DESCRIZIONE: Il dibattito storiografico recente sulle questioni inerenti la santità canonizzata tocca problematiche assai ampie. Il contributo specifico che questo volume porta al cantiere della ricerca sulla santità è soprattutto di tipo storico-concettuale: suo obiettivo principale è infatti l’illustrazione di alcuni aspetti teorici, dotati tuttavia di rilevanti ricadute pratiche, relativi alle canonizzazioni cattoliche tra XVI e XVIII secolo. Il libro, dopo una breve panoramica metodologica, si articola in due sezioni: la prima dedicata alla ricostruzione della genesi e del significato di un fondamentale criterio di canonizzazione moderno, quello della virtù in grado eroico, la seconda al problema dell’infallibilità pontificia nelle canonizzazioni, visto attraverso gli scritti di teologi e canonisti che se ne occuparono tra il tardo Medioevo e il Settecento. Due problematiche indipendenti l’una dall’altra, ma la cui trattazione in parallelo consente di apprezzare il rilievo che la definizione e il riconoscimento della santità rivestirono nel quadro della cultura religiosa cattolica tra XVII e XVIII secolo, specie dopo che la definitiva attribuzione alla potestà pontificia di tutte le canonizzazioni, realizzatasi in particolare sulla base dell’opera legislativa di papa Urbano viii, aprì la strada a una santità controllata e garantita dalla massima istanza istituzionale della Chiesa cattolica. Il controllo teologico-giuridico sulle canonizzazioni veniva così a inserirsi in un più complessivo movimento di rafforzamento della funzione magisteriale pontificia, per cui se da un lato Roma appariva come la depositaria unica dei criteri e dei poteri di scelta delle nuove proposte agiografico-devozionali, dall’altro lato poteva assicurare, a quelle sanzionate positivamente, una legittimazione effettivamente universale.
COMMENTO: Beatificazioni dei Santi e infallibiltà dei Papi dopo il Concilio di Trento. La prima ricostruzione storica.
PIERLUIGI GIOVANNUCCI, è dottore di ricerca in Storia religiosa. I suoi studi vertono in prevalenza sulla teoria e la prassi della santità cattolica in età moderna, considerate sia in relazione al rapporto tra teologia morale moderna e santità cattolica del XVII e XVIII secolo, sia sotto il profilo storico-canonistico, ovvero del funzionamento e degli strumenti tipici dei processi di canonizzazione post-tridentini. Oltre a numerosi saggi, note critiche e recensioni, è autore del volume Il processo di canonizzazione del card. Gregorio Barbarigo (Herder, Roma 2001).
DESCRIZIONE: La laicità trova nella separazione giurisdizionale fra Stato e Chiesa solo una delle sue possibili figure – come lo Stato laico in Francia. Nelle pagine qui proposte, scindendo nel concetto di laicità l’idea di legge e l’idea di morale, Arturo Carlo Jemolo elabora la peculiare definizione di coscienza laica: spetta alla coscienza religiosa evitare il peccato, benché lo Stato debba ammetterne l’esistenza; questa è libertà di coscienza. Il cristianesimo non si applica come legge di Stato e «si estrinseca con ben altre armi che non la protezione statale, i concordati, i fori privilegiati, il braccio secolare».
In queste pagine ci è offerta una “lezione di metodo”: non tanto trovare una sola definizione di laicità, ma seguire il mutare del termine con l’evolversi della congiuntura storica. A questo fine sono qui presentati, oltre al testo sulla Coscienza laica, i saggi su Il problema della laicità in Italia – la sua specifica recezione in un’Italia segnata dal capitolo fascista – e su I cattolici non conformisti, quelli che «si sforzano di guardare alla vita da un angolo religioso», pur appartenendo a una tradizione “liberale”. Come annota il curatore, Carlo Fantappiè, questi saggi sono un classico che dà ancora a pensare, in un tempo ove il problema della laicità s’è fatto più radicale: tocca «la separazione di principio del “politico” e del “religioso” nella strutturazione dei vari ambiti della società».
Una riflessione che, proprio mettendo in gioco la complessità e plurivocità di ciò che si intende con “laico”, si inscrive nel disegno di Jemolo di una “lotta per le libertà”.
COMMENTO: I saggi inediti del grande storico della Chiesa, oggi quanto mai attuale, sul significato della laicità.
