Un intreccio "fatale" quello tra Moda e Morte, di cui l'autrice ci sprona a cercare le radici e le influenze nella nostra vita contemporanea. Fino a un passato non troppo lontano i soggetti macabri - nell'arte, nel discorso religioso e nella realtà quotidiana - erano esperienza comune, dando profondità e sostanza alla vita di ogni giorno con il loro memento mori. Dalle Danze macabre medievali alle moderne raffigurazioni horror nei film, nei comics, negli anime e nella moda, l'autrice ricostruisce l'evolvere della concezione della morte nel suo legame profondo con il corpo, in tensione dinamica tra sostanza e apparenza. In questo processo anche il look ha giocato un ruolo fondamentale, seguendo una riflessione presente già nella Bibbia e nei Padri della Chiesa, dove l'abito è simbolo di ambiguità e illusione, ma anche specchio verace della nostra natura mortale.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam hanno in comune il patriarca Abramo, ritenuto il loro comune fondatore: la sua incondizionata obbedienza a Dio è celebrata come valore decisivo di quelli che sono giustamente chiamati «i tre monoteismi abramitici». Questa obbedienza quasi sovrumana del patriarca ebbe il suo apice quando Abramo dimostrò di essere pronto a sacrificare il proprio figlio e offrirlo in olocausto, poiché Dio, come riporta il capitolo 22 del libro della Genesi, gli aveva chiesto di farlo. Il Corano narra il medesimo episodio nella sura 37, in cui è il padre a raccontare al figlio la richiesta di Dio di sacrificarlo. Tutti e tre i monoteismi concordano sul fatto che un angelo fermò in extremis l’atto letale di Abramo, che aveva dimostrato un’assoluta obbedienza al comando divino.
Ognuna delle tre religioni ha celebrato questo momento fondante della fede in Dio, assegnando a questo episodio della vita di Abramo un posto speciale nella pratica religiosa e spirituale e un’ampia eco nell’arte. È questo patrimonio artistico comune che è presentato e analizzato in questo libro per la prima volta nella storia degli studi su questo episodio.
Biografia dell'autore
François Bœspflug, teologo, storico dell’arte e storico delle religioni, è professore emerito dell’Università di Strasburgo. È stato editore letterario per le Éditions du Cerf, titolare della Chaire du Louvre nel 2010 e della Cattedra Benedetto XVI a Ratisbona nel 2013.
Le sue numerose pubblicazioni si focalizzano sulla storia delle religioni e la rappresentazione del divino. Tra le più recenti, Le immagini di Dio. Una storia dell’Eterno nell’arte (2012) per Einaudi; Il pensiero delle immagini (2013) per Qiqajon; Gesù tra i Dottori nell’arte (2023) e Gesù e i discepoli di Emmaus nell’arte (2024) per Pazzini Editore.
Sulla vita di Cristo, con Emanuela Fogliadini: La Natività di Cristo nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2016), La Fuga in Egitto nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2017), La Risurrezione di Cristo nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2019), L’Annunciazione nell’arte d’Oriente e d’Occidente (2020), Il Natale nell’arte (2020), Il Battesimo di Cristo nell’arte (2021) per Jaca Book.
Oggi non siamo molto abituati a pregare con le immagini sacre, che non potranno mai essere strumentali a una semplice catechesi, in quanto la loro visione è innanzitutto partecipazione al mistero, che deve parlare a me, ora, in questo momento della vita. Vedere è sperimentare un momento di grazia, che ci apre all’annuncio, al desiderio di riconoscere il senso più profondo della propria vita.
Con questi intenti, sono proposte sedici “contemplazioni” di opere d’arte, scelte sul tema della vocazione biblica, attingendo all’Antico e al Nuovo Testamento. In questo senso, le contemplazioni sono un invito a percorrere un cammino spirituale, perché sappiamo discernere la nostra vocazione personale, riconoscendo la presenza di Dio nella nostra storia. Al testo biblico, è dunque affiancata un’interpretazione orante dell’immagine. Si tratta soprattutto di spunti, di suggestioni. Infine, alcune riflessioni e domande invitano a interrogarsi personalmente sul proprio cammino di vita e a cercare di mettere a fuoco i punti nodali della nostra esistenza. In breve, si tratta di un piccolo libro che vuole aiutare ad approfondire la propria fede, perché sappiamo operare scelte concrete e sensate.
Attraverso la contemplazione di alcuni capolavori del presente e del passato, un invito a percorrere un itinerario di fede, per riconoscere i nostri desideri più profondi, affinché diventino scelte concrete di vita. Un libro per vivere un’esperienza di Dio.
Pablo Picasso (1881-1973) ha attraversato tutte le rivoluzioni del Novecento, esprimendole in migliaia di opere: le ricerche di nuovi linguaggi artistici, la psicanalisi, il femminismo, le guerre mondiali, i totalitarismi, la rivoluzione sessuale, la crisi dell’autorità, le metamorfosi dell’esperienza religiosa.
Quale incontro con Dio nell’arte di Picasso? Questo libro risponde a tale audace domanda attraverso due contributi: il primo si sofferma sul rapporto tra teologia e cubismo, in un dialogo serrato e profondo fra questi insoliti interlocutori; il secondo esplora la Crocifissione (1930) di Picasso, con uno sguardo ispirato a Romano Guardini che fa emergere l’estetica della religione propria dell’artista.
Personaggio controverso e geniale, guardato con sospetto e criticato dai cattolici, Picasso può offrire molte provocazioni per un ripensamento del rapporto tra cristianesimo ed estetica contemporanea e per imparare, sulla scorta della riflessione di Guardini, ad avere “occhi nuovi” sul mondo.
Quarta di copertina
La Crocifissione di Picasso, dipinta nel 1930 e considerata una dei capolavori dell’artista spagnolo, resta a quasi cent’anni dalla sua realizzazione segno e luogo di quella invocata redenzione che attraversa ogni esistenza e interpella ciascuno di noi. I due saggi che compongono questo volume ci aiutano a rileggerla con occhi nuovi.
Biografia degli autori
Yvonne Dohna Schlobitten è professoressa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e membro del Comitato di direzione dell’inserto «Donne Chiesa Mondo» dell’«Osservatore Romano». Tra le sue pubblicazioni, La Trasfigurazione di Raffaello. La Maddalena e la guarigione dello sguardo (2020) e Verso nuovi occhi. L’arte dello sguardo sul tutto (2023). Ha curato i volumi La lotta di Giacobbe, paradigma della creazione artistica (2020) e Pope Art (2022).
Luigi Missaglia, presbitero della diocesi di Padova e dottorando in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, è scomparso nel 2006, a 39 anni, per un arresto cardiaco. È autore del saggio su cubismo e teologia pubblicato in questo volume.
Giulio Osto, presbitero della diocesi di Padova, è docente presso la Facoltà teologica del Triveneto, l’Istituto superiore di scienze religiose e l’Istituto di liturgia pastorale S. Giustina di Padova. Tra le sue pubblicazioni, Un pentagramma teologico (2010), Diversamente credenti (2012), Gocce di benedizione (2015), Il labirinto della vita (2016), Come olio profumato (2018), La testimonianza del dialogo (2019), Camminare. Un kit teologico (2020), R. Guardini. Silenzio e verità (2022), Pietro Rossano (2023).
Parlare di morte ha senso ai nostri giorni?
Che cosa suscita pensare ad essa?
Tra cronaca e fiction ci appare sempre lontana, riguarda sempre altri, fino a trovarci assuefatti ad essa.
Le cose cambiano quando la morte entra prepotentemente nel nostro orizzonte e sconvolge la nostra vita.
Lo sguardo cristiano sulla morte allarga la prospettiva e ci proietta oltre, ci lascia intuire un “dopo” carico di speranza, mentre l’arte cristiana ci offre meravigliosi scorci, forti provocazioni, stimolanti riflessioni su questi temi.
Queste pagine, attraverso il confronto con opere d’arte di forte impatto, cercano di riportare l’attenzione su temi un po’ dimenticati, come morte, resurrezione, misericordia, giudizio, che sono al centro della fede cristiana, forza scaturita proprio dalla morte e resurrezione di Gesù, per ritrovare speranza per il nostro oggi.
