
Quello della dignità è un concetto sfuggente, soggetto da sempre alle letture più disparate e provocatorie. Ma a prescindere che lo si consideri un principio fondamentale o un artificio retorico senza sostanza, non c'è dubbio che oggi, in un momento storico così confuso, la dignità sia un'idea centrale e irrinunciabile, il perno attorno a cui ruota il dibattito su temi caldi come il rispetto dei diritti umani e la bioetica, nonché la base universalmente accettata della regolamentazione della vita civile. Un argomento concreto e vivo, insomma, e non un astratto oggetto di studio. Così infatti lo affronta Michael Rosen in questo libro, ripercorrendone la storia e analizzando le sfumature storiche, filosofiche e politiche che il suo significato ha assunto nel corso dei secoli.
Oltre le ombre di Goya, i rebus di Picasso e gli enigmi di De Chirico, Maria Zambrano ci conduce in un itinerario spirituale alia ricerca dei profondi luoghi di umanità racchiusi nelle tele di maestri immortali.
"Quando noi diciamo che l'anima è spirito, non diciamo altro se non che ella non è materia, e pronunziamo in sostanza una negazione, non un'affermazione" scriveva Giacomo Leopardi nel 1824. Ma oggi, a distanza di quasi due secoli, ha ancora senso parlare di anima? Spirito vitale, immortale, capace di provare emozioni e di garantire autonomia e libertà di scelta, fin dall'antichità l'anima ha subito varie trasformazioni semantiche e di contenuto. Finendo per coincidere con la mente e la coscienza, due dei nomi attribuiti a quella "natura superiore" che si ritiene operare nelle nostre decisioni. Attraverso un'indagine dei meccanismi della mente, che parte da Aristotele e Agostino, passa attraverso la filosofia cartesiana e la psicoanalisi freudiana e giunge ai preziosi contributi forniti dal neurocognitivismo, Edoardo Boncinelli pone nuovi interrogativi sull'anima e sul libero arbitrio e risponde ad alcune questioni fondamentali. In che modo conosciamo il mondo? Cosa lega la percezione all'idea di anima? Possiamo quindi definirci liberi? Il risultato è una sorta di autobiografia intellettuale, un viaggio affascinante tra i mille volti dell'anima, in cui l'autore riprende tutti i suoi possibili significati districandosi tra quel principio immateriale, che la tradizione considera come fondamento della vita organica, e le capacità percettive dell'essere umano, che interpreta il mondo attraverso i sensi.
L'etica è la branca della filosofia che si occupa dei problemi morali che ciascuno di noi è chiamato ad affrontare sia nei passaggi cruciali della propria esistenza sia nella vita quotidiana. L'autore illustra venti grandi temi rappresentativi di questa disciplina partendo da esempi concreti, esperimenti mentali e suggestioni tratte dalla letteratura, dal cinema e dalla cronaca. Con una narrazione coinvolgente e un linguaggio accessibile, Baggini porta gradualmente il lettore a familiarizzare con l'analisi filosofica di questi temi e con le posizioni assunte dai grandi pensatori del passato. L'intento dell'autore non consiste nel dare risposte preconfezionate, ma piuttosto nel fornire i necessari strumenti per aiutarci a riflettere consapevolmente e a compiere scelte migliori da un punto di vista etico.