Come è nato il cristianesimo, dal tronco dell’ebraismo, in un Medio Oriente attraversato da numerosi movimenti messianici? Come si è organizzata la Chiesa, prima in clandestinità e poi, a partire dal IV secolo, quando quella cristiana è divenuta la religione ufficiale dell’Impero? Quali controversie dottrinali hanno lacerato la cristianità nel corso della sua storia, provocando scismi e separazioni che ancora durano? Quali rapporti ha intrattenuto la Chiesa di Roma con gli ebrei e i musulmani? Perché l’autorità del papa si è imposta come una sorta di marchio di fabbrica del cattolicesimo? Che cosa furono realmente le Crociate? E quanto è giustificata la leggenda nera della Santa Inquisizione? Quanto devono al cristianesimo e alla Chiesa l’Occidente e il suo sistema di valori? Come ha reagito la Chiesa di fronte all’irruzione della modernità? Che cosa ha rappresentato il Concilio Vaticano II e perché ancora oggi se ne discute? Come è avvenuta la diffusione del cattolicesimo in Asia, Africa e America, continenti nei quali oggi risiede il maggior numero di fedeli?
Anche i cattolici più preparati e consapevoli conoscono in maniera insufficiente la storia della Chiesa cui appartengono. Questo in parte dipende dal carattere «esistenziale» della scelta di fede, in cui storia e cultura possono entrare solo marginalmente, ma è pure la conseguenza della particolare complessità di una vicenda storica ormai bimillenaria.
Eppure la storiografia sul cattolicesimo non è mai stata così vivace come in questi ultimi anni. Stimolata dai rapidi cambiamenti che interessano la società, si è aperta proficuamente al contributo di altre discipline, quali la sociologia o l’antropologia, che hanno ampliato gli orizzonti della ricerca, accumulato dati preziosi un tempo trascurati e portato alla luce il contributo decisivo che oggi offrono alla Chiesa nuovi soggetti, quali ad esempio i tanti movimenti espressi dal laicato.
Il volume di Jean-Pierre Moisset, che in Francia ha ricevuto numerosi premi ed è entrato nella classifica dei libri più venduti, si inserisce a pieno titolo in questo rinnovamento storiografico e ha fra i molti pregi innanzitutto quello di ricostruire in modo completo ed equilibrato una storia che spesso viene ridotta a qualche data sparsa e a pochi «passaggi» esemplari, e che invece è ricca di avvenimenti e di insegnamenti utili al nostro tempo.
Nel XII secolo, quando la situazione politica interna a Bisanzio va consolidandosi e l’alleanza tra Chiesa e Impero diventa una sorta di «asse di ferro», si consuma la vicenda della condanna per bogomilismo – un’eresia dualista diffusasi a partire dal X secolo – di una serie di personaggi, per lo più monaci, tra cui spicca Costantino Crisomallo. L’analisi dei suoi Discorsi dimostra che egli è lontanissimo dalla teologia bogomila ed è invece l’esponente di quello che si può chiamare un «elitarismo della perfezione», fortemente spiritualistico e come tale non conciliabile con le istanze di controllo istituzionale perseguito dalla politica imperiale in accordo con il magistero ecclesiastico. La vicenda di Crisomallo si inserisce nella storia della posterità monastica di un grande mistico, Simeone il Nuovo Teologo (949-1022), ma il suo processo va letto in connessione con le strategie politiche dell’Impero e del Patriarcato di quell’epoca che, pur non essendo esplicitamente antimonastiche, avevano come obiettivo la normazione e il controllo di fenomeni monastici carismatici e spiritualistici di grande prestigio e portatori di istanze autonome, e che tenacemente si sottraevano all’accentramento istituzionale e burocratico avviato da Alessio Comneno e consolidato dalla gerarchia ecclesiastica lungo tutto il XII secolo. L’accusa, falsa, di bogomilismo mossa al Crisomallo non fu che la maschera con la quale le istituzioni della Chiesa ortodossa intesero colpire e sottomettere le correnti spiritualistiche che tentarono di opporsi alla centralizzazione del governo ecclesiastico e politico del mondo bizantino.
Grazie ai Commentarii, tutto il mondo politico e religioso del Quattrocento europeo risorge davanti ai nostri occhi e si trasforma con l'evolversi di intricate vicende, attraversate da un infaticabile testimone-attore che compone la sua vita come un'opera d'arte e al tempo stesso la traccia come un disegno della Provvidenza, secondo una mirabile ambivalenza rinascimentale.
Se "Contro gli eretici" era dedicato all'operato della Chiesa medievale nel periodo pre-Inquisizione, il presente libro approfondisce la fase in cui, a partire dagli anni Trenta del Duecento, la lotta all'eresia cominciò a essere istituzionalizzata con la comparsa dei primi "inquisitori dell'eretica pravità delegati dalla sede apostolica". L'autore mostra come ciò avvenga nel quadro di un progetto, che era anche politico, inteso al controllo della cristianità intera da parte della Chiesa di Roma, poi studia come l'ufficio inquisitoriale venga affidato in primo luogo ai frati Predicatori, e in seguito anche ai frati Minori, e illustra intenti e tecniche dell'azione repressiva inquisitoriale. Infine, in una stringente riflessione intitolata "Come è potuto accadere?", commenta il documento teologico pubblicato nel 2000 sulle colpe della Chiesa "Memoria e riconciliazione".