Quarta di copertina
Il trionfo della morte di Clusone e la Danza macabra di Pinzolo con sottile ironia e con un certo coraggio offrono un richiamo a «ben vivere», per poter anche «ben morire». Perché la risurrezione è la destinazione finale del nostro pellegrinare.
Biografia dell'autore
Sergio Dell’Orto, nato a Carate Brianza (MB), dopo aver svolto il suo ministero in parrocchie di Monza e della Brianza, attualmente è parroco di San Bernardo, alla Comasina a Milano.
Edward Hopper (1882-1967) è uno dei pittori statunitensi più celebri del XX secolo. Fu il principale esponente del Realismo americano e si distinse per le sue scene di vita quotidiana dell'America rurale e urbana, avvolte in un'atmosfera sfuggente, evocativa e nostalgica. Andrea Dall'Asta rilegge alcune opere chiave della produzione di Hopper superando le consuete interpretazioni psicologiche o sociologiche e valorizzando la dimensione "metafisica" dei suoi dipinti, che appaiono sempre sospesi nell'attesa di qualcosa (o di qualcuno?). Il fitto reticolo di riferimenti artistici, filosofici e teologici della trattazione è supportato da un ricco apparato iconografico con splendide riproduzioni a colori di dipinti di Hopper e di grandi maestri dell'arte, da Caravaggio a Andy Warhol.
La chiesa di San Salvatore in Chora a Istanbul è considerata l'esempio migliore di architettura bizantina della città e conserva mosaici e affreschi di inestimabile valore. Nelle cupole, nelle volte, sulle pareti e nei pennacchi, sfilano molteplici racconti ispirati ai Vangeli apocrifi, canonici e alla Bibbia dei Settanta per proclamare, in immagini, il racconto salvifico cristiano. In questo volume, i programmi iconografici sono i protagonisti - onorati da splendide riproduzioni fotografiche e da numerosi dettagli - di un intreccio appassionante tra arte, liturgia, storia e teologia. I commenti permettono di approfondire la ricchezza racchiusa nelle immagini, per poter assaporare pienamente l'unicità dell'ultimo capolavoro di Bisanzio.
La raffigurazione di Cristo crocifisso è stata per la teologia e l'arte il luogo per eccellenza in cui cercare di rivelare il «vero» volto di Dio. In una costante dialettica tra gloria e kenosi. Nei primi secoli si preferisce mostrare il Cristo glorioso, trionfante sulla morte come un capo vittorioso. Dall'epoca medioevale si mette in scena il dramma di Gesù sofferente, deforme, colto nell'ultimo spasimo, il cui volto sfigurato rivela le lacerazioni di un'umanità in attesa di una redenzione. E oggi, come si può interpretare e rappresentare l'evento della Croce? L'autore ricostruisce questi complessi passaggi in una serie di "percorsi" tra arte, cinema, filosofia e teologia che si distendono sull'arco di due millenni, fino a mostrare le modalità inedite e sorprendenti con cui il linguaggio artistico contemporaneo esprime il messaggio provocatorio della Croce, svelamento dello splendore del Volto di Dio e dell'uomo. In questa nuova edizione del libro è sviluppato un tema che attraversa la storia dell'Occidente: la ferita. In un percorso che procede dallo squarcio del velo del tempio di Gerusalemme fino alle esperienze di arte contemporanea con Lucio Fontana e Marina Abramovi?, l'autore si sofferma sulle ferite di Cristo sulla croce e sulle stigmate di san Francesco d'Assisi, punto di riferimento per la comprensione della spiritualità dell'Occidente cristiano.
L'Annunciazione può essere testimonianza di incontro tra mondo cristiano e musulmano. L'arte può unire religioni e popoli. Una grande opera, in formato e in ricchezza di immagini. Il libro vuole testimoniare il profondo rapporto di devozione e affetto che lega i credenti all'Annunciazione; evento di salvezza e fonte di gioia, esso accomuna cristiani e musulmani nella devozione per la Vergine Maria. Ne sono testimonianza i testi cristiani e musulmani riportati nel volume e soprattutto la grande quantità di immagini, corredate da didascalie esplicative, di secoli e stili diversi, e di svariata provenienza: europee, asiatiche, africane, americane, cristiane e musulmane.
Una rilettura innovativa del capolavoro di Raffaello a 500 anni dalla sua morte, in un libro riccamente illustrato. Per gli appassionati di arte in generale; per chi vuole approfondire - attraverso l'arte - alcuni degli elementi chiave della fede cristiana. Ben leggibile e divulgativo. "La più bella, la più celebrata, la più divina": così Giorgio Vasari già a metà del Cinquecento definiva la "Trasfigurazione" di Raffaello, il vertice della produzione dell'artista scomparso nel 1520, a soli 37 anni. Su di essa negli ultimi cinque secoli si sono versati i proverbiali fiumi di inchiostro, per decifrarne la complessità compositiva e tematica. Il saggio di Dohna Schlobitten rilegge il capolavoro di Raffaello in modo innovativo, concentrandosi sul ruolo unico e decisivo nella sfera della fede e della spiritualità che l'artista attribuisce alla donna, simboleggiata nella figura che campeggia al centro del dipinto e che l'autrice identifica con la Maddalena.
Il nome di Michelangelo è sinonimo di genio e di artista per eccellenza. Pochi lo conoscono come poeta. Raramente si fa riferimento alla sua fede. Eppure la fede fu il caso serio della sua esistenza, e l’intera opera del maestro può essere letta come una poderosa testimonianza cristiana. La Pietà Rondanini, a cui Michelangelo ottantanovenne stava ancora lavorando quando morì, è una meditatio mortis, un testamentum vitae, una professio fidei nella Risurrezione scolpito nella pietra. Lungi dal presentarsi come opera incompiuta, si lascia intendere come estrema parola della sua speranza pasquale. Attraverso queste pagine, talvolta incisive come i colpi di scalpello, l’autore ci propone una lettura teologica dell’ultima opera michelangiolesca, che diventa scultorea interpretazione del mistero pasquale.
Per interpretare un capolavoro come la Vergine delle Rocce, opera del genio rivoluzionario di Leonardo da Vinci (1452-1519), occorre essere molto discreti e prudenti. La Vergine delle Rocce è da sempre considerato un dipinto tanto affascinante quanto di difficile lettura, in cui il soggetto tematico si presenta in modo sfuggente. Di che cosa parla realmente? Che cosa sta comunicando? Qual è il suo segreto? Andrea Dall'Asta, teologo, critico e storico dell'arte, ne propone un'interpretazione innovativa, a partire da un dettaglio apparentemente sfuggito a decine di commentatori: che cosa indica davvero la mano dell'angelo? Scopriremo, al termine di una lettura originale e accurata dell'opera, che quel dito puntato ci indica il luogo oscuro e misterioso che ha accolto il Figlio di Dio, al cuore del segreto del mondo.Una rilettura originale e innovativa di uno dei dipinti più enigmatici di Leonardo, a partire da un dettaglio decisivo: che cosa indica davvero la mano dell'angelo?
«Artista, scienziato, architetto, filosofo, eretico, dedito all'esoterismo, massone. Ogni epoca ha sottolineato (spesso falsandolo) un volto del poliedrico genio di Vinci. Parlare di Leonardo teologo è corretto o è una forzatura? L'autore di questo saggio, attingendo con rigore agli scritti e alle opere di Leonardo (lasciando invece cadere ogni leggenda o interpretazione arbitraria), mostra come «negli scritti di Leonardo troviamo frequenti riflessioni sul rapporto che intercorre tra l'arte della pittura e Dio. Inoltre la maggior parte delle opere che di lui possediamo è di tema indubitabilmente sacro: creazione, incarnazione, redenzione. Leonardo è teologo per la sua capacità di rappresentare la totalità. Tutta la sua produzione pittorica è un grande inno al Creatore.» (dalla prefazione).
