Ci sono figure nell'Antico Testamento - particolarmente in Genesi - che paiono non riuscire ad attirare l'attenzione dei commentatori: personaggi che giocoforza restano oscuri, anonimi. Di Nacor e Milca, per fare qualche esempio, poco o nulla si ragiona; pochissimo di Sara. Eppure Nacor è fratello di Abramo, nato nello stesso anno del grande Patriarca; Sara è sua moglie: l'unico personaggio femminile dell'Antico Testamento a cui Dio trasformi il nome, l'unica donna di cui si specifichi l'età al momento della morte, la prima persona a trovare sepoltura nella Terra. Ma il tessuto del Sacro Testo non ammette smagliature. La quadruplice lettura, simile - non identica - a quella dei Padri, cioè condotta in chiave simbolica, permette di riprendere e riallacciare le maglie più minute del tessuto biblico, valorizzando anche gli aspetti e i personaggi più negletti. Nulla, non un solo iota, può essere scartato nella Scrittura. Chiede Amore la Parola di Dio. Il grande Filone Alessandrino, Padri del calibro di Origene e Girolamo, come infiniti altri, antichi e medievali, l'hanno amata e onorata. E noi?
Il titolo del libro si lascia ispirare dal verso contenuto in una celebre lirica ("Anch'io sono una formica") del romagnolo A. V. Reali, padre cappuccino e artista a tutto tondo, nonché apprezzato biblista. "LA CREPA DELL'ESSERE", che in queste pagine vuol essere "tentata", coincide paradigmaticamente con l'apertura sul fianco del Crocifisso, culmine della rivelazione cristologica come verità di Dio, secondo il racconto del Quarto Vangelo (cfr. Gv 19,34). L'interrogazione del testo biblico, avvalendosi della preziosa convergenza fra questioni teologiche e prospettive filosofiche, permette di focalizzare con efficacia i due fuochi irriducibili della serie di analisi proposte nel libro, sotto il segno delle metafore soglia e dis-chiusura. A partire da questo riscontro inedito, sono compulsate in modo particolare le riflessioni di Giorgio Agamben e Jean-Luc Nancy, due tra i più rappresentativi pensatori del contemporaneo. Dalle loro speculazioni soglia e dis-chiusura ricavano tratti di inconfondibile originalità, mentre emerge l'intreccio danzante di una reciproca co-appartenenza: mai l'una senza l'altra, tanto fuori dal racconto quanto all'interno dell'intrigo evangelico. Attorno ad esse ruota l'insieme delle considerazioni qui suggerite ed intimamente connesse con snodi teologici attualmente assai rilevanti, tra i quali sono quantomeno da menzionare il carattere messianico dell'ospitalità; il realismo della immaginazione e la sua mediazione indispensabile nel costituirsi del riconoscimento teologale... Grazie all'ausilio fornito dagli approcci biblico e filosofico il libro si propone finalmente di istruire una prospettiva teologico-ermeneutica sul fenomeno del cristianesimo in quanto tale. Potrà in questo modo contribuire ad aprire uno spazio teologico per la progettazione dell'evento cristiano, sotto il segno dell'oscillazione figurale tra soglia e dis-chiusura, nell'oggi della post-modernità.
Il titolo del libro si ispira ad uno dei dialoghi contenuto nell'opera di V. Solov'ëv, Breve racconto dell'Anticristo. «Che cosa avete di più caro nel Cristianesimo?» è la domanda che viene rivolta ad uno sparuto gruppo di credenti. E la loro risposta, immediata e certa è: «Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso»! I nove saggi qui raccolti vorrebbero condurre a questa medesima certezza attraverso un percorso che dall'ateismo indifferente e «confortably numb» dei nostri giorni, porti alla fede in Cristo. Il libro suggerisce una «svolta di respiro» che sappia impreziosire ed esaltare l'umano attraverso il confronto serrato con la Scrittura, la filosofia, la letteratura, la santità, e così passare dall'estraneità di Caino che nella riscrittura biblica di M. Gualtieri si definisce «il primo errore di Dio», alla riscoperta della propria coscienza come «il vero vicario di Cristo in terra» (J. H. Newman).
Per secoli il ruolo della donna è stato limitato alla cura dei figli, del nucleo familiare e della casa: soltanto nel periodo incluso tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso si è cominciato a parlare peculiarmente di diritti delle donne, nonché di specifiche qualità femminili. Questo libro è allora un viaggio nel tempo, da cui emergono alcuni ritratti di personaggi femminili universalmente noti della civiltà greca e romana, del mondo ebraico e del cristianesimo antico, in una continua oscillazione tra mito, leggenda e realtà storica. Inoltre il volume racchiude dettagliatamente le poche testimonianze letterarie antiche inerenti alla violenza sulle donne, nonché alla violenza in generale come caratteristica ricorrente della mentalità greco-romana ed ebraica. Con il cristianesimo Gesù mostra un atteggiamento cordiale verso le donne. Poche sono infine le testimonianze del mondo antico inerenti alle donne disabili, le quali spesso nel corso del tempo sono state vittime di violenza.
Il caso serio del cristianesimo è l’esito di un lavoro di ricerca che accosta due tra i maggiori teologi del secolo scorso, Karl Rahner e Hans Urs Von Balthasar. Il confronto fra le rispettive posizioni teologiche consente di imbattersi nel “caso serio” del cristianesimo che è Gesù Cristo, la sua passione morte e risurrezione, figura indispensabile per un’autentica comprensione del mistero di Dio e dell’uomo. Di fronte ad un diffuso fondamentalismo religioso, la rivelazione cristiana il cui centro è la divino-umanità di Gesù Cristo, entra in scena per affermare che non si può ridurre la verità di Dio alla violenza degli uomini o liquidare l’esperienza di fede come irrazionale e lesiva della libertà. Il «caso serio» apparso in Cristo crocifisso è il vaglio di ogni religione, la fine di ogni estetica mondana, il giudizio su ogni divinità che nel suo sottomettere gli uomini non si lasci prima crocifiggere dall’amore e dalla passione per la realtà e il legami di ogni giorno.
Come abitiamo la terra? E come la lasceremo alle future generazioni? Sarà ancora «casa comune» per la varietà dei viventi, oppure gli squilibri che osserviamo e sperimentiamo già oggi determineranno mutamenti irreversibili e condizioni sfavorevoli alla vita nelle sue diverse forme? Di fronte alla crisi ecologica attuale possono ben poco allarmismi e catastrofismi. Serve piuttosto un'assunzione di responsabilità, personale e collettiva, alimentata dalla conoscenza dei problemi reali e da una più profonda riflessione. Il volume approfondisce questo tema attraverso il contributo di tre autori: Jürgen Moltmann, tra i più attenti promotori della causa ecologica e delle sue implicazioni etiche e politiche; Pietro Stefani, che avvicina la crisi ambientale richiamandosi alla tradizione biblica; Paolo Trianni, che prende in esame il vegetarianesimo nei suoi intrecci con l'etica ambientale.
