"A differenza di quanto generalmente si creda, gli uomini del Medioevo sapevano osservare assai bene la fauna e la flora, ma non pensavano affatto che ciò avesse un rapporto con il sapere, né che potesse condurre alla verità. Quest'ultima non rientra nel campo della fisica, ma della metafisica: il reale è una cosa, il vero un'altra, diversa. Allo stesso modo, artisti e illustratori sarebbero stati perfettamente in grado di raffigurare gli animali in maniera realistica, eppure iniziarono a farlo solo al termine del Medioevo. Dal loro punto di vista, infatti, le rappresentazioni convenzionali - quelle che si vedono nei bestiari miniati - erano più importanti e veritiere di quelle naturalistiche. Per la cultura medievale, preciso non significa vero. Del resto, cos'è una rappresentazione realistica se non una forma di rappresentazione convenzionale come tante altre? Non è radicalmente diversa né costituisce un progresso. Se non si cogliesse questo aspetto, non si capirebbe niente né dell'arte medievale né della storia delle immagini. Nell'immagine tutto è convenzione, compreso il 'realismo'".
Lo studio della geometria sacra è sempre stato molto affascinante, sia da un punto di vista scientifico che dal punto di vista spirituale. Ci sono momenti in cui ci sono forti contrasti tra le persone che studiano la geometria sacra e quelle dall’altra parte della barricata. Ma non può essere negato il fatto che lo studio della geometria sacra, che sia per scopi scientifici o spirituali, è qualcosa che può far uscire di testa.
La Bibbia, l'arte sacra e la liturgia sono una foresta di simboli. La cultura biblica e cristiana, attraverso il linguaggio proprio del simbolo, comunica all'uomo di sempre un messaggio che va oltre, che dà a pensare, che apre al mistero. Questo libro offre le nozioni di base (quasi un abc) per comprendere i più elementari e diffusi simboli cristiani. Ad ogni simbolo - disposto in ordine alfabetico - sono dedicate due pagine, in cui si trovano una rappresentazione grafica stilizzata, le citazioni bibliche di riferimento, una breve spiegazione. Un piccolo strumento, utilissimo per catechisti e insegnanti, ma destinato anche e soprattutto a coloro che vogliono tornare a cogliere la bellezza e lo splendore di un linguaggio che "ci conduce verso l'altro umano e l'Altro divino, verso l'Oltre eterno e verso l'Alto infinito" (Gianfranco Ravasi).
In un'epoca, come la nostra, in cui l'umanità non si fonda più su alcun principio d'ordine superiore, è importante riscoprire la traccia veritiera di una perduta Tradizione, celata nel simbolismo degli antichi, oggi lontano dalla nostra mentalità perché rifugge da qualunque verità non contingente. La saggezza ci riconduce ai simboli sia perché essi sono destinati a sopravvivere a tutte le generazioni, sia perché costituiscono le fondamenta della psiche umana. Per Mircea Eliade, infatti, i simboli appartengono, con il mito, alla sostanza della vita spirituale, sono connaturati all'essere umano e adempiono una funzione importante: la riscoperta di quel lontano passato che l'umanità tuttora ignora, quel paradiso perduto, quell'altra dimensione spirituale più ricca rispetto al mondo chiuso del nostro momento storico. Perciò, affinché l'uomo possa prendere coscienza del suo nuovo posto nell'universo, è necessario rintracciare la verità archetipica dei simboli più antichi, tramandatici nei secoli attraverso culti, miti, leggende di tutti i popoli del mondo.
L’icona può esserci fedele compagna nei viaggi, può commuovere il cuore ma, quando essa è collocata dentro l’azione Liturgica, esprime tutta la sua potenzialità rivelativa.
L’intento degli autori è di aiutare a riscoprire il rapporto che esiste tra immagine, festa liturgica e celebrazione. Si tratta di individuare, pur nella diversità delle forme espressive, quali sono gli elementi specifici che fanno di un’immagine un linguaggio adeguato alla Liturgia.
I quindici capitoli presentano sia la spiegazione teologico-simbolica che la tecnica dell’Icona.
Il volume è corredato da una ricca serie di illustrazioni.