Riflettere sui vizi capitali è come fare un viaggio dentro il mistero dell'uomo, un'esplorazione nell'«abisso del cuore» di cui parla il Salmo, dove bene e male si confrontano. E quale guida migliore dell'arte? Questo libro riccamente illustrato racconta come artisti di varie epoche abbiano interpretato i sette vizi capitali. Attraverso gli occhi dell'arte e soprattutto dell'arte di ispirazione cristiana - che ha prospettato per immagini i grandi temi della vita dell'uomo con il costante riferimento alle Sacre Scritture - ogni vizio capitale viene indagato grazie alle opere di grandi maestri come Giotto, Dürer, Correggio e di autori poco noti al grande pubblico, ma non per questo meno interessanti e stimolanti.
Una riflessione approfondita sulla vita come 'vocazione' attraverso alcune opere d'arte. I capitoli hanno uno sviluppo simmetrico: un testo biblico accostato a un'opera d'arte, poi il commento artistico/teologico e alcune provocazioni per la riflessione.
Chi ammira oggi i dipinti di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) scopre una pittura impastata di colore e di sangue, ma anche di lacrime e di risate, di cielo e di terra. Ne intuisce
il disagio esistenziale insieme alla gioia di vivere. Ne coglie l’esuberante carnalità accanto alla spiritualità più elevata. L’abisso del peccato sovrastato dal vertice della redenzione. La luce e le tenebre, appunto. Come accade in questo suo celebre capolavoro, la Vocazione di Matteo, dove il pittore lombardo resta fedele allo spirito del racconto evangelico, restituendo soprattutto il pathos intensissimo di quel momento, ma allo stesso tempo rielabora quell’episodio in modo personale e originale, dandocene un’interpretazione unica. Da quell’artista eccezionale che è. Perché la “chiamata” che qui viene rappresentata non è soltanto quella dell’apostolo, ma è rivolta a tutti gli uomini: in ogni parte del mondo, in ogni epoca.
Dice drago, l'uomo del Medioevo, e dice orrore: simbolo di malvagità, creatura delle tenebre, bestia immonda contro cui non ce scampo né salvezza, se non invocando la protezione celeste. L'arcangelo Michele, a capo delle schiere celesti, combatte contro «il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana» nel celebre racconto dell'Apocalisse. Una lotta rinnovata, sulla terra, da san Giorgio, modello per tutti i cavalieri cristiani. Ma anche da un religioso come papa Silvestro, o da eroine come Marta di Betania e Margherita d'Antiochia... Storie e leggende che fanno parte dell'immaginario medievale. Insieme a quelle che parlano del grifone, della chimera, del basilisco, attingendo alle Sacre Scritture e rielaborando i miti antichi. Un mondo fantastico, illustrato nei codici miniati, scolpito nei chiostri monastici, dipinto a vivaci colori sulle pareti delle chiese.
La luce fa emergere un'esperienza originaria dell'uomo, individuando gli oggetti, creando tra loro relazioni, dando loro volume e profondità, facendo vivere forme e colori. Tuttavia, in una costante dialettica tra vita e morte, gloria e dramma, da sempre la luce è un potente simbolo della presenza del divino che illumina la storia umana. Dall'età paleocristiana a quella gotica, dal Rinascimento al Barocco, con un'attenzione particolare ad artisti come Piero della Francesca, Tiziano, Caravaggio o Vermeer..., in un'interdisciplinarietà tra arte e architettura, teologia e filosofia, l'autore delinea un'inedita e originale "storia" della luce, centrale per comprendere la nostra contemporanea visione del mondo occidentale. In un progressivo passaggio nei secoli da una luce teologica a una luce fisica che sarà poi indagata dagli Impressionisti, questo suggestivo racconto diventa riconoscimento della bellezza del mondo e di Dio, interrogazione sul senso più profondo del mistero della vita.
La cintura non è solo uno dei più semplici e pratici capi di abbigliamento, ma è anche un simbolo antico, a partire dalle cinture che compaiono nei primi capitoli del libro della Genesi. Gli autori ripercorrono in questo saggio, tra storia dell'arte, esegesi biblica e antropologia culturale, la lunga storia della cintura come simbolo di seduzione, sacrificio e potere al femminile, che culmina nella devozione alla "Madonna della Cintola", diffusa soprattutto in area toscana.
Il libro è un estratto di "Caravaggio. La luce e le tenebre". Il bagliore e la tenebra, l’ombra e la luce. Il nostro occhio, sorpreso, meravigliato, al primo impatto non sa dove posarsi, in questa Vocazione di san Matteo del Caravaggio. Scivola sulle giubbe ricamate, sfiora una piuma in cima a un cappello, s’impiglia nelle pieghe di una veste. Evita, per ora, come per un istintivo pudore, l’intensità degli sguardi, il gesticolare nervoso delle mani. E dopo un attimo di esitazione, si sofferma infine sulle monete sparse sul tavolo, lucenti d’argento. Come dice quel detto? «Il denaro è lo sterco del diavolo». Già. Ma dal letame possono nascere fiori…
Il Cenacolo di Leonardo da Vinci è uno dei vertici della pittura di tutti i tempi. Il maestro del Rinascimento italiano lo dipinse negli ultimi anni del Quattrocento, nel refettorio del convento domenicano di Santa Maria delle Grazie a Milano. E fu una vera rivoluzione. Nonostante il rapido e irreversibile degrado, infatti, nulla è riuscito a distruggere il fascino di quest’opera unica e straordinaria: Rubens, quasi a nome di tutti gli artisti “moderni”, sentenziò che essa aveva raggiunto «un tale grado di perfezione» che gli sembrava impossibile parlarne in termini adeguati, «e tantomeno imitarla». Ma questa Ultima cena è innanzitutto una vibrante icona spirituale, scaturita dalla sensibilità di un talento profondamente religioso, che mettendo in scena il drammatico istante dell’annuncio del tradimento, porta lo spettatore al cuore del mistero eucaristico, e quindi della fede cristiana.
I capolavori di Hieronymus Bosch sono illustrati e commentati in ogni dettaglio, alla scoperta di una complessa simbologia, spesso enigmatica, che racconta per immagini la vita dell'uomo, le sue tragedie, le sue speranze, il suo destino ultimo. Scopriamo così come per la prima volta il fascino straordinario e modernissimo di dipinti in cui la Bibbia si incarna nel quotidiano, fra tradizioni popolari, mistica medievale, cultura umanistica, inquietudini di un mondo che cambia radicalmente. Perché Bosch è contemporaneo di Leonardo e Raffaello, di Michelangelo e Dürer, ma anche di Cristoforo Colombo e Machiavelli, di Copernico e Lutero, di Erasmo e Savonarola.
"La misericordia è rimasta a lungo nel ripostiglio polveroso della dottrina cattolica. Eppure è un concetto fondamentale del Vangelo. La particolarità di questo libro, ideato e scritto da Giovanni Santambrogio, è quella di arricchire le parabole e i testi evangelici sulla misericordia con alcuni dipinti celebri che ne sono, se vogliamo, la migliore delle illustrazioni." (Ferruccio de Bortoli)
Un libro riccamente illustrato, una splendida strenna natalizia dal contenuto originale e sorprendente. Un libro per chi ama l'arte ma anche per chi vuole riflettere in modo originale sui valori spirituali della festa del Natale.
L’Ultima cena che Gesù consuma insieme ai discepoli alla vigilia della sua passione è uno dei momenti più intensi e drammatici nel racconto dei Vangeli. Ma è anche il fulcro del Mistero cristiano, il momento cioè in cui quel Dio che si è fatto uomo per amore offre il suo stesso corpo e il suo stesso sangue come cibo e bevanda di salvezza, in un memoriale ancor oggi celebrato da milioni e milioni di fedeli in tutto mondo. Per questo l’arte cristiana, nei secoli, ha riprodotto innumerevoli volte questo mistico banchetto di duemila anni fa, sottolineandone ora il significato sacrificale, ora la rivelazione del tradimento di Giuda, ora il momento dell’istituzione dell’eucaristia. Ma spesso riunendo tutti questi aspetti in un’unica immagine di forte impatto visivo e di profonda valenza simbolica. In queste pagine vengono presentate alcune straordinarie opere che hanno per tema proprio l’Ultima cena, dai lucenti mosaici di Ravenna del VI secolo agli espressivi rilievi della scultura romanica, dai mirabili affreschi di Giotto alla raffinata pittura di Beato Angelico, dalle sorprendenti tavole dei maestri fiamminghi alle incantevoli composizioni rinascimentali del Ghirlandaio e del Perugino. Fino a quel capolavoro assoluto che è il Cenacolo di Leonardo da Vinci, vertice insuperato e insuperabile dell’arte di tutti i tempi.