L'idea di città evoca complessità, intrecci di relazioni, spazio pubblico in cui si confrontano visioni e stili di vita diversi. Ogni città appare realtà ambivalente: include ed esclude, raccoglie e separa, rassicura e spaventa. Come se la abitassero parte delle promesse legate a Gerusalemme e parte dell'eredità di Babele. Al rapporto tra la città (nella sua densità simbolica e nel variare delle sue figure storiche) e le espressioni religiose (riferite, in particolare, al cristianesimo) sono dedicati i saggi del volume, i cui autori appartengono a più aree disciplinari. Il tema si ritrova dunque illuminato da prospettive diverse, anche se emerge il tentativo comune di interpretare le trasformazioni di quel rapporto nel corso del tempo, di indagarne i motivi, gli aspetti e le forme, di evidenziare le chances e i problemi che alla città e allo spazio pubblico derivano dall'esprimersi della dimensione religiosa. Affiora, percorrendo il volume, l'urgenza dell'interrogativo: che cosa sono oggi, per noi, «città» e «religione»?
Le immagini violente di Dio occupano molte pagine della Bibbia e, tuttavia, suscitano stupore poiché sembrano contrastare con l'eredità della tradizione teologica cristiana. Il disorientamento obbliga a ripensare la prospettiva con la quale ci si accosta al testo e l'analisi delle sue modalità espressive. In che modo e in che misura è possibile superare la distanza temporale e culturale che ci separa dalla pagina biblica? Qual è l'utilità di comprendere narrazioni tanto distanti dalla sensibilità religiosa contemporanea? L'analisi di tre brani poetici (Esodo 15, Giudici 5 e Abacuc 3) consente di fare emergere un'immagine divina complessa, non "monolitica", non riducibile a un attributo dominante, che costringe a ricollocare la questione della violenza divina dal centro a una posizione meno cruciale, ma comunque sintomatica, dell'esperienza di Dio testimoniata dagli autori biblici.
Il volto, lo sguardo, la voce, le parole e i gesti di Carlo Maria Martini sono scolpiti nella memoria di tutti coloro che lo hanno incontrato. La ricerca intorno alla sua eredità di studioso della Bibbia, di vescovo, di credente capace di interpretare le trasformazioni del nostro tempo, di interlocutore sincero di non credenti e di diversamente credenti è solo agli inizi. Nel volume, studiosi e testimoni introducono alla scoperta delle "radici" e delle "aperture" che hanno reso inconfondibile la figura del Cardinale, con la speranza che molto altro si faccia per non lasciar cadere il pungolo della sua parola potente e inquieta.
Descrizione dell'opera
Il tracciato del volume ha una duplice ottica. Da una parte guarda al processo storico in cui la Bibbia è stata assunta come elemento dapprima di divisione, poi di incontro, in quel crogiuolo che ha considerato le Sacre Scritture come elemento costitutivo dell'identità culturale, politica e sociale dell'Europa. Ne ha trovato giovamento l'espressione linguistica, la prassi di alfabetizzazione, così come la definizione di appartenenza religiosa e civile e, non ultimo, lo sviluppo della mentalità scientifica e critica, tipica della maturazione culturale di un popolo. Agli albori della modernità e nella temperie specifica del concilio di Trento, tutto ciò assume un significato particolare, di cui il testo, con esplicita sensibilità ecumenica, vuole rendere ragione.
D'altro canto si apre anche la domanda sul se e come la Bibbia possa essere ancora oggi fonte di ispirazione per comprendere la vita individuale e collettiva, per tracciare disegni di una società in affannata evoluzione, per mettere a frutto una riserva di senso che dia vigore e forza alla speranza, dalla quale dipende il futuro di tutti.
Sommario
Introduzione (A. Autiero - M. Perroni). I. IL GRANDE ORIZZONTE. Bibbia e Occidente. Intervista a Tullio De Mauro (M. Perroni). II. LE BIBBIE DELL'OCCIDENTE. La Bibbia di Gerusalemme e la Bibbia di Alessandria: la formazione delle Sacre Scritture d'Israele (S.C Mimouni). Una pluralità limitata. Il rovesciamento di paradigma nel II secolo come base della formazione del canone neotestamentario (E. Norelli). Le Scritture di Israele diventano Antico Testamento: appropriazione o espropriazione? (G. Fischer). III. LA BIBBIA CONTESA. Gutenberg, Erasmo e Lutero: la Bibbia agli albori della modernità (L. Vogel). Il Concilio di Trento e il dibattito sul «sola scriptura» protestante (F. Buzzi). La Bibbia tra diffusione e interdizione (G. Fragnito). IV. LO SPIRITO CRITICO. Il dibattito sul «sola scriptura» nel protestantesimo della prima età moderna (E. Campi). L'emergere dell'approccio critico alla Bibbia: dal pulpito all'Università (U. Berges). V. DIALOGO A PIÙ VOCI. «Non di solo pane …». La Bibbia nell'esistenza odierna (A. Autiero - E. Bianchi - P. Ricca - M. Murgia - P. D'Ascola).
Note sui curatori
ANTONIO AUTIERO insegna Teologia morale all'Università di Münster e dirige il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento. I suoi campi di indagine sono la teoria dell'agire morale e della costituzione del soggetto etico, e le problematiche di bioetica e di etica della ricerca scientifica.
MARINELLA PERRONI è docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma e presidente del Coordinamento Teologhe Italiane. Le sue ricerche riguardano in particolare l'ecclesiologia nel Nuovo Testamento, l'esegesi di genere e il discepolato delle donne nell'opera lucana.
Descrizione dell'opera
La ricorrenza del 450° anniversario della chiusura del concilio di Trento, nel prossimo 2013, stimola ad aprire una finestra di approfondimenti e di ricerca in chiave storica e teologica sul significato dell'evento conciliare e della sua ricezione nella storia della Chiesa e della cultura postridentina.
Un taglio non consueto è quello che porta a interrogarsi sugli effetti che il concilio ha avuto riguardo alla considerazione della natura e del ruolo delle donne nella vita religiosa, nella prassi di Chiesa, nel lavoro teologico.
Una rilettura teologica di questo fenomeno contribuisce a una migliore comprensione della genesi e della valenza di quanto il concilio ha detto e ha fatto. Per questo una rilettura anche del concilio di Trento in chiave di genere non è impresa stravagante e ambizione vana, ma un dovere nei confronti della storia e un debito verso la corretta comprensione teologica.
Il volume scandisce i momenti e le tappe di un simile intreccio, facendone risaltare i nodi problematici, ma evidenziando anche gli spunti originali e promettenti per successivi approfondimenti.
Sommario
Presentazione (A. Autiero e M. Perroni). I. LA STORIA. Il concilio di Trento nella storia profana del Cinquecento (H. Klueting). Il concilio di Trento nella storia religiosa del Cinquecento (M. Cassese). Punti di luce nell'ombra tridentina (M. Pfeifer). Il concilio di Trento da evento storico a categoria simbolica (A. Carfora). II. I TEMI. Quale tradizione? (C. Militello). Quale ministero? (S. Noceti). Sacerdozio-sacrificio: aporie e conseguenze di un circolo ermeneutico (U.G.G. Derungs e M.C. Bartolomei). Tracce e risonanze del «De vera et falsa poenitentia» nel Catechismo Tridentino (A. Costanzo). L'altrove: la mistica (S. Morra). La lingua dell'altro come mezzo di propagazione della fede (S. Mazzolini). Maschile e/o femminile. Un confronto 'prospettico' tra concilio di Trento e concilio Vaticano II (A. Grillo). III. I LUOGHI. I luoghi delle donne: clausura/missioni (G. Paolin). Trento e la riforma dei monasteri femminili. L'esempio napoletano (A. Valerio). La mistica nelle comunità religiose femminili tra XVI e XVII secolo. Alcune considerazioni (A. Scattigno). «La pia giovanetta»: prassi devozionali e liturgia eucaristica dopo Trento (A.M. Fortuna). IV. SPUNTI PER UNA RILETTURA TEOLOGICA. Concilio di Trento: riforma dall'alto o riforma dal basso (H. Vorgrimler). Trento (non) locuta causa finita? (I. Rogger). EPILOGO.«Si quis dixerit» (C. Valenziano).
