Un dialogo reciprocamente comprensivo e rispettoso, che non trascura le differenze, ma le valorizza, senza chiusure o pregiudizi. E' questo il contenuto delle conversazioni qui raccolte con autorevoli autorevoli esponenti delle religioni abramitiche, che la storia ha reso spesso conflittuali ma che invece s'incontrano nella fede in un unico Dio creatore, nell'uomo sua creatura, fratello tra fratelli.
Fin dai tempi del Vaticano II, anche nella chiesa cattolica si è aperta una intensa discussione sul rapporto fra cristianesimo e altre religioni. Al riguardo, la coscienza pubblica si è ritirata in massima parte su una posizione di indifferenza. La discussione teologica, invece, mostra spesso di prediligere un certo pragmatismo oppure, per altri versi, si dilunga in interminabili dibattiti teorici.
Nel panorama generale delle discussioni, il taglio di questo libro esibisce un profilo particolare. Pone al centro dell’interesse non tanto il dialogo interreligioso in senso pratico, quanto piuttosto la comprensione di sé che il cristianesimo sta maturando di fronte alla pluralità delle religioni. In quale modo la percezione di molti sistemi di fede diversi porta a un ripensamento dell’immagine biblica di Dio? Il fenomeno di un pantheon globale costringe forse i credenti cristiani a un costruttivo giudizio autocritico? Stante la sua decisa pretesa di possedere una validità universale, il cristianesimo è effettivamente in grado di intavolare un dialogo con l’altro, con il diverso?
Da teologo dogmatico e adottando una prospettiva di storia dei dogmi, Stubenrauch parte dalla convinzione dell’unica e insuperabile incarnazione della Parola divina. La teologia cristiana delle religioni, allora, non deve portare alla relativizzazione del proprio patrimonio di fede, né al disprezzo di quello altrui. Essa, piuttosto, è la possibilità di parlare del Dio di tutti gli uomini senza pregiudizi per le loro convinzioni religiose.
In questo senso, la riflessione lancia un segnale a favore della preziosa cattolicità della fede cristiana.
Convinto che la Bibbia dichiari l’imminente fine del mondo, il diciottenne americano Charles Taze Russell organizza, verso il 1870, un gruppo di studenti che oltre mezzo secolo dopo assume il nome di Testimoni di Geova.
Per molti anni i seguaci utilizzano Bibbie protestanti. Poi, a cominciare dagli anni Cinquanta, pubblicano, in volumi separati, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, riunita in un solo volume nel 1967 e in seguito rivista. Nel 2017 esce una versione un po’ rivoluzionaria rispetto alle precedenti, quella attualmente in uso.
L’ambizione di Battista Cadei è di presentare, proprio a partire da un confronto sulla Bibbia, alcuni aspetti della fede cattolica messi a confronto con la dottrina e le prassi dei Testimoni di Geova. «Quando si avvia un dialogo, non si sa dove condurrà», precisa l’autore. «Potrebbe smarrirsi tra le nebbie del sincretismo, incagliarsi nelle secche dello scetticismo o finire in rovinose collisioni. Ma la realistica considerazione dei rischi non giustifica l’ancorarsi sulle proprie sicurezze ignorando i travagli e le eventuali grida di aiuto dei nostri fratelli in umanità».
Octavio Paz fu ambasciatore del Messico in India dal 1962 al 1968. Qui conobbe e strinse amicizia con Panikkar, come testimoniano lettere, riflessioni e appunti qui riportati. Nel libro si trova anche la trascrizione integrale di un incontro svoltosi alla televisione messicana nel 1982 sul tema «Oriente e Occidente», da cui scaturisce la forma diversa delle intelligenze dei due interlocutori, più erudita e intellettuale quella di Paz, più spirituale e propriamente religiosa quella di Panikkar. Tale aspetto riemerge nell'appassionata confessione dello scrittore contenuta in una lettera a Panikkar datata 1976, in cui descrive il proprio rapporto conflittuale con le due forme di temporalità che descrivono l'esperienza umana, quella lineare della storicità occidentale e quella circolare della spiritualità orientale, esemplificata dalla figura del sadhu. Il libro include infine un testo di Panikkar a commento del poema Vrindaban, che il poeta messicano aveva avuto modo di recitare all'amico catalano.
