei quali si è svolto l'incontro non hanno permesso un ulteriore approfondimento delle tematiche che, tuttavia, hanno suscitato un interesse non indifferente e un dibattito vivace. Il terzo contributo, del Prof. Antonio Montanari, si pone in dialogo con gli interventi precedenti, cercando di cogliere e di rispondere ad alcune delle loro provocazioni.
La Fenomenologia della mistica (1955), per la prima volta in traduzione italiana, costituisce un rigoroso tentativo di analizzare l'esperienza mistica seguendo le coordinate offerte dal metodo fenomenologico husserliano, con l'obiettivo di operare il superamento del materialismo, di cui la Walther dichiara il fallimento. Tutto ciò a partire dai propri, come dagli altrui, vissuti soprasensibili che la Walther si impegna a descrivere e comprendere con una inusuale capacità di razionale e spirituale approfondimento, offrendo una straordinaria analisi dei processi psichici e intrapsichici colti nel loro sorgere e nel loro interno svolgersi. Il risultato finale è un composito quadro di sintesi che dischiude nuovi e più profondi orizzonti di comprensione del mondo dell'interiorità.
Il corpus latino di Maffeo Grassi che viene qui presentato, accompagnato dalla traduzione italiana, offre un contributo finora inedito per la conoscenza dell'ambiente milanese del primo quattrocento. La Regola di vita dello stolto e del sapiente è dedicata a Filippo Maria Visconti ed è indirizzata ai giovani milanesi per contribuire alla formazione delle virtù non solo della persona, ma anche del cittadino inserito nel contesto della nuova società borghese, dove la sottomissione al signore della città è d'obbligo. A questa tradizione sentenziosa lombarda e al filone favolistico-encomiastico si collegano anche gli apologhi qui tradotti: nell'Ermeste, attraverso le vicende dei coniugi Ermeste e Neera e di alcuni animali, si vuol riflettere in forma di favola su iracondia, astuzia e perdono; nell'Anglo si narra della battaglia di Canne e delle gesta compiute dall'omonimo protagonista, mitico fondatore di Angera che la leggenda vuole capostipite dei Visconti.
Perché parlare di "piccolezza" quando l'obiettivo di ciascuno di noi è diventare persona adulta, autonoma e autosufficiente? Forse per lo stupore poetico, la profonda commozione e l'empatico sgomento, di leopardiana memoria, che proviamo di fronte all'infinito percepito quale "interinato / spazio di là da quella". Ma i titanici sforzi in campo tecnologico, o al contrario, il nichilismo sempre riproposto ci fanno ancora sentire sprofondati nel mistero dell'universo? Eppure sì, essere piccolo-essere grande sono gli estremi entro i quali sempre si muove la persona umana. Qui si offrono alcune tracce in vista di un sapere che, oggi, possa farci compiere l'attraversamento interiore del nostro essere così da avvertire che siamo debole "canna sbattuta dal vento". Se debole, l'essere umano è piccolo. Ma nella sua piccolezza è grande perché sa di essere debole: proprio in questo sapere, che è pensare, sta la sua grandezza. La via della piccolezza è itinerario che, aprendosi al mistero della vita, si sporge sul mistero di Dio che ne è la fonte, l'abisso di luce. Per afferrare, anche se per chiaroscuri, chi siamo e come entriamo in relazione con Colui che entra nella storia, con noi nella casa dell'umanità e si fa bambino, piccolo.
Il tema è la difficile ma fondamentale questione della conoscenza di sé: difficile perché si intreccia con l'intero percorso della cultura occidentale. Per questo, però, anche tema fondamentale, capace di raccogliere in sé il progetto e l'impegno di ogni esperienza umana. Tema, quindi, ineludibile, anche se la cultura contemporanea, non di rado, sembra essersi rassegnata a proporne una considerazione solo parziale e frammentaria o, addirittura, ad affermarne troppo rapidamente l'impraticabilità. Proprio per questo è parso utile ritornare alle sue profonde radici bibliche, segnatamente a quelle dei Salmi (R. Vignolo) e ripercorrere alcuni dei capitoli più illuminanti della sua ricca tradizione filosofica, teologica e spirituale come illustrata dall'itinerario di Agostino (A. Montanari). Ricollocando inoltre il tema nel suo orizzonte più proprio e naturale, quello della fede e della morale cristiana (P. Sequeri e G. Angelini). O, come spesso la tradizione cristiana ha amato esprimersi, all'interno del misterioso e affascinante rapporto tra la "conoscenza di sé" e la "conoscenza di Dio".