Note sui curatori
ANTONIO AUTIERO insegna teologia morale all'Università di Münster e dirige il Centro per le scienze religiose della Fondazione Bruno Kessler di Trento. I suoi campi di indagine sono la teoria dell'agire morale e della costituzione del soggetto etico, e le problematiche di bioetica e di etica della ricerca scientifica.
MARINELLA PERRONI è docente di Nuovo Testamento al Pontificio Ateneo Sant'Anselmo di Roma e presidente del Coordinamento Teologhe Italiane. Le sue ricerche riguardano in particolare l'ecclesiologia nel Nuovo Testamento, l'esegesi di genere e il discepolato delle donne nell'opera lucana.
Il Decalogo è uno dei testi più fraintesi dell'Antico Testamento. Nel corso dei secoli, infatti, esso è divenuto un paradigma del formalismo etico e politico, mentre a un'indagine più attenta si dimostra essere qualcosa di diverso e molto più ricco. Lo studio introduce a una graduale presa di coscienza del significato dei dieci comandamenti, attraverso la loro analisi e la discussione di alcune delle numerose questioni che essi sollevano.
Nonostante compaia all'interno di un corpus di testi ritenuti sacri, a ben vedere il Decalogo è infatti un testo eminentemente politico: il primo manifesto d'indipendenza, il primo vero ordinamento sociale e politico di Israele. Per comprenderlo è tuttavia necessario soffermarsi non solo su cosa il testo dice, ma sul modo in cui lo esprime.
Posto al termine di un cammino di liberazione come chiave di volta del processo di autoconsapevolezza religiosa e, soprattutto, politica di Israele, sarebbe una contraddizione interna voler leggere il Decalogo come una nuova forma di costrizione, di schiavitù. Le «dieci parole», lungi dall'essere un pesante fardello, sono il segno e l'espressione di una vita nuova, delimitano e garantiscono lo spazio della libertà.
Sommario
Prefazione (D. Zordan). Introduzione. 1. Lo stato attuale della ricerca. 2. Es 20,1-17: commentario esegeticogiuridico. 3. Uno sguardo retrospettivo in chiave politica. 4. Questioni dal testo: alleanza, isonomia e la tutela della vita politica. Bibliografia. Indici.
Note sull'autrice
DEBORA TONELLI è dottore di ricerca in filosofia politica. Ha studiato filosofia a Roma, Francoforte e Cambridge e ha pubblicato diversi saggi su Taylor, Apel e il pensiero politico contemporaneo. Dal 2005 svolge attività di ricerca presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento, ed è dottoranda in esegesi dell'Antico Testamento presso la Westfälische Wilhelms-Universität di Münster. Le sue ricerche vertono principalmente sul tema della violenza divina.
Descrizione dell'opera
In un'intervista rilasciata verso la fine della sua vita, Carlo Bo annoverava esplicitamente Clemente Rebora tra le tre o quattro figure letterarie del XX secolo che egli auspicava potessero essere traghettate nel III millennio. Maestro di un sapere che intreccia ardore poetico e passione religiosa, Rebora merita certamente di essere reso meglio accessibile al pubblico degli studiosi anche attraverso un'accurata edizione del suo epistolario.
La pubblicazione del terzo volume porta quindi a compimento l'iniziativa della Fondazione Bruno Kessler - Scienze religiose di Trento, avviata nel 1995 nell'ambito del «Progetto Rosmini» e tesa a creare un'edizione di grande rigore critico e completezza esaustiva dell'epistolario di Rebora. Realizzato come i precedenti con criteri strettamente cronologici, il libro affronta il periodo finale nella biografia reboriana: dodici intensi anni (1945-1957) che si caratterizzano come manifesto della sua maturità e insieme attestano la fragilità incalzante che lo conduce alla morte.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). Nota all'edizione. Epistolario 1945-1957. Lettere prive di datazione. Bibliografia. Indici.
Note sul curatore
Carmelo Giovannini, padre rosminiano, ha frequentato da giovane chierico Clemente Rebora nelle comunità rosminiane di Rovereto e di Stresa. Dopo il conseguimento della laurea in lettere moderne presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano con una tesi su "L'ultimo Rebora", ha proseguito la ricerca di lettere, testimonianze e manoscritti inediti del poeta lombardo, curando numerose pubblicazioni, tra cuiper EDB: Epistolario Clemente Rebora. Volume I. 1893-1928. L'anima del poeta (2005) e Volume II. 1929-1944. La svolta rosminiana (2008).
Descrizione dell'opera
Tra la fine del III e l'inizio del IV secolo il monachesimo inizia a differenziarsi da altri gruppi che compongono il panorama sociale cristiano: i laici secolari, i chierici e i monaci (in maggior parte laici) sono realtà distinte tra loro.
In Egitto, la società cristiana assumerà molto presto una forma bipartita, con monaci e chierici da un lato e laici secolari dall'altro. I processi di istituzionalizzazione e clericizzazione che convolgono il monachesimo lo portano a definire nuovi rapporti con le istituzioni ecclesiastiche. All'indomani del concilio di Calcedonia (451 d.C.), che la Chiesa copta non accetta, si assiste a un'integrazione sempre più profonda tra le due parti e un intensificarsi delle collaborazioni all'insegna di una comune costruzione di un'identità cristiana specifica. In gioco vi è la definizione del cristianesimo copto, rispetto alla fede e alla politica bizantina di difesa dell'ortodossia.
Le modalità che caratterizzano le relazioni tra i monaci e il clero si giocano dunque anche sul piano della spartizione dei territori e delle competenze. I differenti gradi di autonomia, gli spazi e i tempi di conflitto, di collaborazione - e anche di strumentalizzazione ed etero-direzione reciproca - contribuiscono a definire il quadro d'insieme.
Il volume propone un'analisi di questi rapporti, attraverso una riflessione sulle figure protagoniste - monaci, chierici e vescovi - e sui loro campi d'azione.