«Ave, rosa sine spina»: così un inno dell’XI secolo saluta la Madre di Dio. Poesia, mistica e arte da secoli associano Maria ai fiori, in un intreccio straordinario di simboli che questo saggio aiuta a conoscere in tutta la loro ricchezza.
Un libro d'arte minor sulla simbologia dei fiori legati alla figura della Madonna
Il significato mistico e teologico dei fiori, utile anche a chi si occupa di decorazioni floreali
Un vero erbario illustrato
Un'idea originale per accompagnare il mese di maggio
In che modo l’evento della Croce si presenta oggi a noi, dopo secoli di interpretazioni? Quale volto di Dio si rivela nel Crocifisso? Otto avvincenti percorsi tra arte, cinema, filosofia e teologia accompagnano il lettore alla rivelazione della paradossale bellezza di Dio.
I Vangeli dell'Infanzia commentati da grandi opere d'arte. Con commento biblico-teologico.
«Questo libro di Giovanni Santambrogio infrange la ripetizione di una festa, che ogni anno ricorre, con la dimensione estatica dello stupore. Uno stupore che ci sorprende nel gioco vertiginoso delle parole e delle immagini, dove la riflessione teologica viene accompagnata dalla bellezza dell’arte, che non sta alle scansioni del discorso, perché la bellezza, come scrive Thomas Mann, a differenza della teoria, “trafigge”».
Umberto Galimberti
Un classico sulla spiritualità dell'iconografia orientale. Un commento ispirato alla 'Trinità' di Rublev.
Leoni, cervi, serpenti, draghi, sirene... Sulle facciate delle nostre cattedrali, come nei chiostri dei monasteri o sulle pagine di antichi codici, è tutto un brulicare di creature animali, reali o fantastiche, mansuete o feroci. Un "bestiario" sorprendente e affascinante, ma che oggi non riusciamo più a "leggere" e a interpretare con immediatezza. Questo libro racconta, in modo chiaro ma affascinante - anche attraverso un ricco e originale apparato di immagini - il significato simbolico delle numerose e diverse rappresentazioni "zoologiche" che affollano gli edifici sacri e le pagine miniate dell'età medievale. Riscoprendo un linguaggio complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e ai Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari, che si serve dei simboli e dei segni della natura per parlare delle cose celesti. Perché, come scriveva Alano di Lilla nel XII secolo, "ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte".
"Stabat Mater dolorosa...". la tradizione evangelica ha associato al dramma del Golgota la figura di Maria. La tradizione artistica ha poi creato il soggetto della Pietà, cioè la raffigurazione dell'ultimo abbraccio tra Cristo deposto dalla Croce e la Madre. Artisti come Cosmè Tura, Giovanni Bellini e Tiziano ne hanno dato mirabili interpretazioni e Van Gogh l'ha riproposta in una chiave sorprendente e commovente. Ma se si parla di Pietà, il nome che istintivamente le associamo è quello di Michelangelo, grazie a due famosissime opere che sembrano racchiudere il suo percorso umano e artistico: la Pietà Vaticana, realizzata non ancora venticinquenne, e l'incompiuta Pietà Rondanini, cui Michelangelo lavorava ancora a 89 anni, pochi giorni prima di morire. In questo saggio, impreziosito da grandi riproduzioni a colori, l'autrice offre chiavi di lettura per comprendere, con il linguaggio dell'arte, il mistero pasquale.
"E Giuseppe? Giuseppe, non lo dipingerei. Non mostrerei che un'ombra in fondo al pagliaio e due occhi brillanti. Poiché non so cosa dire di Giuseppe e Giuseppe non sa che dire di se stesso" (Jean-Paul Sartre). Eppure la storia dell'arte è ricca di raffigurazioni di san Giuseppe, personaggio fisso dei dipinti che propongono gli episodi dei Vangeli dell'Infanzia, canonici e apocrifi. Il Santo però è posto quasi sempre di lato: Giuseppe è figura "marginale", in una posa che è quasi una trascrizione per immagini dei suoi famosi silenzi (le fonti evangeliche non riportano nessuna sua parola). Proprio il tema del "silenzio", che non è muta assenza di parole, ma stupore di fronte al manifestarsi inaspettato di un Dio che si fa uomo, è il filo conduttore di questo libro, quasi una "vita di san Giuseppe" scandita in sette parti, che commentano alcune opere celeberrime (come i due dipinti di Georges de La Tour o le scene "cinematografiche" di Giotto nella Cappella degli Scrovegni), ma anche meno note o addirittura sorprendenti, come il Compianto su Cristo morto di Lorenzo Lotto, in cui Giuseppe è presente sul Calvario, contrariamente alla tradizione devozionale e iconografica che racconta il suo trapasso confortato da Maria e da un giovanissimo Gesù.
Un volume, dove la Parola di Dio e l'Arte si intrecciano in modo armonioso.
L'Autore, come teologo e grande esperto di Pittura, commenta i quadri di Marc Chagal esposti nella sala Cantico dei Cantici al Musée du Message Biblique di Chagall a Nizza.
«Non è ardito che l'uomo si misuri con la parola biblica in un dialogo di crescente intensità ed intimità, è semplicemente giusto. Chagall, che trova le sue origini nel popolo della Bibbia, ben lo sapeva e ha accettato la scommessa, ha accolto lo stupefacente invito della Parola biblica a dire la propria parola di pittore, componendo così l'insolito dialogo tra una parola scritta e una parola dipinta, l'inusuale sinfonia tra il mondo di un amore che si riflette in un testo e il mondo di un amore che risuona nei colori» (dall'Introduzione).
Un primo viaggio dal misterioso Oriente a Betlemme. Un viaggio di ritorno in patria, "per un'altra via". E un terzo viaggio, quello delle reliquie dei Santi Tre Re, da Costantinopoli a Milano e, infine, a Colonia. Le splendide riproduzioni a colori di questo libro ci portano sulle tracce dei Magi, e dei loro viaggi, nell'arte europea.
Pregare il rosario con le icone è metterci in silenzio davanti al mistero che vogliamo celebrare e che l'icona rende a noi visibile, lasciarci guardare, lasciarci cambiare il cuore, farci accompagnare dalla sua presenza nel cammino della vita. Preghiamo il rosario con le icone in compagnia di Maria, lasciandoci trasformare dal mistero che celebriamo per riprendere il cammino con rinnovata gioia e con vera pace.
Quella di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, nato a Milano nel 1571, morto neppure quarantenne su una spiaggia della Maremma nel 1610, è una pittura impastata di colore e di sangue, di cielo e di terra. Se ne intuisce il disagio esistenziale insieme alla gioia di vivere. La disperazione alternata alla speranza. L’esuberante sensualità accanto alla spiritualità più elevata. La luce e le tenebre, appunto. Questo libro propone un viaggio in undici tappe, attraverso altrettanti capolavori a soggetto sacro, per cercare di capire perché Caravaggio ha dipinto quel che ha dipinto proprio in quel modo, fra successi e rifiuti. Ma soprattutto per scoprire la figura e l’opera di un maestro straordinario, che più di ogni altro artista del passato riesce a parlarci con forza dei grandi temi della vita. Cercando nel quotidiano l’eterno.
C’è una bellezza nel Crocifisso? Come si può conciliare il segno scandaloso di un orribile supplizio con la figura salvifica del Cristo? E ancora, come si deve guardare lo «spettacolo della Croce»? Queste sono le domande di fondo che ci accompagnano attraverso la lettura e la comprensione di sedici opere, che rappresentano la Crocifissione e che coprono un arco di tempo lunghissimo che va dall’VIII al XX secolo. Si potrà notare come nella raffigurazione dei Crocifissi gli artisti riflettano l’evolversi della teologia della Croce lungo i secoli. Contemplare la Croce significa sentire la forza della grazia e cercare la «bellezza del Crocifisso»; significa fare esperienza dell’oscillazione fra un segno storico scandaloso, eccessivo, drammatico e un simbolo salvifico efficace, ricco di significati e speranza.