Il volumetto contiene le prime due biografie del "curato santo", come lo definì Alessandro Manzoni, che ben conosceva le molteplici virtù di quest'umile e nascosto parroco del minuscolo paese di Chiuso: la biografia stesa dal suo medico Gaspare Ghislanzoni, a otto giorni dalla morte (13 aprile 1822); e quella, più ampia e articolata, redatta qualche anno dopo da Paolo Laini, un chierico di Chiuso testimone oculare della santità di don Serafino. Alle due biografie si aggiungono: la preziosa testimonianza del Manzoni che nel Fermo e Lucia in breve righe delineò il profilo più incisivo e suggestivo del "Prete Serafino"; gli interventi del cardinale Schuster; e il testamento del Morazone, indice della decorosa povertà del parroco, della sua cura per le minuscole proprietà, e del suo affetto riconoscente per i membri della sua famiglia.Si tratta dei documenti più importanti sul "novello curato d'Ars" - come Schuster lo chiamava -, che, pur con strana lentezza, si sta avvicinando all'onore degli altari, sui quali, comunque, i "semplici", tramandandone l'ammirazione e la memoria, già lo hanno da quasi due secoli collocato.
Onorio "di Autun", vissuto in un periodo imprecisato a cavallo fra XI e XII secolo, è un personaggio alquanto misterioso per noi (non conosciamo neppure il luogo di nascita), ma molto fecondo e celebratissimo al suo tempo. Il Sigillum Beatae Virginis Mariae è la sua seconda opera: un breve trattato per spiegare a una comunità di monaci benedettini come mai il Cantico dei Cantici era stato scelto come lettura liturgica per la solennità dell'Assunzione di Maria, recentemente introdotta. Sotto l'aspetto didattico, l'autore - con tutta probabilità monaco a sua volta - ne approfitta per proporre una attualissima lezione di spiritualità, tutta centrata sull'Incarnazione di Cristo e sulla valorizzazione delle realtà create.
Jean Baptiste Saint-Jure gesuita scrisse la vita di Gaston de Renty nel 1651 a soli due anni dalla morte del barone di cui fu direttore spirituale. Figura straordianria, discendente di una nobile casata, sposato e padre di quattro figli, superiore della Compagnie du Saint Sacrament, instancabile animatore di opere caritative e sociale. L'esperienza spirituale di Renty non separa in alcun modo l'unione mistica con Dio e l'azione concreta verso il prossimo.
La traduzione degli Esercizi spirituali di santa Gertrude di Helfta (1256-1301/2) offre un'opera di intatta freschezza: facendo memoria del Battesimo e delle principali tappe della sua vita monastica, la mistica tedesca del XIII secolo insegna a entrare in un clima di preghiera pervaso dalla luce e dalla gioia di chi si scopre amato da Dio. Un solo desiderio innerva gli esercizi, coinvolgendo sempre di più il lettore: dimorare stabilmente nell'amicizia con Cristo, gustata attraverso la lettura orante della sua Parola e la memoria della preghiera liturgica, i due pilastri su cui si fonda la spiritualità di questi Esercizi. Gertrude propone, dunque, un itinerario di preghiera particolarmente attuale, insegnando in modo semplice e luminoso che il segreto della vita mistica cristiana sta nel legame d'amore con il Cristo vivo e presente nell'anima e che l'accoglienza della sua amicizia è sorgente di gioia senza pari.