Sommario
Introduzione. I. Monachesimo e istituzioni: cenni introduttivi. 1. "Il deserto divenne una città" (e le città si riempirono di monaci). 2. Identità monastiche. 3. Tre gruppi all'interno della "societas christiana". 4. "Status quaestionis" di alcune tematiche. II. La liturgia monastica. 1. Premessa terminologica: le celebrazioni e i luoghi delle celebrazioni. 2. La pratica liturgica in Egitto. 3. La partecipazione alla liturgia eucaristica nelle fonti monastiche del IV e V secolo. III. I monaci chierici. 1. Monaci, chierici, laici secolari: cenni di terminologia. 2. I monaci chierici. IV. Non solo monaci-chierici: le funzioni monastiche. 1. La direzione spirituale. 2. Monaci responsabili dei monasteri. V. Monaci e vescovi e monaci-vescovi. 1. I legami tra vescovi e monaci. 2. Aphu: monaco e vescovo di Ossirinco. 3. Monaci-vescovi: verso un modello? VI. Monachesimo e istituzioni: il caso di Shenoute e dei meliziani di Paieous. 1. Monaci e clero nella vita di Shenoute attribuita a Besa. 2. Un caso scismatico: i monaci e i loro rapporti con le istituzioni. Conclusioni. Fonti e bibliografia.
Note sull'autrice
Maria Chiara Giorda ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'École Pratique des Hautes Études di Parigi. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di storia dell'Università di Torino e dal 2006 è cultore della materia in Storia del cristianesimo e Storia delle religioni.
Il racconto della risurrezione di Lazzaro affascina e sconcerta i lettori di tutte le epoche: perché Gesù tarda a salvare? Come intendere il nesso tra fede e miracolo? Si può credere che la fede vinca la morte (Gv 11,25)? L'evangelista si riferisce alla risurrezione presente o a quella escatologica? E inoltre: Lazzaro è stato veramente risuscitato?
Lo studio offre un esempio di lettura semiotica, esegeticamente fondata e insieme ricca dal punto di vista ermeneutico, come modello esegetico integrativo, capace di superare la tradizionale classificazione metodologica.
«Scopo del racconto è risvegliare la fede del lettore in Gesù. Ma il contenuto della fede non è la risurrezione, bensì Gesù come (principio di) risurrezione e vita. Il vero soggetto narrativo non è Lazzaro né la risurrezione dai morti, bensì il Figlio e il suo rapporto col Padre come porta della vita per i credenti» (dalla Conclusione).
Il lettore viene quindi introdotto al testo svolgendo il percorso di lettura nei suoi ritmi reali, sciogliendo i nodi interpretativi e trovando risposta alle domande esistenziali che il brano affronta.
Sommario
Prefazione. Introduzione. I. «Status quaestionis». 1. I commentari. 2. Le pubblicazioni periodiche e gli studi monografici. 3. Sintesi orientativa. 4. A cavallo del terzo millennio (1990-2005). 5. Riepilogo e prospettive di lettura. II. Lettura semiotica del testo. 1. Il testo. 2. Traduzione, suddivisione del testo e note. 3. Lettura semiotica: lineare e rizomatica. III. Rilettura olistica: «Io sono la risurrezione e la vita». Il messaggio della vita nel segno della risurrezione. 1. Il segno: senso e contenuto. 2. Studio dei personaggi e caratteristiche narrative del racconto. 3. Senso globale del testo: il messaggio della vita nel segno della risurrezione. IV. Speranze nella risurrezione ai tempi di Gesù. 1. La risurrezione dall'Antico al Nuovo Testamento. 2. La risurrezione nel racconto di Lazzaro. V. La problematica storica. Conclusione. Bibliografia. 1. Abbreviazioni. 2. Fonti extrabibliche. 3. Autori moderni.
Note sull' autrice
Silvia Pellegrini ha conseguito la laurea in lettere classiche a Milano, il dottorato di ricerca in teologia a Berlino e la licenza in teologia cattolica a Münster. È docente di teologia biblica - esegesi del Nuovo Testamento presso l'Università di Vechta (Germania).
La vicenda della modernità si gioca tutta sull'intreccio, esaltante e problematico allo stesso tempo, tra ragione e libertà. Le due sfere stanno tra loro in rapporto circolare e di reciproca fondazione. La forza della ragione si misura sulla sua capacità di produrre spazi di libertà. E la grandezza della libertà sta nel suo ancoraggio al rigore della ragione.
Sorge legittima la domanda se e fino a che punto il programma della modernità sia compatibile con il disegno di un'antropologia teologicamente proponibile. A questa domanda il libro tende a dare una risposta positiva. Con analisi molto fine e mediante un percorso certamente esigente, i capitoli del volume costruiscono i tasselli di un mosaico che alla fine potrà rendere ragione della plausibilità di un autentico rapporto tra teologia e filosofia, tra una visione moderna - cioè critica e autonoma - di uomo e di mondo e l'articolazione teologica della stessa, ancorata nel Vangelo e capace di riscatto della ragione e della libertà da quei possibili eccessi che pure devono essere tenuti in considerazione per non far scivolare la vicenda della modernità in un mito alla fine rivolto drammaticamente contro l'uomo stesso.
Intorno alla metà degli anni Sessanta si verifica nel percorso riflessivo di Karl Rahner (1904-1984) una svolta nell'interpretazione del pluralismo dei saperi, fenomeno del tutto caratteristico del nostro tempo e nuovo per dimensioni quantitative e qualitative. Il teologo riprende la categoria di concupiscenza, tipica della tradizione ascetico-morale, e la dilata in direzione epistemologica. Essa può così esprimere l'insidiosa condizione storica della conoscenza, ricordare «l'innocenza perduta del sapere» che si sarebbe resa più evidente dalla modernità in poi. La «concupiscenza gnoseologica» diviene chiave ermeneutica decisiva nel pensiero dell'ultimo Rahner. Egli intende in tal modo prospettare la fisionomia della fede e della teologia nel mezzo della moltiplicazione inarrestabile, avvincente e talora conflittuale, delle visioni del mondo e delle specializzazioni scientifiche.
L’intento del volume è quello di consentire un accesso semplice, immediato e pressoché completo al contenuto delle singole eresie del tardo giudaismo e del cristianesimo delle origini. In tale contesto, il fenomeno che arriverà a chiamarsi ‘eresia’ si configura come l’espressione di personalità, gruppi, movimenti, comunità, idee politiche e religiose, aventi una forte passione per il rinnovamento in direzione di qualche verità.
Strutturato come lessico di rapida consultazione, a uso sia dei principianti che degli studiosi, il volume offre informazione relative a 44 eresie, in merito a denominazione, fonti dirette e indirette, tempi e luoghi di affermazione e diffusione, caratteristiche della vita quotidiana, elementi dottrinali, rituali e cultuali, vicende storiche salienti, mostrando particolare attenzione alla contestualizzazione delle fonti scritte e dei loro autori.
La prima sezione fornisce inoltre un breve quadro sulla materia trattata, le sue insidie e complessità, i suoi essenziali aspetti strutturali e storici.
L’autore individua il termine cronologico da cui partire, e quindi registrare i prodromi dell’eresia del giudaismo e del cristianesimo, nell’opera letteraria di Filone Alessandrino e Flavio Giuseppe (sec. I a.C.), mentre fissa come termine entro cui contenere la rassegna delle voci negli scritti di Egesippo (ca. 180 d.C.), il quale dopo Giustino e prima di Ireneo di Lione è l’unico a documentare, con chiaro intento eresiologico, un certo numero di eresie.
Sommario
Presentazione. I. Verso una comprensione del fenomeno eresia. 1. L’eresia: fenomeno e struttura. 2. La nascita dell’eresia nella storia del cristianesimo. 3. Momenti di storia della critica riguardo ai concetti di ortodossia ed eresia. II. Fonti e voci. 1. Le fonti. 2. Le voci. Fonti e bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Romolo Perrotta (Cosenza, 1962) è ricercatore presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università della Calabria.