«Leggendo le meditazioni qui raccolte – e che il cardinal Martini ha rivolto in varie occasioni ai suoi preti – mi ha particolarmente colpito la freschezza dei testi: sembrano scritti oggi. Il cardinale è il Pastore che vuol farsi sentire vicino a coloro che vivono i momenti della fatica e della stanchezza; è il Maestro che, attingendo alle Scritture, spezza il pane della Parola che illumina e conforta; è la Guida che studia mappe e indica percorsi; è il Profeta che con parresia denuncia storture e annuncia coraggiosi orizzonti. Credo che questo volume sia un vero scrigno in cui sono raccolte perle preziose che faranno bene al cuore e alla mente di tanti» (dalla prefazione).
Le immagini che illustrano il libro sono meditazioni scritte col pennello, che fanno da eco alle parole del Cardinale.
I vangeli dell’infanzia sono un ritratto luminoso del Cristo, tracciato già con i colori della Pasqua. Monsignor Ravasi
li rilegge, con un linguaggio semplice e affascinante, in quattordici meditazioni ricche di teologia e di spiritualità.
Una piccola mappa – resa ancora più preziosa da raffinate riproduzioni d’arte – per raggiungere il cuore del mistero dell’Incarnazione.
L’arte cristiana, a partire dal Medioevo, ha rappresentato il Dies irae, il giorno del Giudizio Universale, attingendo alle Scritture, alla teologia e all’immaginazione: Cristo giudice, angeli con le trombe, san Michele con la bilancia, cadaveri che si rianimano, l’inferno con i diavoli e i dannati, il paradiso con i beati. Questo saggio ci aiuta a capire come nel corso dei secoli l’uomo di fede ha immaginato il giorno del Giudizio, proiettando nell’aldilà le paure e le speranze che viveva nell’aldiquà.
Il cardinal Martini in questa preziosa antologia di meditazioni e preghiere propone una lettura originale dell’Eucaristia, come realtà dinamica che coinvolge la Chiesa e la storia in un movimento che prende il via dalla consegna che Gesù fa di se stesso. E sollecita nel discepolo il desiderio di dare “forma eucaristica” alla propria vita nel dono di sé. Accompagnano e commentano le riflessioni del Cardinale le riproduzioni di alcuni tabernacoli realizzati da padre Francesco Radaelli, ispirati spesso al motivo della vela che – alimentata dal soffio dello Spirito – sospinge al largo la barca dei discepoli e della Chiesa. Il suggestivo intreccio cromatico operato da padre Radaelli ben si accompagna alla trama dell’itinerario eucaristico che il cardinal Martini ci propone con quella sapienza biblica e spirituale che ben conosciamo.
Anche questo secondo volume di Domenica Ghidotti (il primo è stato Icone per pregare, 2003) si propone di insegnare a pregare attraverso la contemplazione di icone, «parole di Dio scritte nei colori». L’iconografa, una donna dei nostri giorni, ha realizzato una quarantina di immagini, accompagnate ognuna dalla spiegazione del dipinto e da una preghiera-poesia che aiutano ad entrare in comunione con Dio. La luce nitida, il tratto deciso, i colori accesi dispongono il cuore ad accogliere la Grazia e a lasciarsi invadere dal suo potere salvifico. L’autrice diventa il pennello di Dio e ogni icona è finestra aperta sul Mistero.
Le mani, il volto operoso del cuore. Le mani prendono e lasciano, porgono o rifiutano, carezzano, stringono, ma sanno anche colpire. Ci si prende per mano, si dà la mano, si chiede la mano, a volte è necessario «dare una mano» o mettersi nelle mani di qualcuno. Sul palmo delle mani si dice sia scritto il nostro destino… Le mani di Maria sono state mani di bimba, di sposa, di donna felice, di madre affranta, mani che hanno sperimentato la terra e il cielo, sono diventate soprattutto mani di madre per tutti gli uomini, mani di grazia per «gli esuli figli di Eva». In questo prezioso volume, ricco di illustrazioni, le mani della Vergine ci «parlano» dai dipinti in cui compaiono, dal Beato Angelico a Caravaggio, da Giotto a Mantegna, da Raffaello a Tiziano. Più di venti capolavori della storia dell’arte, riletti con sensibilità e competenza, narrano la vita di Maria attraverso la storia delle sue mani
Una preghiera “a colori”
Diciannove dipinti a tema, su cui meditare ispirati da un passo biblico e da un commento di persone note, in area bresciana e non, nei più vari campi (dall’esegeta al campione di nuoto): questa la proposta originale di don Piero Bonetta, prete-pittore.
Il gioco dei colori e con i colori, la danza e le movenze dolci e forti dei tratti, il messaggio racchiuso nelle imperfette forme rendono ragione all’obiettivo che don Piero si è prefissato: scrivere con i colori messaggi suggestivi e positivi legati a precise esperienze, orientare alla luce trasfigurante e trasfigurata e ancora esaltare la speranza umana e divina in vista della salvezza definitiva.
La Famiglia, icona dell’Amore di Dio
La raffigurazione della “Sacra Famiglia” è uno dei più comuni e popolari soggetti dell’arte europea. Il libro ripercorre, in un’esposizione chiara e a servizio delle immagini, la storia della raffigurazione della Sacra Famiglia, seguendo questo percorso:
Ricostruisce come si è arrivati, dalle rappresentazioni del Natale o di altre scene tratte dai Vangeli dell’infanzia, a “isolare” la triade di Gesù, Maria e Giuseppe;
analizza con attenzione una dozzina di raffigurazioni esemplari della Sacra Famiglia, da Michelangelo fino alla fine dell’Ottocento;
conduce il lettore attraverso il Novecento con una ricca conclusione, in cui si mostra come il tema sacro diventa l’archetipo di immagini del tutto secolari, soprattutto nel campo della pubblicità.
Riccamente illustrato con grandi riproduzioni a colori (le pagine a colori sono circa il 25% del totale; le tavole a colori a tutta pagina sono 15).
La diocesi di Milano ha iniziato nel settembre 2006 un “percorso pastorale” triennale dedicato alla famiglia, dal titolo “L'amore di Dio in mezzo a noi”.
Una collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera
Opera di grande spessore culturale, che racchiude una pregevole selezione di mostre, di realizzazioni, di eventi espositivi che gli artisti di Brera hanno realizzato. Lo scopo è quello di dimostrare il rapporto stretto e di confronto fra la creazione artistica e lo spazio sacro, nei termini di appartenenza ai valori di contemporaneità. Le quattro parti del libro riguardano specificatamente le seguenti aree: arte (Andrea Del Guercio), estetica teologica (Pierangelo Sequeri), architettura (Michele Premoli), liturgia (Enrico Mazza).
Il testo contiene un ampio corredo fotografico interamente a colori.
Altri autori:
Pierangelo Sequeri, vice-Preside e professore della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, e incaricato di Estetica teologica presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera.
Michele Premoli, professore al Dipartimento di Arti e Antropologia del Sacro all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Mons. Enrico Mazza, docente di Liturgia presso l’Università Cattolica di Milano.
Magnifico saggio che fornisce le coordinate metodologiche per comprendere le opere d’arte religiose non solo da un punto di vista artistico ma anche e soprattutto da un punto di vista spirituale. Ogni mosaico, affresco, pale d’altare, scultura o suppellettile per il culto diventano essi stessi delle «vie» oltre il velo, che favoriscono un incontro portante alla comunione. Ogni opera viene analizzata artisticamente analizzando anche la simbologia utilizzata e l’intenzione spirituale. Consegue che la prima chiave di lettura di opere create al servizio della fede in Cristo deve essere la stessa fede in Cristo, e che – oltre la necessaria analisi storica, stilistica e contenutistica – la lettura di tali opere implica anche una lectio spirituale elaborata con consapevolezza biblica, sensibilità liturgica e quel sensus fidei che riconosce ed ama ciò che è conforme a Cristo.