Il "desiderio di Dio" è indubbiamente uno dei temi più classici della storia del cristianesimo e, forse, di ogni autentica esperienza religiosa. Eppure appare oggi come un tema piuttosto trascurato. Forse perché di Dio, in generale, si parla poco, ma forse anche perché molti - intimoriti più che istruiti da elementari nozioni di psicologia - si sentono in imbarazzo di fronte a una riflessione sul proprio desiderio, tanto più se accostato al nome di Dio. Si deve, però, riconoscere che le esperienze cristiane più significative e le pagine cristiane più profonde - in ogni epoca - hanno trovato proprio nel tema del desiderio di Dio la loro origine e il loro fine. È per questo che il Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, ha dedicato al tema una settimana residenziale di studio nel luglio 2005 a Marola (RE) e ora ne raccoglie in un volume gli atti. Bravi maestri hanno aiutato a ripercorre la questione e comprenderla illustrandone il contesto filosofico-culturale nella contemporaneità (Antonio Margaritti), ritrovandone le radici bibliche (Patrizio Rota Scalabrini), approfondendone la comprensione teologica (Alberto Cozzi) e rileggendone alcune esemplari esperienze di santi (Ezio Luca Bolis).
Il testo consiste in due diari spirituali del card. Giovanni Colombo, uno del periodo della giovinezza e l'altro redatto alla vigilia della chiamata all'episcopato ambrosiano.
Il libro indaga sulla cultura post-ideologica che preme sul cristianesimo perché accetti di rinunciare al pensiero del definitivo cui si è destinati, adattandosi alla religione post-moderna di provvisorie consolazioni e deboli pensieri.
La lettura del cristianesimo in termini ascetici è oggi facilmente da tutti respinta, addirittura con indignazione; tuttavia, è diffusamente riconosciuta la pertinenza di quella lettura per riferimento alle immagini della vita cristiana di fatto proposte da una lunga tradizione, dottrinale e pratica. Il modello ascetico conferisce in ogni caso all'impegno pratico del cristiano tratti assai dubbi. Intende infatti quell'impegno nell'ottica della relazione del soggetto con se stesso, non invece con Dio e con il prossimo. In tal modo appare pregiudicata la possibilità di comprendere due aspetti assolutamente qualificanti dell'agire cristiano: (a) il nesso tra agire cristiano e fede anzitutto; (b) il nesso tra agire cristiano e carità: figura sintetica dell'agire cristiano è l'amore del prossimo, e non invece la padronanza di sé. Ad illuminare il senso e il valore del momento ascetico dell'impegno morale del cristiano, è stata dedicata nel 2005 una Giornata di studio del Centro Studi di Spiritualità della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, di cui qui sono pubblicati gli atti, che contengono oltre all'Introduzione (C. Vaiani), i saggi di A. Montanari sulla tradizione storica dell'ascetismo cristiano e di G. Angelini, impegnato più sul livello teorico della questione.
Anche tra i cristiani la morale non gode di una "buona fama". Vari sono i motivi: alcuni di carattere storico e culturale, altri, forse, più congeniti e strutturali (G. Angelini) Si deve, inoltre, rilevare che un certo disagio nei confronti dell'impegno morale ha spinto - e spinge tuttora - a cercare "rifugi" e "fughe" nell'esperienza mistica e spirituale (C. Vaiani). L'illusione è che essa possa essere una via "breve" o "alternativa" rispetto al faticoso ed esigente esercizio della libertà (B. Maggioni). L'obiettivo finale è che questa "presa di coscienza" aiuti a elaborare criteri e a individuare suggerimenti per una migliore educazione all'esperienza morale (E. Combi).
Molto è stato detto e scritto a proposito della ricerca della felicità, ma il tema è sempre di grande attualità. E non potrebbe essere altrimenti, tale la sua rilevanza nella vita di ogni uomo. Questo anche nella contemporaneità, dove, però, la ricerca della felicità sembra essersi ridotta al tentativo di accrescere il benessere personale. Gli esiti ampiamente insoddisfacenti di questa prospettiva sono sotto gli occhi di tutti e giustificano il desiderio di rinnovare il confronto con l'impostazione, più antica e cristiana, che ha orientato quella ricerca nella direzione della beatitudine. Un confronto tra "modelli" diversi può aiutare a comprendere meglio quale sia la "via" più adeguata e a ritrovare buoni punti di riferimento per percorrerla. È utile, naturalmente, che siano diversi anche i punti di vista nella considerazione del tema: filosofico (D. Cornati), biblico (S. Romanello), teologico (A. Cozzi) e morale (M. Chiodi).