In un’intervista rilasciata verso la fine della sua vita, Carlo Bo annoverava esplicitamente Clemente Rebora tra le tre o quattro figure letterarie del XX secolo che egli auspicava potessero essere traghettate nel III millennio. Maestro di un sapere che intreccia ardore poetico e passione religiosa, Rebora merita certamente di essere reso meglio accessibile al pubblico degli studiosi anche attraverso un’accurata edizione del suo epistolario.
Il volume, secondo di una trilogia, è frutto di una ricerca della Fondazione Bruno Kessler - Scienze religiose di Trento (già ITC-isr), avviata nel 1995 nell’ambito del «Progetto Rosmini» e tesa a creare un’edizione di grande rigore critico e completezza esaustiva dell’epistolario di Rebora. Fa seguito al primo volume (2005), relativo al periodo 1893-1928, e accoglie le lettere degli anni 1929-1944. Si tratta di un momento cruciale della scelta maturata da Rebora e che lo porta all’avvicinamento alla fede, alla pratica della vita cristiana, alla decisione di entrare nell’ordine rosminiano. Profondo fu infatti il legame Rosmini-Rebora: l’ideale di vita che il maestro chiedeva ai propri figli spirituali, concentrato nella triade dottrina, austerità, carità, fu assunto e incarnato da Clemente Rebora in modo eminente.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). Nota all’edizione. Epistolario 1929-1944. Bibliografia. Indici.
Note sul curatore
Carmelo Giovannini, padre rosminiano, ha frequentato da giovane chierico Clemente Rebora nelle comunità rosminiane di Rovereto e di Stresa. Dopo il conseguimento della laurea in lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano con una tesi su “L’ultimo Rebora”, ha proseguito la ricerca di lettere, testimonianze e manoscritti inediti del poeta lombardo, curando numerose pubblicazioni tra cui Epistolario Clemente Rebora. Volume I: 1893-1928. L’anima del poeta (EDB, Bologna 2005).
Come mai è così difficile fare pace con Darwin? Perché la teoria dell’evoluzione è tuttora al centro di un infuocato dibattito pubblico che si estende ben al di là dei confini della comunità scientifica? Non è difficile capirne il motivo profondo: a differenza di molte altre teorie scientifiche, le tesi darwiniane pongono le premesse per rispondere alle domande tradizionali sulla nostra origine e destinazione e, in questo senso, investono frontalmente gli immaginari religiosi, metafisici, antropologici e morali che hanno accompagnato e reso possibili la nascita e lo sviluppo delle società occidentali moderne.
Con Darwin è giunto a compimento un lungo processo culturale di definizione della relazione tra l’uomo e l’universo naturale, il cui esito primario consiste in una concezione inedita della natura umana. Qui va ricercata l’eredità filosofica del darwinismo ed è su essa che verte lo studio dell’autore. Dall’analisi, che esamina i principali nodi da un punto di vista al contempo storico e tematico, Darwin emerge come una figura cruciale in quella transizione intellettuale che ha scompaginato l’immagine tradizionale della natura.
Il volume è suddiviso in tre capitoli distinti e autonomi. Il primo affronta la questione della natura umana abbinando un approccio storico a uno più sistematico. Il secondo discute la questione della rilevanza di Darwin per la filosofia. Il terzo capitolo recupera i diversi fili del discorso e li intreccia nell’intento di meglio comprendere quali siano il significato e la portata storica della Weltangshauung naturalista e/o darwinista.
Sommario
Introduzione. I. Di fronte alla natura. 1. Dilemmi moderni. 2. Alla ricerca della natura umana. 3. Fallacie naturalistiche. 4. Tra natura e identità. II. Dopo Darwin. 1. Prologo: l’importanza di Darwin per la filosofia. 2. Specie. 3. Tempo. 4. Mente e natura. 5. Moralità. 6. Epilogo: il nostro contemporaneo vittoriano. III. Naturalismi. 1. La posta in gioco. 2. Darwinismo. 3. Darwin e la religione. 4. Noi, animali. Bibliografia. Indice dei nomi.
Note sull'autore
Paolo Costa è dottore di ricerca in antropologia filosofica. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Parma e il Centro per le Scienze Religiose (ITC-isr) di Trento, dove si è occupato della relazione tra darwinismo ed etica. È autore, tra l’altro, di Verso un’ontologia dell’umano. Antropologia filosofica e filosofia politica in Charles Taylor, UNICOPLI, Milano 2001. Presso le EDB ha curato, insieme a Francesca Michelini, la raccolta Natura senza fine. Il naturalismo moderno e le sue forme (2006).
Descrizione dell'opera
Tra arte e religioni il legame non è nuovo. Nella reciproca implicazione dell’una e dell’altra, lungo i secoli della storia umana si sono consumati tra loro diversi modelli di rapporto, non sempre rispettosi dell’autonomia delle singole sfere. Oggi tuttavia è possibile incrementare le connessioni senza generare subalternità, anzi, il rapporto tra estetica e teologie, arte e religioni sta conoscendo una nuova era di stimoli reciproci che espandono il campo di creatività nei rispettivi saperi.
Su questa ipotesi è stato pensato il convegno internazionale sul rapporto tra arte e religioni, estetica e teologie (Trento, 25-26.5.2005), di cui il volume presenta la documentazione. Esso ha privilegiato un’ottica interreligiosa, nella convinzione che nessuna tradizione religiosa possa appropriarsi in maniera esclusiva dell’esperienza estetica e del fatto artistico, ma che ciascuna possa invece testimoniare a proprio modo l’universalità del senso estetico e la sua adeguatezza a comunicare l’esperienza di fede.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). I. Pratiche d’arte. Elogio della follia. Divagazioni intorno a un quadro che amo (R. Laffranchi). I sogni del giullare (S. Mair). II. Arte e religioni. La parola fatta immagine. Considerazioni sull’estetica nel pensiero ebraico antico (G. Veltri). Arte e visione alla luce dei Vangeli (A. De Santis). Poesia e mistica in Islam (G. Scattolin). III. Snodi, visioni, prospettive. L’arte della comunicazione cristiana della fede (P. Lia). Teologia e arte nella società mediatica. Nuove immagini di un antico rapporto (G. Larcher). Immagine e ombra: la dialettica dell’analogia alla base della capacità iconica (P. Giannoni). Arte, verità e vita. Sulla relazione tra l’estetica e la filosofia della religione (M. Eckert). IV. Estetica e teologie. Il bello - il vero - il sacro. Ricostruzioni filosofico-teologiche (W. Lesch). Sentire per credere: soggettività estetica, rivelazione, fede. Alcune riflessioni conclusive (D. Zordan).
Note sul curatore
Davide Zordan ha conseguito il dottorato in teologia sistematica presso l’Institut d’Études Théologiques di Bruxelles nel 2004. Attualmente è ricercatore presso il Centro per le Scienze Religiose dell’Istituto Trentino di Cultura, dove si occupa del rapporto tra la teologia fondamentale e l’estetica come teoria dell’esperienza. Tra i suoi interessi specifici, il legame tra la religione e il linguaggio cinematografico.