INSERTO DI 32 PAGINE CON 46 IMMAGINI A COLORI E IN BIANCO E NERO (fra gli artisti, Giotto, Piero della Francesca, Leonardo, Mario Botta, e poi mosaici, placchette votive, xilografie…)
Michelangelo era credente, come testimoniano non solo le opere di scultura e pittura ma anche le sue poesie, il suo epistolario. Quest’opera, scritta da un autorevole storico d’arte, scandaglia questa dimensione centrale della vita del Buonarroti, attraverso una lettura delle sue opere principali, mettendone in risalto il senso cristiano.
Il saggio e corredato dalle illustrazioni, in particolare o a pagina intera, delle maggiori produzioni artistiche di Michelangelo, tutte a colori oltre a una sezione di immagini in bianco e nero. Il Tondo Doni, il ciclo d’affreschi della volta della Sistina, tutte le Pietà, il Giudizio Universale, il Mosè, descritte e commentate seguendo l’evolvere della maturazione artistica e spirituale del grande maestro fiorentino.
É una brumosa serata d’inverno. Due amici, entrambi raffinati cultori d’arte (e non solo), si trovano sul far della sera, per una chiacchierata davanti a una tazza di caffè. Attraverso questo artificio letterario l’autore sviluppa cinque "conversazioni", quasi dei dialoghi filosofici, che ripercorrono i punti salienti dell’avventura umana e artistica di Vincent Van Gogh seguendo un’interpretazione originale e stimolante.
La tesi del libro è quella di compiere una lettura dell’arte di Van Gogh in chiave teologica, come contemplazione "essenziale" del mondo creato da Dio, quasi una rassegna degli archetipi che stanno "in mente Dei". Una raffinata diatriba estetico-filosofico-teologica, in cui compaiono strada facendo temi di grande profondità e spessore: la concezione del "genio" nel Romanticismo; il peso della psicanalisi nella storia della cultura contemporanea; il declino della teologia nell’orizzonte dei saperi del Novecento.
“Questo libro tratta uno dei temi chiave della cultura cristiana: il rapporto tra uomo e donna solennizzato e consacrato col sacramento del matrimonio. Riflettendo sulle immagini d’arte che illustrano la cerimonia, i cortei e banchetti di nozze, la vita insieme, l’autrice invita a scoprire il ‘grande mistero’ dell’amore sponsale” (dall’Introduzione). In 17 tavole a colori si ammirano, fra le altre, opere di Raffaello, Giotto,Van Eick, Gherardo delle Notti, Bruegel, Lorenzo Lotto. A ogni raffigurazione segue un commento dell’autrice, che inquadra la coppia e l’istituto matrimoniale nel particolare periodo storico, quindi l’opera d’arte e l’evoluzione della rappresentazione del matrimonio nell’arte.
Questo libro si inserisce nel fortunato filone dei libri d’arte e meditazione di Àncora realizzati sulla vita di Gesù e su Maria. Commentando 20 dipinti, riprodotti – sempre a colori – a pagina intera e poi evidenziati nei particolari più significativi, quest’opera svolge il tema della paternità di Dio ricercato in diverse opere sia come raffigurazione antropomorfica del Padre sia come allusioni simboliche o figurali. L’iconografia è tratta da artisti del calibro di Michelangelo, Raffaello, Domenichino, Guercino, Tintoretto. Ad accompagnare le immagini, un articolato commento estetico-spirituale, chiuso da brani meditativi attinti da grandi autori come Teresa d’Avila, Tommaso d’Aquino, Agostino d’Ippona.
Secondo la tradizione dei cristiani d’Oriente, le icone non si “dipingono”, ma si “scrivono” e chi le realizza non è un “pittore”, ma un “iconografo”, “scrittore di immagini”. Ogni icona può essere considerata come una “Parola di Dio scritta nei colori”, un’opera fatta per rivelarci la Bellezza di Dio, da contemplare e meditare come una preghiera. L’autrice scrive icone seguendo le regole di questa antichissima arte orientale. Il libro affianca alle immagini un commento di spiegazione e una poesia-preghiera, descrivendo così un itinerario che parte dalla Creazione e arriva sino a Gesù. Da segnalare alcune icone di santi occidentali, come san Francesco e santa Chiara.
L’arte in tutte le sue espressioni è forse la maggiore forma di comunicazione utilizzata dal cristianesimo sin dall’inizio della sua diffusione.
A partire da questa considerazione l’autore svolge la sua riflessione estetico-teologico seguendo l’evoluzione del concetto di “arte cristiana” partendo dal II Concilio di Nicea (787 d.C.) – dove si respinge in modo definitivo l’iconoclastia – sino ai nostri giorni.
Nella seconda parte l’autore sviluppa in particolare tre temi scelti come paradigmatici: la raffigurazione pittorica di Dio Padre nell’età alto-medievale; l’architettura cistercense; il senso dei volumi e dello spazio nelle chiese attuali, con esempi concreti: la Cattedrale di Chartres, Cluny, Autun e altri. Più di 20 illustrazioni a colori arricchiscono questo saggio di alto livello.
Questo libro propone un punto di vista molto particolare per leggere i temi religiosi e spirituali delle opere d’arte: la raffigurazione dell’abito e del corpo.
Mediante la ricerca sulle fonti, sui colori, sulle decorazioni e sulle forme degli abiti è possibile approfondire il senso di alcune immagini sacre, e apprezzarne le più intime e recondite sfaccettature.
Questa originale chiave di lettura è utilizzata per percorrere il tema morale e spirituale del peccato attraverso tre figure femminili tra le più rappresentate nell’arte sacra: Eva, Salomè e Maria Maddalena. Venti tavole di opere di artisti famosi (come Donatello o Masolino) e di autori meno scontati, ma non per questo meno rappresentativi, ci guidano a cogliere negli abiti (o nella nudità) il segno rivelatore di una concezione del corpo, della morale, della donna che ha segnato la storia dell’Occidente cristiano.
Cristo in azione nella storia e nella vita quotidiana dell’uomo.
I gesti più comuni, i grandi movimenti di folla, le sofferenze, i miracoli: quella presenza straordinaria agiva nella realtà, e iniziava a trasfigurarla.
Proseguendo nel percorso iniziato con il fortunatissimo “Un volto da contemplare”, Giuseppe Sala ci invita a guardare Gesù che agisce, si muove, comunica. La struttura del libro è semplice: un brano evangelico, l’immagine che lo rappresenta descritta e commentata, le risonanze nella letteratura. L’iconografia è attinta da tre autori: Beato Angelico, Giotto e Caravaggio.
Un’opera curata e di prestigio, un’ottima strenna di Natale.
Dal serpente del giardino dell’Eden all’Arca di Noè, dall’asinello del Presepe alla colomba dello Spirito Santo. Tutta la Bibbia, antico e nuovo Testamento, è disseminata di episodi dove gli animali sono presenti, sullo sfondo, o addirittura in prima fila nei panni di co-protagonisti. La rappresentazione artistica, dando corpo alla narrazione, li ha raffigurati nei dipinti e negli affreschi di tutti i tempi.
Questo libro è una “chicca”, una preziosa antologia di dipinti che racconta la storia della salvezza attraverso la presenza degli animali che sono da sempre compagni di strada e insieme testimoni delle vicende terrene e celesti dell'uomo.
Georges Rouault (Parigi 1871-1958), dopo qualche anno di apprendistato presso due maestri vetrai, nel 1890 entrò nell’Ecole des Beaux Arts, dove ebbe come maestro Gustave Moreau e come condiscepolo Matisse. Morto il suo maestro, Rouault, si trovò nel dilemma di fare una pittura che piaceva e si vendeva o seguire una ricerca di forme e mezzi pittorici nuovi, nell’incomprensione quasi generale. Scelse questa seconda e più difficile via. Aveva quattro bambini, e sua moglie Marthe, ottima pianista, lo sosteneva dando lezioni di pianoforte. Frequentava la casa di Léon Bloy, dove conobbe altri artisti e anche Jacques e Raïssa Maritain. Solo dopo la seconda guerra mondiale finalmente giunse il riconoscimento pieno della sua grandezza: le esposizioni si moltiplicarono in tutto il mondo, come pure gli studi critici
illustrato con 14 tavole a colori.