Grado Giovanni Merlo insegna Storia del Cristianesimo nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Milano. E' presidente della Società internazionale di studi francescani con sede in Assisi. Con il Mulino ha pubblicato anche "Eretici ed eresie medievali" (1991), "Contro gli eretici" (1996), "Streghe" (2006).
A metà degli anni Trenta, in Umanesimo integrale Jacques Maritain delineava I' «ideale storico concreto» di una «nuova cristianità»; un disegno che aveva radici nella storia del cattolicesimo europeo e chi ha inciso profondamente sulle energie cattoliche dei nostro paese nel secondo dopoguerra. Tuttavia, per una paradossale eterogenesi dei fini, mentre i cattolici si scontravano nelle piazze con la presenza comunista, considerata il pericolo maggiore per la fede degli italiani, o contestavano nello Stato i residui spazi del laicismo risorgimentale, il nemico vero è venuto alle spalle, silenzioso e a lungo inavvertito, nelle forme della società consumistica, destinata a corrodere in profondità la fede dei popolo italiano.
Questo volume, partendo da un'analisi storica su quel che è accaduto, approda ad una riflessione sulle condizioni di una rinnovata presenza cristiana nella società del nostro tempo. Una visione coraggiosa e spregiudicata della realtà della secolarizzazione, nel complesso quadro odierno della globalizzazione, è la condizione, per i cristiani, di un impegno attivo e responsabile nella società industriale e postindustriale. Una profonda sp iritualità è la garanzia dalle tentazioni opposte della fuga dal mondo o della caduta nel pragmatismo.
La Chiesa cattolica negli Stati Uniti è oggi la prima chiesa del Paese per ordine di fedeli. Dopo una prima immigrazione irlandese risalente agli anni Quaranta dell'Ottocento, è stata una seconda ondata prevalentemente italiana, a cavallo tra XIX e XX secolo, ad alimentare il numero di fedeli cattolici. Il volume porta alla luce una parte della storia di questa emigrazione, focalizzando la propria attenzione sulle religiose italiane e sugli ordini femminili religiosi cui dettero origine. Un tassello di storia di genere, dunque, che consente di arricchire la storia della relazione tra cultura maschile e femminile in ambito confessionale.
Una visione d’insieme sull’Ortodossia russa di ieri e di oggi, in cui il passato illumina come non mai il presente e l’attualità. Eccellente novità in campo storiografico, per documentazione e prospettiva storica, il presente volume tratta tematiche essenziali come il rapporto tra Stato e Chiesa ortodossa, il ruolo del monachesimo, la religiosità e la teologia russa, le relazioni della Chiesa russa con l’Occidente e il fenomeno della dissidenza religiosa.
Dalla quarta di copertina:
In Russia storia e storia della Chiesa sono strettamente intrecciate fra loro. Ne consegue che il ruolo della Chiesa ortodossa russa è fondamentale per fare luce su molte epoche della stessa storia russa.
Il presente volume è una novità in campo storiografico, per documentazione e prospettiva storica. La trattazione, essenziale e brillante, inizia con un percorso cronologico della storia della Chiesa dalla cristianizzazione del X secolo ad oggi. Nei capitoli successivi vengono trattate, con riferimento anche all’attualità storica, politica e culturale, tematiche essenziali come il rapporto tra Stato e Chiesa, il ruolo del monachesimo, la religiosità e la teologia russa, il rapporto della Chiesa russa con l’Occidente e il fenomeno della dissidenza religiosa. Il risultato è una visione d’insieme sull’Ortodossia russa di ieri e di oggi.
Il volume, mettendo a frutto le ricerche e gli scavi archivistici più recenti, riesamina la vulgata che vede i regolari come un esercito disciplinato e obbediente al servizio del sovrano-pontefice e delle autorità ecclesiastiche locali. Complesso e articolato fu, in verità, il loro operato nella società italiana dell'epoca, a partire dal processo di affermazione dei nuovi Ordini quattro-cinquecenteschi, a lungo segnato da polemiche e contrasti con le religioni più antiche, dall'intervento dell'Inquisizione contro le deviazioni eterodosse dei fondatori e dei loro adepti, da percorsi di definizione della forma giuridica lenti e burrascosi (di durata anche secolare, complici le posizioni contraddittorie dei pontefici). Divisi al proprio interno per il modo di concepire rapporti gerarchici, organizzazione, funzioni dell'Ordine di appartenenza, divisi all'esterno per la concorrenza su questioni teologiche e politiche, i regolari espressero scelte divergenti anche in occasione delle controversie giurisdizionali, abbandonando la fedeltà a Roma per sostenere le posizioni di principi e sovrani. Soltanto la burrasca settecentesca e l'incipiente secolarizzazione del sistema di valori riuscì a ricompattare questo mondo contro il "male moderno".