Descrizione dell'opera
A venticinque anni dalla sua fondazione (1975), nel 2000 l’ITC-isr «Centro per le Scienze Religiose» in Trento si è dotato di uno strumento che, anno dopo anno, ne rifletta le scelte tematiche e il profilo e nel quale far confluire gli studi e le ricerche di quanti gravitano attorno ad esso. Esce ora il settimo tomo, relativo al 2006. L’articolazione degli Annali prevede quattro sezioni entro cui ordinare i vari contributi:
i dialoghi, riguardanti le religioni e i saperi profani, il rapporto tra tecnica, scienze naturali e discorso religioso, il confronto antropologia-teologia, tematiche ecumeniche e rapporto tra le religioni, il dialogo interreligioso;
i nodi, in cui confluiscono interventi relativi a filosofia, teologia e pedagogia delle religioni, fondazione dell’etica e pensiero religioso, approfondimenti sistematici nelle tradizioni religiose, culti e liturgie, espressioni artistiche e contenuti delle religioni;
le fonti che hanno per oggetto le Sacre Scritture, le fonti letterarie e storiche, la vita delle comunità, la formazione delle dottrine e delle eresie, le istituzioni religiose;
le rubriche, ricche di informazioni sull’attività scientifica e convegnistica del Centro e sul Corso superiore di Scienze Religiose, aggiornamenti sulle pubblicazioni dell’Isr e sul suo patrimonio librario.
Sommario
I dialoghi. La reincarnazione nella «New Age» (G. Mihelcic). Tra «bíos» e «zoé»: teorie femministe della biopolitica (T. Dini). Dalla parola sacra all’immagine cinematografica: le “trasmutazioni” della violenza nella Passione (A. Bourlot). Biotecnologie ecocompatibili: riflessioni etiche (L. Galvagni). Per un’auto-riflessione dell’etica applicata (K. Bayertz).
I nodi. Teleologie und Ontologie des Lebewesens bei Kant (C. Friebe). Teleologia «trascurata». Il dibattito sulla finalità naturale dopo Darwin (F. Michelini). La natura umana dopo Darwin (P. Costa). «Eroine della modernità». Presenze femminili nel «Passagenwerk» di Walter Benjamin (V. Vernò). Riflessività e storia: semplice e complesso nel primo Celan (S. Furlani).
Le fonti. Essere immagine di Dio nel rapporto con l’altro sesso: lettura esegetico-ermeneutica di Genesi 1-2 (E. Borghi). I Bizantini e la vallata dello Stilaro: istituzioni ecclesiastiche e insediamenti monastici (F. Calabrese – G. Metastasio – D. Franco). Modello ecclesiologico e ministero. Elementi per una ricerca del riconoscimento della presenza delle donne bella vita e nella missione ecclesiali (S. Mazzolini).
Le rubriche. In margine al «caso Simonino» di Trento. Aspetti istituzionali e morali della questione (I. Rogger).
Bollettino. Attività convegnistica. Borse di studio. Visiting Fellows. Progetti.
Indice degli autori.
Descrizione dell'opera
Il volume prende in considerazione la questione del rapporto tra il sistema hegeliano e la filosofia di Fichte assumendo come punto di partenza l’avvicinamento di due delle opere più profonde, complesse e stimolanti della filosofia moderna: la Scienza della logica di Hegel e il Fondamento dell’intera dottrina della scienza di Fichte. Tra le due impostazioni filosofiche emergono così i motivi di una contrapposizione decisiva per sondare fino in fondo le possibilità di riflettere sull’assoluto, di concepire in unità il sapere e di prospettare un agire comune.
Sommario
Premessa. Introduzione. Sul concetto di «critica filosofica»: la lettura hegeliana della dottrina della scienza tra riconoscimento e critica. 1. La critica hegeliana a Fichte nella «Scienza della logica». 2. La presenza fichtiana nella dottrina dell’essenza. 3. Conclusioni. La critica hegeliana a Fichte. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Simone Furlani si è laureato in filosofia all’Università di Padova e ha conseguito il dottorato di ricerca in filosofia all’Università di Pisa. Ha studiato presso la Ludwig-Maximilian-Universität di Monaco di Baviera ed è stato borsista presso il Centro per le Scienze Religiose dell’Istituto Trentino di Cultura. Ha svolto attività di ricerca presso il dipartimento di Filosofia dell’Università di Padova.
La natura - e più in particolare la natura umana - sembra essere tornata oggi al centro del dibattito pubblico. Chi e che cosa siamo noi? Un frammento di natura, come tutto sembrerebbe indurci a credere? Ma che cosa esattamente significa essere un «frammento di natura»? Che cosa vuol dire appartenere a una natura «senza fine»? I modi di intendere la naturalità nostra e della restante parte del cosmo sono e possono essere svariati e talvolta incompatibili. L’obiettivo del volume è tentare di illuminare le questioni filosofiche irrisolte che si nascondono dietro al termine «naturalismo» e ai suoi significati: da quello metodologico a quello ontologico, etico e metafilosofico. Il filo conduttore è la convinzione che solo una pluralità di approcci possa contribuire a rendere più nitida la posta in gioco di un dibattito attorno al quale oggi prolifera, oltre alla contesa filosofica e scientifica, la polemica politica e culturale.
Sommario
Introduzione (P. Costa e F. Michelini). 1. La genesi del naturalismo moderno. Darwinismo e naturalismo (A. La Vergata). «Chaos sive natura»? Naturalismo e teolologia in Darwin e Spinoza (F. Michelini). La ripresa del «naturalismo» ottocentesco in alcune discussioni contemporanee (A. Orsucci). Il naturalismo scientifico contemporaneo: caratteri e problemi (M. De Caro). 2. Naturalismo ed etica. Naturalizziamo? Ma con saggezza (G. Boniolo). Natura e identità umana (P. Costa). Può l’etica fare a meno dell’ontologia? Osservazioni sul rapporto tra biologia evoluzionistica ed etica (A. Corradini). L’etica e l’atteggiamento naturalista (P. Donatelli). Il naturalismo evoluzionistico in etica: due dilemmi e due limiti (K. Bayertz). Contratto e comportamento (M. Ricciardi). 3. Naturalismo e filosofia della mente. Il naturalismo e la filosofia della mente contemporanea (J. Quitterer). Naturalismo e fenomenologia (M. Bianchin). Indeterminazione e correlazioni: un concetto antinaturalistico di libero arbitrio (C. Friebe). Naturalizzare la semantica? (C. Penco). 4. Archivio. Natura (J.S. Mill). Evoluzione e libertà (H. Jonas). Un argomento a favore della teoria dell’identità (D.K. Lewis). Indici.
Note sui curatori
Paolo Costa è dottore di ricerca in antropologia filosofica. Ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Parma e il Centro per le Scienze Religiose (ITC-isr) di Trento, dove si è occupato della relazione tra darwinismo ed etica. È autore, tra l’altro, di Verso un’ontologia dell’umano. Antropologia filosofica e filosofia politica in Charles Taylor, UNICOPLI, Milano 2001.
Francesca Michelini svolge attività di ricerca presso il Centro per le Scienze Religiose (ITC-isr) di Trento. Si è occupata, in particolare, dei temi della soggettività e del nichilismo nella filosofia classica tedesca e ha pubblicato Sostanza e assoluto. La funzione di Spinoza nella «Scienza della logica» di Hegel, EDB, Bologna 2004. I suoi attuali interessi riguardano il dibattito sulla teleologia a partire dalla teoria darwiniana dell’evoluzione.