Sono numerose in Italia le trattazioni di storia del pensiero morale e, più rare, le introduzioni di carattere sistematico all’etica, ma non si assiste spesso al tentativo – quanto mai necessario – di proporre l’etica generale avendo discusso per ogni aspetto speculativamente rilevante, come in una medioevale quaestio disputata, tutte le posizioni più significative, anche se concettualmente e temporalmente distanti fra loro. Anche in etica una posizione, per essere giustificata, deve fare criticamente i conti con le altre e rispondere alle principali obiezioni. Così accade che la risoluzione di un’aporia possa essere favorita dalla riscoperta di concezioni e soluzioni contenutisticamente e temporalmente lontane da quelle in voga. Anche se implicitamente, o talora esplicitamente, qualcuno sembra negarlo, non pare possibile in filosofia, e in particolare in etica, un progresso lineare come nelle scienze ‘dure’. Di qui l’importanza della conoscenza approfondita delle diverse tradizioni che sono state variamente riprese fino ai giorni nostri e delle teorie etiche classiche. Nella discussione intrapresa da Ricken sono in gioco le principali prospettive dell’etica contemporanea: quella di derivazione kantiana con le sue riprese, in particolare da parte di John Rawls e di Jurgen Habermas; quella di ascendenza empirista e utilitarista; quella di derivazione aristotelica e tomista. In questo senso il volume rappresenta una novità nel panorama italiano, particolarmente utile per gli studenti universitari di Filosofia morale.
Friedo Ricken (1934) è stato per lunghi anni professore di Etica presso la Hochschule für Philosophie di Monaco di Baviera. Profondo conoscitore della filosofia antica e della contemporanea etica analitica ha pubblicato numerose opere, tra cui la presente, per la prima volta tradotta in italiano, è la più nota.
Non è vero - neanche in tempi di crisi - che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti "inutili" che invece si rivelano di una straordinaria utilità. In questo saggio, Nuccio Ordine attira la nostra attenzione sull'utilità dell'inutile e sull'inutilità dell'utile. Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Kant, Tocqueville, Newman, Heidegger) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Cervantes, Lessing, Dickens, Gautiér, Kakuzo Okakura, Garcia Lorca, Garcia Màrquez, Ionesco, Calvino), Nuccio Ordine mostra come l'ossessione del possesso e il culto dell'utilità finiscono per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l'arte e la creatività, ma anche alcuni valori fondamentali come la dignità, l'amore e la verità. Con un saggio di Abraham Flexner.
C’è una storia del pensiero liberale che è diversa, almeno in parte, da quella comunemente raccontata qui in Italia. È una storia in cui, per fare solo qualche esempio, Montesquieu è importante quanto e più di Locke; Humboldt ha un posto che non ha nulla da invidiare a quello di Stuart Mill, che d’altronde ha ispirato; Tocqueville assume un ruolo centrale; Berlin, piuttosto che Hayek o Rawls, è l’autore più significativo dell’ultimo dopoguerra. Questo volume propone un liberalismo che non rincorre teorie o risposte definitive, ma si ridefinisce ogni volta a seconda delle situazioni e dei problemi storici. Più che il liberalismo per l’autore esiste la continua lotta degli uomini per conquistare sempre nuovi e diversi e più ampi spazi di libertà. Leggere la storia del pensiero liberale dal punto di vista qui sviluppato porta ad insistere su termini-concetto come dubbio, spirito critico, pluralismo, piuttosto che su individuo, mercato, diritti.
Lo sport è le sue regole. Partendo da questa idea, Giovanni Boniolo delinea un percorso in cui ricordi personali si uniscono a divagazioni più filosofiche e a suggestioni letterarie. Al centro dell'attenzione, l'aspetto etico dello sport, la fatica e il sudore degli allenamenti, l'onore del vincere e del perdere rispettando le regole, i giudici e gli avversari e il disonore del voler essere primi barando. Senza dimenticare la 'peak experience' del fuoriclasse, la felicità della vittoria, la complicità che nasce nello spogliatoio tra compagni di squadra, la bellezza del corpo e del gesto atletico, l'età adulta con i suoi ricordi e la consapevolezza che ormai il tempo delle competizioni se n'è andato.
La filosofia a cui alludono queste pagine e' cio' che rifugge l'altezza dell'idea, come riflesso di cio' che viviamo giorno dopo giorno, convinta, al contrario, che sia la vita, in tutte le sue complicate manifestazioni, ad offrire al pensiero il luogo della riflessione e della fatica nell'intelligenza. Questo libro, frutto di una meditazione pensosa su quanto ci accade, dai problemi impellenti posti dalla bioetica alle questioni legate al pensiero femminile e a quello culturale ed ecclesiale, non fa che confermare questo pensiero, quello cioe' che sia proprio la vita quotidiana, colma di piccoli gesti e di grandi attese, a costituire il bene che ci abbraccia, anche quando prende la forma di un dolore o di una interrogazione.