«Oggi, come Giuliano Savina sottolinea in modo convincente, il compito di introdurre alla conoscenza e alla comprensione della fede cristiana ci pone davanti a un nuovo genere di sfide. Il Concilio Vaticano II ha introdotto la Chiesa cattolica a una più nitida consapevolezza di sé, rendendola nuovamente cosciente della sua cattolicità: rispetto alla comprensione angusta di una cattolicità confessionalmente chiusa, si è di nuovo recuperata l'originaria comprensione di una cattolicità capace di abbracciare la totalità universale. L'apertura ecumenica e l'adozione del dialogo con il giudaismo dopo la catastrofe della Shoah ci hanno mostrato che nella trasmissione catechetica della fede cristiana non possiamo più accontentarci della catechesi, fin qui usuale, proposta nei limiti ristretti della confessionalità. Giuliano Savina non si limita ad analizzare la nuova situazione, ma tenta altresì di approfondirla e renderla perspicace dal punto di vista teologico. Apre una discussione importante e necessaria.» (dalla Prefazione del Card. Walter Kasper).
Jacques Brosse fa parte della prima generazione di europei che hanno cercato di presentare il messaggio zen originale ai loro contemporanei. Discepolo del maestro giapponese Taisen Deshimaru, prima, e poi maestro zen a sua volta, egli sottolnea con entusiasmo e spirito d'osservazione il carattere rivoluzionario che lo zen potrebbe avere all'interno della nostra civiltà: il "mentale" perde la sua centralità per lasciare il posto alla ricerca del vero sé attraverso l'esperienza tutta personale della meditazione. Il testo, utile alla comprensione del pensiero Zen, è ricco di riflessioni, approfondimenti e rimandi alle dottrine teologiche e filosofiche della nostra cultura occidentale.
Nel giugno 1219 Francesco d'Assisi parte per nave alla volta dell'Oriente e si lancia in un'impresa temeraria: raggiungere Damietta assediata dai crociati e incontrare il Sultano d'Egitto. Che cosa si sono detti il giullare di Dio e il sovrano saraceno nel pieno di una guerra sanguinosa? Il capitolo piú avventuroso e rivelatore della vita del santo come non è mai stato raccontato.
Francesco d’Assisi ha trentasette anni quando si imbarca ad Ancona per la Terra Santa. Insieme al fidato frate Illuminato lascia temporaneamente un Ordine già turbato dai primi contrasti e ancora privo di una Regola approvata dal papa. Malgrado le malattie che lo affliggono, è deciso ad affrontare ogni difficoltà pur di incontrare il Sultano d’Egitto, che a Damietta deve sostenere l’assedio di un poderoso esercito crociato. Vuole convertirlo? Intende offrire un esempio di proselitismo ai suoi frati? O cerca il martirio? L’uomo che vuole riportare il Cristianesimo alla spiritualità delle origini e ama definirsi «unus novellus pazzus», torna dopo un anno profondamente mutato. Ha vissuto gli orrori della guerra, ma anche il fascino di una spiritualità che ha molti punti di contatto con la sua e lo aiuta a trovare le parole del Cantico delle creature. In una comunità cresciuta troppo in fretta, deve affrontare conflitti, delusioni, infermità sempre piú crudeli. Ma perché quarant’anni dopo Bonaventura da Bagnoregio, incaricato di scrivere la sua unica biografia autorizzata, racconta una verità diversa, in cui Francesco avrebbe sfidato il Sultano alla prova del fuoco? Un «falso d’autore» accuratamente architettato che verrà autenticato dagli affreschi della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto, e finirà per occultare un modello di dialogo tra l’Europa cristiana e l’Oriente mussulmano. Ernesto Ferrero ricostruisce una vicenda tumultuosa inserendola nel quadro di un’epoca in cui si muovono papi e imperatori, vescovi e cardinali, frati e soldati, mercanti e pellegrini, cronisti e pittori, tutti agitati da ambizioni, visioni, sogni piú grandi di loro. Ognuno è portatore della diversa immagine del santo che nella radicalità delle sue sfide continua a sottrarsi a ogni definizione. Con il passo di un romanzo d’avventura e la precisione di una biografia, Francesco e il Sultano trasforma il tessuto di racconti favolosi che chiamiamo Storia in una vicenda che continua a riguardarci da vicino.