Quali sono oggi i nostri colori preferiti? E quelli che odiamo? Quelli che ci ranno star male? Quelli che ci calmano? Come può un colore essere terapeutico? O volgare? Una giacca gialla è veramente gialla? E le caramelle alla menta verdi sono più dolci di quelle bianche? E perché il codice della strada abusa tanto del rosso? Da quando il blu è il colore più indossato? Cercando di rispondere a queste e a molte altre domande, Michel Pastoureau ha messo insieme un'ampia e coltissima raccolta di colori del nostro tempo. Organizzato per voci, come un agile dizionario, questo libro ricostruisce la storia c le alterne fortune dei colori nei vari ambiti di impiego, con somma soddisfazione del lettore più curioso. Soprattutto, però, mette in risalto come il colore sia a tutti gli effetti un fenomeno culturale, strettamente connesso alla società e al suo tempo, e proprio in virtù di ciò un utile strumento per 1 umanità per cogliere alcuni aspetti della propria storia.
Simbolo arcaico tra i più ricchi di significato, la conchiglia evoca lo scrigno solido ed inviolabile in cui l'uomo intende custodire tutti i valori più preziosi e più sacri.
Le costolature radiali delle ruvide valve richiamano le dita di una mano protesa alle opere di bene, mentre la loro affinità ai raggi del sole e alle aureole, conferiscono un alone di immortalità.
È questo il simbolismo che la conchiglia trasferisce con sé dal mondo antico al mondo medievale, quando diviene una delle figure primarie della nascente araldica. Al tempo stesso, essa diviene il simbolo del pellegrinaggio cristiano, con la particolare accezione di emblema del Cammino di Santiago di Compostella.
I capostipiti di tante famiglie d’Europa, compiuto questo viaggio estenuante e pericoloso, con orgoglio apponevano la conchiglia nel loro stemma al fine di lasciare una traccia indelebile dell’estrema impresa devozionale.
Anche Benedetto XVI, assieme a tanti prelati, inserisce nel proprio stemma «la conchiglia, che è anzitutto il segno del nostro essere pellegrini, del nostro essere in cammino».
Molte località europee interessate dalla fitta rete di strade che conducono a Santiago di Compostella, esibiscono la conchiglia nel loro stemma per testimoniare la loro vocazione all’accoglienza dei pellegrini in transito.
L’autore, Maurizio Carlo Alberto Gorra, prende in esame tanti stemmi italiani e stranieri appartenenti a famiglie, prelati e città nel cui blasone è inclusa la conchiglia. In questo modo, egli ci conduce nell’universo affascinante dell’araldica, avvalendosi anche di una elegantissima rassegna iconografica contenente oltre 200 stemmi in quadricromia, molti dei quali sono inediti e realizzati nell’ambito di questa ricerca.
Contenuto
L'agnello, gli angeli, il giglio, la palma, il serpente, gli uccelli, la sfera, la frutta, gli strumenti musicali, la corona di stelle… moltissimi sono i simboli cristiani raffigurati nelle opere d'arte e chi non sa decifrarli non può comprendere ciò che guarda. Questo libro spiega, in maniera semplice e con splendide immagini, storia e significato dei simboli cristiani nell'arte alla luce della Bibbia. - 80 parole chiave -200 riproduzioni d'arte
Destinatari
Tutti coloro che vogliono comprendere le opere d'arte e la cultura occidentale.
Il simbolico è una funzione assolutamente necessaria per la comunicazione umana. Si può manifestare in oggetti materiali, in azioni concrete, in strumenti di mediazione e in dimensioni spaziali e temporali. Inoltre le azioni simboliche e gli oggetti materiali simbolici possono diventare concetti tipologici, con i quali ogni civiltà raggiunge una propria identità. Infine, la dimensione simbolica è intimamente connessa alla religiosità, che a sua volta si configura come un'esigenza elementare presente nell'uomo. Sotto la spinta della religiosità, egli attribuisce agli elementi materiali e alle azioni un significato che va oltre la vita sensibile e quotidiana per raggiungere un universo di valori. La religiosità si basa dunque sull'esperienza del quotidiano, ma contemporaneamente lo trascende, permettendo così all'uomo di dare un senso alla sua vita e al complesso dei suoi comportamenti. Questo volume intende approfondire i vari aspetti relativi alla mediazione simbolico-religiosa e scoprire come essi si configurarono in modo innovativo nel contesto dell'Europa cristiana nel pieno Medioevo.