Dei venticinque anni di episcopato milanese e a ricordo del 50° della morte del Card. Schuster, il presente volume cura la riedizione delle sue prime due Lettere pastorali, di una sua allocuzione sinodale, di un penetrante e affettuoso opuscolo sulla Vergine - L'Evangelo di Nostra Donna - e dell'ultimo suo scritto o, meglio, canto monastico - il Carmen Nuptiale.Gli scritti e le direttive pastorali di Schuster possono apparire oggi come dottrine e orientamenti monasticamente ovvii o pastoralmente scontati; in realtà si avverte una penetrazione, un giudizio da cui si può intravedere la profondità e la "modernità" dottrinale. Scritti dotti e puntuali, ardenti e preveggenti. Per questo, le pagine di Schuster raccolte in questo volume hanno conservato una loro freschezza e un loro gusto, che gli anni non hanno consunto o appassito.
Considerata il capolavoro di Saint-Jure, l'opera L'uomo spirituale, edita nel 1646 e tradotta nella presente edizione, conobbe grande successo con numerose riedizioni fino a tutto il XIX secolo. Altrettanto rapidamente dimenticata, insieme al suo autore, costituisce una tessera molto importante del grande e complesso mosaico della spiritualità francese del '600. L'autore intende offrire una summa completa della vita spirituale, trattandone i temi più importanti, con ampi e continui riferimenti alla Scrittura e alla tradizione patristica e teologica.La prima parte definisce l'uomo spirituale come colui che è guidato dallo spirito di Cristo e descrive la vita che lo Spirito genera in lui, trattando anche del discernimento degli spiriti e dei doni dello Spirito Santo.La seconda parte è invece dedicata ai 'principi generali della vita spirituale': il fine dell'uomo, l'unione a Cristo, la fede, la preghiera, la pace interiore.
L'inno "Dulcis Iesu memoria" gode ancora di una certa notorietà, nonostante ci sia pervenuto in una versione molto ridotta e modificata rispetto al testo originale. Il carattere poetico del testo nulla toglie alla chiarezza del messaggio, anzi lo rende più affascinante e tale da toccare le fibre più intime del cuore.
I "Trattati" e le lettere, delle quali viene offerto un saggio con testo, permettono di accostare un momento significativo della storia della spiritualità italiana.
Atti della giornata di studio che si é tenuta il 9 gennaio 2003 presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale.
I libri XII e XIII del De gloria et honore Filii Hominis di Ruperto di Deutz un commento parziale al vangelo secondo Matteo - rappresentano una prospettiva qualificata per comprendere la sua vicenda spirituale e teologica. Il libro XII è interamente dedicato al racconto autobiografico. Ruperto vi narra alcune delle sue visiones ed offre una testimonianza della spiritualità medievale, carica di fiducia e di trasporto per Cristo. Il libro XIII ha un taglio più speculativo e argomenta le ragioni della volontà "buona" di Dio, il quale sin dagli inizi ha pensato l'incarnazione del Figlio per la salvezza degli uomini. Dai due testi emerge un'esperienza di fede viva e liberante, che permette a Ruperto di riconoscere in modo del tutto personale i tratti di Gesù Cristo "mite ed umile di cuore" (Mt 11,29).
Opera postuma di taglio teologico-spirituale, i "Dialogues sur l'éloquence" riflettono una preoccupazione diffusa circa il tema dell'eloquenza in generale e della predicazione in particolare.
La preghiera è pratica ancora oggi diffusa tra i cristiani. A questa diffusione della preghiera sembra però non corrispondere un'adeguata consapevolezza delle sue caratteristiche. Quando infatti una preghiera è una 'buona' preghiera?Per rispondere adeguatamente alla domanda è importante mettersi alla scuola di buoni maestri dello Spirito che abbiano una ricca esperienza di preghiera e che si siano a lungo impegnati nello sforzo di comprenderla.