Prendere le cose con filosofia è per i napoletani una tradizione, oltre che una necessità. A Napoli la filosofia è dappertutto, come nelle città dell'Antica Grecia, dove si filosofava passeggiando. Non c'è dunque ragione di stupirsi se Luciano De Crescenzo ha scritto una Storia della filosofia - già pubblicata in diversi volumi ora qui raccolti per la prima volta - che da anni aiuta i lettori ad affrontare gli eterni, fondamentali problemi dell'Uomo. Nessuno saprebbe accompagnare il pubblico fino alla soglia severa dei grandi temi del pensiero con la simpatia e con l'irresistibile amabilità dell'ingegnere-filosofo, che in queste pagine ci guida attraverso millenni di storia, dai presocratici a Kant, raccontando vita pubblica e privata di illustri pensatori, spiegando il contenuto delle loro fondamentali intuizioni. E facendo, come sempre, ricorso a quel suo estro affabile, a quell'arte dell'aneddoto e del controcanto ironico che gli sono peculiari.
La profonda crisi economica globale degli ultimi anni sta portando molte persone a credere che sia difficile, se non impossibile, raggiungere la felicità, soprattutto considerando che non si è disposti a rinunciare alle molteplici esigenze e bisogni creati dalla cultura consumistica, anche a fronte di una carenza di mezzi e risorse. Questo volume, mutuando il titolo dal paradosso usato da Gesù per spiegare ai suoi discepoli che la ricchezza rappresenta un ostacolo invalicabile per entrare nel regno dei cieli (Mt 19, 24), ha l'intento di spiegare proprio il rapporto tra il benessere economico e la felicità. Un saggio utile a tutti i cristiani, giovani e adulti, che in questi tempi di crisi cercano una risposta concreta alla domanda: "Il benessere economico fa la felicità?"
Tracce di una ricerca storica sulla connessione fra matematica e sapienza. Esiste una qualche relazione tra la matematica e la mistica? È la domanda che nasce dalla lettura di alcune pagine mistiche di Chiara Lubich nelle quali descrive con immagini plastiche la sua esperienza intellettuale al contatto con la Luce di Dio. Il saggio costituisce una prima ricerca su tale relazione attraverso alcune figure chiave della storia del pensiero occidentale da Pitagora, Platone e Aristotele ad Agostino, Bonaventura e Tommaso, fino all’epoca moderna - con matematici come Cantor e Gödel, De Giorgi.
L'amore e la percezione dei valori (1936), qui per la prima volta presentato in italiano, è da considerarsi, tra gli scritti filosofici di Joaquín Xirau, il nucleo programmatico della sua filosofia dell'amore. Un pensiero fenomenologico, sviluppato nell'opera maggiore "Amor y mundo" (1940), che ha le sue coordinate nel legame fra essere e valore: il vero presupposto della conoscenza è la coscienza amorosa, via d'accesso al reale cui corrisponde l'autentica vocazione filosofica. Se a emergere in primo piano è la fedeltà alla realtà, questa si rende presente e comprensibile proprio nella dimensione spirituale dell'amore.
Questa indagine è divisa in due parti. La prima intende individuare il problema del male nella struttura della dialogica, cioè nei presupposti fondamentali della filosofia del dialogo: il soggetto, la relazione, il linguaggio, l’interpretazione, il silenzio e la parola sono esaminati al fine di provare la reale portata filosofica del messaggio buberiano e di scorgere i limiti di un generico «dialogo universale» a cui spesso è ridotto il principio dialogico. La seconda parte approfondisce la questione, concentrando l’attenzione sull’unico testo che Buber dedica in modo specifico al tema del male: Bilder von Gut und Böse (Immagini del bene e del male) del 1953. Il male non è studiato come una categoria ontologica immutabile nel corso della storia, ma come segno dell’umanità dell’uomo, rintracciabile come simbolo nel mito e nelle Scritture, a partire dal quale è possibile raggiungere non una comprensione definitiva e oggettiva, ma un’interpretazione coinvolgente.
Dall'Introduzione
Come si interpreta il male nella tradizione ebraica, in particolare in Buber, uno dei suoi maggiori pensatori? Questo saggio indaga il tema del male come questione teorica, ma anche come provocazione quotidiana che tocca ogni uomo, in particolare nell'esperienza del dialogo, del confronto con l'altro. Una prospettiva antica e nuovissima.
MARTINO DONI, professore a contratto di Antropologia sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, insegna nelle Scuole secondarie di secondo grado. È autore di numerosi studi, tra cui: Arianna e l’angelo (2006), L’esatta fantasia (2009), Immagini in corso (2010). Con Stefano Tomelleri ha scritto Giochi sociologici (2011) e curato, per Morcelliana, Sociologie del sacro. Emozioni, credenze, miti e liturgie nelle scienze umane (2009).