Questo volume estende e completa il progetto avviato con il primo volume di "Strutture di mondo" (2010), sempre a cura di Lucia Urbani Ulivi. Raccoglie i saggi di autori di provenienze disciplinari diverse accomunati dall'approccio sistemico, potente e innovativo strumento di chiarificazione e comprensione di oggetti e ambiti anche, a prima vista, eterogenei. Sistemi ingegneristici, tessuti biologici, edifici, società, organizzazioni, fenomeni psichiatrici, la conoscenza umana, i campi della fisica quantistica presentano proprietà che le loro parti non hanno. Se per studiarli li scomponiamo analiticamente nei loro costituenti elementari, gli oggetti sono solo particelle in campi di forza, tutte uguali tra loro; se invece li osserviamo nella loro integrità e unità, scopriamo che la loro identità e le loro proprietà non dipendono dai costituenti semplici, ma dal modo in cui tali parti sono vincolate mediante relazioni di interazione e di interferenza. Ogni oggetto si stabilizza e acquisisce le sue proprietà grazie ai vincoli che legano le parti e che lo legano a un contesto. Allo sguardo sistemico il mondo appare come un tessuto di relazioni ricco di oggetti dalle proprietà differenti e varie, intrecciati tra loro e con l'ambiente. Il pensiero sistemico si pone lo scopo di descrivere e approfondire gli invarianti sistemici che caratterizzano qualunque oggetto considerato come sistema e di rendere più completa la comprensione dei singoli ambiti disciplinari.
Kafka lesse "tutti d'un fiato" i "Diari" di Hebbel, annoverandoli fra i "libri che mordono e pungono". E anche a noi è oggi dato di assaporarli grazie a un curatore d'eccezione, Alfred Brendel, che dall'ampia partitura originale ha ricavato questa scelta, dove troveremo micronarrazioni in sé conchiuse, feroci paradossi e sogni, confessioni spietate e meditazioni filosofiche, storie di animali e interrogativi su una Giustizia spesso fallace, frammenti autobiografici e note su fatti contingenti o epocali (la rivoluzione del '48) - tutti segnati da un radicale scetticismo nei confronti della Storia. "Pirotecnico spettacolo sotto una nevicata", i "Diari" ci offrono riflessioni sul dolore e la morte, sulle miserie della felicità ("Quando Dio si trovò in imbarazzo a causa della turba d'uomini che non sapevano cosa fare di se stessi, creò la felicità"), sulla stoltezza ("Persone che al posto del cervello sembrano avere nella scatola cranica un pugno serrato, tanto si ostinano nella loro stupidità"), e uno sguardo disincantato sui sentimenti ("L'amore dei più: caldo egoismo"), sul prezzo di un sapere che "concima l'albero della conoscenza con la linfa della vita". Vita che non è altro se non "saccheggio dell'uomo interiore", sicché non resta che stare ritti digrignando i denti contro i denti del mondo.
Migliaia di anni fa, la cultura indoeuropea si è divisa in due modi di pensare, che si sono sviluppati uno a Occidente e l'altro a Oriente. Delineandone le differenze, Christopher Bollas illustra in questo volume come queste due mentalità stiano ora nuovamente convergendo, in particolare nella pratica psicoanalitica. Mettendo a confronto psicoanalisti occidentali e filosofi orientali, l'autore collega la pratica psicoanalitica di Donald Winnicott e Masud Khan alla tradizione poetica orientale, improntata al taoismo, mostrando come entrambe privilegino la capacità di stare da soli e forme di comunicazione non verbale. Inoltre, illustra come il pensiero di Jung, Bion e Rosenfeld sia assimilabile all'etica di Confucio, che considera la dimensione collettiva della mente individuale.