Prestigioso volume sul pittore che divenne frate all’età di 25 anni, quando era già un artista affermato.
L’attuale vescovo di Firenze conduce il lettore in un affascinante percorso nel convento di San Marco a Firenze, interamente affrescato dal Beato Angelico.
Un itinerario contemplativo attraverso intense immagini che evocano il mistero e il suo significato.
I soldi sono poco rappresentati nella pittura, forse perché nei confronti di questo dio visibile e onnipresente scatta una specie di tabù. Questo libro, analizzando le opere di sei grandi pittori e lasciandosi ispirare da testi letterari, illustra e dipinge il rapporto ambivalente che l’uomo di sempre ha con l’amata e dannata ricchezza. Un volume originale in cui viene esplorato il tema iconografico della raffigurazione del denaro e del suo rapporto con l’etica e l’agire dell’uomo. Sono commentati dipinti di Masaccio, Rembrandt, Bosch, Metsys e altri famosi pittori ispirati a episodi biblici (come la disputa sul tributo per il tempio) o a temi allegorici.
Presentazione di Eugenio Borgna, noto psichiatra, che approfondisce l’approccio mentale al denaro e al suo uso.
Volume illustrato, dove le suggestioni e i pensieri spirituali si snodano a partire da quadri di Autori famosi di arte contemporanea, da Munch a Morandi, da Matisse a Picasso.
L'Autore accompagna il lettore a scorgere le tracce della bellezza e del mistero di Dio anche nelle cose umili e inanimate.
Traccia originale per leggere anche nell'arte contemporanea i segni del sacro.
L’oggetto di questo volume è l’esplorazione di un tema iconografico contenuto nella Bibbia (Genesi 32, 23-33): la lotta notturna tra Giacobbe e l’angelo al guado del fiume Yabbok.
La chiave di lettura privilegiata è quella dell’esperienza della relazione interpersonale, non immediatamente e non solo quella che si stabilisce tra l’uomo e Dio ma tra gli esseri umani stessi.
L’autore approfondisce tale tema commentando immagini sul tema, realizzate da artisti molto noti come Chagall, Delacroix, Epstein, Morazzone.
Attraverso il commento delle immagini di Giotto, Gentile da Fabriano, Mantegna, Bosch, e di altri pittori famosi, l’Autrice ripercorre lo straordinario viaggio dei Magi.
E quel viaggio da Oriente a Betlemme, l’offerta dei doni, l’adorazione del Bambino si configurano, in particolare, come la traccia di passi necessari nella vita di ogni uomo e di ogni credente.
Il viaggiare diventa così la cifra simbolica dell’esperienza umana ma anche del cammino di fede.
IMMAGINI
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi; Andrea Mantegna, Adorazione dei Magi; Hieronymus Bosch, Trittico dell’Epifania; Giotto, Epifania; Benozzo Gozzoli, Processione dei magi; Fratelli Limbourg, La rencontre des Mages.
I lineamenti di Cristo interpretati da 21 artisti.
In un intreccio tra arte e fede, questo volume accosta meditazioni spirituali a riproduzioni di volti di Cristo di famosi pittori come Caravaggio, Cimabue, Velazquez, Tintoretto, El Greco, Michelangelo, Masaccio, Grünewald.
Ogni opera è inoltre accompagnata da una breve analisi dell’immagine e da una contestualizzazione sull’autore e sull’opera di Giuseppe Sala e Giuliano Zanchi, sacerdoti della diocesi di Bergamo, esperti di arte e studiosi del rapporto tra espressione artistica e linguaggio teologico.
Conclude il volume un saggio sul Volto di Silvano Petrosino, filosofo e docente di Semiotica presso l’Università Cattolica di Milano.
IMMAGINI
Piero della Francesca, Battesimo; Masaccio, Tributo per il Tempio; Raffaello, Trasfigurazione; Tiziano, La moneta del tributo a Cesare; Tintoretto, Ultima cena; Gauguin, Getzemani; Giotto, Bacio di Giuda; Reni, Cristo incoronato di spine; Bosch, Verso il Calvario; Bruegel, L’andata al Calvario; Cimabue, Crocifisso di Santa Croce; Grunewald, Crocifisso; Velasquez, Crocifisso; Holbein, Cristo cadavere; Bellini, Cristo benedicente; Caravaggio, Incredulità di Tommaso; Michelangelo, Cristo giudice; Rouault, La sainte Face (1946); El Greco, Il Salvatore; Antonello da Messina, Salvator mundi; Rublev, Cristo di Zvenigorod.
Il mistero pasquale interpretato da:
Piero della Francesca
Matthias Grunewald
Il Greco
L’Orbetto
Filippo d’Argenta
Francesco Salviati
Illustrato con 26 tavole a colori
Qual era il volto di Maria di Nazaret?
Giovanni Bellini, pittore e artista del XV secolo, durante la sua lunga vita dipinge moltissime Madonne col Bambino riuscendo ad accostarsi al mistero di quel volto attraverso il volto della sua amata sposa, che impresta i lineamenti e gli occhi alle sue Madonne. Un libro scritto con arte, che aiuta a riscoprire nella bellezza la Madre di Gesù. Curzia Ferrari, scrittrice, giornalista e critica d'arte, è nota e apprezzata in Italia e all'estero come autrice di biografie, in cui ricostruisce con cura il profilo interiore dei protagonisti.
INDICE
- Maria, donna fra le donne
I - VERGINE MADRE FIGLIA DEL TUO FIGLIO: Maternità dell'Intatta - Qualche parola sulla pittura del XV secolo
II - IL NOCCHIERO DELLA SCUOLA VENETA
III - LA RIFORMA DELLA PITTURA: Proposte e traguardi.
DALLA PRESENTAZIONE DI GIANFRANCO RAVASI
Il famoso teologo Hans Urs von Balthasar scriveva: "Gli angeli circondano l'intera vita di Cristo: appaiono nel presepe come splendore della discesa di Dio in mezzo a noi; riappaiono nell'ascensione come splendore della nostra ascesa in Dio". Tra questi due estremi, l'angelo del Natale e l'angelo della Pasqua, sulla vita di Gesù, come sull'intera trama della Bibbia, si distende un volo angelico. Giovanni Santambrogio da questo immenso coro celeste ha fatto uscire le figure forse più popolari, quelle che vegliano sulle origini terrene del Figlio di Dio: nei racconti evangelici dell'infanzia di Gesù l'angelo fa capolino quattro volte nel testo di Matteo e ben quattordici volte in Luca. Il mistero che "entra nell'esistenza senza clamori" - come scrive Santambrogio - ha epifania attraverso Lorenzo Lotto con la sua Annunciazione della Pinacoteca Civica di Recanati. È nella quotidianità trasfigurata dell'abitazione di Maria, col letto massiccio, l'inginocchiatoio, i libri, il candelabro, il calamaio e persino un gatto spaventato (forse l'inquietante presenza del male demoniaco, costretto alla fuga), che si presenta l'angelo quasi timido e "umano", latore di un messaggio dirompente che viene da quel Dio, il quale è fasciato dalla veste rossa dell'amore. Lotto, dunque, "ama stupire servendosi della semplicità", riproponendo in tal modo l'anima genuina del mistero di un Logos eterno e perfetto che si fa sarx, carne fragile e limitata nella quotidianità dell'esistenza. La notte gelida, un brivido di luce, pastori attorno a un ciocco che arde, un manto di neve, una grotta con alcune presenze povere ma solenni, e in alto gli angeli, tanti angeli a intonare il corale quasi cosmico del Gloria in excelsis: è pensata sempre così la "Natività di Cristo" in mille tele, tavole o affreschi o sculture, in opere celebri e in oleografie modeste, in mille e mille presepi e in altrettante canzoni natalizie. Tutto, però, era cominciato prima, a Nazaret, con l'angelo dell'Annunciazione, il cui nome, Gabriele, già si affacciava nel libro profetico di Daniele. Ed è proprio all'angelo Gabriele che si riferisce Santambrogio, dandogli il volto che per lui aveva immaginato il Beato Angelico nel dipinto del Prado di Madrid. Già la designazione onomastica di questo pittore è un emblema: John Ruskin, critico d'arte e artista in proprio, sosteneva che la vita stessa di questo pittore di fede e di luce "era quasi interamente dedicata allo sforzo di immaginare esseri appartenenti a un altro mondo". Sotto quel portico