«Per la prima volta un Papa si è recato nella penisola arabica. E la Provvidenza ha voluto che sia stato un Papa di nome Francesco, 800 anni dopo la visita di san Francesco di Assisi al sultano al-Malik al-Kamil. Ho pensato spesso a san Francesco durante questo Viaggio: mi aiutava a tenere nel cuore il Vangelo». Ispirandosi a queste parole con cui papa Francesco ha ricordato la sua storica visita negli Emirati Arabi, in questo volume gli autori, Piero Damosso e padre Enzo Fortunato, due famosi volti televisivi e conduttori del programma Tg1 Dialogo, commemorano gli 800 anni dello storico incontro tra Francesco d'Assisi e il sultano al-Malik al-Kamil a Damietta. Nella prima parte ricostruiscono le fasi più salienti del viaggio di san Francesco: la partenza, l'imbarco, l'incontro, il ritorno. Si soffermano poi sul significato per l'oggi di questo incontro, soprattutto sui momenti più significativi del dialogo tra Cristianesimo e Islam.
«Il dialogo interreligioso, prima ancora di essere discussione sui temi della fede, è una "conversazione sulla vita umana" e crea relazioni più fraterne tra noi. "Accogliere" non equivale semplicemente ad "accettare" o a "tollerare" la presenza d'altri fuori da qualsiasi legame sociale, culturale e religioso. "Accogliere" vuol dire anche "ricevere" e "condividere" un dono, nella consapevolezza che l'altro è per me sempre un fratello, una sorella, perché tutti siamo figli e figlie di un solo Padre che è nei cieli in quell'unico spazio che è la terra abitata da tutti». dalla Prefazione del card. Crescenzio Sepe Nel tempo della globalizzazione e delle frammentazioni abbiamo bisogno come singoli e come comunità di un criterio etico fondamentale relazionale. Le religioni mondiali non possono fare un passo indietro proprio oggi di fronte a questa necessità storica. Temi quali la libertà religiosa, il dialogo fraterno, l'accoglienza reciproca, l'incontro tra le diverse identità culturali e religiose acquistano il carattere di urgenza proprio nella condivisione di luoghi abitati dai diversi. La Chiesa deve avvertire questo impegno come fondamentale e spazio concreto dell'annuncio evangelico, avvicinando ogni cultura e ogni religione con "simpatia", ponendosi tra di esse come lievito di fraternità.
In una notte di tempesta, alla vigilia di una grande battaglia campale tra l'esercito dei soldati cristiani e quello dei soldati musulmani, due uomini in fuga da quegli accampamenti, un cristiano e un musulmano, si rifugiano in una grotta del deserto, dimora di un eremita. La convivenza forzata in quella vigilia di guerra li porta a conoscersi, dialogare sul senso della vita, sul perché delle guerre e sul modo di risolverle. È questa la cornice narrativa di un libro che si occupa di dialogo tra religioni e culture in un'ottica di pace e convivenza, collegandosi a due eventi importanti: l'incontro tra s. Francesco e il Sultano d'Egitto (settembre 1219) durante la Quinta crociata; il viaggio apostolico di papa Francesco negli Emirati Arabi Uniti (febbraio 2019). Il libro si compone di una parte narrativa e di una parte saggistica, di approfondimento tematico.
Dialogo, riconciliazione e pace. Parole facili da pronunciare. Difficili da coniugare nel nostro tempo, fatto di paure e chiusure, di muri e non di mani tese, accoglienti. Queste parole sono anche patrimonio comune delle religioni? e in che misura le diverse fedi possono accompagnare il credente a realizzare processi di inclusione? un vescovo che dialoga con tre donne, mettendosi alla pari e non seduto in cattedra, già di per sé è un fatto non usuale. Se poi queste donne appartengono a tre diverse realtà religiose il tutto assume una valenza molto particolare. Così una fedele musulmana, una credente nella torah, e una donna pastore valdese, siedono attorno a un tavolo con un arcivescovo e discutono, ognuno dal proprio angolo visuale, i temi caldi di questa stagione, che papa francesco ha definito non un'epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d'epoca.
Un testo divenuto un classico per chi vuole conoscere o approfondire l'induismo. Uno strumento d'informazione attendibile e, nel medesimo tempo, accessibile anche ai non esperti: un libro che può essere compreso anche da chi non conosce ancora nulla di quel mondo culturale così lontano e diverso da quello in cui viviamo. II lettore che si lasci catturare da queste dense pagine scoprirà negli hindu dei compagni di viaggio nel suo cammino di fede, poiché la motivazione della loro ricerca è, in fondo, la stessa motivazione dei cristiani, la meta del loro cammino la nostra stessa meta.