A venticinque anni dalla sua fondazione (1975), nel 2000 l’ITC-isr «Centro per le Scienze Religiose» in Trento si è dotato di uno strumento che, anno dopo anno, ne rifletta le scelte tematiche e il profilo e nel quale far confluire gli studi e le ricerche di quanti gravitano attorno ad esso. Esce ora il sesto tomo, relativo al 2005. L’articolazione degli Annali prevede quattro sezioni entro cui ordinare i vari contributi:
i dialoghi, riguardanti le religioni e i saperi profani, il rapporto tra tecnica, scienze naturali e discorso religioso, il confronto antropologia-teologia, tematiche ecumeniche e rapporto tra le religioni, il dialogo interreligioso;
i nodi, in cui confluiscono interventi relativi a filosofia, teologia e pedagogia delle religioni, fondazione dell’etica e pensiero religioso, approfondimenti sistematici nelle tradizioni religiose, culti e liturgie, espressioni artistiche e contenuti delle religioni;
le fonti che hanno per oggetto le Sacre Scritture, le fonti letterarie e storiche, la vita delle comunità, la formazione delle dottrine e delle eresie, le istituzioni religiose;
le rubriche, ricche di informazioni sull’attività scientifica e convegnistica del Centro e sul Corso superiore di Scienze Religiose, aggiornamenti sulle pubblicazioni dell’Isr e sul suo patrimonio librario.
Sommario
I dialoghi. Lo statuto della Chiesa cattolica e dei suoi fedeli nel territorio dello stato russo X-XVIII sec. (E. Astafieva). Il modernismo cent’anni dopo: cultura religiosa e paradosso cristiano nel «Santo» di Antonio Fogazzaro (P. Marangon). Il contributo di Mircea Eliade alla scienza integrale delle religioni (S. Jellici Formilan). Il dossier egiziano nel «Prato Spirituale» di Giovanni Mosco. Alcune riflessioni (M. Giorda).
I nodi. Provincia di «Lombardia propinquior» e «Ordo Carthusiensis» nel XV secolo (L. Cuttin). «Der fremde Gott». Aspetti della ricezione del «Marcione» di Harnack e trasformazioni storiche della categoria di marcionismo (A. Ardovino). Dio, filosofia e storia. La collocazione sistematica della «Staatslehre» del 1813 di J.G. Fichte (S. Furlani). Religione filosofica e significato ultimo della storia nell’«Offenbarung» di Schelling (P. Moretti). Teodicea, ottimismo e figure del male nel pensiero fichtiano (R. Picardi). La dissoluzione della natura umana. Il potenziale critico delle biotecnologie fra emancipazione ed essenzialismo (M. Weiss). Seelensorge verträgt keine Teilung. Ignaz von Döllinger und die Frage des Zölibats (A. Berlis).
Le fonti. Nota esplicativa (A. Autiero). Volti di donna nel Quarto Vangelo (A. Rotondo). Testi, letture e discorsi fra sacro e modernità (S. Morra). Una donna perfetta? A proposito di Proverbi 31,10-31 (D. Scaiola). Thekla und die jüngeren Witwen der Pastoralbriefe. Ein Beispiel für die Situationsgebundenheit paulinischer Tradition (M. Betz). Ungerechte (biblische) Texte und gerechte Sprache. Überlegungen zur Hermeneutik des Übersetzens (D. Erbele-Küster). Dialogische Autorität. Feministisch-theologische Überlegungen zu kanonischen Schriftauslegung (I. Müllner). Amor de sí, amor de Dios, amor del prójimo. Una relectura femminista a partir de Mc 12,28-34 (M. Navarro Puerto). Interpretation und Auslegung. Bibelrezeption am beispiel der polnischen «Befreiungstheologie» (M. Walùs). «Sakrale Sprache» und «heilige Worte»: die Erzählung von Jephtas Tochter (Ri 11,29-40) ein «text of terror?» (M. Bauks).
Le rubriche. Religione e sfera pubblica: fine della secolarizzazione? A colloquio con Martha Nussbaum, Charles Taylor, Charles Larmore (P. Costa cur.). Friedenskonzepte aus Japan. 60Jahre nach Hiroshima/Nagasaki (H.K. Okano). Il dialogo ebraico-cristiano. Il cammino fatto, i problemi aperti (I. Gargano). Una via filosofica e al femminile per il dialogo tra islam e cristianesimo (S. Lazzeri).
Bollettino. Attività convegnistica. Borse di studio. Visiting Fellows. Progetti.
La condizione particolare delle scienze teologiche nel contesto culturale italiano risulta determinata dalla scelta di esclusione delle Facoltà teologiche dalle Università statali, a seguito dei provvedimenti legislativi di fine Ottocento. Partendo dalla diagnosi di questa presenza anomala delle scienze religiose nella realtà italiana, nonché della religione e della fede nella società attuale globalizzata, il volume cerca di fare spazio al dialogo interreligioso per ripensare la teologia, sino a considerare i nuovi temi secondo cui declinare la proposta teologica – il rapporto tra la Chiesa e il mondo nel Nuovo Testamento, i diritti umani, la città quale categoria teologica – e a valutare la collocazione della teologia e delle scienze religiose nelle istituzioni accademiche pubbliche.
I vari contributi proposti costituiscono gli atti del convegno Teologia nella città - teologia per la città. Sulla dimensione secolare delle scienze teologiche tenutosi a Trento il 26-28 maggio 2004.
Sommario
Introduzione (A. Autiero). Quali spazi per la religione nella società globale? (G. Campanini). Il sapere della fede nel villaggio globale (G. Lorizio). L’ebraismo e la sfida della secolarità (G. Bodendorfer). Islam e secolarità (M. Aydin). Alternative a Dio? Le religioni nella sfera pubblica globale (J. D’Arcy May). Chiesa e mondo nel Nuovo Testamento: Pastora (T. Tosatti). I diritti umani come luogo di secolarità della teologia (K.-W. Merks). La città come categoria teologica (H. Vorgrimler). La teologia come diaconia politica (L. Karrer). Tavola rotonda: teologia e scienze religiose nelle istituzioni accademiche pubbliche (A. Autiero, A. Zanotti, L. Prenna, E. Prinzivalli, K. Lüdicke).
Note sul curatore
Antonio Autiero insegna teologia morale alla Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Münster e dirige il Centro per le Scienze Religiose in Trento. Le sue ricerche spaziano dalle questioni di morale fondamentale ai problemi di bioetica e di etica ambientale. Si è occupato del pensiero rosminiano soprattutto sotto il profilo etico-teologico.
Quale segno del crescente bisogno di riflettere sulla dimensione etica della medicina si sono rapidamente diffusi, sia in Italia che all’estero, i comitati etici. Questioni significative di etica sanitaria emergono infatti oggi con prepotenza anche nella pratica quotidiana. Ma che cosa rappresentano tali comitati? Diverse sono le funzioni loro attribuite: valutare i protocolli di ricerca, analizzare casi clinici complessi, elaborare linee-guida su singole questioni, svolgere attività di formazione.