"Ciò che bisogna opporre alla deriva distruttiva del business non è la 'gratuità', e neppure un''etica degli affari' o un''economia del dono', ma l''economia', semplicemente l'economia, anche se deve essere un'economia all'altezza del suo stesso nome. Quest'ultima, per essere tale, è come obbligata a rispondere a un doppio imperativo: essa deve misurare e calcolare (non può mai procede a caso: necessita di una ratio), ma al tempo stesso deve anche riconoscere che il suo calcolo (la sua ratio) è destinato per delle ragioni essenziali a misurarsi con l'incalcolabile. Uno stimolante saggio filosofico che, partendo da un'analisi approfondita delle radici antropologiche dell'abitare umano, arriva a denunciare la perversione di molta 'finanza creativa' e l'ingenuità delle diverse 'etiche degli affari'."
Il passaggio dalle indipendenze alle libertà vuole indicare il periodo della conquista storica che si inserisce nella dinamica del tentativo operato per la costruzione di un futuro migliore, un periodo di ulteriori approfondimenti delle tensioni fra diritti individuali di cittadinanza e diritti comunitari, e di quelle relative all'accesso di ciascun individuo ad eguali diritti nello Stato, a prescindere dal gruppo centrale d'appartenenza. L'invocata libertà tende a manifestarsi soprattutto in politica, nella cultura e nell'economia, ambiti in cui si auspica il totale protagonismo da parte degli africani, che devono rivendicare per se stessi la propria autenticità, facendo, per esempio, in modo che le politiche africane siano una conquista quotidiana costruite a livello locale e non semplici copie stereotipate di modelli occidentali; e facendo sì che esse non continuino a essere determinate da blocchi egemonici del Nord del mondo e da politici locali corrotti.
Si può "venire alla luce" grazie a un libro? È quello che l'autrice, scegliendo la forma del breve racconto filosofico, si domanda e fa in questo suo esordio letterario. Con un interessante esercizio di metaletteratura, ci accompagna attraverso la sua nascita come persona, evento che si delinea nel momento in cui viene descritto (attraverso le parole) dall'autrice stessa. Un saggio introspettivo che si sofferma sull'esperienza della "nascita" per tutti gli esseri umani.
"Filosofia in Pillole" è un pamphlet, una sorta di esegetico viaggio nel mondo della filosofia che spazia su argomenti come: arte, amore, linguaggio, comunicazione, economia, politica e religione. Il volume è suddiviso in un decalogo (simboleggiato con caratteri ebraici) ove vengono trattate dieci tematiche principali; la prima parte del testo è costituita da fondamenti filosofici che poi si sviluppano su tematiche quali linguaggio, arte, comunicazione, politica, economia, religione. Alcuni concetti sono trattati in chiave ironica con il tentativo di alleggerire le tematiche più impegnative.
Questo saggio si propone di richiamare l'attenzione su quelli che sono i problemi di fondo che da sempre inquietano la umana coscienza quali il mistero dell'essere e il senso della vita. Nel nostro tempo tali problemi sembrano oscurati dall'invadenza delle conquiste tecnologiche, ma l'incalzare di molteplici e sempre più pressanti eventi, ascrivibili in parte proprio allo stesso progresso, rendono necessario il ricorso al pensiero per una garanzia di sopravvivenza in un mondo che sembra farsi sempre più ostile nei confronti dell'umano.
Il "De generatione et corruptione", opera poco conosciuta e sottovalutata, svolge un ruolo importante nelle riflessioni fisiche di Aristotele. Lo Stagirita affronta e risolve le questioni concernenti i quattro tipi di mutamento, distinti secondo la categoria di riferimento: la generazione e corruzione secondo la sostanza, l'aumento-diminuzione secondo la quantità, l'alterazione secondo la qualità, la traslazione secondo il luogo. L'articolazione di tali temi si sviluppa in un ricco confronto con i filosofi del tempo, con la ripresa della centrale tematica delle cause fisiche e con espliciti riferimenti al Motore immobile trattato nella Metafisica. L'ampia introduzione di Maurizio Migliori, che affronta le questioni di fondo proposte in questo testo, è completata da un saggio bibliografico di Lucia Palpacelli che espone criticamente tutti gli studi apparsi nell'ultimo trentennio. La traduzione e il commentario di Migliori sono stati rivisti e arricchiti sulla base di un analogo aggiornamento bibliografico. Il lettore ha così a disposizione un testo completo, presentato in un'ottica unitaria e sorretto da una lettura critica aggiornata.
Le parole vivono e fanno vivere ma non sono vita: la rappresentano soltanto.