La sacralizzazione dell’immagine è qui al centro di una ricerca che ne mette in luce tutta la straordinaria importanza: elemento centrale della concezione bizantina del rapporto col divino, essa condiziona fin dalle origini l’evoluzione e la definizione dei princìpi estetici e tecnici dell’arte di Bisanzio. Un’influenza che si manifesta nella concezione bizantina dello spazio e del tempo e nella loro rappresentazione, traducendosi nell’iconografia tipica dell’arte orientale, nel suo rigore formale come nella ricchezza e varietà cromatica delle composizioni: la ieratica frontalità e immobilità delle figure è così emanazione diretta della loro santità, mentre i colori delle vesti e dello sfondo rimandano agli elementi centrali della funzione sacra, come l’oro, simbolo della luce divina, il bianco, riflesso della purezza di Cristo, o il blu, segno della spiritualità dei santi. Fondata sulla credenza in un legame diretto tra rappresentazione e rappresentato, la sacralizzazione dell’immagine svolge un ruolo fondamentale nella formazione e nello sviluppo di tutti gli aspetti del cristianesimo orientale, dalla riflessione teologica alla pratica liturgica, alle forme della devozione, fino alla definizione dei rapporti con l’Occidente: espressione tipica del pensiero mistico della Chiesa d’Oriente, la sacralizzazione dell’immagine costituirà per tutto il Medioevo uno dei nodi centrali del contrasto tra la Chiesa romana e Bisanzio. Bisanzio, però, proprio alla conquista di Costantinopoli da parte dei latini, vede sorgere nel suo seno il primo rinascimento, ricollegandosi al mondo greco. Una nuova concezione dello spazio e del tempo, dell’umanità e dell’amore, percorrerà le opere artistiche in un momento profetico anche per l’arte occidentale. Poi, preoccupazioni spirituali e non solo riporteranno Bisanzio in un suo alveo primigenio.
Questo volume offre un’introduzione completa e di chiara comprensione al complesso mondo simbolico paleocristiano, bizantino e altomedievale dando al lettore le necessarie chiavi di lettura ai fondamenti primi dell’intero simbolismo cristiano, «che cerca l’Invisibile nel visibile», così che «è adeguato al tema il fatto che il rapporto tra il simbolismo e il sacro stia al centro del libro». Non casualmente Ladner cita Peter Brown, Karl Rahner («Il Logos divenuto uomo – Cristo – è il simbolo assoluto di Dio nel mondo»), Odo Casel (per cui il mistero cultuale cristiano «era in primo luogo la liturgia cristocentrica»), Hans Urs von Balthasar di "Gloria. Una estetica teologica", Henri de Lubac di "Esegesi medievale", cioè capisaldi della riflessione storica e teologica moderna. Le prospettive sono quelle proprie del primo cristianesimo e vengono esplicitate nel sottotitolo: Immagini di Dio, del Cosmo e dell’Uomo. Il saggio, un classico mai pubblicato in Italia, ha l’ampio respiro necessario per affrontare un tema così vasto e così fondativo della cultura cristiana e occidentale: coinvolge l’arte, la teologia, la cosmologia, l’antropologia e l’intera vita religiosa del tempo. La scelta precisa dei limiti temporali entro cui trattare il tema e una articolazione sistematica permettono all’autore una modalità di osservazione in grado di rendere comprensibile sia il dettaglio – la singola immagine, il singolo tema iconografico – sia i suoi collegamenti al contesto culturale complessivo.
I primi cristiani, perseguitati e costretti alla clandestinità, facevano spesso ricorso ad una comunicazione simbolica che, proprio in quanto tale, consentiva la comprensione solo agli iniziati. L'adozione di simboli si estese anche alle figurazioni presenti nelle loro sepolture, contemplando anche l'uso di temi iconografici tratti dal repertorio pagano. Questo libro riporta alla luce i significati delle figurazioni simboliche paleocristiane cercando di collegarli alle fonti dalle quali scaturirono e al contesto storico nel quale si svilupparono. Vengono richiamati anche quei simboli che rimasero nell'ambito della simbolica letteraria, e i temi ricorrenti nella fase tarda dell'arte paleocristiana, dove la figurazione diventa "racconto".