dalle volte azzurre e popolate di stelle, ove s'intravedono la colomba e la rondine e ove irrompe la luce della mano di Dio, si celebra il grande mistero cristiano dell'incarnazione, affidato proprio alle parole dell'angelo a Maria: "Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo" (Lc 1, 31-32). A margine della scena lucana dell'Annunciazione a Maria, vogliamo ricordare che Matteo conosce, invece, un'Annunciazione a Giuseppe, anch'essa segnata da "un angelo del Signore" che in una visione notturna invita questo "figlio di Davide" a non "temere di prendere Maria" (Mt 1, 20) come sua sposa. E la tradizione apocrifa identificherà quell'angelo nello stesso Gabriele che aveva parlato a Maria. Giuseppe sarà sempre accompagnato dagli angeli nei primi tempi, già tormentati, della vita del neonato Gesù: "Un angelo del Signore gli apparve in sogno e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto" (Mt 2, 13). E dopo il soggiorno egiziano, "morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele" (Mt 2, 19). Entrato in Palestina, "avvertito in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazaret" (Mt 2, 22-23). C'è, però, un'altra Annunciazione, quella che squarcia il cielo notturno di Betlemme e che ha per destinatari i pastori (Lc 2, 8-20). Santambrogio sceglie un pittore senese del Quattrocento, Sano di Pietro, per far balenare davanti ai nostri occhi quell'angelo in abito rosso fuoco, più intenso della fiamma che riscalda il gelo notturno di due pastori, del loro gregge e del loro cane. Su quei visi stanchi si fanno strada lo stupore e la serenità, mentre essi seguono l'indice dell'angelo che li indirizza a una città sul monte a Betlemme. Questa irruzione nel torpore di un'esistenza misera e marginale è decisiva anche per l'altro pittore che è convocato a illustrare quella rivelazione, Jacopo Bassano. Ora è un solo pastore a notare quell'angelo, mentre i suoi colleghi proseguono quelle azioni che colmano una vita senza grandi sussulti e speranze. Un fascio di luce isola il pastore dagli occhi più intensi, mentre sugli altri si stende la coltre dell'oscurità. Anche in questa scena l'indice dell'angelo, che appare su una nube a forma di cocchio, è significativo. Anzi, entrambi gli indici delle mani sono coinvolti: l'uno rivolto verso l'alto, a Dio che parla, l'altro puntato verso il pastore scelto perché annunzi agli altri la parola divina dell'incarnazione. Ed è ormai a Betlemme, nello spazio spoglio e povero del Natale, che dobbiamo dirigerci con quel pastore per l'ultimo incontro angelico. Dopo l'annunzio, ecco la presenza. Santambrogio sceglie anche in questo caso due soggetti pittorici. C'è innanzitutto la Natività mistica, l'unica tela datata e firmata da Botticelli (1500), un piccolo dipinto di un metro per settantacinque centimetri. Sulla scia della predicazione savonaroliana, ad alimentare l'iconografia non sono solo i Vangeli, ma anche l'Apocalisse con la celebre figura della madre del capitolo 12. Il pittore "proietta, così, il fatto storico nell'epifania di tutti i tempi". La grotta, che evoca il grembo di Maria, è sormontata da una capanna che può diventare metafora della "casa" del corpo di Cristo. E sopra il tetto, ecco gli angeli della fede, della speranza e della carità che cantano la gloria divina ma che, col libro aperto, offrono il messaggio della salvezza all'umanità, mentre lassù nel cielo danzano altri dodici angeli, riflesso del numero sacro caro alla Gerusalemme nuova dell'Apocalisse (capitolo 21). Tocca al Caravaggio concludere la sequenza angelica natalizia che scorre in queste pagine. Con gli angeli della Natività di Palermo si ha la rappresentazione della "visibilità di Dio che parla" all'umanità. Il pittore intreccia tra loro alcune figure: Maria, Gesù, i pastori, san Lorenzo e san Francesco, e l'angelo "che spiomba dall'alto come un giglio scavezzato dal proprio peso" (R. Longhi). Commenta Santambrogio: "Lui, l'angelo, dà senso a tutta la scena. Eppure non vediamo i suoi occhi, il viso è seminascosto, non leggiamo alcuna espressione sulle labbra. Tutto è affidato al gesto delle braccia distese: la destra protesa verso il cielo con l'indice puntato e la sinistra rivolta verso il bambino adagiato sopra un bianco lenzuolo". Il trittico angelico natalizio sta ora davanti a noi nelle sue tre tavole dell'annuncio a Maria, ai pastori e al mondo intero con la nascita di Cristo. Ancora una volta gli artisti sono stati capaci di compiere una "esegesi" del testo evangelico svelandone il mistero profondo, trasfigurandone le parole in epifania di luce, attualizzandone il messaggio per noi che celebriamo ogni anno il Natale di Cristo nella fede e nell'amore. Giustamente un pittore a noi cronologicamente più vicino, Chagall, diceva che gli artisti hanno intinto per secoli il loro pennello nell'alfabeto colorato delle Sacre Scritture. E lo hanno fatto anche per il "nostro Natale", come scrive Santambrogio nel suo ultimo capitolo, ove a chiamarci alla grotta di Betlemme sono, però, gli scrittori, alcuni attesi come Claudel o Rilke, altri apparentemente fuori luogo, eppure anch'essi giunti davanti al Bambino, come Nietzsche e Sartre. Ed è proprio con uno scrittore lontano dalla fede cristiana che vogliamo suggellare l'originale meditazione natalizia presente nelle pagine che seguiranno. È Bertolt Brecht, famoso drammaturgo tedesco, che in una poesia ci ricorda quanto il Natale sia necessario, soprattutto per gli ultimi della terra:
Oggi siamo seduti, alla vigilia
di Natale, noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre di fuori,
il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi,
volgi lo sguardo:
perché Tu ci sei davvero necessario.
Il nome di Michelangelo è sinonimo di genio e di artista per eccellenza. Pochi lo conoscono come poeta. Raramente si fa riferimento alla sua fede. Eppure la fede fu il caso serio della sua esistenza, e l’intera opera del maestro può essere letta come una poderosa testimonianza cristiana.
La Pietà Rondanini, a cui Michelangelo ottantanovenne stava ancora lavorando quando morì, è una meditatio mortis, un testamentum vitae, una professio fidei nella Risurrezione scolpito nella pietra. Lungi dal presentarsi come opera incompiuta, si lascia intendere come estrema parola della sua speranza pasquale.
Attraverso queste pagine, talvolta incisive come i colpi di scalpello, l’autore ci propone una lettura teologica dell’ultima opera michelangiolesca, che diventa scultorea interpretazione del mistero pasquale.
«Andate a vedere la Pietà Rondanini. Sostate a lungo, con attenzione. E incominciate a leggere questo libro... Nel vostro prossimo venerdì di Pasqua, nulla sarà più come prima» (dalla prefazione di P.A. Sequeri).
Attraverso la lettura di sei Natività di grandi artisti - Caravaggio, Lorenzo Lotto, Tintoretto, Gherardo delle Notti, Dürer e Pontormo - vengono ripercorsi i momenti dell'Incarnazione, dell'Annuncio ai pastori e dell'Epifania.
Il libro - illustrato con 6 bellissime tavole e 20 illustrazioni a colori - fa scoprire il linguaggio dell'arte che coglie l'eternità nel tempo e fissa nei colori la verità della rivelazione e il senso teologico del Natale.
Ogni quadro si presenta ricco di simboli e significati che il libro spiega nei particolari, permettendo di entrare nei messaggi più nascosti delle opere. Il volume educa allo sguardo e alla sensibilità, fattori indispensabili per afferrare i messaggi che il mistero ci invia servendosi delle apparenze e degli avvenimenti di ogni giorno.
In un capitolo finale, il quarto, il lettore viene invitato a entrare nel Presepe per vivere il Natale da protagonisti.