Lo studio prende avvio da una ricostruzione storica e da un’analisi dell’oggi circa la diffusione dei comitati, con l’intento di delinearne le possibili fisionomie e modalità di operare, di analizzarne i bisogni formativi e di riflettere su possibili percorsi di formazione entro gli stessi. La tesi sostenuta è che uno spazio di confronto e deliberazione, quale quello che viene a crearsi nei comitati etici, possa configurarsi come luogo significativo per condurre una riflessione comunitaria sulla medicina e sulle sue finalità odierne, dichiarate o implicite.
Sommario
Premessa (M. Schiavone). Introduzione. 1. I comitati di etica: origini e storia. 2. Un profilo dei comitati etici: ragioni, ruoli e finalità. 3. Gli aspetti etici della ricerca: tra norme, principî e applicazioni. 4. L’etica nella pratica clinica. 5. Comitati etici e sanità. Conclusioni. La provocazione dei comitati etici per una filosofia della medicina. Appendice. Bibliografia.
Note sull'autrice
Lucia Galvagni si è laureata in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano, perfezionandosi poi in bioetica. Si è occupata degli aspetti etici della nuova genetica, di consulenze etiche, di bioetica clinica e comitati etici. Dal 1998 svolge attività di ricerca in bioetica presso il Centro per le Scienze Religiose dell’Istituto Trentino di Cultura. Attualmente è impegnata nel progetto «Ecogenetic.com», dedicato allo studio dei vari aspetti riguardanti la questione della valutazione del rischio e del suo management nei geni esogeni delle piante. Con le EDB ha pubblicato, in questa stessa collana, Percorsi di etica clinica (2003).
Lo studio segue con attenzione, percorrendone il corpus delle opere, il modo in cui si sviluppa la posizione teologica di Hans Küng in merito al tema cruciale della teologia delle religioni, in un dialogo fitto con le posizioni teologiche altrui: da quelle più schiettamente esclusiviste di Karl Barth a quelle radicalmente pluraliste di Paul F. Knitter, dai primi anni Sessanta fino al Progetto per un’etica mondiale, ultimo cerchio concentrico nel quale le religioni si fanno strumento di pace in maniera nuova, critica e costruttiva, attraverso le deliberazioni del Parlamento delle religioni, delle Nazioni Unite e di altri organismi internazionali.
La tematica affrontata dal saggio rappresenta un aspetto di primo piano della teologia contemporanea, proprio per la sua attuale problematicità.
Sommario
Premessa. Introduzione (A. Melloni). 1. Il problema della salvezza dei non cristiani. 2. I cristiani nel mondo secolare e il dialogo con le religioni. 3. Il Progetto per un’etica mondiale. Conclusioni. Bibliografia. Indici.
Note sull'autore
Gianmaria Zamagni (Rimini, 1974) è dottore di ricerca in Studi religiosi. Ha svolto periodi di studio presso la Facoltà di teologia cattolica e la Fondazione per l’etica mondiale di Tubinga, e successivamente presso l’Institut d’Histoire de la Réformation di Ginevra. Dal 2005, è borsista post-doc presso la Fondazione per gli studi religiosi Giovanni XXIII di Bologna, dove continua a dedicare le proprie ricerche alle connessioni fra teologia e pensiero politico.
Il dialogo tra le religioni e le scienze della natura rappresenta oggi un compito di grande rilievo culturale e sociale. In un contesto contemporaneo che, da un lato, vede il fenomeno religioso spostarsi sul versante dell’irrazionalità e, dall’altro, conosce preoccupanti derive fondamentalistiche all’interno delle grandi religioni, il volume – frutto di un convegno teologico dallo stesso titolo – richiama un orizzonte culturale in cui le religioni diventano luogo di autentica ricerca intellettuale e in cui le scienze, partendo dagli ambiti di ricerca loro propri, vanno oltre se stesse e si pongono domande sul senso del tutto. È un orizzonte in cui si apre uno spazio di incontro tra religioni e scienze e che raccoglie il convergente apporto che sia le prime sia le seconde possono rendere alla costruzione del sapere umano.
Nella prospettiva di un rapporto dialogico i contributi raccolti nel volume focalizzano l’interesse sulla questione della “origine” del cosmo e della vita in esso, in particolare sull’origine dell’uomo e sul suo rapporto con gli altri esseri viventi. Le teologie intervenute rappresentano le tre grandi tradizioni religiose – ebraica, cristiana e islamica – che, dal punto di vista storico, sono state particolarmente legate agli sviluppi della cultura occidentale in cui è nata la scienza moderna.
Sommario
Premessa (A. Autiero). Introduzione (V. Maraldi). Teologia della creazione e scienze naturali (W. Pannenberg). La creazione nel pensiero cristiano. Il Dio trinitario, origine e compimento del creato (V. Maraldi). Il rapporto scienza-fede secondo il modello di Pierre Teilhard de Chardin (L. Galleni). La creazione dal punto di vista biblico-ebraico tra alterità e responsabilità (C. Di Sante). La creazione nell’Islam. Il Libro sacro, i teologi, i filosofi, gli estremisti (C. Baffioni).
Note sul curatore
Valentino Maraldi (Cesena 1963) ha studiato teologia a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana e a Francoforte presso la Scuola superiore di teologia e filosofia Sankt Georgen. Insegna teologia presso il Centro per le Scienze Religiose in Trento e presso l’Istituto di Scienze Religiose di Bolzano. Sui rapporti tra teologia e scienza ha pubblicato Lo Spirito Creatore, Milano 2002.
In un’intervista rilasciata verso la fine della sua vita, Carlo Bo annoverava esplicitamente Clemente Rebora tra le tre o quattro figure letterarie del XX secolo che egli auspicava potessero essere traghettate nel III millennio. Maestro di un sapere che intreccia ardore poetico e passione religiosa, Rebora merita certamente di essere reso meglio accessibile al pubblico degli studiosi anche attraverso un’accurata edizione del suo epistolario.
Il volume, primo di una trilogia, è frutto di una ricerca avviata dall’ITC-isr Centro per le scienze religiose di Trento nel 1995, nell’ambito del «Progetto Rosmini», tesa a creare un’edizione di grande rigore critico e completezza esaustiva dell’epistolario di Rebora. Accoglie le lettere degli anni 1893-1928.
La vita di Clemente Rebora è segnata dal talento poetico e dall’appassionata ricerca di identità: la sua produzione epistolare intreccia il disegno della vita quotidiana, come anche l’architettura progettuale delle scelte determinanti, rivela lo spessore del suo essere e il travaglio del suo divenire, in un efficace alternarsi di toni e di colori.
Profondo inoltre è il legame Rosmini-Rebora: illuminare l’universo rosminiano anche nella originale angolazione di un discepolo del Roveretano aggiunge un tassello di grande significato.
Sommario
Prefazione (A. Autiero). Epistolario 1893-1928.
Note sul curatore
Carmelo Giovannini, padre rosminiano, ha frequentato da giovane chierico Clemente Rebora nelle comunità rosminiane di Rovereto e di Stresa. Dopo il conseguimento della laurea in lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano con una tesi su “L’ultimo Rebora”, ha proseguito la ricerca di lettere, testimonianze e manoscritti inediti del poeta lombardo, curando numerose pubblicazioni.